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Autore: Road_sama    27/12/2014    3 recensioni
Loro due erano come due rotelle dentate: si possono unire con infinite altre, ma solo grazie al loro incastro si crea un meccanismo inarrestabile e solido capace di eliminare tutti gli altri, però, se anche solo una rotella non funziona o si blocca allora anche l’altra non può ruotare e far funzionare quel meccanismo potente.
/KageHina
Genere: Fluff, Introspettivo, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Daichi Sawamura, Shouyou Hinata, Tanaka Saeko, Tobio Kageyama
Note: Missing Moments, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Hello guys! Dunque, premetto che è la mia prima fanfic nel fandom quindi tenetevi pronti a possibili errori/OOC (anche se l'ultimo l'ho messo negli avvertimenti^^). Come potrete vedere è una song fic e la canzone in questione è esattamente "Something I Need" degli OneRepublic (che personalmente, ultimamente sto adorando). La storia è ambientata dopo alla fine dell'anime anche se ho deciso di non mettere l'avvertimento spoiler perché per prima cosa spero che tutti l'anime l'abbiano visto  (lol) seconda cosa  non c'è nessun rifermineto al manga (spero) perché non l'ho ancora letto quindi...boh, leggete e poi dite xD Ovviamente è KageHina perché se non ci sono loro due io non ci sto e il riferimento agli altri perosinaggi è quasi nullo, diciamo...
Spero vi piaccia anche se per me è pur sempre una cavolata tirata fuori così da questo periodo natalizio molto happy e ditemi cosa correggere perché è abbastanza tardi e anche se sono una talpina che vive di notte comunque l'errorino scappa!
Grazie dell'attenzione e buona lettura!





Something I Need

 

 
I had a dream the other night,
About how we only get one life,
It woke me up right after two,
I stayed awake and stared at you,
So I wouldn’t lose my mind
[Ho fatto un sogno la notte scorsa
Sul fatto che abbiamo una sola vita
Mi ha fatto svegliare intorno alle due
Sono rimasto sveglio e ti guardavo
Per questo non ho perso la testa]
 
 
Tobio Kageyama si svegliò di soprassalto. Una gocciolina di sudore gli scivolò lenta lungo una guancia. La sua bocca semi aperta liberava velocemente il fiato e con altrettanta forza aspirava l’aria in un ripetersi continuo. Sbatté un paio di volte le palpebre e piano piano riprese conoscenza di sé. Anche se era molto buio, una lama di luce sgusciava fuori dalle tende e gli permise di capire che si trovava nella sua camera da letto. Riconobbe i suoi muri bianchissimi e gli scaffali colmi di libri accanto ai quali si stagliava la sagoma della sua fedele palla.
Kageyama aveva fatto un sogno terribile, il peggiore di tutti gli incubi che avesse mai fatto in vita sua. C’era Hinata e lui…lui moriva, moriva sotto i suoi occhi senza che lui potesse fare qualcosa. Un momento prima sorrideva e il momento dopo era tra le sue braccia senza vita. Non aveva nemmeno senso come sogno, era veramente una stupidata di sogno eppure l’aveva terrorizzato a morte. Pensare che nella sua vita non ci sarebbe stato più Hinata, non solo l’avrebbe portato a non avere più la sua esca, ma anche ad una vita vuota, in cui ogni cosa gli avrebbe ricordato il rosso. Un senso di oppressione gli strinse il cuore e il suo petto, che prima era sembrato calmarsi, ora riprese a muoversi freneticamente. Era come se qualcuno lo avesse trafitto da parte a parte…non si era mai sentito così male.
Un’improvvisa scarica di calore lo fece muovere per cercare una posizione che gli permettesse un po’ più di “frescura”, ma i suoi movimenti vennero interrotti bruscamente da uno stridulo gemito che gli giunse all’orecchio ovattato. Le sue iridi guizzarono verso il punto da cui era venuto il suono e si riscoprì a sospirare sollevato. Hinata dormiva tranquillamente appoggiato alla sua spalla e non sembrava essersi svegliato nonostante il movimento di poco prima. Osservò i lineamenti dolci e sereni delineargli l’espressione calma di chi sta facendo sogni tranquilli. Osservò i suoi ciuffi rossi ribelli ricadergli morbidi sulla fronte ad incorniciargli il viso. Osservò le sue labbra schiuse emanare un respiro silenzioso che gli scaldava la pelle anche oltre al pigiama. Tobio tirò un secondo sospiro e questa volta il cuore smise di pompare eccessivamente. Hinata era vicino a lui. Hinata era lì, lì dove l’aveva lasciato la sera prima di addormentarsi. Hinata stava bene.
La sensazione di tristezza e inquietudine che lo aveva preso poco prima piano piano sparì e il moro si ritrovò a rilassarsi nuovamente sul materasso.
Affondò le dita tra i suoi capelli e lo strinse maggiormente a sé, il rosso parve rispondere a quell’abbraccio così Kageyama si riaddormentò.
Quando alla mattina si svegliarono l’alzatore non ne fece parola con il più piccolo e anche se la presenza dell’altro lo aveva calmato ebbe per tutto il giorno uno strano comportamento e una luce cupa illuminava i suoi occhi blu.
Tobio Kageyama sapeva che non doveva darci molto peso, in fondo era solo un sogno, eppure non ci riusciva.
 

 
And I had the week that came from hell,
And yes I know that you could tell,
But you’re like the net under the ledge,
When I go flying of the edge,
You go flying of as well
[Avevo passato una settimana di inferno
E lo so che tu potresti ribattere
Ma tu sei come la rete di sicurezza
Quando io mi spingo oltre il bordo
Anche tu ti butti]
 
 
-Kageyama.- lo chiamò Hinata Shoyo alla fine degli allenamenti giornalieri quando la maggior parte degli altri se ne era andata o stava per farlo. Il moro si voltò a guardare l’altro con il suo solito sguardo inespressivo. Incontrò i suoi occhi castani che lo scrutavano in quel modo arrabbiato che il rosso aveva sempre quando qualcosa nel loro modo di fare non andava. Perse un battito perché sebbene non fosse la prima volta che Hinata lo guardava così ancora si stupiva dell’intensità del suo sguardo. In effetti, non lo biasimava per niente. Era da almeno due allenamenti che Tobio non era lo stesso Tobio e questo comportava una serie di problemi sia in campo sia fuori, che tutti riuscivano chiaramente a cogliere, compreso l’allenatore Ukai che aveva passato gran parte delle ore di allenamento a sgridarli. Si, sgridarli, perché se Kageyama non andava questo si riscuoteva su Hinata. Loro due erano come due rotelle dentate: si possono unire con infinite altre, ma solo grazie al loro incastro si crea un meccanismo inarrestabile e solido capace di eliminare tutti gli altri, però, se anche solo una rotella non funziona o si blocca, allora anche l’altra non può ruotare e far funzionare quel meccanismo potente. Per questo motivo, anche Hinata non era il solito Hinata perché anche se voleva non poteva funzionare da solo quindi, a vedere Kageyama così non ci riusciva proprio a stare e, per l’appunto, dopo un po’ dava di matto. Si arrabbiava non solo perché il moro stava sprecando allenamenti, ma anche perché stava portando in campo cose che dovevano starne fuori.
-Mm?- mormorò Tobio in risposta al rosso, che con poche grandi falcate aveva ridotto le distanze tra di loro arrivando a poco meno di un braccio di distanza. Poteva vedere chiaramente quanto l’altro fosse arrabbiato con lui da come i suoi pugni erano convulsamente stretti lungo i fianchi.
-Perché ti comporti così?- sibilò Hinata guardandolo con i suoi occhioni dal basso. Kageyama strinse convulsamente le dita attorno al manico della scopa che stava usando per pulire la palestra.
-Sono solo un po’ stanco, scusa.- rispose abbassando lo sguardo di un po’ e sperando che l’altro se la bevesse, ma Hinata lo conosceva dannatamente troppo bene. Nel giro di un batter di ciglia si ritrovò per terra dopo essere stato spinto per il bavero dall’altro.
-Smettila di dirmi cavolate, non avevi forse detto che avresti smesso di scusarti?- gli urlò addosso Shoyo con le iridi illuminate da un fuoco che si sarebbe potuto tranquillamente definire omicida. Tobio sgranò gli occhi di colpo, ma non disse una parola. Sembrava che le sue labbra fossero state incollate l’una sull’altra e anche le parole non riuscissero ad essere messe in fila per creare un discorso sensato. Hinata aveva ragione, Hinata stava facendo ogni cosa giusta, Hinata si stava preoccupando per lui e lui in tutta risposta non parlava e non si impegnava agli allenamenti.
-Shoyo! Kageyama! Andate a cambiarvi e non litigate, vi vogliamo entrambi interi.- disse con una finta severità Daichi Sawamura. Il rosso si sollevò da sopra l’alzatore rimanendo comunque inginocchiato tra le sue gambe.
-Si…arriviamo.- disse il più piccolo dopo un lungo sospiro.
-Ci pensate voi a chiudere la palestra? Non vi ammazzate, vero?- chiese avvicinandosi a loro lentamente.
-Nessun problema.- disse secco Kageyama mettendosi a sedere. Sawamura gli rivolse un’ultima occhiataccia per poi salutarli e uscire dalla palestra. Restarono per un po’ così, l’uno vicino all’altro senza guardarsi né dire una parola. Fu proprio quando Kageyama tentò di alzarsi che l’altro lo bloccò parlandogli quasi in un sussurro.
-Non mi piace quando non mi dici che c’è perché…così non funzioniamo dappertutto.- per la seconda volta il moro si ritrovò a stupirsi e a guardare il viso leggermente arrossato dell’altro.
-Lo so…- mormorò di rimando Tobio sporgendosi lentamente verso l’altro. Lo sollevò senza un particolare sforzo e se lo appoggiò sulle cosce, Hinata avvolse le gambe intorno alla sua vita e gli gettò le braccia intorno al collo affondando la testa sul suo petto. Come se fosse un movimento abituale il moro contemporaneamente gli strinse i fianchi in un dolce abbraccio mentre appoggiava la fronte su i suoi capelli. Respirò a fondo il suo profumo prima di serrare gli occhi e rivelargli quello che veramente lo tormentava da giorni.
-Non credo di essermi mai legato tanto ad una persona sia all’interno della squadra che nella vita di tutti i giorni. Per me è una cosa del tutto nuova e…bella quanto spaventosa.- Hinata sussultò tra le sue braccia. Kageyama portò la mano destra sulla sua nuca ad accarezzargli i capelli come se fosse un gattino. Lo fece un po’ perché aveva voglia di tranquillizzarlo, un po’ perché non voleva fargli vedere che aveva gli occhi lucidi.
-H-Ho pensato che non riuscirei mai a stare senza questo.-

 
 
You got something I need,
In this world full of people, there’s one killing me
And if we only die once, I wanna die with you
[Tu hai qualcosa di cui ho bisogno 
In questo mondo pieno di gente, ce n`è una che mi uccide
E se noi morissimo una volta, io voglio morire con te]
 
 
-Il fatto è che non puoi fare sempre quello che ti pare ogni volta!- urlò Kageyama sbattendo a terra la palla da volley.
-Ho fatto quello che mi hai detto tu, non è stata colpa mia se non l’ho presa. Alzamene un’altra, non la sbaglierò.- gli urlò di rimando mentre i suoi occhi brillavano illuminati dalla luce del crepuscolo.
-E’ la stessa cosa che mi hai detto tre alzate fa. Questo perché non fai quello che ti dico di fare!- urlò non accennando ad abbassare il volume della voce. Hinata strinse convulsamente la palla tra le dita e per un attimo ebbe la sensazione che stesse per scoppiargli sulle dita. Gliela scaraventò all’improvviso addosso per poi afferrare la tracolla e girarsi.
-Fai quello che ti pare allora!- urlò prima di correre via da lui. Kageyama sospirò pesantemente, sia per calmare i nervi che per riprendersi dalla pallonata che gli aveva lanciato.
-Hinata!- lo chiamò ma quello non si girò e continuò a correre come se fosse inseguito da un leone. Il moro fece schioccare la lingua contro il palato quindi raccolse palla e tracolla e lo seguì nella sua corsa disperata verso non si sa bene che luogo. Era sicuro che quello stupido stesse piangendo e stesse correndo in parte, per non farsi vedere da lui, in parte, perché doveva scaricare. Forse avevano accumulato un po’ troppa tensione in quei giorni perché di lì a poco avrebbero avuto un importante torneo, forse avevano sbagliato entrambi ad urlarsi dietro per quello, forse erano semplicemente troppo stanchi. In ogni caso tutta quella situazione era assurda.
-Hinata!- provò a chiamarlo di nuovo ma quello ancora si ostinava a correre e a dargli le spalle. Odiava che il centrale fosse arrabbiato con lui. Odiava sul serio anche se stesso perché spesso era colpa sua e del suo caratteraccio, ma anche se si ripeteva di non fare così alla fine faceva proprio come si era ridetto di non fare. Di solito era Hinata che aveva la capacità di calmarlo e di tenerlo con i piedi per terra ma anche lui non poteva sempre sopportarlo.
Ormai il piccolo centrale aveva diminuito l’intensità di corsa e Kageyama lo stava lentamente raggiungendo. Mancava solo qualche metro da lui quando Hinata attraversò una strada senza guardare da una parte all’altra della strada.
Il moro vide la scena quasi a rallentatore.
Una macchina che si avvicinava veloce.
Quella stessa macchina che suonava il clacson per avvertire il ragazzo di fermarsi.
Hinata che si bloccava nel punto sbagliato al momento sbagliato.
Tobio fece uno scatto che nemmeno lui pensava di poter fare e si catapultò nel punto esatto in cui stava il suo centrale. Lo abbracciò da dietro e diede la schiena alla macchina che stava avanzando verso di lui. Lo strinse tra le sue braccia e serrò convulsamente gli occhi come se fosse il suo scudo umano. Qualcosa di duro e freddo premette dietro al ginocchio di Kageyama poi la voce del guidatore giunse alle loro orecchie quasi con sollievo.
-Ma siete pazzi?! In mezzo alla strada! Che cazzo fate! Toglietevi!-
Hinata si libero dall’abbraccio da dietro per girarsi e abbandonarsi completamente sul petto dell’alzatore.
-Stupido Hinata…!- disse con voce rotta Tobio. Il rosso già singhiozzava tra le sue braccia.
-S-Scusa, s-scus-a, s-sc-usa.- continuava a ripetere all’infinito.
-Non farlo più. Mai più.-

 
 
I know that we’re not the same,
But I'm so damn glad that we made it to this time,
this time now
[So che non siamo uguali
Ma sono così dannatamente grato che siamo arrivati qui ora]
 
Mancava solo un punto al venticinquesimo mentre ai loro avversari mancava solo un punto a pareggiare. Se i Corvi avessero segnato si sarebbero portati a casa il primo posto. Avrebbero raggiunto la vetta, avrebbero coronato i loro sogni e avrebbero dimostrato alla Nazione quello che erano veramente in grado di fare. Alla battuta c’era Tanaka. Le goccioline di sudore scorrevano lente lungo la sua fronte mentre le sue braccia tremavano leggermente. La sua espressione era completamente concentrata e assorta. Quella battuta era dannatamente importante per ognuno. Un silenzio carico di tensione si fece largo nell’enorme palestra, quindi il battitore si prese più tempo possibile e dopo lunghi istanti alzò la palla e la colpì il più forte che poté. Quella si fiondò dall’altra parte del campo direttamente al loro libero che la prese facilmente e la passò all’alzatore il quale la alzò con facilità a sinistra. In quel punto la loro esca entrò in scena e fece finta di schiacciare. Il muro non saltò e quando la palla colpì il palmo della mano del loro asso, essa ruotò ad una velocità smisurabile contro al muro della Karasuno, ma riuscì ad andare esattamente in mezzo alle braccia di Hinata e Kageyama. Non aveva ancora toccato terra quando Noya con il palmo riuscì a tenerla in gioco, ma la palla era troppo forte e quasi a rallentatore ruotò indietro verso l’altro lato della rete. Mancava solo un soffio perché il loro centrale riuscisse a fare un pallonetto quando Kageyama la trattenne con una mano e con la sola forza delle dita la alzò a Hinata che con una velocità sovrumana schiacciò.
La palla toccò terra e dopo un primo momento di stupore il pubblico proruppe in un grido di esaltazione.
La Karasuno aveva  vinto con un attacco simile a quello che poco tempo prima aveva inflitto lo stesso punto alla Aoba Jousai.
Hinata si lanciò tra le braccia del suo alzatore e così a strati si aggiunse anche il resto della squadra compreso l’allenatore e il Sensei anche se il fulcro di quella baraonda di persone rimaneva Hinata e Tobio.
-Ce l’abbiamo fatta…insieme.- mormorò Kageyama, ma quello lo sentì e lo capì solo Shoyo.
 
If we only die once, I wanna die with you
[E se noi morissimo soltanto una volta, io voglio morire con te]
 

-H-Ho pensato che non riuscirei mai a stare senza questo.- mormorò Tobio mentre osservava la parete della palestra dritta davanti a sè. Hinata sciolse l’abbraccio e dopo aver preso il viso del moro tra le mani lo osservò con le lacrime agli occhi.
-Non riuscirai a liberarti di me molto facilmente, se è questo che intendi, Kageyama! Prima di sparire definitivamente dalla tua vita dovrai aspettare che ti batta, ricordi?- disse con labbra tremanti.
Una lacrima scivolò solitaria lungo la guancia dell’alzatore che rimase sbigottito per un attimo da quel vortice di emozioni improvviso.
-E dopo?- chiese stupidamente mentre una paura ancora più opprimente gli attanagliava il cuore pensando “al dopo”.
-Dopo…- Hinata arrossì di colpo, ma non smise un secondo di puntare i suoi occhi nocciola su quelli blu dell’altro. –dopo non so se avrò voglia di sparire…- ammise abbandonando il suo orgoglio in un angolino per il momento.
Tobio alzò una mano verso il suo volto accaldato e avvolse come una patina leggera e dolce la sua guancia, poi attirò il suo viso a sé in un bacio strano, di quelli che si erano scambiati raramente. Era smielato e tranquillo, infondeva pace e sicurezza nei cuori di entrambi, era morbido e asciutto e allo stesso tempo elettrizzante come fare il punto decisivo in una partita importante.
Non appena si staccarono il moro gli regalò il sorriso più dolce che potesse regalare mai a qualcuno. E solo in quel momento entrambi capirono che senza usare alcuna parola avevano fatto una reciproca promessa che stabiliva da entrambe le parti che quelle due rotelle dentate avrebbero ruotato insieme fino alla fine.

 

If we only live once, I wanna live with you
[E se noi vivessi soltanto una volta, io voglio vivere con te]
  
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