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Autore: Fifilla995    25/12/2014    1 recensioni
Allora, mi era stato chiesto, dopo che alcupe persone hanno letto la mia One-Shot, di scrivere una long sui personaggi di Naminè e Draco, e così ho fatto.
Siamo agli sgoccioli della II guerra magica. Naminè, da tutti ormai creduta una mangiamorte, smaschera il fatto di non esserlo proprio quando Draco, nonostante Voldemort lo avesse solo usato, decide ancora di seguirlo. La famiglia Malfoy prende il suo atto come tradimento e, come tutti i Malfoy che si rispettano, i traditori devono sparire dalla loro vita, portando così a dividere anche Naminè e Draco.
Draco ha di fronte due scelte: o stare con lei o seguire la sua famiglia che è predisposta al peggio e Draco, per l'essere stato tradito e per l'orgoglio sceglie la sua famiglia. Nessuno dei due sa se si incontreranno di nuovo.
Una serie di peripezie accadono nella loro vita, alla fine della guerra, dopo la ricostruzione di Hogwarts i ragazzi riprendono con il loro ultimo anno di scuola, dove si incontrano nuovamente ma sono come estranei. Non si parlano più ed a nessuno dei due (apparentemente) importa qualcosa dell'altro. Beh, sta a voi scoprire come finirà.
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Il trio protagonista, Nuovo personaggio, Serpeverde
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Da VII libro alternativo
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Capitolo 6.

 

Sono passati solo due giorni dall'inizio del nostro ultimo anno a scuola. Solo due giorni eppure di già non vedo che sarebbe finito, così che la mia strada è quella di Draco di sarebbero divise per sempre.

Vederlo e dover fare come se non lo conoscessi, vederlo stare male e non poter fare niente mi fa stare male, anche se provo a fregarmene, non ci riesco, infondo non sarebbe normale se ci riuscissi, lui non è e non sarà mai una persona qualunque per me.
Anche se mi duole ammetterlo, lui sarà sempre l'unico pezzo che mi è rimasto della mia famiglia. Anche se famiglia non è. Ma fondamentalmente, come non si può chiamare famiglia delle persone che ti hanno voluto bene come un figlio ed accudito dall'età di 7 anni? Impossibile non farlo.

 

E' ancora l'alba, ma di rimettermi a dormire non ne ho proprio voglia.. tanti pensieri invadono la mia mente e mi impediscono di prendere sonno, così mi alzo e mi avvicino alla grande finestra della mia stanza e rimango a guardare fuori le prime luci del sole che schiariscono il cielo scuro.

 

Chissà cosa stesse facendo Malfoy. Mi costringevo a non pensarlo, ma poi, ogni mia preoccupazione va a lui.

 

Non so perchè, ma ho come il presentimento che giusto oggi qualcosa sarebbe andata storta.
Deve succedere qualcosa, ma non so cosa.. qualcosa di brutto mi suggerisce il mio sesto senso.


Qualcosa che sicuramente ha a che fare con l'ormai defunto signore Oscuro.
E' vero che la professoressa Mcgranitt mi ha assegnato un compito ben preciso, ovvero evitare che Malfoy combini qualche altro guaio, ma qualcosa non mi convince.
Il modo in cui mi guarda.. Come se non si fidasse, come se qualcosa gli sfuggisse.

 

Torno a pensare al mio ultimo dialogo col signore Oscuro.
Lui lo sapeva. Sapeva che in realtà non ho mai ricevuto nessun marchio nero..
Mi aveva anche giurato che avrebbe mantenuto il segreto se avessi lavorato per lui. Ho accettato, pensando a Draco e lui ha mantenuto la sua parola, ma perchè poi mentire? Come se non sapesse nulla? E anche se fosse, perchè non mi ha eliminato insieme a tutti quelli che gli sono rivoltati contro? Perchè mi ha lasciato andare sapendo che io lavoravo per lui e nel mentre aiutavo Harry? Sono domande che mi tormentano da sempre. Tutta questa storia non ha un senso logico.

 

Decido di infilare la mia divisa e di andare a fare un giro per il castello, giusto per cercare di rischiarire le idee.

Ormai il sole ha completamente illuminato il cielo e di li a poco, come minimo, tutti gli studenti Corvonero, sempre puntualissimi per qualsiasi cosa, si sarebbero diretti nella sala Grande per la colazione. Patetici.

Comunque mi rendo conto di non sapere dove andare, così, dopo un lampo di genio, mi dirigo al secondo piano, precisamente nell'ufficio riservato a noi prefetti e capiscuola.

L'ufficio è una minuscola aula ricavata da un vecchio ripostiglio per le scope, dove noi Prefetti e Capiscuola possiamo riunirci.

Di fronte alla porta vi è uno schedario che contiene le varie punizioni dei prefetti, che segue in ordine alfabetico tutti gli iscritti a scuola, divisi per anno. Su un tavolinetto vicino ad una finestra c'è l'agendina nera, apribile con una parola d'ordine, che varia di anno in anno. Al centro della stanza c'è un tavolo quadrato che viene occupato da due sedie per lato, uno per ogni casa. Su ogni sedia, c'è una placchetta dorata con inciso il nome del Prefetto e del Caposcuola.

Ci sono contenute anche le scorte di Wiskey Incendiario sottratte dalla ex-Caposcuola Corvonero durante il suo anno di servizio. Si tratta ovviamente di scorte sigillate. L'ingresso sta dietro una normalissima porta, la cui parola d'ordine, varia ogni anno.

Sinceramente, non so in questo preciso momento cosa ci avrei fatto in quella stanza, ma una cosa è certa, ogni posto è meglio del mio dormitorio.
Appena entro nella stanza, ciò che ho di fronte a me mi fa pentire per aver scelto di venirci.
Appoggiato con i pugni stretti sul tavolinetto, leggermente chinato sull'agendina nera, tremante, c'è Draco.
Per un attimo mi sono pentita di conoscerlo così tanto bene e ho immaginato le sue lacrime amare rigargli il viso. Per un attimo ho fatto mio il suo dolore, tanto da sentire una fitta al cuore.

Mi appoggio al bordo della porta e continuo a fissarlo, con il lieve desiderio di poterlo di nuovo sentire mio, di poter andare da lui e non farlo sentire così solo, ma alla fine mi costringo a tenere a bada le emozioni ed i desideri e decido di uscire senza fare il minimo rumore, o almeno, quella era l'idea, poi però nel chiudere la porta, un po' di rumore si è sentito e lui si volta e mi fissa con quegli occhi rossi per il troppo pianto.

Ci fissiamo a vicenda per una frazione di secondo. Lui è rigido in volto, ma sotto sotto so che è felice che a notarlo in questa stanza sono stata io e non qualcun altro. Io dal canto mio non accenno nessun sorriso, nessun segno di felicità, mi limito solo ad uscire dalla stanza più in fretta possibile, sperando in cuor mio che non si fosse messo in testa di seguirmi.
Effettivamente noto che lo stava facendo, ma che poi si ferma di botto non appena fuori dalla stanza.


Non so perchè ma inizio a correre e raggiungo la sala grande per la colazione, sconvolta.
Entro nella sala ed individuata Ginny, la raggiungo.

Subito dopo, camminando, silenzioso come un fantasma, mi si affianca Harry che non mi leva nemmeno per un attimo gli occhi di dosso.

 

-Harry. Cosa c'è? Dimmi- dico cercando di essere più normale possibile

-Va tutto bene?- mi chiede

-Si.. una meraviglia- gli rispondo acida

-Sei si...- inizia a dire ma lo interrompo in pieno

-Senti Harry, non te la prendere, non è giornata oggi, non ho voglia di parlare- e lo supero andandomi a sedere al mio solito posto tra Hermione e Ginny.

 

Istintivamente, dopo essermi seduta, do un'occhiata veloce all'entrata e giusto in quel momento sta entrando Draco seguito da Astoria. Il suo aspetto non è cambiato, sembra solo un po' più normale, ma sempre sofferente.

Sposto lo sguardo per non guardarlo e guardo Harry con sguardo omicida. Perchè giusto lui? Forse mi aspettavo che capisse qualcosa. Ed infatti così è stato.

 

Inizio a mangiare, con malavoglia, l'abbondante colazione che ci è magicamente apparsa davanti quando il verso di alcuni gufi ci avverte l'arrivo della posta.

 

Sto giusto per afferrare un altro dolce quando un grosso gufo mi si para davanti con una lettera stretta al becco.

 

-Il gufo di George!- urla Ron.

-Bene.. Se è il gufo di George perchè fissa me? Mi fa paura Ron, prenditelo- dico coprendomi gli occhi con le mani per non guardare il gufo che sembra avere un'aria un po' minacciosa.

 

-E' per te!- dice Ron lanciandomi una busta senza il minimo garbo. Lo avrei picchiato. La presenza nella sala di Hermione, Ginny ed Harry me lo impediva.

 

Prendo la busta poco convinta, la apro e per poco non sputo tutto il succo di mirtilli che sto bevendo.

Tramite quella lettera che ho tra le mani George mi sta chiaramente dicendo che gli manco e che se mai sarei ritornata alla tana non mi avrebbe mai lasciato andare più.

 

Tossisco incredula, attirando su di me l'attenzione delle persone più vicine, soprattutto molti Serpeverde, tra i tanti, Blaise.

 

-Perfetto, prima lo sgradevole incontro con Draco nell'ufficio dei prefetti, poi le confessioni di George, c'è per caso altro che può rendermi nervosa oggi?- dico alzandomi dal mio posto intenta a dirigermi fuori dalla sala Grande, quando qualcuno me lo impedisce.

 

-Signorina Naminè, hai per caso fretta di lasciarci?- dice la McGranitt alle mie spalle. Mi giro.

-No Proff, assolutamente..-

-Bene, perchè ho una comunicazione importante proprio per te- dice alzandosi. Una comunicazione? Seriamente? Apposta per me? Ci mancava solo questa.

Resto immobile nel punto in cui la McGranitt mi ha fatto fermare con gli occhi di tutti puntati addosso.
Posso anche riuscire a sentire lo stesso sguardo penetrante di Draco, anche se faceva di tutto per guardare altrove e non me.

 

-Non appena tutti avremo finito con la colazione, sei pregata di recarti nell'ufficio del preside per un richiamo speciale- dice con gli occhi sbarrati come due fessure.

-Richiamo? Ma se non ho fatto niente?- dico alterandomi.

-Questo lascialo decidere a noi- continua la McGranitt per tornare a sedersi tranquilla. Come se mi avesse proposto una gita al Luna Park.

Poi ripenso a tutto il discorso che ho fatto tra me e me stamattina. La McGranitt si fidava a tal punto di avermi dato in mano il “Caso Malfoy”, ma ancora qualcosa non la convinceva.

 

Istintivamente poggio per un attimo la mano destra sull'avambraccio sinistro, anche se fondamentalmente non ho nulla, portandolo al petto, sotto gli occhi di tutti.

Successivamente lascio cadere le braccia lungo i fianchi per dirigermi fuori dall'aula.

Nel farlo noto, con la coda dell'occhio, Astoria guardarmi con aria beffarda e con la bacchetta tra le mani. Non ho idea di ciò che vuole fare ma proprio nel momento in cui sta per lanciare qualcosa, quando Draco la blocca con una mossa sicura e decisa, guardandomi anche lui con gli occhi sbarrati.
Proprio così, non è questo il momento di scherzare.

Proprio sull'entrata della sala, davanti a me si “materializza” Hannah Abbott. Mi guarda con aria superiore, come se facendolo, mi incute timore. Ma sinceramente, a chi deve far spaventare? E' solo più ridicola.

 

-Non ti dimenticare del tuo turno di guardia con Malfoy stanotte- mi dice, ma con un tono di voce alto, in modo che tutti potessero sentire quello che ha detto.

-E siamo a quattro- dico a mia volta a me stessa uscendo, finalmente, dalla sala come una furia.

 

Per un attimo avrei tanto voluto trovare rifugio nella mia stanza, sola con me stessa, ma non posso, qualcuno vuole parlare con me.

Quindi mi dirigo direttamente fuori dall'ufficio del preside, aspettando la fine della colazione e quindi l'arrivo della professoressa McGranitt.

 

Non ne sono sicura, ma dopo circa dieci minuti buoni, si vedono arrivare la figura della McGranitt accompagnata da quella del preside.
Appena arrivati davanti alla statua dell'enorme aquila, l'unica cosa che rompe il silenzio è stata la voce del preside che pronuncia la parola d'ordine per accedere al suo ufficio.

 

-Zuccotti alla zucca- no ma davvero? Questa è davvero la parola d'ordine? Che patetica.
Poi ho iniziato a pensare alle parole d'ordine precedenti: Pallini acidi, Sorbetto al limone.. Alla fine questa è una parola d'ordine all'altezza delle altre.

 

Entriamo nell'ufficio di Silente, una stanza circolare che io ho visto poche volte durante al mia permanenza ad Hogwarts e la cosa non mi dispiace per niente.

 

-Ora, signorina, vogliamo che ci racconti per filo e per segno tutto quello che è successo la notte che Draco ha ricevuto il marchio nero, e vogliamo sapere cosa è successo anche a te- inizia a dire la McGranitt.
Lo sapevo. Prima o poi sarebbe successo. Però riportare a galla ricordi che cerco con tutte le mie forze di dimenticare non è bello.
Respiro.

 

-Quello che è successo precisamente, non lo so.. So solo che eravamo al Malfoy Manor. Draco era spaventato, agitato, camminava avanti ed indietro per un lungo corridoio e cercava da me un conforto, un aiuto. Lui non voleva, è stato obbligato a diventare un mangiamorte, ma non poteva tirarsi indietro, Voldemort lo aveva scelto per vendicarsi dell'errore del padre e lui non poteva dire no. Però non mi hanno fatto assistere. Quando tutto era pronto lo hanno fatto entrare nella sala dove c'erano Voldemort, la madre, Bellatrix e pochi altri di loro e mentre stavo per entrare con lui, uno dei mangiamorte li presenti mi ha preso di forza e mi ha portato fuori, impedendomi di assistere. Non so altro- dico cercando di evitare di riportare a galla le emozioni. La paura di Draco ed il modo in cui cercava un rifugio da me, un conforto.

 

-E di te che mi dici?- chiede nuovamente la Mcgranitt

 

-Draco era appena uscito dalla stanza toccandosi l'avambraccio sinitro e con un'espressione in faccia da far paura. Ci siamo scambiati uno sguardo velocissimo e poi lui ha continuato a camminare. Avrei voluto andargli incontro ma mi hanno impedito anche quello.
Sono stata portata a forza nella sala e quando sono entrata, Voldemort ha fatto uscire tutti. Siamo rimasti solo io e lui. Mi guardava e mi sorrideva malignamente. Ho avuto paura.
Ricordo che con uno scatto veloce, venne vicino a me afferrandomi il braccio sinistro pronto a lasciare il suo marchio quando qualcosa di nero apparve davanti a me. Lo pregava di lasciarmi andare e che avrebbe fatto tutto quello che voleva purché mi lasciasse andare. Voldemort dopo l'affermazione dell'ombra nera ha iniziato a ghignare ancora più malignamente e mi ha lasciato andare, facendomi promettere di mantenere questa cosa, un segreto. Ovviamente, per restare in vita, avrei comunque dovuto lavorare per lui e l'ho fatto. Poi sono uscita dalla stanza ed ho lasciato Voldemort e quella strana ombra nera a parlare. Non ho mai saputo chi è, ne che cosa si sono detti-

dico tutto d'un fiato.

 

-E poi?- continua la McGranitt

-E poi lo sapete. Tutti si sono convinti che anche io facevo parte del giro ed hanno iniziato ad evitarmi da tutto. Non me ne importava più di tanto, vuol dire che stavo facendo bene il mio lavoro. Non c'è molto da dire- continuo.

 

-Signorina Fraylin, vai. Puoi andare. Ma rammenta bene, noi vi teniamo d'occhio-

-Vi?-

-Certo, a te ed ad Malfoy. Per l'amor del cielo, noi ci fidiamo di te, per questo ti abbiamo affidato questo compito. Ma non vogliamo altre minacce in questa scuola e non vorrei che qualcuno si stesse usando di te a tua insaputa- dice la professoressa.

Saluto con un cenno del capo e di corsa esco da quell'ufficio, continuando a ripetermi nella testa tutte le parole della McGranitt.

Minacce? E perchè giusto io dovrei essere una minaccia? Solo perchè non ho un segno visibile sul braccio e riesco ad ingannare tutti per poi agire alla sprovvista?
Se ne sentono di sciocchezze in questa scuola, ma questa le batte tutte. Nella mia vita solo questo manca, ora come ora, il ritorno di un probabile signor Oscuro.

 

Passo l'intera giornata a pensare a questa ridicolaggine, fino a quando non arriviamo alla sera.

Avrei tanto voluto mettermi nel mio letto e dimenticare tutto ma purtroppo non posso, il mio turno di guardia con Malfoy ha inizio proprio tra dieci minuti.
Sono nel mio dormitorio, recupero la mia bacchetta e dopo esco dal mio dormitorio frustrata.
Questa sarebbe stata una lunga, lunghissima notte.
Mi dirigo, di nuovo, al secondo piano, all'ufficio dei prefetti, dove tutti i prefetti si danno appuntamento per iniziare il turno di guardia ed appena arrivo, lui e la, elegantemente appoggiato al muro con lo sguardo a terra.

 

Non appena mi vede, si mette in posizione eretta, con le mani infilate nella tasta del pantalone e non mi toglie per un attimo gli occhi di dosso.

Sorrido malignamente per poi voltarmi ed iniziare a camminare verso l'ingresso della scuola, luogo in cui le perlustrazioni hanno inizio.
 

Stiamo scendendo le scale proprio davanti all'ingresso, separati l'uno dall'altra con una distanza di almeno venti metri quando lui per primo rompe il silenzio.

 

-Ehi, fermati un attimo- dice con tono di comando. Mi irrigidisco, non pensavo mi avrebbe rivolto la parola. Mi giro e lo guardo negli occhi.

-Che cosa vi siete detti oggi con la professoressa ed il preside?- mi chiede dopo. Incuriosito? Preoccupato per me? Per egli stesso?

-Non sono affari che ti riguardano?- mento. Lo riguardavano in pieno ma come posso mai dirgli una cosa del genere? Non l'ho fatto quando potevo, farlo ora non ha proprio senso.

-Io lo voglio sapere- sbraita. Esco la mia bacchetta e gliela punto contro per la seconda volta in vita mia.

-Draco, ti avverto, stai fuori dalla mia vita se non vuoi finire male. Sei stato tu a dichiarare che le nostre strade dovevano dividersi.. Ebbene, iniziamo a farlo da ora, tu pensi alla tua vita ed io alla mia. Sei felice no? Il tuo sogno nel cassetto si è avverato- urlo con le lacrime agli occhi e per evitare di farmi notare, anche se penso lo abbia capito, vado via, lontano da lui, sperando che il turno sarebbe finito presto.

 

ANGOLO ME.
FINALMENTE E DICO FINALMENTE E' ARRIVATO IL SESTO CAPITOLO DELLA MIA STORIA.

Scusatemi se è un po' così ma avevo perso l'ispirazione ma adesso, menomale, mi è ritornata e prometto di non lasciare più, per nulla al mondo, questa storia.
Anche perchè qui finalmente si ha la mezza storia di Naminè, del perchè lei non ha il marchio.
Ma per svelare dubbi e misteri, continuate a leggere che tutto si farà più chiaro.
Ringrazio solo Raya_Cap_Fee che nonostante il tempo passato, non si è dimenticata di me.
A presto cipollini, promesso!
_Fede_

 

 

  
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