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Autore: Layla    27/12/2014    0 recensioni
“È un casino quando devi far combaciare la tua vita con quella di una perfetta estranea di cui hai i ricordi e tutto il resto. Non sono più io e non sono lei, non so chi sono.
So solo che ti amo disperatamente e che da qui riparte la mia vita.”
“Giusto e io ci sarò sempre e non mollerò mai.”
“E se non centreremo un obbiettivo ci riproveremo fino a riuscirci, se tu giochi la tua parte io giocherò la mia.”
Sorridiamo, lui strofina il suo naso contro il mio.
“Adesso dormiamo.”
Sì.”
Ci aspetta un nuovo giorno e una nuova vita e dovremo dare il cento per cento di noi stessi.

{Seguito di "Aliens exist"
Genere: Drammatico, Romantico, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Tom DeLonge, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti
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Epilogo: ritorno a casa.

 

Torniamo a casa all’inizio di settembre. Le foglie degli alberi del giardino della nostra villa sono un trionfo di rosso, oro e arancione.
Meraviglioso.
Non sono belle come il giardino della reggia, ma il fatto che siano qui le rende meravigliose, sanno di casa.
Ava sorride rivendendo il nostro ranch.
“Casa dolce casa.”
Commenta aprendo la porta, troviamo tutto come l’avevamo lasciato, i cloni  non hanno spostato nulla e  non hanno ridipinto la casa. Mi avrebbe dato fastidio trovare la casa cambiata da delle persone che tutto sommato sono degli sconosciuti, così depongo con gioia le mie valigie in camera mia e mi butto sul letto. Profuma di pulito e di casa, un profumo meraviglioso.
Poco dopo sento il materasso abbassarsi per il peso di un corpo che si è steso accanto a me.
“Ehi, Tom.”
“Ehi,Jen.”
“Ce l’abbiamo fatta.”
“Sì, ora resta solo una cosa da fare e sarà la più difficile.”
“Disfare la valigie?”
Dico per mantenere leggero il tono della conversazione.
“No, parlare a Mark, non so da dove iniziare.”
Io rimango in silenzio, senza sapere cosa dire, sono volate offese grosse tra i due e non sarà facile riparare il danno, ma sono sicura che ce la faranno.
“Troverai un modo, la vostra amicizia è troppo forte per morire.”
“Immagino di sì, in fondo mi ha aiutato quando avrebbe potuto fregarsene.!
“Sì, è una cosa positiva, no?”
“Sì, lo è, ma non significa nulla. Potrebbe non volermi sentire lo stesso, perché  l’ho ferito troppo. Sai cosa penso di tutta questa storia?
Che per tutta la mia vita ho giocato con il fuoco e ora, non solo mi sono scottato, ma sto rischiando di dare fuoco a una cosa importante per me.
Tengo ancora a Mark come amico.”
“Lo so e credo lo sappia anche lui, ma che abbia bisogno di tempo per riflettere e perdonare. Non ho idea di cosa gli abbia detto il suo clone.”
“Io sì, ho fatto una breve ricerca in internet prima. Ha insultato pesantemente i blink, per lui sono come figli: ha fatto una cosa gravissima a cui non sono come riparare.”
“Digli la verità, che i blink non ti fanno schifo.”
Lui rimane in silenzio per un po’.
“Non mi ascolterà, non ora. Sa che è stato un clone a parlare, ma sa anche che avrei potuto dirlo io in qualsiasi momento.”
Questa volta sono io a rimanere senza parole.
“Sorpresa, eh?”
“Un pochino, ma sono sicura che vi riappacificherete.”
Rispondo più certa di quanto non lo sia.
Inizio a mettere via le nostre cose e in questo modo il tempo passa e io non penso a tutte le cose che sono rimaste sospese qui. Vorrei rivedere i miei e i gemelli per assicurarmi che stiano bene e che la loro vita sia il più possibile serena.
Finito di mettere via la nostra roba – che comprende parecchie cose che vengono dal mio pianeta – scendo in cucina e trovo dei piatti già preparati, devo solo infilarli nel microonde.
Detto fatto, uno alla volta li scaldo e poi chiamo a raccolta la mia famiglia: la cameriera ci ha lasciato delle enchilladas da mangiare.
Scendono tutti e dopo aver preparato rapidamente la tavola mangiamo tutti insieme sul tavolo vicino al camino, non fa mai troppo freddo in California, ma talvolta di’inverno è piacevole accenderlo.
“Buone le enchilladas! Mi sono mancate lassù!”
“A me è mancato tutto.”
Confessa con candore Jonas. Apparentemente dopo aver litigato con tutti i suoi amichetti – che lo chiamavano mezzo alieno – è felice di tornare a casa. Non si può dire lo stesso di Ava, che ha dovuto lasciare i suoi amici e il suo ragazzo.  Porta appesa al collo la pietra che le permetterà di mettersi in contatto con lui, ma lo stesso non è contenta. Ha lo sguardo perso e mangia poco della sua enchillada.
Spero che lentamente si abitui di nuovo a vivere qui, perché è qui la nostra casa.
Finito di mangiare lavo i piatti e poi mi stendo a letto, spossata dal viaggio ma felice.
Mi addormento sorridendo, piena di fiducia nel futuro.

 

Dopo quasi un mese Mark e Tom non hanno risolto nulla.
Tom ha provato qualche  volta  a chiamarlo, ma lui non gli ha mai risposto. Anne dice che è molto arrabbiato e che non si aspettava che Tom dicesse cose del genere, tanto che a volte mi domando se si sia dimenticato che non è stato mio marito a parlare, ma un clone.
Un clone è la copia fisica esatta della persona e può pensare in modo simile, ma non uguale a chi impersona. Il vero Tom forse non avrebbe detto tutte quelle cose e Mark non sembra accettarlo. Siamo in una posizione di stallo, nessuno si muove dalle proprie posizione e persino il mio incrollabile ottimismo inizia a vacillare.
Forse non si riconcilieranno e  continueranno la loro vita parallelamente, uno con gli Angels and Airwaves e l’altro con i + 44.
In ogni caso oggi è il 19 settembre e l’estate ha deciso di dare un colpo di coda con una serie di giornate molto calde e umide, tanto che Ava – dopo scuola – è sempre alla spiaggia a fare surf.
È quasi mezzogiorno e sia io che Tom siamo a casa, dopo una mattinata passata a provare e scribacchiare qualcosa di nuovo accende la tv ed entriamo rimaniamo paralizzati dalla paura.
Nei titoli dicono che Travis è stato coinvolto in un incidente aereo e che è l’unico sopravvissuto insieme a un certo Dj Am, lo schianto è avvenuto a Columbia nel South Carolina.
Io e Tom ci guardiamo negli occhi per un attimo, poi io chiamo Anne dicendole di tenere i ragazzi per un po’ e salgo al piano superiore buttando qualcosa in un borsone, Tom ha fatto lo stesso e lo vedo prenotare dei biglietti aerei.
Una volta fatto saltiamo tutti e due in macchina e ci dirigiamo verso l’aeroporto di San Diego, Tom non ha aperto bocca, ma stringe il volante della macchina fino a che le sue nocche non diventano bianche.
Parcheggiamo e corriamo verso le partenze nazionali, riuscendo a malapena a prendere l’aereo che Tom ha prenotato all’ultimo secondo.
Solo quando siamo sull’aereo si lascia andare a un sospiro tremulo.
“Ce la farà?”
Mi chiede con voce appena udibile.
“Sono sicura di sì.”
Rispondo io stringendo i braccioli del sedere con entrambe le mani, non voglio nemmeno pensare alla morte di Trav come ipotesi. Non ci siamo sentiti spesso negli ultimi tempi, ma non ho mai smesso di considerarlo un buon amico. Non sa nulla del fatto che io sia aliena e che un po’ lo sia anche Tom, ma la maggior parte delle persone non lo sa e questo non impedisce loro di esserci amici.
Il volo verso Columbia mi sembra infinito, anche se non è molto lungo. Una volta atterrati Tom chiama Shanna – l’ex moglie di Travis – e si fa dire dove è ricoverato l’ex marito, dopo di che chiama un taxi.
Per prima cosa ci fermiamo in un bed & breakfast, lasciamo lì i bagagli e poi ci dirigiamo all’ospedale. Dato l’aspetto relativamente calmo supponiamo che i giornalisti non sappiano che Travis Barker sia ricoverato lì.
Tom marcia il banco dell’accettazione e chiede alla donna in che stanza si trova Trav, all’inizio lei è parecchio reticente visto che non siamo parenti, ma alla fine l’insistenza di Tom ha la meglio e ci dice dove è.
Io e mio marito saliamo al secondo piano e cerchiamo il reparto della terapia intensiva, siamo sicuri di essere nel posto giusto perché – seduta su una sedia – c’è Shanna.
Io mi siedo accanto a lei in silenzio e lei si butta in lacrime tra le mie braccia, io cerco di consolarla, Tom invece si siede e si prende la testa tra le mani.
Dopo un po’ si decide a parlare.
“Cosa dicono i medici?”
“Non sono ancora usciti dalla sala operatoria, ho paura. Non voglio che i miei figli perdano loro padre, lo adorano, capite?
Persino mia figlia adora Travis e lei ha sempre odiato ogni mio fidanzato!”
Scoppia di nuovo in lacrime.
“Mark è qui?”
Chiede esitante Tom.
“Sì, sono qui.”
Risponde una voce fredda, Mark è arrivato alle spalle di Tom. È cambiato, per prima cosa è decisamente più magro di come lo ricordassi, sembra nervoso e arrabbiato – i suoi occhi celesti sono in tumulto – e i suoi capelli castano sono così irti da sfidare la forza di gravità.
“Mark.”
Dice debolmente Tom.
“Tom. Come mai qui?
Vuoi ballare sul cadavere di Travis?”
I singhiozzi di Shanna si fanno più forti e io do un’occhiata di rimprovero a Mark, lui abbassa gli occhi.
“No, sono venuto qui per vedere come sta un mio amico e per chiarire con un altro.”
“Skye, tu sta qui con Shanna, io mi allontano un attimo con Tom e Jen.”
Seguiamo il bassista fino a un’uscita di emergenza che dà su una terrazza, per prima cosa Mark si accende una sigaretta e io lo imito.
Mi sento una specie di giudice in un incontro di box.
“Allora, Thomas, come mai sei qui?”
“Perché un mio amico si trova in fin di vita e speravo di chiarire con te, a essere sincero.”
Mark ride sarcasticamente.
“Non ti sono bastati gli insulti sui blink e di come sia una band di idioti? Adesso devi insultarmi di persona?”
“Non sono stata io a dire quelle frasi, lo sai. È stato il clone che ha creato Keisha!
In ogni caso, mi dispiace: erano fuori luogo.
Sono stato io a voler portare i blink lontano ed è stato molto idiota da parte mia autoinsultarmi.”
L’altro non parla.
“Ascolta, lo ammetto: sono uscito dai blink come uno stronzo apocalittico.
Non voglio cercare di crearmi delle scusanti per quello che ho fatto, ma in quel periodo il dolore alla mia schiena era insopportabile e gli antidolorifici mi sballavano di brutto l’umore.
Un momento ero incazzato nero perché c’era quel dannato dolore sordo e quello dopo ero euforico perché non c’era più. Ho detto e fatto un sacco di cazzate di cui non sono affatto fiero.
È stato in quel momento che qualcuno ha iniziato a giocare con il mio cervello e – so che non vale molto come scusa – quel giorno non ero in me.
Ero incazzatissimo perché nessuno sembrava capire che il bel giocattolino del pop-punk dopo tredici anni di sbattimento voleva solo qualche mese di pausa. Pressavate tutti per il tour, per il nuovo cd e io non ce la facevo più.
Mettici quello che ho detto prima e otterrai quello che ho fatto. Non lo rifarei, non uscirei più dalla band senza darti una spiegazione, anche se pessima. Se potessi tornare indietro cercherei di agire in modo più equilibrato, ma non posso.
Quindi non ti chiedo di perdonarmi, ma almeno di provare a darmi una seconda possibilità. Lassù mi hanno guarito, non sarò mai lo stesso di prima, ma non sarò nemmeno la mina vagante degli ultimi tempi.
Puoi darmi una possibilità?”
Mark lo scruta a lungo negli occhi, in una maniera quasi imbarazzante.
“Sembrano delle scuse vere.”
“Lo sono. Mark, ti prego, dammi un’altra possibilità.”
Lui gioca con la cicca semispenta e guarda in basso, sembra stia contando le mattonelle di questa terrazza.
“Prima Travis deve sopravvivere, poi ne parleremo.”
“Mark…”
“Vorrei dartela subito una seconda possibilità, ma non me la sento. È troppo presto, fa ancora male. Dammi un po’ di tempo e poi voglio vedere come se la caverà Trav.”
Tom annuisce, credo che questo sia il massimo che si aspettasse da Mark.
Rientriamo tutti e tre e troviamo Skye e Shanna con un dottore, l’uomo batte incoraggiante una mano sulla spalla della moglie di Travis e poi se ne va.
“Cosa ha detto il dottore?”
“Che è stazionario e non è in pericolo di vita, però…”
Le esce un sospiro tremulo dalla bocca.
“Non sanno se potrà suonare ancora.”
Rimaniamo annichiliti dalla notizia, sappiamo quanto Trav tenga al suo strumento e non poterlo più suonare per lui sarà una tortura.
“Sono sicura che ce la farà.”
Dico a bassa voce e con gli occhi umidi.
Annuiscono tutti. 


Il tempo passa e Halloween è alle porte. Travis è uscito dall’ospedale e sta facendo la riabilitazione necessaria con molto impegno. Vuole tornare a suonare, anche se non è certo che voglia farlo per i blink. Ha visto Tom e lo ha formalmente ringraziato per essere venuto a trovarlo, ma non ha detto molto altro poi, si vede che è ancora arrabbiato con mio marito e non posso biasimarlo: a lui manca un pezzo per avere il puzzle completo.
In quanto a Tom e Mark sono usciti qualche volta a prendersi una birra insieme, ma ci sono andati cauti tutti e due. Tom mi ha raccontato che di solito parlano di cose poco importanti e girano al largo dall’argomento blink, per tutti e due è una specie di tabù. Mark è ancora arrabbiato con Tom e lui non sa cosa fare per dimostrare che si è sinceramente pentito, di sicuro non mollerà gli AvA , perché si è accorto che gli sono indispensabili come sfogo in questo periodo tormentato.
Una sera arriva a casa particolarmente di buon umore e mi chiedo come mai.
“Come mai così felice?”
“Perché ho chiesto a Mark di venire da noi la sera di Halloween con la sua famiglia. Per te non è un problema, vero?”
“Assolutamente no, sono felice che ci sia questa cena!”
Rispondo sorridendo, lui mi abbraccia e poi mi bacia tra i “buuu!” dei nostri figli.
“Cosa c’è, ragazzi? Amo vostra madre.”
Io rido imbarazzata e penso a cosa possa servire per la cena, che è tra una settimana.
Nei giorni seguenti penso a come decorare la sala e al menù.
Alla fine compro un bel po’ di zucche, ragnatele e ragni finti, teschi e candele. Spendo due pomeriggi a intagliare le zucche con l’aiuto di Jonas e Ava.
La sera della cena le distribuisco un po’ ovunque insieme alle cose che ho comprato, tenendo l’illuminazione al minimo per dare l’idea di una stanza spaventosa e un po’ lo è alla luce tremolante delle candele che occhieggiano i ghigni delle zucche e i teschi.
Per il menù ho deciso di cucinare cibo italiano.
“Mamma, posso andare con i miei amici a chiedere i dolci, vero?”
Mi chiede Ava poco prima che inizi la cena.
“Mh, certo. Solo porta con te Jack, ti va bene?”
Lei scuote le spalle.
“Sì, certo. È un po’ che non lo vedo.”
“Come ti sembra la stanza?”.
“Se non sapessi che questo è il salotto di casa nostra avrei paura a entrare.”
Io sorrido soddisfatta e guardo cosa indossa Ava: un vestito con l’orlo strappato che le arriva appena sopra il ginocchio trattenuto in vita da un foulard viola, calze a righe bianche e nere, anfibi e un cappello da strega. Si è truccata pesantemente gli occhi di nero e la bocca di rosso.
Sta molto bene.
“Bel costume.”
Lei sorride e mi mostra le mani, le sue unghie sono dipinte di nero e rosso, il rosso è studiato apposta per dare l’impressione di sangue che coli.
“Wow! Belle!”
Lei mi sorride e poco dopo arrivano gli Hoppus, ci scambiamo qualche convenevole e poi andiamo nel salotto.
“Wow! Bello!”
Esclama colpita Skye.
“Sono felice che ti piaccia.”
“Oh, sì! È molto spaventoso.”
Sul tavolo ci sono già gli antipasti, che sono spaventosi a regola d’arte: a forma di ragno o occhio e con tanto ketchup e sugo.
Li mangiamo, mi fanno i complimenti, io sorrido e porto via il vassoio vuoto. Per ora procede bene, ma QUELL’argomento non è stato ancora toccato.
Controllo che siano tutti seduti e poi porto in tavola il primo: pasta al sugo. È un piatto semplice e pauroso allo stesso tempo, con un po’ di immaginazione si può pensare che il sugo sia sangue.
Servo le porzioni e poi mi siedo per gustarmi il frutto delle mie fatiche: è buona.
Mangiamo in silenzio, si sente solo il rumore delle forchette e delle bocche che masticano  e ne sono molto felice, significa che il piatto è stato apprezzato.
Finito il primo porto via i piatti e li deposito in cucina, domani la nostra domestica avrà parecchio da fare, mi dico con una punta di dispiacere.
Servo il secondo –  scaloppine al pomodoro – e poi mi siedo anche io, sono buone anche queste.
Adesso è il turno del dolce – una torta di panna con lo sciroppo di fragola che cade dalla punta – e del caffè.
E con questo la cena è finalmente giunta al termine, i ragazzi se ne vanno e rimaniamo solo noi adulti, avvolti in una cappa di imbarazzo.
“Ehm, bella la stanza. Vero, Mark?”
Skye tenta di rompere il silenzio che si è formato.
“Oh, sì! Molto spaventosa, Jen è molto brava con queste cose, lo è sempre stata.”
“Sono d’accordo.”
E il silenzio cala di nuovo sulla stanza.
“C’è un motivo per cui ho accettato questo invito.”
Comincia Mark, io lo guardo curiosa.
“Quale?”
“Credo di dovere delle risposte a Tom.”
Questa volta è Tom a guardarlo curioso.
“Ho pensato molto alle tue scuse e sono giunto alla conclusione che sono sincere e le accetto.”
Tom sorride e i due si abbracciano, io e Skye ci scambiamo un sorriso a nostra volta, orgogliose dei nostri uomini.
“Mi piacerebbe che tu tornassi nei blink, se vuoi.”
“Voglio, solo che non posso abbandonare gli AvA.”
“E io il mio lavoro alla Fuse, questo non significa che non potremo più fare musica insieme. Lo faremo ancora, ma con ritmi che si adattano alla nostra nuova vita.”
Tom annuisce commosso.
“Cosa dice Travis a riguardo?”
“Beh, ci ho parlato e – anche se scettico – ha accettato la cosa. Dice che tutti si meritano una seconda possibilità.”
“Ne sono felice.”
“Solo una cosa, vorrei aspettare un po’ per comunicarlo ai fans, non mi sento pronto.”
“Non c’è problema, aspetterò.”
I due si sorridono e si abbracciano di nuovo.
Adesso è davvero  tutto risolto e possiamo tornare alla vita di prima, non c’è un solo pezzo del puzzle che sia fuoriposto.
Tutto combacia alla perfezione di nuovo e la cosa non potrebbe rendermi più felice.

Angolo di Layla

E con questo è davvero arrivata la fine, ringrazio DomyDeLonge per le recensioni e tutte le altre persone che l'hanno messa nei preferiti, ricordati, seguite.

Alla prossima.

   
 
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