Serie TV > American Horror Story
Segui la storia  |       
Autore: SpookySammie    26/12/2014    2 recensioni
"Tutti mi guardavano preoccupati, come a volermi lanciare un messaggio, un avviso: perché? Io mi sentivo così capita da lui"
Il diavolo non è un piccolo uomo rosso con la coda e le corna. Lui può essere bellissimo perché è un angelo caduto ed è solito essere il preferito di dio.
Genere: Malinconico, Mistero, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, FemSlash | Personaggi: Nuovo personaggio, Sorpresa, Tate Langdon
Note: Lemon | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Toc
Toc
Toc.

“Avanti” dico, ancora con la bocca impastata dal sonno visto che sono stata svegliata da questo suono.

“Buongiorno signorina Cheryl” la nostra domestica Anastasia entra nella mia stanza e si avvicina alla porta finestra per sollevarla.

“Buongiorno a te, Anastasia” mi stiracchio un po’ dopo essere stata inondata dalla luce del sole mattutino. “Che bella giornata”

“Sì signorina, questo la aiuterà sicuramente ad affrontare questa nuova avventura”

Sgrano gli occhi e mi passo le mani sul viso disperata. Non posso crederci. Il gran giorno è arrivato: il mio primo giorno di college a Los Angeles. Inizio il secondo anno di college; il primo l’ho passato a San Francisco, ma veramente, stendiamo un velo pietoso: ci sono state varie… ehm… complicazioni diciamo così.

“Le preparo la colazione” Anastasia esce dalla stanza sorridendomi.

Mi alzo dal letto ed apro l’armadio: l’abbigliamento deve essere sobrio, nulla di evidente, visto che già sarò al centro dell’attenzione dei miei nuovi e meravigliosi compagni… chissà quanto saranno simpatici. Faccio una smorfia guardandomi allo specchio.
“Inizierà un nuovo anno di merda” dico ironica.
Mi faccio una doccia veloce e torno in camera per vestirmi. Indosso una canottiera nera con sopra una camicetta grigio scuro, un paio di shorts di jeans ed un paio di leggins neri leggermente strappati in vari punti. Mi trucco con una riga di eye-liner, mascara e un velo di matita nera per mettere in evidenza i miei occhi verdi; raccolgo i capelli neri corvino in una coda di cavallo; prendo il mio zaino nero con scritte alcune frasi dei miei cantanti preferiti e scendo di sotto in cucina.

“Buongiorno tesoro” dicono i miei genitori all’unnisono. Mia madre si chiama Stephanie, è un’insegnante di lettere alle scuole superiori, mentre mio padre si chiama Christian ed è un dentista. Prima abitavamo a San Francisco, ma per esigenze di lavoro di papà e problemi miei al college, abbiamo deciso di ripartire da zero, trasferendoci a Los Angeles; questo significa anche un nuovo inizio per i miei genitori dopo miliardi di litigi a causa della gelosia morbosa e, mi permetto di dire un pochino folle, di mia madre per mio padre dopo aver letto dei messaggi indirizzati ad una certa “Vicky”. Ora le cose sembrano apposto, o almeno spero.
Mio padre ha trovato questa casa in un annuncio online e ha pensato bene di prenderla per poter esercitare la sua professione a casa senza dover spendere ulteriori soldi per l’affitto di una appartamento adito al suo lavoro. Fortunatamente, mia mamma, mettendo un annuncio sui vari giornali locali di Los Angeles, è riuscita a trovare una domestica adorabile come Anastasia che da subito si è rivelata un’ottima domestica: a me è sembrato subito che lei conoscesse già questa casa vista la sua dimestichezza, ma sicuramente è dovuta ai tanti anni di esperienza del suo lavoro.
Devo ammettere che questo cambiamento non mi dispiace, anche se credo che le attenzioni nei miei confronti rimarranno sempre e quasi nulle, ma come si dice, ci si abitua a tutto ed io mi sono abituata anche a questo.

“Buongiorno” rispondo, con un sorriso sforzato.

“Sono sicura che ti troverai bene qui. L’ambiente è completamente diverso e non avrai sicuramente problemi a trovare qualche amica con cui passare le giornate” dice mamma, porgendomi una tazza di the.

“Sì lo penso anch’io” dico mentre inzuppo un biscotto nel the.

“Io tra 20 minuti ho il primo cliente” dice papà, guardando la sua agenda degli appuntamenti. “Vado nel mio studio a preparare l’attrezzatura. In bocca al lupo tesoro. Buona giornata” mi da un bacio sulla fronte e saluta anche mamma con un sorriso smagliante. Non capisco se tra loro le cose si stiano veramente sistemando o se facciano tutte sceneggiate, facendomi credere che tutto vada a gonfie vele e, di conseguenza, prendendomi per il culo.

“Buona giornata a te papà” mi alzo da tavola e mi dirigo all’ingresso dove c’è un grandissimo specchio in cui posso guardare il mio aspetto. Metto un rossetto rosso scuro e prendo le chiavi della macchina e lo zaino.
“Mamma, io vado; non voglio arrivare in ritardo il primo giorno”

“Certo tesoro, ti auguro una buona giornata” mi sorride, anche se noto la sua preoccupazione.

La abbraccio. “Andrà tutto bene questa volta, me lo sento” dico per rassicurarla ed esco chiudendomi la porta alle spalle.
Salgo nella mia macchina che avevo già preparato nel vialetto d’ingresso e aspetto che il cancello automatico si apra. Mi immetto in strada e osservo la bellissima giornata di sole che si sta aprendo su Los Angeles: spero veramente che il tempo mi porti fortuna.
Il college dista circa 20 minuti di macchina da dove abito io. Il traffico è abbastanza scorrevole e arrivo al college in 15 minuti. Il parcheggio è abbastanza pieno di macchine. Parcheggio e scendo, avviandomi verso l’entrata; l’edificio è davvero enorme. Una scalinata porta a due porte di vetro che si aprono su una hall in cui penetra una luce spettacolare. Tutto l’edificio è vetrato quindi tutto è profondamente illuminato. Fortunatamente, all’entrata ci sono due cattedre con volantini di accoglienza e una mappa per evitare di perdersi. Seguo le indicazioni e mi dirigo verso gli armadietti così posso posare un po’ di cose e prendere solo il materiale per le prime due ore di lezione di filosofia antica.
“Sarà una palla” penso dentro di me e sorrido. Trovo il mio armadietto: Cheryl Moore. Rimango stupita dell’organizzazione di questo college: ogni armadietto ha affisso il suo nome, il numero di matricola assegnata e il corso di studi. Sbircio gli armadietti di fianco al mio: Lena Madison, Julie Myers, entrambe del mio corso. Capisco subito che le file di armadietti sono divise per corsi frequentati e che sono divisi tra femmine e maschi: il corridoio di fronte a dove mi trovo è affollato da maschi, mentre il “mio” da ragazze.
Appoggio lo zaino nel mio armadietto ed estraggo un quaderno nuovo ed un astuccio. Sento gli occhi di tutte le ragazze su di me, ma faccio finta di nulla per non iniziare le solite paranoie.

“Ciao, tu devi essere quella nuova del corso” sento una voce alla mia destra. Chiudo l’armadietto e vedo una ragazza bionda platino, occhi scuri, sorriso a 32 denti e fisico scolpito che mi guarda. “Io sono Julie Myers” mi porge la mano.

“Sì, sono io. Cheryl Moore” stringo la sua mano e ricambio il sorriso.

“Mi fa molto piacere conoscerti. Io sono una delle rappresentanti del nostro corso e sono stata informata dal rettore di una nuova ragazza. Ho informato i nostri compagni e i professori che ti faranno sentire la benvenuta!”

Bene, quindi già tutti sanno che avranno una nuova in corso. Evviva! “Grazie, sei molto gentile” fingo un sorriso smagliante. Questa mi sta già sulle palle. “E la ragazza vicina a me è sempre in corso con noi?”

“Sì, Lena. E’ un po’ strana come tipa, ma molto gentile. Eccola!”

Vedo arrivare una ragazza che sembra la mia metà: fisico slanciato, capelli tagliati a caschetto, neri corvini, occhi blu, truccata in modo pesante; indossa un paio di leggins neri ed una camicia nera.

“Ciao Lena!” esclama Julie, abbracciandola come fossero grandi amiche.

“Non serve che tu faccia finta di essere una delle mie migliori amiche di fronte alla ragazza nuova” Lena si scioglie dall’abbraccio, lasciando Julie impietrita e imbarazzata.

“Be..io devo andare…ad ascoltare le ultime comunicazioni! Ci vediamo in classe” ennesimo sorriso falso e Julie si dilegua.

Lena mi sorride guardandomi. “Mi sta proprio sulle palle. In fondo è buona, ma il suo atteggiamento non lo sopporto. Comunque piacere Lena”

Sorrido di cuore perché per la prima volta, in tutti gli anni di scuola che ho frequentato mi sento capita. “E’ stato il mio primo pensiero quando si è presentata. Piacere mio, Cheryl”

La campanella suona ed io aspetto che Lena prenda le sue cose. Vedo tutti gli studenti che si dirigono verso le loro aule. Lena chiude l’armadietto.

“La nostra aula è la terza del primo piano e rimane quella per tutte le lezioni” mi spiega Lena mentre saliamo le scale. “L’edificio non è complicato, basta che tu segui la cartina e trovi tutto”

“Ah ok, grazie mille per le spiegazioni perché mi sento veramente un pesce fuor d’acqua!

“Vedrai che ti ambienterai subito. In corso siamo in 40 quindi numeri piccoli e sono tutti ragazzi apposto…anzi, quasi tutti” Lena mi guarda e sorride, ma mi pare che qualcosa non vada.

“Eccoci” Lena apre la porta e vedo tutti i miei nuovi compagni.

“Buongiorno ragazze” annuncia il professore. “Come sapete già grazie all’intervento di Julie” il professore la indica e lei fa uno dei suoi sorrisi falsi “…c’è una nuova ragazza nel nostro corso. Buongiorno Signorina Moore” mi sorride e io ricambio il suo sorriso.

“Buongiorno professore”
Lena si siede di fianco ad un ragazzo e capisco che è il suo fidanzato visto che si stringono la mano e si guardano profondamente.

“Guarda c’è un posto vuoto nella terza fila di fianco al signor Langdon. Accomodati, sei la benvenuta”

Ringrazio e mi avvio verso il posto indicato dal professore che, effettivamente, è l’unico libero. Alzo lo sguardo mentre sposto la sedia per potermi sedere e incrocio quello di un ragazzo veramente bello, biondo, ricciolino, con un ciuffo che gli ricade sulla fronte; mi guarda profondamente e io non riesco a distogliere lo sguardo dal suo: sembra, anzi, è ipnotico.

“Bene ragazzi, cominciamo. Questo è il corso di filosofia antica, quindi tratterà le origini della filosofia, a partire dall’origine del suo nome, passando per i primi filosofi…”

Distolgo lo sguardo dopo essere stata “risvegliata” dal professore e mi siedo.

“Ciao bellezza” sobbalzo sentendo la sua voce in un sussurro per non farsi sentire dal professore. Rivolgo lo sguardo verso di lui che mi osserva e mi sorride son un sorriso mozzafiato.

“Ciao” rispondo con il cuore a mille. Non riesco a capire questa reazione visto che a me non importa nulla di nessuno e nessuno mi fa effetto.

“Come ti chiami?” mi chiede.
“Mi chiamo Cheryl”
“Piacere Cheryl, io sono Tate” mi porge la mano.
Stringo la sua mano. “Piacere mio”
Sorride di nuovo. “Sai, il tuo arrivo per me è come una ventata d’aria fresca”
Le sue parole mi lasciano stupita. Come fa a dire una cosa simile? “Come mai mi dici questo? Non ci conosciamo, ci siamo solo presentati”
“Lo dico perché appena ti ho vista ho capito subito che tu sei diversa, non sei come tutti questi pezzi di merda che ho in corso”
Le sue parole mi fanno emergere un sorriso amaro sulle labbra.
“Ho detto qualcosa che non va?” leggo nei suoi occhi la preoccupazione.
“No figurati, anzi. Hai colpito proprio nel segno. Io mi sono trasferita qui proprio perché avevo dei pezzi di merda in corso con me, quindi capisco benissimo” rimango in silenzio, rimanendo stupita del fatto che sto raccontando qualcosa di personale ad una persona di cui so appena il nome.
Sorride. “Proprio per questo ti dico che sei diversa. Appena ti ho vista, ho capito subito che c’era qualcosa che ci accomunava. E’ come se qualcuno con il tuo arrivo volesse farmi un regalo”
Ricambio il suo sorriso e arrossisco.

“Ragazzi, facciamo un po’ di silenzio? Dopo avete tutto il tempo per parlare. Dai, un minimo di attenzione” il professore riprende la sua spiegazione.

Mi volto verso Tate. “Parliamo dopo”
“Va bene, ogni ora abbiamo un quarto d’ora di pausa, quindi possiamo parlare un bel po’ e…” si avvicina al mio orecchio e sento il cuore battere ancora più forte. Percepisco il suo profumo, dolce, ma allo stesso tempo intenso, che colpisce in modo indelebile. “…ne abbiamo di tempo per scoprirci”
Ci voltiamo uno verso l’altro e sorridiamo.

Alzo lo sguardo mentre prendo una penna dal mio astuccio e vedo gli occhi di molti miei compagni su me e Tate. Noto anche lo sguardo di Lena. Tutti sembrano preoccupati, come se io fossi in grave pericolo. Non capisco. Io mi sento così capita da lui, anche se lo conosco da 10 minuti.

E’ come se mi volessero lanciare un messaggio, un avvertimento.

Perché?

 
 



Ciao bellezze!

Ho iniziato a scrivere una nuova FF; riprenderò presto anche le altre, ma in questo ultimo mese ho iniziato a guardare American Horror Story e che dire…me ne sono follemente innamorata. Questa storia si basa sulla prima stagione della serie TV, quella che vede per protagonista Tate Langdon, un bellissimo ragazzo, ma allo stesso tempo così misterioso.

Cosa nasconderà mai da far sì che i compagni siano preoccupati per Cheryl? Avete qualche idea?

Lasciatemi i vostri pareri, sempre ben accetti, per poter migliorare la scrittura o qualsiasi cosa voi riteniate opportuno.
A presto! :)
  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > American Horror Story / Vai alla pagina dell'autore: SpookySammie