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Autore: mattmary15    25/12/2014    8 recensioni
'1996 collection' è il titolo di un album ispirato a Saint Seiya composto da 10 canzoni. Ogni titolo è diventato l'ispirazione per raccontare, ogni volta con due versioni diverse, frammenti di vita dei personaggi di Saint Seiya. Dal primo capitolo ... Rodorio non credeva nel Natale.
La Dea era tornata in un giorno di Settembre che con la neve e gli alberi decorati con palline colorate non aveva nulla a che fare...
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Gemini Saga, Nuovo Personaggio, Pegasus Seiya, Saori Kido, Un po' tutti
Note: Missing Moments, Otherverse, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Il destino di una vita intera'
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Premessa

Avevo sparse qua e là paginette che non avevo usato per ‘Il destino di una vita intera’ così ho deciso di recuperarle per una raccolta di missing moments. Per evitare che diventasse una cosa lunghissima, ho deciso di pubblicare solo 10 capitoli che prenderanno il nome dai titoli delle canzoni che compongono l’ultimo album che i MAKE UP hanno pubblicato per Saint Seiya “Saint Seiya : 1996 collection” di cui riporto la tracklist:
1#Only For Love
2#Where Do We Go
3#Love Is Forever
4#Sayonara Warriors
5#Try Again
6#Hello
7#Never Give Up Boys
8#You Need Love
9#Pegasus Fantasy
10#Blue Forever
Tuttavia, siccome sono complicata, per ogni capitolo avrete due versioni della mia personale interpretazione del titolo. Come in un gioco, spero che vi divertiate a dirmi quale vi è piaciuta di più. I ‘missing moments’ appartengono al periodo trattato ne ‘Il destino di una vita intera’ ma non è necessario aver letto la storia per comprenderli. Sono solo fotografie di un album che non riesco a riporre in un armadio. Vi lascio alle prime due storie ispirate alla canzone che apre l’album e vi auguro Buon Natale!

 

 

Chi: Helena (attendente del grande tempio), Saga, Saori.
Quando: Dopo la guerra sacra contro Hades e l’attacco di Artemis. Subito dopo il primo attacco di Marte e prima della guerra vera e propria col dio della guerra.
Dove: Santuario, Grecia.
Perché: Perché a Natale accadono ancora i miracoli…

1#Only For Love
-Notte di Natale-

Rodorio non credeva nel Natale.
La Dea era tornata in un giorno di Settembre che con la neve e gli alberi decorati con palline colorate non aveva nulla a che fare.
Helena però amava un uomo che pregava la Vergine Maria ogni volta che partiva per mare. All’inizio aveva spiegato a Thyrsos che questa regina dei cieli non sembrava molto diversa dalla divina figlia del sommo Zeus che sua madre Lucina le aveva insegnato ad amare e servire.
Poi, qualche giorno prima della fine dell’anno, quando gli abitanti di Delos si preparavano ad onorare il dio Apollo nel giorno a lui dedicato, Thyrsos giunse a Rodorio con un regalo.
Lei lo aveva scartato prima che lui potesse spiegare che andava aperto solo la notte di Natale. Si trattava di un cestino in cui stava una statuetta di legno intarsiata a mano. Raffigurava una donna che teneva in braccio un bambino.
“E’ la Vergine benedetta. La madre di Nostro Signore.” Le aveva detto Thyrsos con gli occhi carichi di commozione e lei si era domandata come potesse una vergine benedetta avere un figlio. Che tipo di Dio Thyrsos venerava?
Lui le aveva poggiato un casto bacio sulla guancia e le aveva affidato il suo cuore prima di partire di nuovo per mare. Lei aveva messo la statua sul comodino di fianco al suo letto nonostante le proteste di Lucina.
Amava Thyrsos e quella effigie dall’espressione così dolce le ricordava costantemente la grandezza di quel suo sentimento.
Presto si era scoperta a confrontare la grande statua severa di Atena, che di solito si ritrovava a contemplare nell’adempimento dei suoi doveri al santuario, con quella molto più modesta e gentile della Madonnina.
Atena era una Dea severa e inflessibile, il Dio di Thyrsos era amorevole e capace di perdonare sempre e comunque. Erano pensieri che la facevano sentire a disagio così li aveva accantonati in fretta in un angolo della propria mente.
Come dicevamo, Rodorio non credeva nel Natale e il ventiquattro dicembre Helena aveva passato tutto il giorno a lavorare. Lucina aveva appena sfornato una profumata torta di mele per Milo quando il grande sacerdote apparve sull’uscio della cucina
“Ho bisogno che scendi alla prima casa. Mur dell’Ariete deve consegnarti una cesta. Prendila e torna subito qui. Non devi fermarti lungo la strada.”
Lucina borbottò che era tardi. La notte era calata e faceva freddo. Il grande sacerdote sollevò una mano e la zittì. Lei sorrise. Adorava quell’uomo. Era severo e gentile allo stesso tempo e lei lo ammirava. Sua madre diceva con non era stato sempre così buono. Che quando lei era bambina il santuario che lui governava era un luogo molto triste. La Dea lo aveva toccato e lo aveva cambiato, aveva detto Lucina.
Prese lo scialle e fece un inchino.
“Helena” disse poggiando una mano sulla sua spalla “Prendi la cesta e non guardare cosa c’è dentro, d’accordo?” Dovette fare una curiosa espressione la giovane Helena perché lui la redarguì. “Atena punì con la morte chi disattese una richiesta simile ai tempi del mito. Corri adesso.”
Ed Helena corse. A perdifiato. Nella fredda notte della vigilia di Natale.
Il grande Mur era dove doveva essere e le porse una cesta più grande di quella che lei s’aspettava avvolta in una coperta bianca. Una spilla che ritraeva la testa di Pegaso la chiudeva accuratamente.
“Non agitarla.” Disse sorridendo e la giovane risalì  le dodici case meno velocemente. Il fagotto era caldo e più di una volta lei ebbe la sensazione che contenesse qualcosa di ‘vivo’. Resistette comunque alla curiosità e raggiunse le camere del grande sacerdote. Lui l’accolse con un grande sorriso appena la vide e prese la cesta dalle sue mani.
“Sei stata brava Helena. Prendi quel cofanetto e seguimi.” Disse invitandola a seguirlo in una camera in cui non era mai entrata.
Seduta, all’ombra del colonnato e comunque illuminata dalla luce della luna, stava una fanciulla vestita di bianco. Helena la riconobbe subito perché il suo viso era bellissimo e altero.
Il grande sacerdote si avvicinò, poggiò in terra la cesta e sfilò la spilla. Fece cenno alla giovane ancella di avanzare e aprire il cofanetto. Una morbida copertina di lana candida vi era riposta. L’uomo la prese e la calò sulla cesta da cui emerse un bambino che non aveva che pochi giorni di vita. Dormiva placidamente.
Il grande sacerdote lo depose tra le braccia della fanciulla che lo strinse al seno.
“Benvenuto, piccolo Kouga.” Disse l’incarnazione della dea Atena. Un’energia calda e amorevole si sprigionò da lei.
Il grande sacerdote non aggiunse altro e fece cenno ad Helena di seguirlo per lasciare la stanza.
Quella sera, tornando a Rodorio, Helena rimase silenziosa. Sua madre se ne preoccupò.
“Sei stanca, Helena?”
“Mamma, Atena non ha mai avuto dei figli?”
“Cielo! Helena! Cosa ti ho insegnato?”
“Atena è la dea inflessibile della giustizia e protegge i cavalieri che si battono per essa.” Rispose Helena.
“Bene.”
Lei proseguì borbottando mentre la ragazza si fermò a guardare la meridiana dello zodiaco. La fiamma dei Pesci stava per spegnersi.
Senza sapere perché, si senti felice.
Rodorio non credeva nel Natale ma, in qualche modo, era stata avvolta dalla sua magia.
Rodorio aveva avuto il suo miracolo in quella notte più fredda del solito, la sua stella cadente che porta nel mondo la speranza, la speranza che solo una nuova vita può generare, una nuova vita che pulsa tra le braccia di una donna che diventa madre.
La mattina di Natale avrebbe riportato Thyrsos a casa e lei avrebbe avuto il suo regalo.  Lo avrebbe stretto e gli avrebbe detto che finalmente aveva capito.  Aveva capito che l’amore comanda ogni cosa.

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Chi: Saori, Saga, Seiya, Julian Solo.
Quando: Dopo la guerra sacra contro Hades e l’attacco di Artemis.
Dove: Kamakura, Giappone.
Perché: Perché non è Natale senza una festa.

-Notte di Natale-
Otherverse version

La berlina scura correva lungo il serpente d’argento illuminato a festa per la notte di Natale. Nessuno, all’interno del veicolo, aveva voglia di festeggiare. Il tragitto tra Tokyo e Kamakura non era molto lungo ed erano partiti già da una ventina di minuti. La limousine dei Kido poteva ospitare comodamente almeno sette persone ma, quella notte, avrebbe dovuto portarne solo una. Un’altra macchina infatti seguiva a ruota la prima e portava le guardie del corpo dell’erede della dinastia Kido.
Dicevamo che ne avrebbe dovuto portare solo una ma, all’ultimo minuto, un’altra persona si era intrufolata nell’abitacolo sbraitando e gesticolando in modo che Tatsumi aveva trovato quanto meno inappropriato.
Tuttavia, persino Tatsumi si era zittito non appena la macchina aveva lasciato villa Kido e un silenzio innaturale era calato nell’abitacolo posteriore della vettura.
Lei era seduta all’estrema sinistra del sedile di pelle color avorio composta nel suo splendido abito di seta colore dell’oro. Lui, jeans strappati e maglietta rossa, se ne stava, gomiti sullo schienale e gambe accavallate, all’estremità opposta ben attento a mantenere un viso imbronciato.
Tatsumi invidiava l’autista dell’auto che trasportava Saga, Milo e Camus. I tre cavalieri d’oro erano giunti da qualche settimana a Tokyo. Saga l’aveva definito ‘indispensabile’ dopo che Ikki era sparito come suo solito, Shiryu aveva chiesto di poter raggiungere Shunrei per il periodo delle feste natalizie, Shun e Hyoga avevano deciso di passare le feste di Natale nel cottage che i Kido avevano sul monte Takao.
Saori era rimasta sola. Indifesa avrebbe detto Saga che era volato a Tokyo contravvenendo alla tradizione per cui il grande sacerdote del grande tempio non si espone mai in prima persona.
In realtà Saori non era rimasta, propriamente, sola. Seiya che dopo la battaglia con gli angeli di Artemis, pure era rimasto a Tokyo per stare con sua sorella tornata all’orfanotrofio di Miho, dormiva a villa Kido. Durante il giorno, però, non c’era quasi mai.
Tatsumi ovviamente trovava la cosa disdicevole ma la signorina Saori gli aveva ordinato di non fare commenti sul comportamento adottato dai cavalieri di bronzo dopo la fine della guerra sacra contro Hades. A cominciare da quello di Seiya.
Un giorno, con i primi fiocchi di neve, era arrivata la lettera. Carta pergamena bordata d’oro con un sigillo di cera lacca rossa col simbolo del tridente. Saori l’aveva guardata senza aprirla come se solo sfiorando la busta potesse percepire i pensieri di Julian Solo.
Seiya aveva messo il muso da allora. Prima aveva fatto storie perché lei la buttasse via senza neppure aprirla, poi aveva fatto storie perché l’aprisse e infine aveva fatto il finimondo quando lei l’aveva letta:
“Non mi perderò in convenevoli, Saori. Ritengo assolutamente necessario un incontro per stabilire i termini di un’alleanza salda e duratura che possa mantenere l’equilibrio sulla Terra dopo i fatti che hanno visto intervenire Artemis e Apollo. Poiché ritengo che sia nell’interesse reciproco salvaguardare la pace raggiunta a così caro prezzo, ti invito alla festa di Natale che, ogni anno, i Solo organizzano alla villa di Kamakura. Poiché immagino che non verresti mai da sola, l’invito è valido per un’altra persona. Sono certa che sceglierai un accompagnatore che non mini in partenza ogni tentativo di stabilire un accordo tra le nostre due fazioni. Rispettosamente. Julian Solo.”
Saori l’aveva riposta in un cassetto per qualche giorno. Durante i preparativi per la celebrazione del Natale che avevano riguardato prevalentemente l’acquisto di un mucchio di regali per i ragazzi dell’orfanotrofio, Saori aveva continuamente pensato alla lettera. Era una nuova trappola? Julian cosa aveva in mente? Valutando che era stato già sconfitto una volta, non si sarebbe di nuovo schierato apertamente contro di lei.
Dunque?
Si era convinta che fosse il caso di accettare. Le sue schiere non erano ancora pronte a prepararsi ad una nuova minaccia dopo la guerra contro Hades e lo scontro avuto con Artemis faceva presagire una qualche forma di vendetta da parte dei suoi fratellastri. Aveva chiesto il consiglio di Saga e questi si era precipitato con Milo e Camus a Tokyo. Aveva fatto capire, senza mezzi termini, che l’accompagnatore sarebbe stato lui.
Per questo adesso, nell’altra macchina, Saga se ne stava seduto in silenzio nel suo smoking bianco mentre Camus e Milo avevano ricevuto l’ordine di restare a distanza e di intervenire in caso di bisogno.
La presenza di Seiya non era prevista nei piani del cavaliere di Gemini. Quest’ultimo però non la pensava allo stesso modo ed eccolo li quindi, sul sedile posteriore della limosusine, a far pesare il suo dissenso sulla presenza di Saori alla festa di Julian Solo.
Fu lei a rompere il silenzio dimostrando una maturità che Seiya non aveva raggiunto ancora nonostante gli anni.
“Non puoi entrare senza un invito.”
“Non è mia intenzione venire alla festa.”
“Te ne resterai con Milo e Camus in disparte?”
“Neppure.”
“Dunque farai come tuo solito?” A quelle parole lui si voltò a guardarla. Lei manteneva lo sguardo fisso fuori dal finestrino.
“Sì.” Disse lui deciso.
“Non sei vestito adeguatamente.” Disse lei. Seiya si guardò i pantaloni e sorrise.
“Non sono uno di quei damerini che si conciano come le femmine.”
“Mantenere un contegno adeguato alle circostanze fa parte dei tuoi doveri di cavaliere.” Colpito e affondato.
“Non ho vestiti di quel genere.” Disse lui per giustificarsi.
“Ne abbiamo la casa piena. Potevi chiedere.” Fece lei mantenendo lo sguardo fuori dal finestrino. Lui sbuffò.
“Sarei di troppo anche vestito come Saga, giusto?”
“Se ne sei consapevole, perché questa sceneggiata?” fece lei dando finalmente libero sfogo ai nervi che lui gli aveva fatto saltare più e più volte negli ultimi giorni e voltando di scatto la testa a guardarlo dritto negli occhi. Ogni traccia di rabbia però, scomparve. Lo sguardo di Seiya era profondo e liquido ed era fissato nei suoi occhi. Le sue labbra si mossero e dissero solo tre piccole parole.
“Sono in pena.”
Le guance di lei si tinsero di rosso e Saori si affrettò a voltare di nuovo il capo verso il finestrino. Il silenzio cadde nuovamente nell’abitacolo fino a quando l’auto entrò nel grande parcheggio della villa Solo e si fermò.
Lo sportello del lato di Saori si aprì e Saga le porse una mano per aiutarla a scendere. Lei l’afferrò e fece per uscire dall’auto. Il vestito dorato ricadde su un lato mentre lei sussurrò qualcosa a Seiya.
“Nel portabagagli dell’auto c’è il mio regalo per te. Buon Natale, Seiya.”
Seiya fece per seguirla ma si ritrovò il viso del cavaliere di Gemini davanti.
“Resta. In. Macchina.” Fece sbattendo lo sportello in faccia al cavaliere di Pegasus.
Seiya obbedì. Non tanto perché volesse rispettare l’ordine di Saga ma perché non sapeva esattamente cosa fare. Sentiva la musica provenire dalla casa. Stavano parlando di sottili e fragili alleanze o stavano danzando e banchettando allegramente? Sbuffò. Lui quelle cose non le capiva proprio. Perché allearsi con Julian quando lui aveva dimostrato di poterlo allegramente prendere a calci nel divino deretano?
Un bicchiere di champagne spuntò nel suo arco visivo.
“Bevi. Anche se è lì in casa con il più potente dei cavalieri d’oro e altri due girano qua intorno, mi sento più sicuro a sapere che ci sei anche tu.” Disse Tatsumi.
“Non è il più potente!” esclamò per poi riflettere sulle sue parole “Davvero? Ti senti più sicuro?”
“Non lo ripeterò!” fece Tatsumi “Ma sono certo che si sente più sicura anche lei.” Seiya sospirò.
“Ha detto che c’è un regalo per me nel portabagagli.”
“E’ così. Ha fatto recapitare un regalo per ognuno di voi. Il tuo è nel portabagagli. Era certa che ti saresti presentato stasera.” Fece Tatsumi aprendo il portabagagli.
Un pacco color argento con un fiocco rosso faceva bella mostra di sé. Seiya sussultò. Lui non le aveva comprato niente. Aveva chiesto a Seika di dargli qualche idea ma, alla fine, non se n’era più preoccupato. Cosa si poteva regalare ad una ragazza che era l’incarnazione di Atena? La testa di un mostro?
Strappò il bel fiocco e aprì la scatola. Un abito scuro che sembrava essere molto costoso stava adagiato nel fondo del pacco. Il sorriso di Seiya si allargò da orecchio ad orecchio.
Si chiuse in auto e quando ne uscì, Tatsumi fece fatica a riconoscerlo.
“Seiya?”
“Che c’è? L’ho messo male?” Tatsumi scosse rapidamente la testa e lui sorrise.
“Sembro uno di quei damerini?”
“Neppure fra mille anni, ragazzo, ma sei passabile.”
“Allora vado!”
“Dove? Per l’amor del cielo! Non combinare guai!” urlò Tatsumi ma Seiya era già lontano. Scavalcò un paio di balaustre e sorrise del fatto che nessuno dei preziosi generali di Nettuno lo avesse intercettato. Raggiunse una veranda e guardò dentro. Una folla di persone ben vestite e ingioiellate da capo a piedi sembrava divertirsi molto. Entrò nella sala e si mise in cerca di Saori e Saga. La voce di lei lo attirò in un corridoio fino dietro alla porta semichiusa di una stanza da tea.
Julian con un abito blu fissava Saori come farebbe un lupo con un agnello.
“Sei bellissima stasera.” Accennò lui.
“Non siamo qui per questo, non è vero?” rispose lei e Saga e Seiya sorrisero quasi nello stesso momento.
“No. Non siamo qui per questo, purtroppo. Ti ho invitata per presentarti una persona. Sono certo che ci sarà di grande aiuto in caso Artemis dovesse desiderare di nuovo il dominio del nostro pianeta.”
“Il pianeta appartiene agli esseri umani.” Intervenne Saga che detestava Julian forse più di Seiya anche se per motivi diversi. Il cavaliere non aveva ancora accettato che il dio avesse reclamato la vita di Kanon come sacrificio per l’inganno subito anni prima.
“Intendevo dire questo, cavaliere.” Gli rispose seccamente il dio dei mari che era palesemente infastidito dal suo aspetto identico a quello dell’uomo che l’aveva gabbato “Lasciate dunque che vi presenti Mars Kreutz.” Concluse Julian indicando una porta laterale che si aprì lasciando entrare un ragazzo di qualche anno più giovane di lui. Mars avanzò con passo deciso nel suo abito nero e raggiunse il fianco di Julian.
“E’ un piacere rivederti, Atena!”
Saori avvertì immediatamente un cosmo aggressivo e potente ma non si fece intimidire.
“E’ questa la tua idea di alleanza, Julian? Credi che Marte possa battersi fianco a fianco con me?” Saga fu prontamente al fianco della dea a far intendere che non temeva confrontarsi con un dio, persino con quello della guerra.
“Saori, Mars non intende battersi. Non ce n’è alcuna necessità. Siamo in pace. La nostra alleanza servirà a proteggerci da Apollo. Solo questo.” Saori guardò negli occhi Mars e sentì che il suo cosmo si era placato.
“Ho sentito raccontare molte cose su di te, Saori Kido. Non intendo farti la guerra. Ero ansioso di rivederti. Ci siamo persi un po’ di vista ultimamente. Tra te e quell’arrogante di Apollo, preferisco te. Non ho altro da aggiungere.”
“Siamo in pace, Mars Kreutz. E resteremo in pace. Non è mai stata mia intenzione attaccare alcun dio. Vero Julian?” Lui sgranò gli occhi e poi sorrise.
“Vero. Dunque festeggiamo la nostra alleanza. La festa è appena iniziata. Vuoi danzare, Saori?”
La donna fece un inchino e un cenno a Saga di arretrare. Il cavaliere fece un passo indietro mentre Julian allungava una mano. In quel momento però l’aura potente e scura di Mars si attivò e il dio fu tra Julian e Saori.
“Spetta a me il primo ballo, vero Julian?” disse il ragazzo dai capelli neri.
“Non è molto gentile da parte tua, Kreutz.” Disse Saori.
“Julian è l’ospite. Comprende.” Fece allungando un braccio intorno alla vita sottile di Saori. Saga strinse un pugno ma non si mosse neppure quando Mars allungò il viso sorridente verso quello della donna.
In quel momento però un candeliere a tre bracci stile Luigi XIV volò passando tra i visi dei due e conficcandosi nel legno intarsiato del camino. Saori si portò una mano alla bocca e Mars guardò rapido verso la porta.
“Chi osa!”
Il ragazzo sulla porta scrollò le spalle.
“Scusate i miei modi, io sono abituato a combattere non a partecipare alle feste ma ho avuto l’impressione che ci fosse bisogno di me.” Saga sorrise per un istante per poi tornare cupo in volto.
Julian raggiunse il candeliere e lo staccò dalla parete.
“Benvenuto anche a te, Seiya” disse Julian simulando un inchino “Cominciavo a sentire la tua mancanza, uccisore di dei.” Concluse poi sottolineando l’appellativo con cui si era rivolto al cavaliere. A quelle parole  Mars indietreggiò d’istinto e Julian sorrise soddisfatto.
“Seiya!” esclamò Saori raggiungendo il suo cavaliere “Perdonatemi entrambi. Risponderò io per questo gesto. Julian ti farò recapitare un candeliere della mia collezione personale e manderò uno degli artigiani della fondazione per far riparare il camino. Mars, sei dio della guerra. Chi più di te può comprendere i modi di un guerriero? Ti assicuro che sarà punito immediatamente. Saga, andiamo.” Saga fece un cenno col capo e la seguì. Non gli sfuggì il gesto di Julian che trattenne per un braccio Mars.
I tre uscirono dalla grande villa e si fermarono ai piedi della scalinata d’ingresso.
“Ben fatto cafone, abbiamo battuto il record per la permanenza più breve ad una festa!” disse Saga con un tono severo “Mi auguro che Atena ti dia la punizione che meriti! A proposito, bel vestito!”
I tre scoppiarono a ridere all’unisono.
“Hai lanciato un pezzo di antiquariato che vale una fortuna, lo sai vero?” disse Saori sorridendo.
“Ce n’erano un sacco nel corridoio! Ti avevo avvertita che avrei fatto a modo mio!”
“Modera i toni, ronzino. Richiamo Milo e Camus. Vi aspetto in macchina.” Disse Saga allontanandosi.
Seiya indugiò sull’ultimo scalino.
“Ho combinato un altro casino?” chiese guardando il drappeggio dell’abito sui fianchi di lei.
“Seiya.”
“Sì?”
“Grazie.”  Le labbra di Seiya si allargarono in un grande sorriso.
“Sapevi che lo avrei fatto. Mi hai anche preparato l’abito!” fece lui incrociando le braccia sul petto.
“Ti sta bene. Sembri quasi uno di quei damerini che ti danno tanto sui nervi.”
“Già.” Fece lui guardandosi “Guarda che cosa si fa per dovere di cavaliere!” A quelle parole lei si strinse una mano nell’altra.
“Per dovere di cavaliere.” Ripetette Saori sottovoce e Seiya vide un velo di tristezza cadere sui suoi occhi.
“Io non ti ho comprato nulla!” esclamò allora per attirare la sua attenzione.
“Non fa nulla. Non era necessario.” Lui approfittò della sua distrazione per prenderla in braccio e correre verso la spiaggia.
“Seiya! Cosa fai? Saga ci sta aspettando!”
“Che aspetti allora!” fece raggiungendo velocemente il molo. La mise giù solo quando furono abbastanza lontani da villa Solo.
“Che ti è saltato in mente, Seiya!”
“E’ quasi mezzanotte.”
“Quindi?” chiese lei con un’espressione davvero contrariata.
“A mezzanotte ci sono i fuochi d’artificio!” disse lui proprio mentre il primo dei fuochi esplodeva nel cielo con i colori del rosso e dell’oro.  L’esplosione sorprese Saori che spalancò la bocca per lo stupore. “Quando eravamo piccoli non ti piacevano più di ogni altra cosa al mondo?”
“Tu,” disse avvicinandosi a lui “te lo ricordi?”
“Ultimamente ho scoperto che ho fatto sempre molta attenzione quando si tratta di te. Per questo sono sempre così teso quando non sei sottomano!” disse facendole l’occhiolino.
I fuochi, che si riflettevano sul mare, creavano un gioco di luce nel cielo simile a quello dell’esplosione del cosmo dei suoi cavalieri e Saori si sentì leggera. Per un momento, tutti i problemi che l’avevano tormentata sparirono e si sentì liberata dagli avvenimenti che erano accaduti fino a quella sera. Prese una mano di Seiya e la strinse.
“Grazie per aver fatto di nuovo la tua magia, Seiya. Con te riesco ad essere me stessa.”
“Allora l’ho fatta franca anche stavolta?” lei sorrise ed annuì.
“Buon Natale, Saori.”
“Buon Natale, Seiya. Ti prego di perdonarmi per averti costretto a vestirti così.” Seiya alzò gli occhi al cielo e sbuffò.
“Non dirlo! Non ho mai fatto nulla perché mi tu mi hai costretto!” Lei strinse più forte la presa sulla sua mano e lui trattenne nel suo cuore la verità. “L’ho sempre fatto solo per amore.”

  
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