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Autore: Mudie    26/12/2014    4 recensioni
{Clive Centric - Appartenente alla serie "Quando la follia incontra l'amore, giocando con la morte"}
Perversi pensieri, avventate azioni: gli ultimi momenti di un fragile ragazzo, prima di una fine sola e triste.
Gli anni di pianificazione... spazzati via. I mesi realizzazione... perduti. E i giorni di rimpianto? Ah, quelli inesistenti. E perché poi provare quell'inutile emozione, anche solo per un misero secondo?
Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Clive Dove
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Quando la follia incontra l'amore, giocando con la morte.'
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Macabre domande, false risposte 



Se qualcuno si ferisse volontariamente, tu faresti lo stesso?
“No.”
 
Pronunciò quella sillaba ad alta voce, con rabbia.
Aveva ferito in passato. A quel ricordo, migliaia di sensazioni affiorarono. Vividi flash-back, come se in quel momento fosse ritornato nel passato di cinque anni prima: sentiva il gusto della vendetta, l'odore di polvere da sparo, il suono delle vite spezzate e il calore del fuoco.
Tutto svanito in un battito di ciglia. Scosse la testa, come se volesse cacciare via quegli orribili - ed invitanti - pensieri.
Gli anni di pianificazione... spazzati via. I mesi realizzazione... perduti. E i giorni di rimpianto? Ah, quelli inesistenti. E perché poi provare quell'inutile emozione, anche solo per un misero secondo? Lui era sempre stato ben conscio dei pericoli che avrebbe potuto correre, ma, ubriaco di onnipotenza, non se n'era mai curato più di tanto. Eppure, ora, dietro a delle sbarre, avrebbe dovuto almeno provarne un sentore. Invece non gliene importava, anzi, rideva di se stesso. A volte arrivava addirittura a complimentarsi del suo operato. Ma, alla fine dei suoi soliloqui, il silenzio ritornava a regnare sovrano. Gli rimanevano solo: la solitudine, ma non gli era mai mancata, e quella cella isolata con qualche mobile. Almeno non gli tolsero quel piccolo privilegio - che solo un ricco erede poteva concedersi - . Un lusso, ora, facilmente rinunciabile.

 
Se qualcuno volesse uccidere una persona, tu parteciperesti all'omicidio?
“No.”
 
Picchiettò l'indice sulla scrivania, raccogliendo le idee.
In quell'ultimo mese, una voce stridula si era insinuata nella sua mente, facendolo impazzire. Una voce maligna ed aspra, simile al gracchiare di un corvo morente. Non sempre si faceva sentire, a volte rimaneva in silenzio per delle ore, altre cominciava a ridere senza un motivo ben preciso. Stava ridendo di lui, forse? In fondo la sua intera vita poteva essere paragonata un divertente spettacolo comico, di cui tutti potevano esserne gli spettatori. Oppure quella strana presenza provava godimento nelle sue reazioni, infatti quell'innocuo gesto provocava nel ragazzo dai capelli castani terrore. Bastava anche solo un semplice sussurro ad accorciare la distanza tra Clive e l'oblio.
Stai impazzendo, Clive. Sai quanto tempo è passato dalla sua morte? Due anni. Due anni di solitudine, te ne sei almeno accorto? chiese la voce.
Il ragazzo si girò di scatto, osservando i numerosi segni di gesso sul muro scheggiato. Centinaia e centinaia di righe maniacalmente ordinate sulla parete di pietra, tutte a parte una. Vi era però un particolare che stonava, un piccolo segno di un colore differente: rosso.
E' proprio lì il segno della sua morte. Non trovi che sia ironico? Migliaia di vite sono salve grazie alle sue gesta, ma nessuno se ne ricorda già più. Il tempo scorre e il tuo caro ed amato professore è morto. Quell'unico, patetico ed insignificante trattino è ciò che rimane della sua esistenza.
Non è vero, non può essere vero. Lui...
Lui?

 
Se qualcuno rubasse, tu saresti suo complice?
“No”.
 
Ridacchiò, ma che senso aveva negare l'evidenza? Avrebbe costruito di nuovo milioni di Torri Mobili, pur di rivederlo. Avrebbe ferito miliardi di persone pur di risentirlo. Avrebbe ucciso, nei modi più cruenti se fosse stato necessario, pur di abbracciarlo. Non era nulla senza Layton. Fin da quando fu arrestato, il professore continuò a provare affetto per lui, infischiandosene del giudizio altrui. Ancora ricordava i titoli delle prime pagine dei giornali più famosi, scandalizzati dalle continue visite di Hershel al penitenziario. Ora? Ora c'era veramente qualcuno che lo voleva ancora in vita? Luke si era trasferito in America, Flora era ritornata al suo paesello d'origine, di Don Pablo se n'erano perse le tracce da tempo. Nessuno si curava più di lui, nessuno gli era rimasto vicino. Perché vivere senza possedere sogni? Perché continuare ad ingannarsi? Perché continuare a sperare in un futuro roseo, quando sapeva perfettamente che la sua esistenza era diventata un'ombra? Neppure tutto il dolore, che aveva causato, era servito a renderlo immortale.
Il suo grido era divenuto muto, il suo volere solo un'illusione... Oramai, tutto era diventato effimero.
 
 
Se ti fosse offerto di scambiare la tua vita per quella di qualcun'altro, tu accetteresti?
“No.”
Collocò la sua unica sedia al centro della scarna stanza, tirando e avvolgendo il cavo della lampadina pendente al proprio collo.

 
E se, in quest'ultimo caso, quel qualcuno fosse Layton?
“Nemmeno.”
Vi salì sopra.

 
E allora perché hai un cappio intorno al collo?
“L'onestà non è mai stata una delle mie qualità.”
Sorrise ed esalò il suo ultimo respiro.
 

 


 

Angolo dell'autrice:
Non so da quanto non pubblico una fic in questo fandom - o qualcosa in generale - e, mancandomi molto il caro e vecchio Clive, ho voluto rimboccarmi le maniche. Ritornare in questi giorni gioiosi di festa con una fic non tanto felice non è proprio il massimo, però mi piace com'è venuta. Spero che piaccia anche a voi. Sto lavorando anche a uno scritto fluffoso, ma per ora è solo un'idea volante. Buona lettura!
   
 
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