Con un gesto il ragazzo
indicò a Isabelle la finestra, facendole capire che sentiva
il bisogno di
scaricare un po’ del nervosismo accumulato con una sigaretta.
Lei gli sorrise e
insieme si spostarono nel piccolo balcone decorato con piante colorate
su cui
si affacciava la stanza.
Chris tirò fuori dai
jeans il pacchetto di sigarette e ne accese una, aspirando il fumo
prima di
ricominciare a parlare. Sapeva di avere ancora del tempo e non aveva
mai
provato quella sensazione di libertà che si stava
impossessando del suo corpo. Izzy
si sedette su una delle due poltroncine, mentre lui si mise di fronte,
appoggiandosi alla ringhiera.
«Sinceramente non mi
sorprende che i miei nonni paterni non abbiano mai sopportato i
genitori di mia
madre. Lui era un famoso attore e lei viveva dei guadagni del marito.
Presto
anche la loro unica figlia ha imparato a fare così. Ogni suo
capriccio è sempre
stato un ordine per loro, e dico così non perché
qualcuno me l’ha raccontato,
ma perché era solita fare allo stesso modo anche da adulta.
Fino al giorno in
cui me ne sono andato, lei ha sempre pensato di potermi trattare come
faceva
con i suoi genitori. Che illusa. Capisco perfettamente cosa la unisce a
mio
padre.» con uno sguardo disgustato prese altro fumo dalla
sigaretta e continuò
così fino a quando non la ebbe terminata.
«Sono felice di
essermi liberato di loro, dico sul serio. Da quando sono andato via,
sono
diventato me stesso e non il bambolotto con cui si divertivano tutti a
giocare,
mi sento più libero»
Izzy gli rivolse un
enorme sorriso e si alzò per poterlo abbracciare. Mentre
erano stretti l’uno
all’altra, lui la ringraziò in un sussurro e le
disse che pensava di aver
trovato la sua prima vera amica. Lei, in risposta, arrossì
per la prima volta davanti
ad un ragazzo e gli confessò che anche lui era il suo primo
amico con Jenny.
Rientrarono nella
camera e si fecero scherzi a vicenda fino a quando la proprietaria di
casa non salì
per avvisarli dell’orario.
Raffigurava un
serpente che si avvolgeva lungo la caviglia, fino ad arrivare con la
testa sul
collo del piede. Jen, che sembrò notare lo sguardo degli
amici, spiegò loro il
significato.
«Rappresenta il mio
passato, quello che ero e gli errori che ho fatto. Adesso sono andata
avanti,
ma non posso permettermi di dimenticare quello che è stato,
altrimenti ricadrei
nello stesso sbaglio. È una lunga storia, prima o poi lo
saprete e non me ne
vergogno, ne sono uscita e farà sempre parte di
me».
I ragazzi non fecero
domande e si limitarono a seguire l’amica verso
l’auto, pronti per divertirsi.
Durante il tragitto Jen riprese il suo solito modo di fare allegro e
coinvolgente, trascinando con sé gli altri in un karaoke
abbastanza stonato. Al
loro arrivo mostrò all’addetto della sicurezza tre
pass e un collega dell’uomo
li scortò fino a un privè, circondato da delle
tende bianche.
La musica era
assordante e l’aria era già impregnata di alcol e
sudore, le persone si
muovevano distrattamente sulle note delle nuove hit mentre
sorseggiavano i loro
drink.
«Finalmente posso
conoscervi, ragazzi. È un vero piacere, io sono Brian
Hearst. Seguitemi, vi
presento gli altri.» Chris e Izzy strinsero la mano e si
presentarono, poi
entrarono nel privè.
Ad aspettarli
c’erano due ragazzi e una ragazza, seduti al tavolo, intenti
a discutere tra
loro. Appena notarono i nuovi arrivati si alzarono e li raggiunsero,
poi Brian
fece le presentazioni.
«Lei è Eirene
Perkins, la nostra cantante. Ei, loro sono Isabelle e
Christopher» la ragazza
rivolse loro un sorriso e diede due baci a ognuno.
«Loro invece sono
Sean Burgh, chitarrista» indicò il primo
«e John Galt, tastierista del nostro
gruppo. Io suono la batteria e tra poco ci esibiremo per la prima volta
in
questo locale. Se tutto va come abbiamo previsto, potremmo avere
addirittura un
contratto per suonare qui ogni sabato sera»
Spiegò loro Brian, invitandoli
a sedere.
Izzy si concentrò
sui tre musicisti che componevano la band con Brian e notò
con suo grande
piacere che avevano tutti un’aria di simpatia.
Il viso tondo e
color caffellatte di Eirene era incorniciato da splendidi capelli ricci
corvini,
con sfumature viola tra i ciuffi fermati da una bandana come quella che
Iz
aveva al polso. Indossava una camicia verde militare molto lunga e
pantaloni di
pelle neri. Le scarpe dello stesso colore erano ricoperte di borchie
sul retro
e lei non sembrava soffrire l’altezza vertiginosa dei tacchi.
Gli occhi castani
erano valorizzati solamente da pochissimo mascara, era splendida. Il
suo
sorriso, poi, era rassicurante, così come il carattere era
molto simile a
quello di Jenny.
Sean aveva il
classico aspetto del chitarrista. Blue jeans strappati, anfibi e tshirt
neri
contribuivano al suo look, coronato da capelli corti biondo cenere e
occhi
castani. Non aveva ancora preso parte alla conversazione se non con
qualche
parola, quindi Izzy non riuscì a identificarne subito il
carattere.
John era almeno
venti centimetri più alto di Iz e le aveva rivolto subito
uno splendido
sorriso. I ricci neri gli cadevano sulla fronte, coprendo leggermente
gli occhi
azzurri. Aveva una felpa nera con un enorme cappuccio, che portava sul
capo,
pantaloni larghissimi e Vans del colore della felpa non potevano
ovviamente
mancare, era anche abbastanza simpatico.
«Certo! Sarebbe
davvero una bella serata!» rispose Izzy, Chris
annuì come conferma e Jenny fu
molto soddisfatta della piega che stava prendendo la situazione. Era
davvero contenta
di aver presentato i suoi più cari amici a Brian, che ormai
frequentava spesso.
Lui l’aveva attratta
sin dalla prima volta, anni addietro, ma il loro rapporto li faceva
sembrare
fratelli, eppure lei desiderava di più. Non ne aveva ancora
parlato con
qualcuno, aveva paura ad ammettere ad alta voce il suo interesse nei
confronti
dell’amico.
Ordinarono dei drink
e degli aperitivi, continuando a chiacchierare allegramente.
Quando ormai il
tavolo era colmo di bicchieri di ogni forma e dimensione e ciotole
contenenti
niente di più di qualche briciola, si spostarono nella sala
principale, dove
aspettarono il fatidico momento. Qualche minuto dopo, un ragazzo del
locale
avvertì Ei che era ora di prepararsi e tutto il gruppo si
recò dietro le
quinte. Inaspettatamente, Brian chiese a Jenny di accompagnarlo, sia
per stare
un po’ con lei, sia per lasciare ai due nuovi amici qualche
attimo da soli. La
ragazza gli aveva illustrato più volte il suo piano e lui le
aveva promesso
collaborazione. Izzy e Chris sarebbero presto diventati inseparabili, a
qualunque costo.
Le ultime note della
canzone sfumarono e una voce presentò il gruppo.
«Ragazzi e ragazze,
buonasera!» dalla pista da ballo arrivò qualche
schiamazzo «per la prima volta
sul nostro palco, ecco a voi gli Hell’s Eyes!» solo
in quel momento la folla
esplose in urla di approvazione. Non erano molto conosciuti, ma
bisognava
comunque dar loro la giusta accoglienza.
Accompagnati dalle
urla, salirono sul palco e salutarono con un gesto il loro nuovo
pubblico, poi lentamente
John si posizionò dietro la tastiera elettrica, Sean prese
la chitarra dal
piedistallo su cui era stata poggiata, Brian si sedette alla batteria e
Eirene
staccò il microfono dall’asta.
Suonarono diversi
brani, ma l’ultimo fu quello che colpì
maggiormente i ragazzi sotto il palco.
Quando l’inizio di My Immortal si diffuse nella sala, scese
il silenzio, si
formò qualche coppia e la voce di Eirene
accarezzò tutti. Nessuno rimase
impassibile davanti a un’interpretazione così
perfetta.
Forse fu solo per
effetto dell’atmosfera, oppure era esattamente ciò
che desiderava fare da
sempre, Chris allungò le braccia verso i fianchi di Izzy e
la strinse a sé in
modo diverso dal solito. Inizialmente la ragazza lo guardò
interdetta, ma
decise di lasciarsi andare, poggiando la testa sulla spalla
dell’amico. Non
ballarono come le altre coppie, si limitarono a rimanere uniti, in una
muta
promessa. Ancora una volta il loro rapporto stava cambiando e ancora
una volta
loro erano troppo distratti per accorgersene.
Quando la canzone
era ormai finita, si separarono, non ci fu imbarazzo, al contrario Izzy
intrecciò la sua mano con quella di Chris, in uno sfiorarsi
di anelli e
tatuaggi, e lo condusse verso il bar.
Izzy e Chris si
sedettero su delle sedie nere di fronte al bancone e subito uno dei
dipendenti
fu pronto a servirli.
«Che cosa desiderate?»
la domanda interruppe la conversazione dei due, riguardo alle vacanze
natalizie. Ne avevano già parlato in altre occasioni, ma
questa volta Chris
sembrava un tantino più disponibile rispetto alle precedenti.
«Io vorrei una vodka
alla pesca mentre…» Chris si interruppe e
guardò l’amica, in attesa della sua
risposta. Quando Izzy chiese una Coca-Cola, lui la guardò
come se fosse
un’aliena, non capendo perché non avesse ordinato
qualcosa di diverso, magari
alcolico.
La ragazza fissò la
sua espressione per un istante, poi scoppiò a ridere e
spiegò di essere
astemia.
Non appena terminò
la risata, si affrettò ad aggiungere le sue motivazioni, non
aveva di certo
compiuto questa scelta per paura di farsi del male, considerando che
ormai
aveva ripreso a fumare regolarmente, semplicemente perfino
l’odore dell’alcol
le aveva da sempre dato fastidio.
Le loro ordinazioni
arrivarono presto e Chris insistette per pagare anche la sua,
ovviamente dopo
un quarto d’ora di discussione.
Dopo l’esibizione
degli Hell’s Eyes Jenny era sparita con Brian e né
Izzy, né tantomeno Chris, si
preoccuparono di andare a cercarli. Senza la loro compagna,
però, non avevano
nemmeno tanta voglia di ritornare dal resto del gruppo, essendo
entrambi molto
timidi e avendo paura di disturbare, perciò preferirono fare
un giro nel
cortile posteriore del locale.
Chris si poggiò al
muro laterale ed estrasse dalla tasca l’ennesima sigaretta
della giornata,
offrendone una anche a Izzy che accettò volentieri.
Tra loro calò il
silenzio mentre si concedevano quel piacere che condividevano ogni
giorno,
mentre tutt’intorno regnava il chiasso e il caos.
Rientrarono dopo
essersi trattenuti un po’ e andarono dritti al tavolo che
aveva riservato
Brian.
Lì c’erano già tutti
e si preparavano a tornare a casa, chiudendo gli strumenti e prendendo
le
giacche.
Izzy fece i
complimenti a tutti, soffermandosi particolarmente su Eirene che le
chiese
anche il numero di cellulare. Chiacchierarono mentre Sean lottava con
la
cerniera della custodia della chitarra, poi uscirono insieme dal locale.
Si salutarono
all’esterno e tornarono a casa solo quando Jenny
riuscì a liberarsi
dall’abbraccio di Brian, contenta della serata.
Appena presero posto
in auto Jennyfer accese la radio e scelse una canzone del cd che
stavano
ascoltando. Presa dal buonumore e incurante dell’orario,
alzò il volume al
massimo e iniziò a cantare, coinvolgendo ben presto gli
altri due passeggeri.
Trascorsero l’intero viaggio di ritorno improvvisando le
parole e ridendo per ogni
minima cosa.
Non senza un po’ di
difficoltà, Jenny parcheggiò l’auto nel
giardinetto antistante e corse ad
aprire la porta, imprecando per il freddo. Si catapultarono
all’interno e, come
se avessero stipulato un accordo segreto, corsero nelle loro stanze a
cambiarsi.
Bloccò nuovamente il
flusso dei pensieri, si preparò per la notte e
uscì dalla camera per salutare
gli altri ragazzi.
Ai piedi del letto
si disperdeva qualche paio di scarpe, abbandonato lì in
attesa di sistemazione.
Jenny indossò degli
antiscivolo rossi e si liberò anche del vestito,
sostituendolo con dei leggins e
una felpa di alcune taglie più grande.
Si struccò
osservandosi nello specchio appeso sulla porta, prese il pacchetto di
sigarette
e l’accendino dalla scrivania, poi si diresse verso il
piccolo balcone e si
sedette sulla sedia di legno rivolta verso il giardino posteriore.
Nella sua
mente cominciarono ad affollarsi pensieri riguardo quella serata e
soprattutto
riguardo quel ragazzo che sin dal primo sguardo era riuscito a renderla
sua,
Brian. Ricordava ancora quel momento di due anni prima quando lei
correva
nascondendosi dalla pioggia con un cappuccio nero e tenendo ferma
saldamente
nella tasca della felpa con una mano la quinta bustina di quella
settimana.
Andava avanti così, ogni giorno una dose nuova e ogni sera
un ragazzo diverso.
Aveva conosciuto
Brian nel locale che era solita frequentare, lei gli si era avvicinata
in cerca
di una preda con la quale passare la notte e lui non aveva
acconsentito.
Divenne una sfida ma accidentalmente lui riuscì a
comprendere ciò che si
nascondeva dietro gli occhi della ragazza. Da quel giorno iniziarono a
conoscersi e fu proprio lui che fece così tanta pressione da
convincere Jenny a
chiedere aiuto. Durante tutto il periodo della riabilitazione era
sempre stato
presente, al termine del percorso l’aveva riaccompagnata a
casa e aveva
insistito per darle una mano a ritinteggiare la stanza e cambiare
guardaroba.
Jenny sorrise al ricordo di quei giorni e guardando la sigaretta che
stringeva
tra le dita ridacchiò al pensiero della smorfia che aveva
fatto Brian quando
aveva trovato nuovamente i pacchetti in casa dell’amica.
Aveva, infatti,
cercato di dissuaderla dal fumo purtroppo senza riuscirci, in quanto
anche lui
dipendente dalla nicotina.
Riflettendo, non
ricordava bene quando tutto fosse iniziato, ma era sicura di provare
qualcosa
per lui. Fino a quel giorno non aveva trovato il coraggio di
confessarglielo,
poi però era stato lui stesso a chiamarla con sé
prima dell’esibizione.
Non avevano subito
raggiunto gli altri, si erano nascosti nel camerino di Brian e lui le
aveva
detto di essere innamorato di lei. A quel punto aveva ceduto ed era
stata
proprio lei a fare il primo passo e a posare le sue labbra su quelle
dell’ormai
non più amico. Avevano deciso di provare a creare un
rapporto diverso dal
solito e aspettavano solo il momento giusto per dirlo a tutti.
Jennyfer si alzò con
un sorriso enorme, spense la sigaretta nel posacenere e si diresse al
piano di
sotto per augurare la buonanotte agli amici.
Finalmente era
riuscito a esternare i suoi sentimenti, la sua rabbia nei confronti di
un
passato di cui riusciva solo a vergognarsi. Cresciuto nel lusso e nel
disprezzo
delle diversità, aveva da poco iniziato a vivere nel mondo,
circondato da
persone che con lui avevano pochissimi punti in comune. Una soltanto
continuava
ad apparirgli troppo simile, troppo vicina al suo passato. Izzy era
entrata
nella sua vita per caso, in cerca di un lavoro per mantenersi lontana
da casa e
lui era riuscito soltanto a trattarla con aria di sufficienza e a
frapporre un
muro di cemento fra loro. Non riusciva a spiegarsi perfettamente quel
suo
comportamento, eppure in quel momento dovette ammettere a se stesso che
ormai
di quel muro non rimaneva altro se non qualche maceria. Durante il
pomeriggio,
era stato pervaso dal terrore di poterla annoiare o peggio ancora di
rendersi
insopportabile ai suoi occhi davanti ai quali già non si era
dimostrato
abbastanza cordiale. Quando però aveva incrociato il suo
sguardo non vi aveva
visto noia, disprezzo o insofferenza, bensì consapevolezza,
solidarietà e
soprattutto affetto. Non riuscì a dare un nome specifico
alla sensazione che
aveva provato quando finalmente era riuscito a stringerla tra le
braccia e
tantomeno a ciò che si era scatenato dentro di lui al solo
sfiorarsi delle loro
mani. Nel momento in cui aveva rivolto lo sguardo ai loro corpi
così vicini
aveva desiderato solo assaporare le sue labbra e provocarle un sorriso.
Riconobbe però di essersi fatto trattenere dalla paura, non
era certo di
riuscire a sopportare un rifiuto ma non voleva nemmeno impietosire la
bella
Isabelle.
La prima volta che
si era aperto a lei non era stata un’azione volontaria,
piuttosto un riflesso
del suo corpo. Aveva sentito la necessità di starle accanto,
di mostrarle la
sua vera persona, di condividere con lei quel momento e di instaurare
un
rapporto di fiducia. Mettendo da parte il risentimento per i genitori,
si era
presentato per quello che era, aveva esibito le sue cicatrici ed era
riuscito a
liberarsi un tantino dal peso che portava costantemente con
sé.
Sorrise quando,
sfilando la giacca, si rese conto di avere addosso l’odore
della ragazza, un
misto tra il profumo delle pesche e il fumo delle sigarette.
Ripensò al momento
nel quale, entrando nella stanza di lei, l’aveva osservata
mentre si preparava.
In quel momento
aveva compreso quanto Izzy fosse bella, e quanto lui ormai dipendesse
da lei.
Sostituì velocemente gli abiti con quelli contenuti nel suo
zaino e corse in
salotto, ansioso di rivedere Isabelle.
Jenny le fece il
verso da dietro, poi si rivolse ad entrambi i ragazzi
«Allora? Ne è valsa la
pena? O vi siete annoiati?». I due si guardarono
ridacchiando, poi Chris
rispose «Avevi ragione, bionda» Jen fece una
smorfia al sentire quel soprannome
che odiava «è stato divertente. Forse potrei
ascoltarti di più quando parli…»
il ragazzo fu interrotto dalle urla di gioia e di scherno di Jennyfer,
che si
inginocchiò teatralmente sul tappeto «Dio, grazie.
Finalmente l’hai capito,
Christopher»
In risposta
ricevette un cuscino sul viso, che afferrò prontamente e
rilanciò all’amico. Si
alzò in piedi, salutò con la mano i presenti e si
avviò verso le scale «’Notte
gente, vado prima di crollare per terra.» salì un
gradino e si girò a guardare
minacciosamente i due «Non azzardatevi a svegliarmi per
nessuna cosa al mondo.
Fate come se foste a casa vostra, io devo dormire» poi
scomparve nel corridoio
del piano superiore.
Izzy si sporse sul
divano per dare a Chris due baci sulle guance, poi gli rivolse un
saluto e si
diresse anche lei verso la sua stanza. Si chiuse la porta alle spalle e
si
gettò sul letto, cadendo in un sonno profondo.
Rimasto solo, Chris
cercò qualcosa da vedere in tv ma ben presto, essendo la sua
ricerca
miseramente fallita, si ritirò anche lui in camera.
«Buongiorno» la
ragazza si girò di scatto, trovando Christopher intento ad
aprire ogni anta dei
mobili in cerca di qualcosa da mangiare. Rispose al saluto e lo
lasciò fare,
sperando poi di poter usufruire del risultato della ricerca.
«Ti va un po’ di
tè?» domandò voltandosi appena.
«Si grazie, ho anche
trovato dei biscotti!» Chris poggiò sul tavolo
bianco una busta colorata, che
pubblicizzava degli ottimi frollini al cioccolato. Izzy, ansiosa di
assaggiarli, si affrettò a prendere due tazze e a riempirle
con la bevanda
calda. Prese posto ad un lato del tavolo, invitando l’amico a
fare lo stesso, e
gli porse la colazione.
Chiacchierarono tranquillamente
e riordinarono la stanza, recandosi successivamente nel giardino
anteriore. Izzy
si sedette sul dondolo e fu subito imitata da Chris, che le
offrì una
sigaretta.
Dopo averle accese,
rimasero in silenzio.
Erano entrambi
consapevoli che la sera precedente era cambiato qualcosa, ma nessuno
dei due
aveva il coraggio di fare il primo passo. Convenirono, invece, che per
quel
momento il loro rapporto poteva rimanere invariato e che con il tempo
si
sarebbero potuti conoscere meglio.
Ciao!!
Mi scuso per il
terribile ritardo con cui pubblico questo capitolo, ma essendo cambiate
tante
cose dall’ultima volte che ho aggiornato, ho avuto un periodo
totalmente privo
di ispirazione. Non so dirvi quando riuscirò a pubblicare il
prossimo, ma
sicuramente già da domani mi metterò al lavoro.
Ho sentito la mancanza dei miei
personaggi e l’altro giorno ero davvero impaziente di
ricominciare. Spero davvero
che vi piaccia, ho cercato di fare un punto della situazione degli
stati d’animo
dei protagonisti e
spero non risulti
troppo noioso.
Grazie a tutti voi
che siete arrivati fin qui, non vedo l’ora di sapere cosa ne
pensate!
Un bacio
Maïa