Buona sera e buone feste a
tutti!
Questa che vi presento è
una raccolta di one short più o meno lunghe, pairing Legolas/nuovo personaggio.
Per l’ambientazione ho
scelto di tenere la trasposizione cinematografica, ma posso assicurarvi che i
riferimenti ai libri sono molti, e non solo delle due opere riportate sul
grande schermo.
Ho cercato di non cambiare
niente, inserendo il personaggio di Morwen, ma
ovviamente alcune ho dovuto accomodarle.
Essendo una raccolta, ogni
one short avrà un’ambientazione diversa ma ognuna di
esse vi verrà spiegata dalla sottoscritta. Non so se saranno in ordine
cronologico o meno, ma spero di aver stuzzicato la vostra curiosità.
Questa prima one è tratta da una storia che avevo preso a postare l’anno
scorso ma che poi ho rimosso perché non trovavo un bel modo per proseguirla. Introduco
il personaggio nuovo, ma dalla prossima che spero di postare entro breve vi
sarà anche Legolas.
Ringrazio chiunque aprirà
questa storia e vi chiedo la cortesia di lasciare un commentino.
Sia positivo che negativo,
ovviamente.
Buona lettura,
Jessika.
Lantar
lassi laurie súrinen
‘Le foglie cadono dorate nel vento’.
https://www.youtube.com/watch?v=WTgwvadr3J0
La figlia della luce e del buio.
Il cavallo
galoppava ormai da giorni, instancabile così come colui che lo conduceva.
Il vento
sferzava gli occhi stanchi di Mithrandir, ma lo
Stregone non si fermava.
Doveva
arrivare a Mithlond prima di vedere il sole calare
per la terza volta sul suo viaggio o, forse, il piccolo dono che recava con sé
non avrebbe resistito oltre.
La sorte fu
benevola con lui, poiché mentre un dorato tramonto baciava il mare dell’Ovest,
giunse infine ai Porti Grigi.
Osservò la
grande distesa d’acqua innanzi a sé, prima di domandare al destriero un ultimo
sforzo. Giunto infatti alle porte della città, venne accolto da due elfi che,
benevoli, portarono il povero animale in una stalla, mentre il più alto lo
invitava a seguirlo con un chino rispettoso del capo.
Gandalf non dovette chiedere ne chi egli
fosse, ne perché lo avesse così accolto senza porre domanda alcuna; Nowë*, figlio di Cirdan,
aveva gli stessi occhi del padre e il medesimo portamento distinto. Doveva
averlo scorto dalle torrette della cittadella prima ancora che allo Stregone
fossero visibili.
Egli era amico degli
Elfi e sempre ben accolto in quelle terre.
Lo condusse lungo una
scalinata che pareva infinita sino al palazzo del governatore suo padre,
offrendogli acqua fresca come rugiada da una sacca che portava a penzoloni su
di un fianco.
«Mio padre
sarà lieto di ricevervi, Mithrandir. Che la pace
degli Eldar sia con voi.» recitò cordiale, prima di
incamminarsi per un corridoio adiacente alla massiccia porta di ingresso,
lasciando lo Stregone da solo con i suoi pensieri.
Sin
dall’istante in cui aveva messo piede nella regione del Lindon,
aveva sentito il suo animo placarsi, ma nuovamente l’ansia iniziò a salire nel
suo animo forte; nel caso di un rifiuto, non avrebbe saputo a chi appellarsi.
Cirdan – e questo lo sapevano tutti- ci
vedeva più lungo di qualsiasi altro nella Terra di Mezzo**. Avrebbe subito
visto l’ombra oscura che portava con sé, ma Gandalf
dubitava che gli avrebbe rifiutato un aiuto.
Avevano
sempre avuto un cuore grande e un buonsenso unici; contava su questo anche in quell’occasione.
Distrattamente,
scostò la mantella, dando un’occhiata al fagotto che portava con sé, prima di
rimettersi diritto e in attesa. Il salone nel quale Nowë l’aveva condotto era molto grande e gli
parve quasi di sentire l’eco di un respiro particolarmente secco. Alzò gli
occhi verso la cupola che troneggiava su di lui, contando le logge e osservando
i giochi di luce che in esse si rifrangevano.
Fu allora che udì un
rumore di passi, seguito a piccole e trillanti risa.
Innanzi a lui
apparvero due bambini elfici, con piccole orecchiette a punta che sbucavano da
sotto i capelli chiari come lamine d’argento.
Il primo era un
bambino, che correva ridente seguito da una piccola signorina che pareva aver
perso il pudore che strada, dal modo in cui reggeva le sottane alte al fine di
correre meglio.
Quando videro Gandalf, entrambi si bloccarono sgranando gli occhi azzurri
e chiari, credendo forse d’aver fatto qualcosa di sbagliato.
Fu solo
l’arrivo del governatore dei Porti a rapirli dallo sguardo divertito dello
Stregone «Mae govannen mellon nin! Elen
síla lúmenn omentielvo***.»
recitò l’Elfo, sorridendo ai due piccoli quando questi corsero da lui, cercando
riparo dietro alle sue vesti.
«Cirdan, è bello vederti, amico mio.» rispose l’Istaro,
chinando il capo rispettoso prima di avvicinarsi di qualche passo «Sono felice
di rivederti.»
«Lo stesso
è per me.» rispose questi, appoggiando una mano sul capo del figlio maschio,
prima di sorridergli amabilmente. Dietro di lui, il maggiore che era accorso a
chiamarlo all’arrivo di Gandalf, richiamò i due
fratelli minori. Essi non si fecero di certo pregare, salutando Gandalf con un paio di goffi cenni prima di andarsene di
corsa insieme a Nowe. «Cosa sarei senza i miei figli?
Saranno loro a portare avanti questo luogo, quando io deciderò di salpare.»
Con un
gesto elegante del polso, Cirdan fece cenno a Gandalf di seguirlo lungo il salone, si sotto alle logge,
dove poté scrutare meglio il suo volto. Su di esso lesse qualcosa, poiché
quella rivelazione gli strappò un sorriso.
Lo Stregone
sapeva che sarebbe successo: Cirdan il Timoniere
sapere leggere le persone come libri aperti. Deciso più che mai a non rubare
tempo prezioso al suo amico, Gandalf fece un passo
avanti «Sai che sono qui per domandarti una grande favore, immagino.»
«Grande
come quello che io chiesi a te anni orsono?» domandò il governatore, lanciando
un piccolo cenno all’anello che Gandalf portava al
dito.
Lo Stregone
annuì impercettibilmente, iniziando a slacciare il pesante mantello che lo
copriva quasi interamente, «Temo ancor più grande.» ammise, prima di mostrare
il fagotto che aveva stretto a sé per tutto quel lungo viaggio. Addormentata e
apparentemente tranquilla, una bambina sbucò da sotto la stoffa grigia,
rivelando un paio di orecchie a punta particolarmente lunghe.
Cirdan la guardò quasi meravigliato, prima
di alzare una mano sulla neonata per accarezzarle i pochi capelli che aveva in
capo, ma che brillavano di un colore particolare e simile a quello del
tramonto: erano di un biondo speciale, che mai aveva visto prima. Sembravano
tinti dai raggi stessi del sole morente, vivi.
Riportando
gli occhi sull’amico, Cirdan si fece un istante cupo «Cosa
nasconde questa creatura, da farti credere che io non accetterò il fato che per
lei hai scelto?»
Gandalf, per la prima volta da quando lo
conosceva, non seppe come rispondere ad una sua domanda.
Così, per
puro istinto, decise di battezzare quella piccola creatura, affinché il suo
protettore mai ne scordasse l’identità.
Porgendo il
fagotto all’amico, recitò con tono austero «A te affido la piccola Morwen****, affiché
nella tua luce non conosca mai le tenebre, signore di Lindon.»
A quelle
parole, l’Elfo parve esitare. Le sue mani già alzate per accoglierla si
strinsero in un pugno, prima di distendersi nuovamente per accoglierla fra le
sue braccia.
L’Istaro poté respirare nuovamente a pieni polmoni, mentre
guardava l’Elfo osservare la piccola con attenzione «Che possa proteggerla,
sino a che non sarà pronta. Allora verrò a prenderla e le insegnerò ciò che
posso, al fine di prepararla»
Il
governatore riportò gli occhi nei suoi «Prepararla? Per cosa?» domandò,
aspettandosi però la risposta che giunse dallo Stregone.
«A compiere
il suo destino.»
Note:
*Si suppone che Nowë fosse il vero nome di Cirdan il carpentiere, così ho voluto omaggiarlo chiamando
così un suo ipotetico primo figlio.
** Così viene
descritto anche da Tolkien Cirdan, il governatore dei
Porti Grigi.
*** ‘Ben incontrato,
amico mio. Una stella brilla sul nostro incontro’.
**** Morwen, da Mornie = Oscurità
della notte e Áwën=
Luce del Sole.
Gli aggiornamenti
saranno il più frequenti possibili.
Grazie per aver letto
sino a qui.
Jessy