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Autore: mattmary15    26/12/2014    1 recensioni
Ondine Marloren è la prima erede nella linea di successione al trono delle Terre Maggiori. Non ha mai veramente pensato che le potesse capitare la possibilità di salire sul trono. Lei non capisce la guerra scatenata per il potere ma si ritrova schiacciata tra la brama di potere di Julius Cain, rampollo della più nobile famiglia delle Terre Maggiori e la sete di giustizia del suo antico promesso sposo Leonard Valente. Chi scegliere tra i due? E cosa c'entra con loro una nave pirata comandata da uno spaccone di nome Silver? Se alla guerra civile aggiungiamo un misterioso tesoro chiamato 'Cuore del Mare' che apparteneva al popolo delle Sirene, i guai per Ondine sono assicurati... Volete seguirla in quest'avventura tra casate in lotta e mari in tempesta?
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Triangolo
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Capitolo 1
-Una proposta che non si può rifiutare-



L’odore della terra brulla sale fino alle finestre della torre nord del castello. Ha piovuto e le imposte sono rimaste aperte. Dal mio letto ascolto il rumore del mare scosso dal vento. E’ buio ormai e i corridoio del palazzo sono vuoti. Non si sente neppure più l’operoso passo delle cameriere e dei paggi di corte.
Tiro le gambe al petto e mi raggomitolo. L’inverno é passato ma fa ancora freddo. Prendo la lettera che é poggiata sul comodino e la rileggo alla luce della candela che brucia lì di fianco. La ripongo e stringo il ciondolo che porto al collo.
Mancano pochi giorni all’arrivo della nave ammiraglia dell’Alleanza e mi si sento sempre più triste. Il motivo é il più semplice e banale possibile per una del mio rango. L’ammiraglia porta una proposta di matrimonio. Non una proposta banale comunque. Non sono una ragazzina. I miei sedici anni, l’età che viene  considerata idonea per consentire ad un padre di fare convolare a nozze una figlia, sono passati da un bel pezzo. Mio padre non é stato mai molto desideroso di darmi in moglie e gli sono grata per questo. Non aspiro ad uno di quei matrimoni di convenienza che le altre ragazze di Terra Smeralda smaniano di fare. Certo, sarebbe un modo come un altro di andarsene da questo piccolo lembo di terra ai confini del mondo ma è il mio piccolo regno. Un regno talmente piccolo da non suscitare alcuna brama da parte di qualsivoglia altro regno dell’Alleanza. Mi fermo spesso a pensare all’Alleanza. Mi risulta sempre buffo riflettere sul modo in cui una parola dal significato tanto positivo serva a definire, in realtà, una sottile rete di compromessi che mantengono in equilibrio coloro che governano le ultime comunità di sopravvissuti. Mio padre ha spesso condannato il mio sarcasmo ma forse questo suo atteggiamento dipende dal fatto che a capo di questa Alleanza ci sia stato suo fratello fino a circa un anno fa. In realtà, come forma di governo, non ha funzionato male. Tutte le regioni hanno sempre convissuto in pace scambiandosi reciproci favori anche se ritengo che quelli ottenuti dalle regioni più prosperose non siano mai stati correttamente ricambiati a quelle meno fortunate. Del resto lo scioglimento dei ghiacci seguito ai tremendi cambiamenti climatici causati dallo sfruttamento di tutte le principali risorse del pianeta, oltre ad aver annientato un sistema economico, ha letteralmente sommerso la civiltà sviluppatasi fino alla ‘grande sciagura’ come la chiamano gli storici. Definirla sciagura comporterebbe come minimo che l’uomo ne sia stato vittima e non artefice. Ad ogni modo quando sono nata, la grande sciagura era già storia e i sopravvissuti avevano già avuto il tempo di riorganizzarsi. Le terre emerse erano di gran lunga meno ampie di quelle che gli uomini avevano avuto a disposizione prima per moltiplicarsi e prosperare ma anche la razza umana non era più tanto numerosa.
Sbuffo allontanando questi pensieri e torno a preoccuparmi del mio destino cambiato da quando lo zio Jered Marloren, signore dell’Alleanza, è morto. Il povero zio aveva seppellito da pochi mesi il suo unico figlio e se n’è andato senza lasciare neppure eredi illegittimi. In quanto figlia del suo fratello maggiore, io sono la prima nella linea di successione dopo, appunto, mio padre che non può più reclamare il titolo in quanto in giovane età ha abdicato proprio in suo favore. Quando il titolo di Governatore sia diventato ereditario, oltre che paragonabile a quello di Sovrano, è stato cancellato dai libri di storia. Viene tramandato solo che le terre emerse, ad un certo punto, entrarono in conflitto fra loro per il controllo delle rotte esterne. Fu eletto allora un Governatore che facesse fronte a quella che sembrava in procinto di diventare un’altra grande sciagura. La riuscita di questa iniziativa fu talmente efficace che il Governatore rimase in carica a vita e il diritto fu tramandato alla sua discendenza che godeva della stima di tutti i regni. Una volta, dopo la notizia della morte dello zio, ho sentito mio padre dire che ci sono delle vecchie leggi sulle elezioni del governatore. Ho evitato per un po’ che tutto ciò mi riguardasse. Ho provato a fingere che il fatto di essere l’erede del Governatore non avrebbe cambiato nulla ma ho capito subito che la mia era una pia illusione. Tutti i nobili di Terra Smeralda hanno cominciato a guardarmi diversamente.
Ho provato a confidare allora nella promessa di fidanzamento che mio padre ha fatto per me, quando ero una bambina di dieci anni, al figlio del re di Borea. Guardo il ciondolo che porto al collo. E’ un cristallo di neve ed é il simbolo della famiglia Valente i sovrani di Borea, il territorio più a nord tra le Terre Emerse. Me lo ha dato Leonard Valente, il maggiore dei figli di Victor Valente, in un giorno di settembre di molti anni fa.
Quel giorno, durante un viaggio che la mia famiglia aveva fatto a Borea, un ragazzo di sei anni più grande di me mi salvò la vita afferrandomi prima che cadessi in un burrone durante lo sciocco tentativo di prendere un uccellino da un nido in bilico su un ramo a strapiombo sul mare.
A quell’epoca ero una ragazzina e mi feci affascinare da un paio di occhi cobalto e dall’odore di terra bagnata che aveva quel ragazzo. Parlammo fino al tramonto e poi lui mi riaccompagnò al loro castello. Solo quando lo vidi allontanarsi con Victor Valente appresi il suo nome.
Gli anni però sono passati cambiando molte cose. Il periodo di pace e prosperità del governo della casata Marloren è stato interrotto dai giochi di potere della famiglia Cain.
I Cain abitano la Caucasia e sono tra le famiglie più ricche e nobili dell’Alleanza. Il loro motto è sempre stato ‘Controlla il mare e controlli la terra’ e pertanto hanno cominciato a costruire imponenti navi per solcare anche i mari più lontani dalle Terre Emerse. Questo li ha resi, se possibile, ancora più ricchi ed influenti nonostante la loro sia l’unica terra a non essere bagnata dal mare. O meglio, lo è ma non direttamente. La Caucasia è un altopiano circondato da elevate montagne. Il mare, per lo più, si infrange contro irte scogliere e i porti sono pochissimi. Comunque sono riusciti a prosperare e a comprare molti membri del consiglio dei nove. La spaccatura tra i fedeli ai Marloren e i prezzolati dai Cain è stata, alla fine, inevitabile.
La guerra vera e propria è cominciata pochi mesi dopo il mio quindicesimo compleanno ed è andata avanti per sette lunghi anni in cui la mia isola, troppo piccola persino per essere considerata un’alleata e dislocata rispetto al vero asse degli scontri per avere un qualche valore strategico, è stata risparmiata dagli orrori delle battaglie. Alla morte di mio cugino ho saputo che Leonard Valente ha assunto il comando della resistenza contro la rivolta della famiglia Cain. Questo mi ha inorgoglita e mi ha spinta a prendere a cuore la sorte del mio antico salvatore ma mi ha resa consapevole che un ipotetico futuro insieme è inevitabilmente compromesso.
La mia matrigna, Jenevieve, ride delle mie preoccupazioni e crede che ciò che provo per Leonard non sia un  vero sentimento d’amore. Stringo più forte il ciondolo e penso che forse ha ragione. Non ho più rivisto il signore del nord da quel giorno di settembre e mi chiedo se lui non abbia già incontrato una donna da amare e condurre all’altare. In fondo che valore può avere una promessa fatta ad una ragazzina mai più incontrata?
Mi alzo e raggiungo la finestra aperta. Le luci del porto brillano come coralli quando vengono esposti alla  luce del sole. I piedi nudi sul pavimento mi danno un brivido e mi stringo nello scialle che ho messo sulle spalle. Nonostante Terra Smeralda sia un’isola piccolissima, non ho mai visto il mare se non da lontano. Mio padre mi ha raccontato molte volte come ha perso mia madre in mare e di quanto teme che possa accadere anche a me qualcosa di brutto. Questo mi ha portata ad avere paura del mare e, allo stesso tempo, ad esserne attratta. Guardo la cinta di mura che mio padre ha fatto costruire intorno al palazzo. Anticamente le mura venivano alzate per tenere lontano invasori e briganti. Nel caso del nostro castello tiene lontano il mare. Mio padre dice che il mare contiene molte cose meravigliose e molte cose orribili.
Adesso, mentre posso già immaginare all’orizzonte la nave di Iulius Cain che fa rotta verso la mia isola per chiedere la mia mano, vorrei non avere riso delle fobie di mio padre e che queste mura fossero in grado non solo di infrangere le onde del mare ma anche le navi invincibili della famiglia Cain.
Come faccio sempre quando mi sento giù di morale, intono una canzone. Non so dove ho imparato queste melodie che mi rasserenano tanto ma, tra le tante che conosco a memoria, ce n’é una che mi scalda il cuore. Parla di una storia d’amore tra un’onda e un raggio di sole. Affido le parole al vento sperando che una qualche divinità benevola mi riservi la stessa sorte dell’onda destinata a ricongiungersi, alla fine del canto, al raggio di sole.


Il leggero rollio della nave ha fatto scivolare nel sonno tutta la ciurma.  Solo io resto sveglio senza poter riposare. Non dormo da giorni. Neanche la stanchezza ha potuto vincere l’ansia. Quello per cui ho viaggiato tanto a lungo richiede concentrazione e una buona dose di energia e, nonostante questa consapevolezza, non posso dormire. La luna splende alta nel cielo stellato mentre la nave segue una rotta ben precisa. Naviga verso Punta Perla il porto più a sud di Terra Smeralda sede del palazzo di Lord Acheron Marloren, fratello del defunto governatore. Il compito della Carnival, splendida nave che non batte alcuna bandiera dei nove regni, è raggiungere Punta Perla prima dell’ammiraglia dell’Alleanza. Non si tratta certo di una competizione fine a se stessa. L’ammiraglia ospita a bordo Iulius Cain, l’erede della famiglia che ha scatenato la guerra tra la vecchia guardia dei nobili e la nuova. Tra Iulius Cain e il potere ormai si frappongono solo due ostacoli: il fronte della resistenza guidato da Leonard Valente e Ondine Marloren l’unica erede legittima che sia rimasta all’Alleanza. Per eliminare il fronte della resistenza deve uccidere Leonard Valente. Per eliminare l’ultima erede dei Marloren, invece, deve solamente sposarla. In questo modo legittimerebbe ogni sua pretesa a prendere il posto che già ricopre grazie ad una sorta di colpo di stato.
A questo punto della storia, più o meno, entra in gioco la Carnival. Il suo compito era quello di raggiungere la principessa in tempo per condurla al suo promesso sposo. Una volta congiunti la principessa al fronte della resistenza, molti dei nove regni sarebbero tornati fedeli ai Marloren e la guerra sarebbe finalmente finita.
Peccato che una furiosa tempesta mi abbia fatto perdere quasi un giorno di navigazione. Cain deve essere già arrivato a Punta Perla. Nel migliore dei casi ha preso il controllo dell’isola. Non voglio neppure pensare a cosa è accaduto se Lord Acheron ha fatto resistenza. Forse il regno è già stato dato alle fiamme.
Inutile torturarsi, all’alba saremo lì. Torno sottocoperta. Apro la porta della mia cabina e li vedo. Uno disteso sulla mia poltrona di velluto rosso con i piedi su uno sgabello. Si è addormentato con un libro sulle gambe. Alaric il più piccolo dei gemelli Verier. L’altro russa disteso sulle assi del pavimento con una delle mani sempre stretta nell’ascia che di solito porta in spalla. Ullric, il maggiore dei gemelli Verier.
Scavalco Ullric facendo attenzione a non svegliarlo. E’ il mio migliore amico ma so quanto possa essere odioso se svegliato di soprassalto. Raggiungo lo scrittoio e osservo la carta nautica. In rosso sono segnati i regni che appoggiano i Cain. Oltre alla Caucasia, in rosso sulla cartina sono segnate Lumen e l’annessa Silpheria. Lumen è la capitale del governatorato. E’ caduta in mano ai Cain senza che i suoi nobili se ne rendessero conto o facessero resistenza alcuna. Silpheria è la terra dei boschi. Il suo legno serve a fornire la materia prima necessaria per le navi. C’è una sola grande città nel regno delle foreste: Arbor ed è governata dalla famiglia Stein. Gli Stein sono gente furba, commercianti di natura. Non amano i Cain ma sanno che questi ultimi avrebbero preferito bruciare l’intero regno piuttosto che vederli fornire il legno ai Valente. Così si sono limitati a vendere al migliore offerente e i Cain sono sempre il migliore offerente.
In rosso c’è anche Farenheit, la terra del fuoco. La chiamano così perché è la regione più calda che ci sia tra quelle emerse. Sono governate da Lady Fringe. Quella donna ha seppellito due mariti e si è schierata subito quando ha capito quale fosse la fazione più forte. Detestabile e bellissima.
Sulla stessa cartina, in blu, sono disegnate le terre dei regni che conducono la resistenza. Oltre alla Borea, la terra dei Valente, non molto grande e situata a nord tra le terre emerse, ci sono la Tirrenia e Terra Smeralda. La Tirrenia è un agglomerato di isole governato dai Fosters. Anche la famiglia Fosters si è schierata subito e questo gli ha fatto onore poiché non governano un regno né ricco, né bene armato. Tuttavia è un regno estremamente frammentato. Non fai in tempo a conquistare un atollo che la popolazione si è spostata su quello vicino. Inoltre la gente delle isole della Tirrenia è coraggiosa e dura a morire.
Terra Smeralda è segnata in blu sulla mappa ma lord Acheron non si è mai realmente schierato con i ribelli. Si è mantenuto ufficialmente neutrale dalla morte di lord Jered nonostante sia divenuto una sorta di porto franco per le navi della resistenza. A questo pensiero, sorrido. Non si può davvero dire che la resistenza abbia ancora delle navi. Se si esclude la Carnival, che tra l’altro a tutti gli effetti è una nave pirata, la resistenza vanta davvero poche imbarcazioni che possano competere in forza e velocità con quelle dei Cain.
Giocherello con gli strumenti di navigazione sulle due aree ancora grigie. Una è la terra di Trophen della famiglia Picket e l’altra e Sphira. Trophen è la terra più ad ovest tra quelle emerse ed è battuta da venti fortissimi. Per questo motivo le navi non possono attraccare a Trophen e attaccarla risulta difficilissimo. Almeno via mare. Alcune carte riportano uno stretto lembo di terra che la collegherebbe a Sphira ma il regno fantasma è stato cancellato molti anni fa dalle mappe. Mi tocco la spalla destra che mi duole quando il vento sta per cambiare. La voce di Ullric mi coglie di sorpresa. -Non dormi?-
-Lo farei, se potessi.- rispondo sinceramente. Con Ullric non ho mai avuto bisogni di fingere niente.
-Dovresti riposare almeno un po’, Silver.- mi dice senza lasciare l’ascia.
-Credo che lo farò quando avremo portato sulla nave Ondine Marloren.- Rispondo senza mostrare stanchezza.
-E al riguardo come ti senti?- chiede a bruciapelo guardandomi negli occhi. Quando fa così è perché teme che svincolerò sulla risposta.
-Non sento niente.- dico sincero una volta di più. Il suo sguardo è quello di chi non sa se essere felice o triste della risposta ricevuta così mi sento di dover aggiungere qualcosa. -Sto bene.- Gli dico lasciandomi andare sulla sedia.
-Se lo dici tu! Sappi però che io la penso esattamente come quando siamo partiti. Non approvo la tua scelta.- Per fortuna la sua amicizia arriva al punto che le sue contestazioni sui miei atteggiamenti sono solo verbali. Una volta siamo finiti in un’imboscata per colpa della mia ostinazione a non voler accettare alcuni dei suoi consigli buoni solo per farsi ammazzare e lui si è battuto come un leone dicendomi improperi per tutto il tempo. Una scena davvero ridicola se non avessimo rischiato di finire uccisi. Adoro Ullric e stravedo per suo fratello Alaric che ha la pazienza di sopportarci entrambi dato che io e Ullric, insieme, dimostriamo le qualità di un adolescente. Per lui, così intelligente e pacato, convivere con noi deve essere un vero inferno. Alaric e Ullric sono i figli del generale Verier. La sua famiglia è sempre stata al servizio del governatorato. Quando è scoppiata la guerra hanno provato a convincere il padre a schierarsi con i Valente ma non ci sono riusciti. Probabilmente il loro padre ha pensato che per proteggere la sua famiglia e la sua posizione sociale, fosse più saggio passare dalla parte di Cain. Ullric non avrebbe lasciato Leonard Valente neppure in punto di morte e il suo gemello non ha avuto esitazione nel seguirlo. Ora sono considerati due traditori e quel che è peggio è che Iulius Cain ha scelto il loro fratello maggiore, Elric, come suo primo ufficiale. Una situazione orribile. Ancora una volta la voce di Ullric mi riporta alla realtà.
-Davvero Silver, devi dormire. Sembri uno straccio.- Annuisco e vado a stendermi sul mio letto. Se non fingo almeno di riposare continuerà a martellarmi. Chiudo gli occhi e mi lascio cullare dalla Carnival. Conosco il mare più di me stesso e ho quasi la sensazione che stia facendo rullare la nave apposta per farci dormire tutti. Mi rilasso e, per una manciata di minuti, mi sembra che, insieme al rumore delle onde e al canto dei gabbiani, qualcos’altro aleggi nell’aria. Un canto. La stanchezza mi sta facendo davvero un brutto scherzo. Mi volto verso la parete della nave e mi sforzo, una volta di più, di riposare.


Sono uscita di nascosto. Se lego i capelli e li infilo nella cuffietta che portano le mie cameriere, non sono molto diversa da una di loro. Non porto mai abiti appariscenti. Del resto le ragazze di qui non vestono come quelle di Lumen o di Farenheit. Cammino per il borgo dei commercianti prima che le botteghe siano aperte. Qui è bellissimo. Almeno per me. L’odore del pane fatto in casa che esce dalle finestre, i colorati agrumeti che costeggiano le vie più basse, le tende fatte di conchiglie che tintinnano al minimo soffio di vento. Ogni cosa ha un colore acceso e brillante. Persino il carattere delle persone. Puoi incrociare Mathilda, la sarta, che tutti i giorni sceglie un colore per il suo bazar. Oggi deve essere il giorno del verde perché tutte le stoffe stese sulla bancarella sfoggiano le mille varianti di questo colore. Oppure Sam uno dei tanti commercianti di pesce che li ordina nelle vasche in base alla dimensione. I più piccoli a destra e, mano a mano che si va verso sinistra, i giganteschi dall’altro lato. O ancora Lucy  che vende il sapone e ti fa provare le varie fragranze diffondendo nell’aria le mille bolle profumate in cui puoi vedere l’arcobaleno. Al centro della piazza di Punta Perla si intersecano le quattro strade principali della cittadina. Due di esse degradano verso il porto e io le evito sempre. Scendo per la via dei commercianti e risalgo per quella dei mestieri fino al castello. Al centro della piazza ci sono la taverna di Olly che cucina i piatti più buoni del mondo e la locanda di Lola. Lì non ci sono mai entrata. I soldati ne parlano tantissimo. Dicono che ci sono un sacco di bellissime ragazze. Quando si tengono feste particolarmente allegre, mio padre convoca Lola e le chiede di far esibire le sue ballerine nel giardino del castello. Jenevieve dice che è una cosa scandalosa. Io le trovo tutte stupende. Vorrei essere come loro e non come le timide ed insicure ancelle di corte. Siccome lavorano tutte di sera, la mattina sono in giro nella via dei commercianti a ridere e spendere i loro soldi. E’ buffo. Io sono ricca ma non ho una moneta da scambiare con le merci esposte in questi negozi che mi piacciono tanto. Loro sono definite povere eppure, ai miei occhi, hanno così tanto. Risalgo per la via dei mestieri e mi fermo nei pressi della fucina del fabbro. Dopo la grande sciagura, il metallo ha cominciato a scarseggiare. Ludwill per lo più ripara oggetti. E’ raro che forgi nuove cose ma io adoro lo stesso guardarlo mentre riaffila vecchie spade. Inoltre Ludwill è sempre di ottimo umore. Infatti eccolo che mi vede e solleva una delle sue enormi braccia per salutarmi. -Didi, buongiorno! Mi hai portato le focaccine oggi?-
Anche se il nomignolo che usa per chiamarmi è quello che usava mia madre, io sono contenta che lo utilizzi. A parte lui, solo mio padre, Nana la mia governante e Cloe la mia migliore amica mi chiamano così. Insomma solo le persone che mi vogliono davvero bene e a cui io sono particolarmente legata.
-Ecco le tue focaccine.- dico porgendogli un involto bianco.
-Didi, io ti adoro lo sai?-
-Lo so. E tu sai perché sono qui?- chiedo a Ludwill che quasi si strozza con un boccone troppo grande.
-La tua pratica con la spada.- mi dice tirando fuori una scatola da sotto un piano di lavoro. –Tieni. Per te.-
Apro la scatola e mi manca quasi il fiato. Una splendida spada di un metallo leggero e luminoso con un’elsa fine e lavorata a forma di sirena. –E’ bellissima!-
-E’ titanio. Il metallo più leggero e resistente che ci è rimasto. Difficile da trovare in giro e da lavorare. Per te ho fatto un piccolo capolavoro, Didi. Vedrai quanto è bella da maneggiare.-
-Ludwill, non ho denaro per comprarla.- dico immediatamente.
-Non farmi ridere, principessa!- esclama lui e io credo che una frase del genere detta da me deve suonare davvero ridicola, finanche offensiva. Lui mi mette una mano sulla spalla. –Sai quanto costano al mercato queste focacce? E tu me le porti da anni. Siamo a malapena pari.-
Mi si riempiono gli occhi di lacrime. Ludwill conosceva mia madre. Le voleva bene. L’ho scoperto intrufolandomi una volta nel retro della sua bottega. Credo che io gliela ricordi molto e forse é per questo che è infinitamente gentile con me.
–Allora proviamola subito.- gli dico asciugandomi gli occhi. Sto per prendere la spada quando lui richiude di colpo la scatola e mi tira dentro la bottega. Mi volto e vedo che la piazza è piena di soldati. Alcuni hanno la divisa verde di Terra Smeralda altri ne portano una dorata e sono più numerosi. Sento la mano di Ludwill che mi tiene ancora stretta a sé.
–Non guardare la strada, non dire una parola.-
-Chi sono quelli?- chiedo senza accorgermi di aver afferrato la grossa mano di Ludwill tra le mie.
-Dovresti saperlo, Didi. Sono l’esercito dell’Alleanza. Non sono qui per te?- Le parole di Ludwill mi fanno male al cuore. Stamattina, quando sono uscita di nascosto non ho affatto pensato che avrei potuto trovarli già in città. Questo significa che oggi potrebbe essere l’ultimo giorno che passo a Terra Smeralda. Scuoto il capo per scacciare questo pensiero. Mio padre non lo permetterà. Mi divincolo dalla stretta di Ludwill e scappo dal retro verso la direzione opposta a quella in cui vanno le guardie. Loro salgono verso il castello e io corro verso la piazza. Solo quando sono a pochi metri dalla fine della strada mi accorgo che c’è ancora un soldato che indugia vicino alla fontana. Ha dei lunghi capelli biondi che scendono fin sulle spalle. Una delle mani accarezza l’elsa della spada che porta al fianco. Indossa la divisa dorata di Lumen e sembra splendere sotto il sole alto di Punta Perla. Solo in quel momento mi rendo conto che ho lasciato il dono del fabbro nella sua fucina. Mi guardo indietro. Se l’avessi avuto con me che avrei fatto? Sguainato la spada e sfidato il soldato? E perché poi? Si sistema uno stivale e sta per voltarsi. Perché mi fa paura? E anche se mi vedesse? Per lui non potrei essere una delle donnine allegre di Lola? Mi tornano in mente le parole di Ludwill sul fatto che sono lì per me. Mi calmo e mi dico che devo fare finta di nulla. Cammino dritta verso la fontana mentre il soldato risale verso la via dei mestieri. Ha un portamento altero. Io devo sembrargli una ragazzina insignificante. E’ a meno di un paio di metri quando mi accorgo che i suoi occhi sembrano rilucere, come il resto della sua persona, del colore del miele caldo. Volto lo sguardo e lo supero. Lui si ferma. Lo avverto chiaramente. Quando si gira a sua volta però, io non sono più alla sua vista. Una figura ammantata mi ha trascinata dentro una casa.
–Ehi!- faccio per protestare e mi volto. Mi accorgo solo adesso che sono nell’unico posto di Punta Perla in cui non ho mai messo piede, la locanda di Lola.
-Se i nobili perdono anche le buone maniere cosa resterà loro?- squittisce una voce allegra. Appartiene ad una donna alta e prosperosa dai lunghi capelli corvini e dagli occhi di un verde bellissimo.
-Mi sta insultando, signora?- dico risultando ridicola per la seconda volta in meno di un’ora dopo la mia battuta sul denaro fatta a Ludwill. E’ chiaro che nessuna delle donne presenti in questa stanza, si è mai sentita chiamare ‘signora’ e infatti ridono tutte.
-Chiedo scusa. Ammetto che le sue buone maniere sono impeccabili, principessa. Forse è il suo abbigliamento a non essere all’altezza.- dice sorridendo della cuffietta nei miei capelli. Perfetto, loro sono tutte supersexy e io devo sembrare una spennatrice di polli.
-Se sembrare una cameriera mi consente di uscire dal palazzo liberamente, allora non m’importa d’avere un aspetto poco attraente.- dico incrociando le braccia. La donna si mette le mani sui fianchi e piega la testa di lato. Mi chiedo quante cose riesca ad ottenere con quel semplice movimento del capo dato che io la trovo irresistibile e mi appunto quel gesto nella mia lista di cose da ricordare ad ogni costo.
-La libertà può avere un prezzo molto alto, principessa.- mi dice all’improvviso con un cipiglio serio e i suoi occhi verdi guizzano – Non credo che le avrebbe fatto piacere, comunque, attaccare bottone con Iulius Cain.-
A quelle parole comprendo la sensazione di profondo disagio che mi ha colta nella piazza alla vista di quell’uomo e, improvvisamente, sono grata a questa donna di avermi trascinata qui dentro. Lei sorride come se avesse letto il mio sollievo sul mio viso.
– Io mi chiamo Lola. Gestisco questa modesta baracca. E’ un onore per tutte noi conoscerla, Principessa Ondine.-
Io faccio un leggero inchino più che altro per dissimulare lo stupore. Questa è Lola? Un’affascinante ragazza di non più di trent’anni? E io che mi immaginavo una di quelle vecchie maitresse grassocce e truccatissime di cui si legge nei libri di storia.
– Il mio nome è Ondine. Ma potete chiamarmi Didi.- Non so perché l’ho detto. Non devo essere sembrata molto principesca. Invece, a quel commento, tutte le ragazze mi vengono intorno. Chi mi bacia su una guancia, chi fa un piccolo inchino, chi mi prende la mano. Tutte sorridono e mi chiamano Didi. Nel giro di un’ora siamo sedute in cerchio al piano di sopra. Mi hanno vestita, truccata e pettinata. Mi guardo allo specchio e mi trovo bellissima. Mai stata tanto bella neanche con gli abiti che mio zio mi mandava da Lumen. La campana del tempio suona e mi rendo conto che si è fatto davvero tardi.
-Credo sia ora che tu vada. Soprattutto se Cain ha chiesto di vederti.- dice distrattamente Lola e il pensiero mi colpisce come una lama. Che può essere successo se ha chiesto di me e non mi hanno trovata nella mia stanza? Mi cambio e mi strucco. Saluto le ragazze del Tortuga, perché si chiama così la taverna di Lola, e corro risalendo la via dei commercianti. Ci metterò più tempo a tornare al castello ma mi confonderò tra la folla del mercato che a quest’ora è aperto. Quando raggiungo le mura di cinta vengo tirata dietro la siepe. Oggi tutti hanno deciso che il gioco più bello del mondo è strattonarmi da qualche parte. Mi volto e vedo Cloe, la mia migliore amica, l’unica amica in effetti che ho che mi guarda con aria di rimprovero.
– Sai che ho dovuto inventarmi per nascondere la tua scappatella?- Le sue parole mi fanno capire che almeno non sono stata scoperta.
-Scusami, Cloe.-
-Sì, come no! Ho dovuto riempire la tua vasca di acqua calda e fredda. Due volte! Sai? La cura della tua pelle viene come prima cosa per te!- dice buttando gli occhi al cielo. Cloe è la mia cameriera. Tutte le cuffiette che rubo per uscire dal castello sono sue. Ma è anche la mia unica amica, l’unica cui abbia mai confidato i miei sentimenti riguardo a quello che sta succedendo, alla proposta di matrimonio di Cain e ai miei sentimenti su Valente. In effetti siamo coetanee, Cloe ha due anni meno di me.  La sua famiglia serve al castello da cinque generazioni. In effetti pare che così come i titoli più importanti siano diventati ereditari, anche i mestieri, ad un certo punto della storia dopo la grande sciagura, lo sono divenuti. Così Cloe è una cameriera anche se avrebbe potuto essere un ottimo ingegnere, Mathilda fa la sarta e Olly il cuoco. Tuttavia ci sono anche eccezioni alla regola. Nana, la mia governante, non è figlia di persone che facevano lo stesso mestiere. Da quel poco che ne so, è stata accolta da mio padre dopo aver subito una specie di processo a Lumen. Mia madre l’adorava e ciò le ha salvato la vita. L’altra eccezione è Ludwill. Non è sempre stato un fabbro. Ho a malapena scoperto che fosse un guerriero. Che tipo di guerriero non lo so. Cloe mi trascina per corridoi che conosciamo solo noi due e le guardie più anziane. Alla fine raggiungiamo le mie stanze. Mi fa togliere l’abito di lino color lavanda e mi indica il letto.
– Iulius Cain te l’ha portato in dono. Gradirebbe che lo indossassi per il rinfresco di oggi pomeriggio.-
L’abito color oro è decorato con decine e decine di perle. Lo trovo uno schiaffo alla miseria che da anni tormenta le isole più occidentali delle terre emerse di cui Terra Smeralda è la più vicina al Continente, la terra emersa più grande che sia rimasta all’umanità composta dai due regni di Lumen e Silpheria.
-Non metterò quell’abito. Prendimi il vestito blu.- dico toccandomi i capelli biondi che le ragazze del Tortuga hanno sistemato in boccoli intrecciati a nastri azzurri.
-Tu e Iulius Cain non state partendo col piede giusto, Didi.- mi dice Cloe che è dotata di notevole senso pratico per cui oltre ad essere un ottimo ingegnere, potrebbe essere un eccezionale diplomatico.
-E’ proprio quello che voglio. Non sono la sua fidanzata.-
-Non ancora!- mi rimbecca Cloe.
-Non finché mio padre non acconsente alla sua richiesta!- insisto io. Sono una grande sostenitrice di mio padre. Nel suo ruolo di governatore di Terra Smeralda non l’ho mai sentito emettere una sentenza che non mi sembrasse giusta. Spero non cominci a deludere le mie aspettative proprio stasera. Cloe mi mette l’abito blu e mi lascia al collo il ciondolo a forma di cristallo di neve. Poi mi guarda i capelli.
–Mi sembra che tu sia già pettinata a dovere se vuoi scandalizzare la corte.-
-Lascia stare i miei capelli. Dimmi piuttosto. Hai avuto modo di sapere qualcosa di più su questo Cain?- Cloe ci pensa un attimo su e sorride.
-Gli ho dato una sbirciata da dietro le tende. Mi sembra un bell’uomo.- dice mentre la interrompo.
-Bello quanto inquietante!- dico io guardandomi allo specchio.
-Jenevieve lo adora e credo che lo terrà impegnato fino a che non ti deciderai a scendere di sotto.-
-E mio padre?- chiedo un po’ preoccupata. Finora mio padre è riuscito a rimanere fuori dagli affari di Lumen. Da quando è morta mia madre, odia lasciare Terra Smeralda. In vero odia anche i nobili di Lumen tanto che ha permesso che l’isola diventasse un punto di rifornimento per le navi della resistenza.
-Tuo padre lo ha a stento salutato. Se hanno parlato, non l’hanno fatto in pubblico.- Il tono di Cloe si è fatto serio. Decido che è giunto il momento di scendere. Percorro il corridoio a testa alta. Non voglio dare alla corte l’impressione di essere l’agnello scelto per il sacrificio ad un dio da placare. Il salone è stato addobbato a festa. I candelieri accesi fino all’ultimo lumino. Le finestre tutte aperte. La musica è quella delle occasioni solenni. Mi preparo a scendere l’ultima rampa di scale quando vedo Jenevieve. E’ stupenda. Lei ha accettato di indossare l’abito di Lumen che Cain ha portato per lei. Mi guarda con occhi di rimprovero perché sa che quello che indosso non è l’abito che ha portato per me Iulius Cain? O perché ricorda che il blu è il colore della Boeria, il colore dello stendardo della rivolta? Sono certa che la mano tesa verso di me indichi che anche lei ha saputo del gioco che va di moda oggi e vuole strattonarmi da qualche parte, così agisco per prima e mi defilo in un corridoio. Lei, al sicuro da occhi indiscreti, diventa isterica. Povera Jenevieve. Lei mi vuole bene. Non è la matrigna delle favole. E’ sinceramente affezionata a me, solo mi ritiene inadeguata. Crede che mio padre avrebbe meritato una figlia furba come Cloe.
-Dei, come ti sei conciata? Cloe non ti ha dato il vestito che Iulius ha portato per te?-
-Iulius?- chiedo ironizzando sulla confidenza che già si è presa nei confronti dell’ammiraglio Cain e, in tutta risposta, mento –Il vestito non mi stava.-
-Non è una buona giustificazione per indossare uno straccio!-
-E’ uno dei miei vestiti più belli!- dico e lei strabuzza gli occhi.
-Gli farai credere che siamo degli straccioni! E poi è così, così…- squittisce come Lola ora e mi viene da ridere. Così l’aiuto a terminare la frase.
-Così blu?- Lei alza le mani al cielo e mi toglie il ciondolo.
-Questo lo metti in tasca, signorina! E i tuoi capelli! Saremo fortunati se vorrà ancora sposarti dopo stasera.- conclude scendendo e andando incontro a mio padre con una faccia che è tutto un programma. Io la seguo e, non appena lui mi vede, sorride e mi fa cenno con le labbra che sono bellissima. Divento fiera e cerco lo sguardo arrabbiato di Cain. E’ in mezzo al salone. Sorride bellissimo in un completo bianco e mi guarda. Non sembra per nulla arrabbiato come temeva Jenevieve o come speravo io. Il disappunto mi blocca quando mancano pochi scalini. Lui mi viene incontro e mi tende la mano.
-Parlavano della sua bellezza. Mentivano.- dice ed io mi irrigidisco –Mentivano. La sua bellezza, Ondine, non è descrivibile. Lei è…- si interrompe e mi guarda fisso negli occhi. Io penso che dovrebbe dire ‘blu’ ma rimango zitta. Se sono vere le cose che raccontano di Iulius Cain sto già rischiando di far fucilare tutta la corte.- Lei è magnifica.- conclude. Lascio che mi prenda la mano e lui la stringe forte al punto che sento dolore. Ora capisco che non sorrideva compiaciuto. Sorrideva per nascondere la rabbia. Somiglia ad una di quelle piante che sembrano tanto belle e poi si rivelano tanto letali. Mi conduce al centro del salone e fa cenno al quartetto d’archi che può dare inizio alle danze. Non si è degnato di chiedere l’assenso di mio padre. Quest’uomo crede di essere già Governatore. Ma non è la sua presunzione ad infastidirmi. Mi risulta sgradevole per motivi che in questo momento non riesco a definire. Balliamo per alcuni minuti poi mio padre ci interrompe e mi reclama per il ballo successivo. Tocca a Jenevieve intrattenere ancora l’ammiraglio.
-Vuoi dirmi anche tu che ho esagerato?- chiedo a mio padre.
-Mia cara sei talmente bella che non ti può essere rimproverato alcunché stasera. Tuttavia se non l’hai notato, sei l’unica persona stasera ad aver indossato abiti dal colore blu. Mi piacciono i tuoi capelli. Ti ha pettinata Cloe?- Dato che credo di aver già messo mio padre in una posizione scomoda per la scelta del vestito, decido di omettere che mi sono lasciata pettinare dalle ragazze della locanda. Annuisco.
-Papà, non mi lascerai sposare Cain, vero?- chiedo perché voglio sgombrare il campo dalla mia prima preoccupazione.
-Non stasera, mia cara. Tuttavia, quando la festa sarà finita, voglio che vieni da me. Devo parlarti di una cosa importante.- La musica termina e Jenevieve annuncia che possiamo passare al ricevimento. Io prego perché il tempo scorra più veloce stasera. Qualunque sia la cosa importante di cui mio padre vuole parlarmi, mi riguarda. Riguarda Iulius Cain e non mi piace.
 

Come mi aspettavo, l’ammiraglia dell’Alleanza è già nel porto di Punta Perla. Io avevo un piano semplice. Sbarcare a qualche miglio dalla costa, raggiungere la riva con il favore della notte, entrare nel castello, prendere la principessa e tornare sulla Carnival. Alaric però ritiene che le probabilità di riuscita del mio piano siano vicine allo zero. Me lo conferma il fatto che Ullric lo trovasse geniale. Chiedo ad Alaric di spiegarci le alternative. Mentre lui parla, Ullric sbuffa. E’ incredibile quanto i due gemelli siano simili fuori e completamente diversi dentro. Tanto uno ragiona, quanto l’altro mena le mani. Di norma sto con Ullric ma stavolta si tratta di portare a bordo una gentil donzella e credo che l’approccio di Alaric sia più costruttivo.
– Il piano, in pratica, è semplice. Stasera, al castello si tiene il ricevimento in onore dell’ammiraglio ma la vera festa è domani. Iulius Cain ha portato cibo, doni e musici da Lumen per quella che dovrebbe essere la sua festa di fidanzamento. Noi ci intrufoliamo nel castello in mezzo alle persone che fanno parte dell’organizzazione della festa. Non baderanno a tutti coloro che fanno avanti e indietro la dentro.-
-Non ne sarei così sicuro.- interviene Ullric – Hanno portato un’intera squadriglia di soldati. Si aspettano qualche inconveniente, no?- Io annuisco.
-Aspettano la Carnival ma noi non arriveremo sotto mentite spoglie!- dice con tono allegro e capisco immediatamente a cosa si riferisce. Anche Ullric lo capisce perché si mette a sbraitare.
-No, no e poi no. Non mi faro tirare dentro un altro travestimento. Soprattutto in uno di quei suoi tipici travestimenti!- esclama urlando e sottolineando la parola ‘suoi’.
-O si fa a modo mio e ne usciamo tutti sani, salvi e con la principessa al seguito oppure si fa irruzione e si rischia di non riuscire a tornare a casa.- conclude Alaric.
La votazione è inutile e ci ritroviamo a camminare per le strade di Punta Perla con i cappucci tirati sulla testa. Quando raggiungiamo il ‘Tortuga’, dal rumore che si sente lì dentro, capiamo che la serata è già cominciata. Apro la porta e una musica allegra ci da il benvenuto. Una ragazza procace si avvicina subito ad Alaric che, tra noi, è quello con l’aspetto più gentile e generoso. Soprattutto molto generoso. La ragazza non fa in tempo ad abbordare nessuno di noi tre dato che la voce della direttrice del salone la richiama.
-Me ne occupo io, cara. Tu torna al bancone. Voi giovanotti invece seguitemi, di sopra vi aspetta una sorpresa speciale.- conclude la donna vestita di rosso che risponde al nome di Lola, signora del Tortuga.
La seguiamo fino alla porta in fondo al corridoio del piano superiore dove ci sono due uomini armati fino ai denti e dalla stazza robusta che ci chiedono di lasciar loro tutte le armi in nostro possesso.
-Oh, andiamo!- esclama Ullric –E’ davvero necessaria tutte questa… storia?-
Io guardo Lola negli occhi e capisco che lo è. Sfilo dalla cintura la spada e dallo stivale il coltello. Alaric lascia il bastone che si porta dietro di solito e Ullric sbuffa ancora per lasciare andare l’ascia. Completamente ripuliti entriamo nella stanza privata di Lola e la porta si chiude dietro di noi. La nostra ospite sparisce dietro ad un separé e ci invita a sedere ad un tavolo verde dove, oltre alle carte da gioco, stanno una bottiglia di rum e quattro bicchieri. L’abito di Lola fa un volo fino al letto.
-Potresti risparmiarci lo spogliarello almeno?- urla Ullric mentre Alaric ride.
-No. Ve lo meritate perché siete in ritardo, signori!- risponde la figura nascosta dietro il separé anche se la sua voce non somiglia più allo squittio di un topolino. Dopo pochi istanti un giovane uomo dai riccioli neri e occhi verdi e brillanti, avanza verso di noi e si siede al tavolo.
-E’ un piacere rivederti Lawrence.- dice Alaric porgendogli una mano che l’altro stringe.
-Anche per me lo è rivedere te. Molto meno rivedere il grugno maleducato di tuo fratello. Vedo che non ha ancora imparato come trattare una donna!-
-Tu non sei una donna.- Interviene un Ullric a livelli storici di malumore. Questo è il momento in cui devo intervenire.
-Smettila Ullric o ti sentirà tutta Terra Smeralda!- faccio per zittirlo. Lawrence è un tipo a posto. Un gran mascalzone ma fedele alla causa. Ha perso i suoi genitori e sua sorella in guerra. Per vendicarsi ha messo su un traffico illegale di qualsivoglia merce. Non c’è nulla che Lawrence, anzi Lola, non abbia a propria disposizione. L’idea del travestimento è nata perché i soldati non rovistano mai nei bordelli e il contrabbando è maggiormente tollerato se gestito da donne. Che assurdo residuo di galanteria.
-Grazie Silver.- Mi dice facendomi l’occhiolino –Ad ogni modo non dicevo per scherzo che siete arrivati tardi. Iulius Cain è già al palazzo di lord Acheron. Comunque so esattamente cosa sta accadendo al castello. Ho piazzato delle spie nella servitù che mi riportano qualunque cosa accada a Didi.-
-A chi?- chiede Ullric.
-Scusate. Didi è il nomignolo della principessa Ondine. Vi spiace se la chiamo così?- lo chiede a tutti ma guarda me. Io mi verso da bere e fingo che la domanda non sia affatto rivolta al sottoscritto. –Bene. Chi tace acconsente. Lorena, una delle mie ragazze, ha fato parte della servitù che ha aiutato lo principessa a prepararsi per la festa. Ha riferito che non ha voluto indossare l’abito che Cain le ha portato in dono.- Torno a guardarlo e lui sorride poggiandosi allo schienale e, prendendo un bicchiere, continua. –Ma la signorina non si è limitata a questo. Si è presentata alla festa vestita da capo a piedi di blu! Quella ragazza ha fegato. Mi piace da matti!- conclude brindando alla salute di Ondine sotto lo sguardo meravigliato di Ullric e Alaric. Io non me la rido per niente. A quest’ora Iulius sarà furioso e questo significa che sta già pensando a come vendicarsi.
-Ci serve un modo per entrare Lawrence.- Comincia Alaric.
-E uno per uscire, possibilmente.- Prosegue Ullric.
-Già fatto.- dice Lawrence srotolando una pergamena sul tavolo. Sul foglio c’è la mappa del castello. –Questo è il piano: Olly, il proprietario della taverna, cucinerà per il banchetto di corte. Ho già preso accordi con lui che sarò io a fornire il vino. Silver entrerà nel suo gruppo così potrà accedere le cantine. Da lì potrà raggiungere indisturbato le scale che portano fino alla torre nord.- Dice indicando un punto sulla mappa poi prosegue guardando Alaric –Io entrerò con voi due con coloro che si esibiranno nel giardino del palazzo. Sono previsti grandi fuochi d’artificio. In quel momento  potrete allontanarvi e fare saltare con parte della polvere da sparo dei fuochi la porta sud del palazzo, quella che da verso il porto. Darà l’impressione che qualcuno stia arrivando da lì e siccome ritengono che solo l’equipaggio della Carnival abbia il fegato di sfidarli entro le mura di un castello dell’Alleanza, manderanno subito tutti gli uomini ad accoglierlo. A quel punto dalla torre nord sarà uno scherzo per Silver raggiungere la veranda da ballo dove dovrebbe essere Didi. Non dovrà fare altro che calarla giù con le funi che abbiamo già nascosto sotto i rampicanti della parete. Nei giardini la confonderemo tra le nostre ragazze e Silver correrà verso la fontana dei giardini. E’ una sorgente naturale e raggiunge il mare sottoterra attraverso uno stretto cunicolo.-
-Quanto stretto?- domanda Ullric.
-Non abbastanza per impedire a Silver di passarci attraverso.-
-E’ una bella distanza tra lì e il mare e immagino che il cunicolo sia completamente sommerso.- dice Alaric.
-Lo so,- continua Lawrence –ma conto sulle capacità speciali di Silver. In quanto a voi due, dovrete sparire sotto il fossato sud. C’è una grata di ferro segnata sulla mappa. Sarà lasciata aperta per voi due.-
Ullric si appoggia allo schienale della sedia e sbuffa di nuovo. –Mi piaceva di più il piano di Silver. Ci sono troppe variabili in questo. E se chiudono le cantine? Se la principessa non si trovasse sulla veranda quando la porta salta in aria? Se il cunicolo fosse troppo stretto? Se la grata fosse chiusa?- Non posso non ammettere che ha ragione ma lo tengo per me.
-Questo è il meglio che abbiamo.- insiste Lawrence –E non dimenticate che abbiamo un vantaggio su Cain.- aggiunge sorridendo. Ora chiunque si accorgerebbe che lui e Lola sono la stessa persona. –Noi abbiamo Didi.- La mia mente si blocca. Che sta insinuando? Che la principessa si è vestita di blu stasera perché lei stessa appoggia i rivoltosi o che conosce il piano? Devo sapere.
-Lei sa che stiamo andando a prenderla?- domando dubbioso e Lawrence scuote il capo.
-Non ancora. Ho deciso di farglielo sapere stasera. L’ho incontrata questa mattina e penso di potermi fidare di lei. Poi la notizia che ha ufficialmente sfidato Iulius Cain vestendosi del colore dei rivoltosi, mi ha fatto pensare che sarebbe ben lieta di sapere che la resistenza la vuole dalla sua parte.- Le sue parole mi mandano fuori di testa. Mi alzo di scatto e le carte da gioco finiscono tutte per terra.
-Non avresti dovuto. E se si lasciasse sfuggire qualcosa?- Urlo e stavolta è Alaric a ricordarmi che rischia di sentirmi tutta Terra Smeralda. Una parte di me però vorrebbe dire ciò che penso realmente e cioè che l’ha esposta ad un pericolo inutile. Se Cain anche solo fiuta che Ondine pensa di filarsela con i rivoluzionari, la farà arrestare. Ma né Lawrence, né i Verier capiscono la reale motivazione della mia reazione. E’ Lawrence a cercare di riportarmi alla calma.
- Ondine non si farà sfuggire niente. Le mie fonti dicono che la principessa onorerebbe più volentieri la promessa di matrimonio fatta a Valente piuttosto che finire a Lumen con Cain. Porta un ciondolo a forma di cristallo di neve.- A quelle sue parole mi risiedo. Possibile che Ondine sia realmente legata a Leonard Valente, un uomo che ha visto solo una volta in vita sua? I bisticci tra Ullric e Lawrence mi riportano alla realtà.
-E’ comunque io non mi vesto da donna!- esclama il mio migliore amico mentre Lawrence si appresta a tornare Lola. Ullric decide che non vuole assistere allo spettacolo e si trascina Alaric di sotto con la promessa di una pinta di birra. Io mi avvio verso l’uscita ma Lola mi richiama.
-Tutto ok, Silver?-
-Sì.-
-Bugiardo. Davvero non so come hai fatto a finire in questa situazione ma c’è un limite anche alla dedizione alla causa.- dice tornando a modulare la voce nello squittio tipico della regina del Tortuga.
-Con quel vestito addosso questa frase non risulta molto credibile.- faccio per sdrammatizzare.
-Fare lo spiritoso non ti si addice, Maelstrom.- dice usando il soprannome che mi ha affibbiato da quando gli ho salvato la vita in un tempesta in mare. A volte penso che Maelstrom mi si addica più di Silver. Anche Silver non è il mio vero nome. Quello l’ho abbandonato tanti anni fa quando la mia vita è cambiata per sempre in modo irreversibile. Silver è il nome che mi è stato dato allora non solo perché i miei occhi sono di un grigio argento. Non solo perché è il colore della cicatrice che ho sulla spalla destra. Ma soprattutto per ricordare a tutti che sono il secondo, che prima di me c’è Golden. E’ lui il vero capo della rivoluzione e risponde al nome di Leonard Valente, l’uomo che rappresenta la speranza per tutti coloro che sono vessati dai Cain e dal loro denaro. L’uomo cui è stata promessa in sposa la principessa Ondine Marloren in modo da diventare, un giorno, governatore. Io sono il suo braccio armato. Un pirata che non appartiene a nessuno dei nove regni. Faccio il lavoro sporco così che nessuno dei nobili possa essere accusato delle violazioni che io commetto. Cain ha messo su di me la taglia più alta che si ricordi dalla grande sciagura. Ne vado fiero? Non lo so, mi è rimasto così poco per cui gioire. Di certo L’Alleanza teme me e la mia nave più di qualunque esercito della rivolta.
-Mai stato capace di essere spiritoso. Vado a farmi un giro. A dopo, Lola.-
-Non mi hai dato una risposta.- insiste Lawrence e mi volto verso di lui. Sa essere più insistente di Ullric e si merita sincerità dato che rischia continuamente la vita per aiutare la Carnival. In realtà lord Acheron non è severo come gli altri sovrani dei regni ma comunque, in caso si scoprisse che per anni si è fatto passare per una donna, anche lui lo farebbe arrestare.
-Ti ho salvato la vita una volta, non farmi pentire di averlo fatto. Sappi solo che Golden non poteva lasciare Nebula e quindi ha mandato l’unica persona di cui si fidasse come di se stesso per strappare la principessa dalle mani di Cain. Per me è una missione come un’altra. Punto.- Vedo dal suo sguardo che Lawrence ha accettato la versione ufficiale. Quando esco dalla taverna, il cielo è puntellato di stelle. C’è ancora molta gente per strada e nessuno fa caso a me. E’ una bella sensazione. Scendo lungo una delle vie per il porto e passo accanto a quello che sembra un agrumeto. Mi incanto a guardare dei limoni enormi che non avevo mai visto e mi accorgo appena in tempo della figura che risale dal porto. Qui c’è meno gente e non faccio fatica a riconoscerlo. Elric Verier il fratello maggiore di Ullric e Alaric. Mi schiaccio dietro una siepe profumata e me lo lascio passare davanti. Lui si ferma proprio all’altezza del mio nascondiglio. Se Alaric ha dalla sua l’intelligenza e Ullric la forza, Elric ha un fiuto eccezionale. Un cacciatore nato. E’ l’unico in grado di ritrovare la scia della Carnival in mare aperto. E’ come se intuisse quali possono essere le idee dei suoi avversari prima che loro le trasformino in azioni. A parte questo, l’ho sfidato in combattimento più volte e l’ho sempre battuto anche se una volta mi è quasi costato un braccio e ammetto che non l’ho mai sfidato nel suo ambiente. Tutti sanno che in mare io sono invincibile. Il mare, mia croce e delizia. Ora non posso affrontarlo. Lui capirebbe il motivo della mia presenza sull’isola e l’effetto sorpresa è tutto ciò su cui possiamo contare per ora. Per mia fortuna un suo sottoposto gli viene incontro correndo e lo distrae da quella che doveva essere per lui una traccia.
–Signore, l’ammiraglio ha chiesto di voi.- Dice mostrando curiosità per il fatto che Elric sembra stia annusando l’aria.
-C’è odore di mare.- dice Verier e io capisco che mi ha ‘sentito’. Come diavolo fa?
-Signore, siamo a pochi metri dal mare.- gli risponde lo stupido ufficiale. Elric si scuote dal quello che sembra torpore e si passa una mano sui ricci castani.
-Sì. Il mare è vicino qui. Molto vicino. Troppo.- Conclude sopravanzando l’ufficiale e allontanandosi. Quando sono a distanza di sicurezza, torno allo scoperto. Elric non sarà mai un avversario semplice da battere, non solo per le sue capacità ma soprattutto perché come potrei uccidere il fratello maggiore dei miei due amici più cari? Non è questo il momento di pensarci, mi dico. Ora devo trovare solo un posto dove trascorrere il tempo fino a domani. La spiaggia mi sembra perfetta. Il mare, mia croce e delizia.

  
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