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Autore: champagnesupernova_    26/12/2014    2 recensioni
- Dammele. - gli ordinò, di punto in bianco, spezzando il silenzio un po' imbarazzato che si era creato.
- Che cosa? -
- Le istruzioni. - ribadì, ostentando un gran sorriso, come se stesse dicendo qualcosa di ovvio.
- Credo di essermi perso qualcosa. Istruzioni per...? - gettò a terra il mozzicone della sigaretta accesa poco tempo prima e si avvicinò, stranito ma curioso.
- Per vivere. -
- Tu sei pazza. - spalancò gli occhi color ghiaccio, pensando all'assurdità della richiesta.
- Può darsi, - gli concesse, - tu però dammele lo stesso. -
Tess si avvicinò così tanto che Luke poté vedere un pizzico di preghiera nei suoi occhi scuri, ben nascosto, e ignorando le domande che stavano affollando la sua mente, annuì in fretta, senza pensare alle conseguenze che quel gesto avrebbe portato.
- Okay. -
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ashton Irwin, Calum Hood, Luke Hemmings, Michael Clifford, Nuovo personaggio
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: Tematiche delicate
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I.



 

Luke Hemmings spinse con forza le pesanti porte di vetro che garantivano l'accesso al St. Patrick's Hospital, mordendosi piano le labbra e con la testa da tutt'altra parte.

Poche settimane prima, lui e Ashton avevano fatto l'ennesima bravata: si erano intrufolati a scuola, in tarda serata, e mentre Calum e Michael controllavano che non arrivasse nessuno loro due frugavano nei cassetti di Mrs Posey alla ricerca del compito di matematica del giorno successivo. Sfortunatamente, i sorveglianti erano arrivati prima che i due davanti alla porta potessero avvertire gli amici dentro l'aula: ecco perché era lì, un mercoledì pomeriggio di Marzo, per iniziare a scontare la sua pena, ossia settanta ore di assistenza nel reparto pediatrico.

- Che cazzo dovrei fare?! - aveva imprecato, davanti all'uomo di mezz'età calvo e chiaramente single che gli stava davanti.

- Devi portare sostegno, ragazzo. Due ore alla settimana nella sala dei divertimenti, aiuterai medici e infermiere a far giocare quei poveri bambini, a far dimenticare loro per un po' la merda che gli sta accadendo, capito? E non fare lo stronzo, che se no vai a fare servizi sociali alla prigione minorile, - lo avvisò, sapendo di incutergli timore.

Nessuno conosceva con precisione cosa succedesse là dentro, ma vedevano tutti i volti sconvolti di chi ne usciva.

- Sí, signore. - asserì, quindi, stringendo i denti e le mani chiare.

- Bene. Cominci tra due mercoledì, alle 15 nell'atrio del reparto. - prese la sua valigetta e se ne andò, lasciandolo solo a torturarsi la giacca nera.

Ed ecco che stava lì, a dondolarsi e a cercare di capire dove diavolo era quel maledetto reparto di pediatria, e a provare a non pensare a cosa avrebbe trovato una volta arrivato lì.

- Sono solo bambini, non fartela sotto, - lo aveva incoraggiato Ashton, che c'era andato il giorno prima.

- Non pensarci troppo. Più pensi a cosa stanno passando più ti verrà voglia di chiuderti in bagno a piangere. - rabbrividì al pensiero, sicuro che sarebbe successo esattamente quello.

- Devi solo giocare un po' con loro, sono pure simpatici. - e con una pacca sulla spalla se n'era andato, lasciandolo alle prese con mille pensieri, che ora cercava di scacciare.

Controllò l'orologio e, vedendo che mancavano ancora dieci minuti all'ora stabilita, tirò fuori un pacchetto di sigarette e tornò all'esterno dell'edificio, girandoci un po' intorno fino a trovare un posto più appartato, dove poter sbuffare fuori i propri pensieri e prepararsi alla vista di decine di bambini col cranio rasato e un'ago nel braccio.
Si accese il bastoncino e se lo portò alla bocca, mentre si accasciava contro il muro con gli occhi chiusi.

- Non fare la ragazzina, sono solo bambini con cui giocare un po'... - si prese la testa tra le mani, come a cancellare quel ricordo spiacevole di solamente un'anno prima.

- Tutto bene? - una voce femminile interruppe il flusso di pensieri dolorosi e aprì di nuovo gli occhi.

- Stai male? - ripeté la ragazza, aggiungendo una nota di preoccupazione nella sua voce quando si accorse che Luke non le rispondeva, la fissava soltanto.

Non era molto alta, qualche miserabile centimetro oltre al metro e sessanta, e aveva dei capelli che arrivavano appena oltre alle spalle, di un biondo strano, scuro, e un ciuffo che andava verso il lato destro.
Era vestita in modo normale, quasi anonimo, con un paio di blue jeans e una canotta coperta da un cardigan beige, e sarebbe stata anonima pure lei se non fosse stato per quegli occhi scuri, dolci, e un qualcosa che la faceva apparire totalmente diversa dalle persone che dall'altro lato della strada si avviavano verso casa.

- Sì. - si decise a rispondere dopo averla esaminata: non era affatto il suo tipo, ma non era male come distrazione, in quel momento.

- Sembravi un po' giù, - continuò, tenendosi sempre un po' lontana da lui.

- No, - rispose secco, creando una smorfia di disapprovazione sul volto della ragazza davanti a lui.

- Stavo cercando il reparto di pediatria. - si arrese a rispondere.

- Beh, intanto è dentro l'ospedale, -

- Doveva essere una battuta? - inarcò un sopracciglio, scettico.

- Era un modo per dirti che se la smetti di fare lo stronzo mestruato ti accompagno. - chiarì, piccata.

- Sai la strada? -

Lei alzò gli occhi al cielo.

- No guarda, mi sono offerta di accompagnarti perché così posso perdermi con te tra i corridoi asettici e sopportare la tua acidità per ore! - sbuffò, facendolo sorridere.

- Ti piacerebbe, - si alzò dal pavimento e  le si avvicinò, ma lei si girò e si avviò verso la porta principale.

- Sarebbe un sogno, - continuò, ironica.

- Sono Luke. -

- Ora che lo so la mia giornata è notevolmente migliorata. - si ostinava a dargli la schiena, e quando si mise accanto a lei, a non guardarlo.

- Non mi dici come ti chiami? - la bloccò per un braccio, mentre lei si voltava.

- Ti interessa? - stavolta aprì lei le porte di vetro e accelerò il passo una volta entrata.

- Prendi l'ascensore, terzo piano poi svolta a destra, verso la porta piena di adesivi e di disegni. -

- Grazie, Nonsoiltuonome, mi hai aiutato molto. - disse, constatando che ormai erano quasi le tre, non aveva più tempo per scappare.

Quando si infilò dentro l'ascensore e vide la ragazza fare lo stesso, si riscosse un poco.

- Mi segui? -

- Ti piacerebbe, - gli sorrise, imitando  il suo comportamento di poco prima.

- Sarebbe un sogno. - le fece il verso, per poi tornare serio un attimo dopo.

Se non lo seguiva voleva dire che doveva andare a trovare qualcuno che stava male, e si pentì di non essere stato più gentile, anche se "gentile" non faceva parte del pacchetto Hemmings.

- Chi stai andando a trovare? - le chiese, cercando di avere del tatto, tra l'altro non riuscendoci.

- Cosa? Oh, nessuno, non vengo a trovare nessuno. - rispose distrattamente, controllando le sue unghie prive di smalto.

- Allora sei una volontaria! - si rianimò un poco: nonostante fosse una ragazza fin troppo scontrosa per i suoi gusti, almeno ora conosceva qualcuno in quel posto, e magari in fondo non sarebbe stato così male.

- Sei una volontaria come me! - ripeté, cambiando il sorriso in uno di quelli che facevano abbassare le mutandine di tutte le ragazze della scuola.

- Sei un volontario?! - si voltò verso di lui, con una smorfia incredula e disperata sul volto.

- Cristo... - la sentì mormorare, con una mano a coprirsi la faccia, mentre le porte dell'ascensore si aprivano e lei schizzava fuori.

- Ma che... Aspetta! - la richiamò, confuso e anche un po' irritato.

- Stronzetta acida, - mugugnò, stringendo le mani a pugno e tenendo gli occhi fissi sulla schiena della ragazza, che si allontanava.

- Tess! - la corsa della ragazza fu bloccata da un tizio barbuto e dall'aspetto bonario, con un camice bianco.

- Ti ho cercato per tutto l'ospedale! - la rimproverò, e Luke accelerò il passo, curioso di sentire come e per cosa venivano rimproverati coloro che avevano il suo stesso compito.

Tess, se questo era il suo nome, abbassò il capo e iniziò a torcersi le mani, mentre il dottore sospirava pesantemente.

- Ho i risultati delle tue analisi. - le disse, la voce modulata fino a essere più dolce di prima.

- Il nuovo farmaco non funziona bene quanto speravamo, quindi dobbiamo tornare... E lei chi è? - il dottore barbuto si interruppe di botto, voltandosi verso Luke, che aveva la bocca leggermente spalancata e gli occhi chiari fissi sulla ragazza appena conosciuta.

- Sei una paziente? - le chiese, stupito sia della risposta, che già sapeva essere positiva, sia di non esserci arrivato prima, di non averci neanche pensato.

Lei in tutta risposta alzò di nuovo gli occhi castani al cielo, sbuffando per l'ennesima volta.

- Le ho chiesto cosa ci fa qui, ragazzo. - lo richiamò il dottore.

Luke fece un respiro profondo.

- Devo trovarmi alle tre con un tizio, per iniziare a giocare i bambini nella sala dove si riposano, una cosa del genere, - rispose frettolosamente.

- Ah, sei quello dei servizi sociali! Vieni di qua, ti porto da Mark... - si girò facendogli segno di seguirlo con la mano, mentre sul volto di Tess si dipingeva finalmente un sorrisetto.

- Volontario, eh? -












Angolo autrice

Buongiorno!

Questo account non sarebbe mio, ma di una mia amica che non l'ha praticamente mai usato,e siccome sa della mia passione,mi ha proposto di usarlo al posto suo, quindi eccomi qua, a pubblicare ilmio prio capitolo mentre cerco di cambiare nome, bio, immagine, etc...

Questa è la prima storia che scrivo quindi sono un po' nervosa e non so bene cosa fare/scrivere.
Allora, come avrete capito, siamo in un ospedale e il nostro caro Luke è costretto a fare un po' di ore di servizi sociali per rimediare all'ennesima cazzata.
Ovviamente è dura assistere dei bambini malati, giocare con loro mentre fanno una pausa tra una chemio e un'esame, e per lui, grazie a qualcosa successo poco tempo prima, è ancora più difficile di quanto possa esserlo normalmente.
Mentre fa una passeggiata nel viale dei ricordi e dei pensieri dolorosi, ta-dan, ecco arrivare una ragazza, la nostra Tess, che si viene a scoprire essere una paziente dell'ospedale e non, come credeva il biondo, una "volontaria" come lui o una visitatrice.
Dopo il riassunto di questa puntata, qualche premessa sulla storia: questo inizio non è niente di che, lo so, ma è per rendere un po' chiara la storia e certe cose che si svolgeranno in seguito, l'ambientazione etc... secondo, ci tengo a chiarire che non sarà sempre ambientata in ospedale, anzi, e terzo, i primi capitoli possono sembrarvi non so, noiosi?, insomma, il meglio arriverà tra poco.
Spero che vi sia piaciuta, e visto che è, appunto, la mia prima storia, ci terrei a sapere cosa ne pensate, soprattutto se non vi piace e avete qualche critica.
Di sicuro sto tralasciando qualcosa, ma non vorrei che diventare prolissa e noiosa, quindi chiudo qua.
Mi piacerebbe pubbicare il secondo capitolo il pima possibile, ma prima di farlo vorrei raccogliere qualche parere e vedere se interessa a qualcuno o no, lol, quindi lo pubblicherò ad un paio di recensioni...


Quindi alla prossima,speriamo sia presto ❤
  
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