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Autore: _AnnaWhite_    24/12/2014    0 recensioni
Tutto era iniziato con un semplice invito.
“Ho preparato dei muffin, se ne volete li lascio in cucina!”.
Genere: Commedia, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Doppio Nodo'
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La Leggenda di Muffin

 

Marco De Santis aveva bisogno di ripetizioni in inglese e matematica, ecco perché i suoi genitori avevano chiesto alla figlia dei Villa, loro conoscenti, di dargli una mano.

La ragazza era arrivata alle due in punto davanti alla casa.

Suonò.

Le aprì un bambino di circa dieci anni, con i capelli castani arruffati e due occhi blu sospettosi, sotto i quali sostavano una marea di lentiggini.

“Ciao! Sono venuta per le ripetizioni...”.

Lui a quel punto si voltò e urlò: “MAMMAAAAA! È arrivata la maestra!”.

“Arrivo!”, rispose una voce femminile.

“Maestra?” chiese la ragazza guardando il bambino: quell'appellativo la faceva sentire fin troppo vecchia.

Stava per esprimere i suoi dubbi quando apparve la signora De Santis, mentre si asciugava le mani su di un grembiule; probabilmente l'aveva interrotta mentre stava cucinando.

La donna le andò incontro con un enorme sorriso e porgendole la mano disse: “È un vero piacere averti qui! Prego, entra pure...”.

La ragazza fece un passo all'interno della casa e seguì la padrona verso il salotto, dove il bambino, Marco, aveva già disposto i quaderni per fare i compiti.

“Bene cara, questo è Marco...” disse poggiando le mani sulle spalle del piccolo, quindi proseguì “Dovresti aiutarlo in inglese e matematica, sono le uniche materie in cui ha qualche difficoltà. E dato che io e mio marito lavoriamo tutto il giorno... Tra l'altro, devo scappare; ho delle commissioni da fare! Ci vediamo più tardi!” e così dicendo terminò il discorso, dopo aver dato un'occhiata all'orologio.

In seguito baciò il figlio sulla guancia, si tolse il grembiule, si rassettò e, recuperati borsa e cappotto, si diresse all'uscio, lasciando i due con un invito: “Ho preparato dei muffin, se ne volete li lascio in cucina!”.

A quel punto sparì dietro la porta di casa.

“Bene, da cosa vogliamo partire? Inglese o matematica?” domandò la “maestra”, sedendosi accanto al bambino.

Marco la guardò e rispose: “Inglese!”.

Prese dunque il libro e, dopo averle mostrato gli esercizi che doveva fare, si misero all'opera.

Era passata meno di un'ora dal suo arrivo quando improvvisamente un ragazzo, con indosso solo un paio di boxer rossi, passò per il salotto asciugandosi i capelli con un asciugamano.

Disse soltanto: “Hey Peste, ricordati che abbiamo la partita di basket più tardi” e, mentre saliva le scale, proseguì “A dopo!”.

Fece il tutto senza pudore, non preoccupandosi di essere praticamente mezzo nudo.

Ma se la situazione non era risultata imbarazzante per il ragazzo, lo era stata per la ragazza, che non appena lo aveva visto era arrossita e, con la bocca spalancata, lo aveva seguito con lo sguardo.

Perché il ragazzo che le era passato davanti, era quello che poteva definirsi un “Adone”.

Alto e dal fisico scolpito, presumibilmente per gli allenamenti di basket, con i capelli biondi arruffati e due occhi nocciola.

“VA BENE!” urlò il bambino in risposta, richiamando la ragazza dai suoi pensieri.

“Tuo fratello?” chiese lei, con il rossore che ancora le decorava le guance.

Il piccolo le rivolse un'occhiata confusa, ma dopo un attimo rispose: “No, è mio cugino...”.

“E vive con voi?”.

Marco scosse la testa e disse: “Gli zii sono in vacanza e lui si annoia a stare a casa da solo... Quindi è venuto da noi”.

“Senti Lentiggini... Facciamo una piccola pausa, vado a prendere da bere in cucina” disse la giovane: aveva bisogno di rinfrescarsi.

Marco, che nel frattempo era tornato a guardare i suoi compiti, si girò di scatto verso di lei e con due occhi blu indagatori chiese: “Lentiggini?”.

“Ops... Prendila come una piccola vendetta per avermi chiamata maestra; mi hai fatta sentire vecchia!” e così dicendo si alzò dalla sedia e si diresse verso la cucina.

Prese un bicchiere d'acqua e successivamente, ricordandosi quello che la padrona di casa aveva detto, vagò con lo sguardo alla ricerca dei muffin.

Individuò la teglia sul bancone della cucina: ne conteneva circa una decina di muffin.

Si avvicinò, ne prese uno e lo mangiò. Era squisito!

Subito ne prese un altro, senza nemmeno rendersene conto; al secondo ne seguirono un terzo e un quarto.

Erano dei muffin fantastici, allo yogurt con gocce di cioccolato all'interno.

Quando si rese conto di tenere in mano il sesto muffin, domandò in direzione del salotto: “Lentiggini, vuoi dei muffin?”.

“No grazie... Non mi piacciono...”.

Come potevano non piacergli!? Erano i migliori muffin mai cucinati.

“D'accordo... Da bere cosa vuoi? Acqua?”.

“Si, perfavore!”.

Prese un secondo bicchiere e la bottiglia dell'acqua, quando con orrore il suo sguardo cadde sulla teglia.

“Merda!” sussurrò.

Senza rendersene nemmeno conto, aveva mangiato quasi tutti i muffin. Solo uno era sopravvissuto alla sua strage, un unico muffin.

Ma oramai non poteva più farci nulla quindi, con un enorme peso sullo stomaco, tornò da Marco.

Dopo che il piccolo si fu rinfrescato, ricominciarono a lavorare e terminarono verso le quattro e trenta, nello stesso momento in cui la signora De Santis rincasava.

Quella fece un cenno ai due e subito si diresse in cucina.

La figlia dei Villa aveva il cuore in gola.

Cosa sarebbe successo?

Non aveva fatto nulla di grave, in fondo. Aveva solo mangiato dei muffin!

“LUCA DE SANTIS! SCENDI IMMEDIATAMENTE!” urlò la donna con voce alterata dalla cucina.

Il giovane di prima, allora, corse giù per le scale e si diresse in cucina, passando in mezzo al salotto.

Rispetto a prima si era parzialmente vestito: indossava dei pantaloni, ma era ancora senza maglietta.

La ragazza arrossì di nuovo e rimase attentamente in ascolto.

“Che succede?” sentì chiedere Luca.

“Che succede?!” esclamò la padrona di casa, in tono evidentemente alterato “I muffin che avevo preparato per la nostra ospite! Che fine hanno fatto? Ne è rimasto solo uno!”.

“Zia! Hai fatto i muffin e non me lo hai detto?” domandò Luca con tono esterrefatto.

“Non fare il finto tonto con me! So benissimo che li hai mangiati tu!”.

“Non sapevo nemmeno che li avessi fatti! E poi non sono sceso in cucina in queste ultime ore. Chiedi a loro” e così dicendo uscì dalla stanza, indicando l'ospite e Marco.

La donna lo seguì e disse: “Non vorrai farmi credere che li abbiano mangiati tutti loro!? Lei è uno scricciolo e sai benissimo che a Marco...”.

Non fece in tempo a finire la frase che la ragazza intervenne, dicendo: “Sono veramente dispiaciuta!” e mordendosi un labbro imbarazzata proseguì “Veramente li ho mangiati io... Erano buonissimi! E senza rendermene conto li ho mangiati tutti... Scusate davvero!”.

Tutti la fissavano, in silenzio: Marco, Luca ed anche la signora De Santis.

Erano sorpresi da quella rivelazione.

A rompere la tensione creatasi fu Luca, che iniziò a ridere.

La ragazza, allora, alzò lo sguardo e lo fissò.

Lo seguirono nella risata anche la donna e il bambino accanto a lei, sorpresi dal fatto che avesse mangiato quasi tutti i muffin, ma anche per via delle sue scuse.

La figlia dei Villa non sapeva cosa pensare.

“Ha mangiato... Ha mangiato... Tutti...” Luca era scosso dalle risate e non riusciva a terminare la frase.

La donna, che invece si era ripresa, disse sorridendole: “Oh cara! Non ti preoccupare, in fondo li avevo preparati per te!”.

Il bambino invece le domandò: “Li hai davvero mangiati tutti?”.

La giovane ,voltandosi verso di lui e vendendo il suo sguardo incredulo, rispose: “Certo, Lentiggini! E non hai idea di quanto mi senta in colpa...”.

Nel frattempo Luca, che continuava a ridere, ripeteva insistentemente la parola “muffin” e la parola “tutti”, per uscirsene infine con un: “Muffin! Da ora in poi ti chiamerò così!”.

“Non essere maleducato, Luca!” lo riprese sua zia, per poi redarguirlo ancora dicendo “E poi, ti sembra questo il modo di presentarsi davanti a un ospite? Vai immediatamente a metterti una maglietta!”.

Il ragazzo, ancora ridendo, risalì le scale e rispose: “Va bene! Ma fai preparare anche Marco! È Sabato e abbiamo una partita”.

La donna scosse la testa e poi rivolgendosi a Muffin (in quella famiglia, da allora, l'avrebbero conosciuta così) e al figlio, chiese: “Voi avete finito?”.

La ragazza, ripresasi lievemente dall'imbarazzante situazione, rispose: “Certo!”.

“Bene, allora Marco corri a cambiarti!”.

Il piccolo corse via, lasciando le due donne da sole. Quando tornò ad aspettarlo c'era solo Luca, così gli chiese: “Dov'è andata la maestra?”.

Il ragazzo lo guardò confuso e rispose: “Intendi Muffin? È andata a casa... Ma penso che la rivedrai molto presto!”.

E così fu.

La ragazza, infatti, nonostante quel primo imbarazzante pomeriggio si presentò anche quelli successivi, sia per aiutare il piccolo Lentiggini, che per mangiare quei buonissimi muffin.

E forse, anche per rivedere un certo ragazzo, che si divertiva a prenderla in giro chiamandola in un modo buffo. Muffin.







L'angolo sinistro della pagina:

Sera a tutti! <3
Eccovi finalmente la spiegazione al soprannome di Muffin :D
(Se ve lo state domandando, non rivelerò il suo nome reale :P)
E c'è anche la presentazione del piccolo Marco :3
Spero vi siate divertiti a leggere :D
Buone feste a tutti <3
P.S La mia pagina, Cheshire Cat

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- Chiamami... Sorellona

Ringraziamenti:

- shadowdust, hai dato un senso a questa one-shot, GRAZIE <3
- LE VACANZE!
- tutti voi, lettori e recensori :D

Un bacione,
White :3

  
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