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Autore: Anaslover    27/12/2014    1 recensioni
Austin. Almeno avevo ancora lui. Un'altra di quelle poche persone su cui sapevo di poter contare. Avevo sempre capito tutto e non mi ero mai opposta alle decisioni di Trey, in fin dei conti lui era il capo. Capo di cosa non lo sapevo, sapevo solo che per fare qualsiasi cosa chiedevano a lui. Come biasimarli. Capitano della squadra di football, rappresentante degli studenti, faceva girare la testa a tutte le ragazze. Dovevo considerarmi fortunata ad averlo tutto per me. Peccato che tutto per me lui non lo era mai stato.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dalla sera del ballo la mia vita era cambiata radicalmente. Non era certo stato facile lasciarsi tutto alle spalle, e non ero sicura di poter affermare con sicurezza di averlo fatto, ma la situazione era cambiata. Io ero cambiata.
Non ce l'avevo con nessuno. Né con Trey, né con Debby. Potrebbe forse suonare ipocrita, ma quella ragazza non aveva mai avuto un ruolo nella mia vita e continuava a non averlo. La ignoravo come facevo prima. E forse era proprio questo che mi permetteva di non odiarla.
Con Trey, invece, non ce l'avevo perché sembrava aver capito davvero i suoi errori, e ne ero sinceramente stupita.
Erano passati pochi giorni da quella sera quando, armatosi del coraggio necessario, aveva bussato alla mia porta.
"Mi dispiace - aveva detto - Sono un bastardo e mi faccio schifo. Se mi odi non ti biasimo, ma io, ecco, volevo sapessi una cosa."
Uscii di casa, chiudendomi la porta alle spalle. Mia madre era rincasata prima dal lavoro e non aveva preso bene la notizia della rottura tra me e Trey, quindi pensavo a limitare i danni in quel momento.
"Cosa?" domandai.
"È stato tutto vero. Quello che ho provato per te, intendo. Io non volevo che tu ne dubitassi."
Mi ero irrigidita a quelle parole, ma non in senso negativo. Ero come rimasta pietrificata perché sentirglielo dire significava tanto per me.
"Lo so. Solo, Trey, dimmi una cosa."
Il suo volto era teso, la mascella contratta, ogni muscolo del suo corpo non accennava a rilassarsi. Lo sapeva quello che stavo per chiedergli.
"Perché? Avresti potuto lasciarmi."
"Non volevo farti soffrire. E sono stato un'idiota perché è proprio quello che ho ottenuto. Non mi perdonerò mai per questo."
La mia mano scivolò sulla sua, mentre con l'altra mi portavo una ciocca di capelli dietro la spalla.
"Non devi. Io non ce l'ho con te, solo, dovevo chiedertelo."
Lasciai la sua mano e mi accorsi di non aver provato nulla nel toccarlo.
"Sei una ragazza speciale, Summer. Troverai un ragazzo che ti amerà come meriti."
Gli rivolsi un timido sorriso prima di vederlo allontanarsi lungo il vialetto di casa mia.


Fermai i miei capelli con un fermaglio in modo che non mi ricadessero davanti agli occhi. Fuori dalla finestra il caldo sole del Texas batteva in quella che mi era sembrata la giornata più calda dell'anno.
Le vacanze estive erano cominciate da poco più di una settimana.
Austin strimpellò con il clacson fuori casa, così afferrai la borsa, mi stirai le pieghe sul vestito che indossavo e scesi di sotto.
"Che ne diresti di andare al cinema?" mi chiese.
"Al cinema?"
"Si, c'è un drive-in non molto distante da qui."
Acconsentii senza pensarci troppo. L'alternativa sarebbe stata vedere un film a casa sua. Sempre di film si parlava.
Ci impiegammo forse una ventina di minuti ad arrivare ma il film non era iniziato. Austin parcheggiò l'auto al primo posto libero che trovò, anche se la vista non era ottimale. File e file di pick-up erano posteggiati il più vicino possibile allo schermo... O il più lontano possibile. Dipende se l'intenzione di chi ci stava dietro era vedere il film o altro.
"È arrivata la lettera." disse Austin tutto d'un fiato.
Spalancai gli occhi, sorpresa che non me lo avesse detto subito. Erano settimane che aspettava, che aspettavamo con ansia quella lettera. 
L'ammissione al college veniva spesso annunciata con una lettera diverse settimane prima la fine della scuola. A me era arrivata. Ero stata accettata a una delle più facoltose università e ne ero incredibilmente felice. Erano anni che studiavo e mi impegnava ardentemente per il college.
Mi era giunta voce che anche Trey era entrato in una facoltà. Non sapevo quale, però. Io e Trey non parlavamo mai del futuro. Come avremmo potuto, se già il nostro presente era in bilico?
Sapevo solo che aveva ottenuto una borsa di studio per il football e non c'era da stupirsi.
Anche Austin aveva richiesto una borsa di studio per essere ammesso, ed era una fortuna che fosse un ottimo giocatore visto che purtroppo i suoi voti non erano eccellenti.
Il film era iniziato, ma non ci avevo fatto nemmeno caso. Mi sembravano passate ore da quando Austin aveva parlato e non sembrava minimamente intento a proseguire.
"E?" azzardai.
Scosse la testa.
"Non andremo alla stessa università."
In quel momento, scommetto che nei miei occhi passarono delusione, rimpianto e anche un pizzico di rabbia.
Era importante per me averlo vicino.
"C-come è possibile? Deve esserci un errore - iniziai a balbettare in preda alla confusione - Tu sei un bravissimo giocatore, non possono non averti accettato. Sai cosa? Ora cerchiamo subito la mail su internet e li invitiamo a rivalutare la tua scheda, altrimenti... Altrimenti..."
Altrimenti cosa?
"Ehm... Altrimenti faremo ricorso." bofonchiai, estraendo il cellulare dalla borsa.
Austin mi prese entrambi i polsi per bloccarmi nella mia frenetica danza alla ricerca del sito internet giusto.
Mi voltai con sguardo interrogativo. Perché mi aveva fermata?
In quel momento però realizzai. Non si parlava di me? Non c'entrava il fatto che io lo volessi vicino. L'importante era che lui sarebbe voluto andarci. Ed era deluso.
"Quando è arrivata?"
"Qualche giorno fa."
"Perché non me lo hai detto?"
"Volevo aspettare che fossimo soli."
Ancora incredula, cercai di aggrapparmi a una vana speranza.
"Deve esserci per forza un errore, Austin. Qualcosa che non va. Forse hanno sbagliato fascicolo. O indirizzo."
Austin rise, ma per davvero. E per un momento la delusione lo abbandonò.
"Non hanno sbagliato, Summer. Quelli lì sono fiscali, figurati se fanno cazzate come sbagliare l'indirizzo."
"Non c'è altra spiegazione."
"Si, c'è. E te la direi se stessi zitta per un momento."
Lasciò i miei polsi - non mi ero accorta li tenesse ancora fermi. Nel frattempo il mio cellulare era caduto chissà dove.
Proseguì, quando vide che non proferivo parola.
"A scuola avevano detto che avrebbero mandato qualcuno a vederci giocare, ma neanche il preside sapeva quando. Beh, pare che questo tipo, che poi era l'allenatore della squadra dell'università, è venuto la sera che abbiamo perso, sai, quella in cui sei arrivata tardi. Quando dopo la festa sei venuta da me."
Ricordai improvvisamente quella sera e come Austin fosse preso da tutto meno che dalla partita.
Mi sembrava tutto tremendamente ingiusto. E mi sentivo in colpa. Avevamo litigato pochi giorni prima della partita ed era stata tutta colpa mia.
"Mi dispiace."
"Non importa." borbottò.
Certo che importava.
"No, sul serio. Mi dispiace, è colpa mia." ammisi.
"E perché mai sarebbe colpa tua?"
Sembrava divertito dalle mie parole.
"I-io, voglio dire tu... Avevamo litigato e tu non c'eri con la testa..."
Rise, ma con una punta di amarezza.
"Non era per quello. O meglio, indirettamente era per quello, ma..."
"Cos'era successo?" i giri di parole non funzionavano.
"Vuoi davvero sapere perché è andata così quella sera, Summer?"
Annuii, non del tutto certa della mia risposta affermativa.
Gli occhi di Austin vagarono nel vuoto, pur di non fissarsi nei miei. La luce della luna rischiarava solo una parte del suo viso.
"Cosa?"
Qualcuno mi ammonì dalla macchina vicina, a causa del mio tono incalzante di voce.
"Dopo il bacio e tutto quello che era successo - abbassai io lo sguardo stavolta, tanto quell'argomento mi metteva a disagio - non ero certo che le cose sarebbero tornate come prima. Ho fatto una cosa che non avrei dovuto fare. Ero frustrato ed arrabbiato."
"Con me?" lo interruppi.
"Con tutti. Con te. Con me. Non avrei certo dovuto baciarti. Era una cosa che avrei voluto fare milioni di volte prima, ma mi sono sempre fermato."
"Austin, ma che dici?"
Mi voleva baciare già da tempo? Come era possibile? Noi eravamo solo amici.
"Sei così innocente. È questo che mi piace di te - spostò una ciocca dei miei capelli, sfuggita dal fermaglio, dietro il mio orecchio e fece poi scorrere le dita sulla mia guancia - Janice l'ha sempre detto che non te ne saresti mai accorta."
Accorta di cosa? Non capivo cosa stava cercando di dirmi.
La sua mano intanto continuava con lentezza estenuante il suo percorso fino alla mia spalle, poi giù lungo il braccio, sfiorandomi appena, con delicatezza.
"Io sono stato con un'altra."
Quelle parole mi piombarono addosso come se fossero dinamite. Il suo tocco si tramutò in un instante in una miriade di aghi sulla mia pelle.
Non avrei dovuto prenderla male. Non c'era nulla di più di un'amicizia tra noi. Allora perché sentivo quel vuoto nello stomaco.
"La conosco?" fu l'unica cosa che riuscii a dire. Cos'era? Un patetico tentativo di risollevare la mia autostima? 
Scosse la testa.
"Pensavo solo a te." si giustificò.
Non avrebbe dovuto darmi una spiegazione. Io non ero la sua ragazza.
"Ma quella non ero io."
Le lacrime mi pizzicavano gli occhi.
Il solo pensiero di Austin che baciava un'altra, che toccava un'altra come aveva fatto con me, mi faceva venire da piangere.
"Pensavo che mi avrebbe aiutato a... superarlo. Sai come funziona, chiodo scaccia chiodo."
"Ha funzionato?" domandai.
Ancora non avevo avuto il coraggio di guardarlo negli occhi.
Intrecciò le nostre dita e fui sconcertata dalla perfezione con cui combaciavano.
"No. Non credo che sia quello che tu voglio sentirti dire adesso, ma avrei voluto che ci fossi tu al suo posto. Avrei voluto baciarti, tenerti tra le mie braccia, fare l'amore con te."
L'impatto di quelle parole fu talmente forte che non potei fermare la lacrima che scese silenziosamente sulla mia guancia. Lo guardai negli occhi però, fu come un impulso che mi spinse a guardarlo, a capire se diceva la verità. Ed era vero.
"Perché lo hai fatto, se volevi me."
"Sai, a volte noi ragazzi non ci fermiamo a pensare troppo sulle cose. Le facciamo e basta, anche se sappiamo che sono sbagliate. E speriamo che abbiano l'effetto desiderato."
Ok, forse dovevo ammettere a me stessa che provavo qualcosa per Austin e questo mi spaventava. Più che altro, mi spaventava non essere abbastanza per lui. La vecchia me si stava facendo spazio di nuovo, ma non glielo avrei permesso.
"Ed ha funzionato? Chiodo scaccia chiodo, intendo."
Mi guardò come se fosse divertito dalla mia confusione, ma capivo che non avrebbe voluto dovermi raccontare tutta la faccenda.
"Non hai capito, vero? - in realtà no, non avevo capito - Summer, ti sto dicendo che sono innamorato di te."
Dovevo essere impallidita parecchio, poiché mi strinse la mano, quasi per farmi ridestare da una sorta di stato di trance.
"Lo so che non è il periodo migliore e che hai dovuto sopportare già troppo, ma tutto quello che ti chiedo è una possibilità. So di poterti amare come meriti - certo che poteva, ne ero sicura - Voglio farti sentire come una regina. Voglio baciarti in ogni momento della giornata. Voglio vederti con indosso le mie magliette. Voglio sentire il tuo profumo, accarezzarti, toccarti i capelli. Voglio vederti e sapere che sei mia."
Trassi un respiro profondo per paura di andare in debito d'aria.
Sapevo che avrebbe potuto continuare all'infinito ma non avevo bisogno di nessuna dimostrazione da lui, ero certa che quelle parole fossero vere.
Non c'erano molti modi per fermarlo, se non premendo le labbra sulle sue, gesto che probabilmente non si era aspettato. Dopo un attimo di smarrimento, portò la mano dietro la mia nuca per eliminare tra noi la distanza che in realtà aveva smesso di esistere. 
Era un bacio urgente, che voleva essere sentito. Come se le nostre labbra avessero bisogno di sentirsi, come se da un momento all'altro tutto sarebbe potuto finire. Ma, anche in quel caso, il tutto era lento ed intriso di dolcezza, pieno di amore.
Eravamo quasi senza fiato quando ci allontanammo, ma dovevo dirgli quelle parole, meritava di sentirle.
"Sono tua."







ANGOLA AUTRICE
Et voilà!!! (Spero di averlo scritto bene). Ci siamo, questa è la fine, quella vera. Ancora una volta, debbo scusarmi del tempo che ho impiegato per scrivere il capitolo.
Ad ogni modo, devo essere sincera, Summer ed Austin rimarranno nel mio cuore e sono contenta del finale, perché meritavano di essere felici l'uno con l'altra. Alla fine, nonostante la poca "popolarità", chiamiamola così, di questa storia, sono contentissima di averla scritta.
Ci tengo a ringraziare tutte le persone che l'hanno seguita silenziosamente. Ma, in particolare, devo ringraziare Austinsmile, che in realtà è la persona grazie alla quale questo epilogo esiste.
Sto pensando, ma è solo un'ipotesi, si scrivere una one-shot universitaria, giusto per vedere come andrebbe tra Austin e Summer. Vedremo se la cosa va in porto.
Ancora un grazie enorme a chi è arrivato a leggere fin qui... Vi chiederei di lasciare una recensione che, dai, almeno nell'epilogo ci sta tutta!
Un bacio,
Anaslover
  
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