Rieccomi tornata con una One Shot senza pretese
sul mio demoncino preferito! *O*
Mi rendo conto che ancora non è Natale, ma manca più di un mese, ma
l’aria natalizia io comincio a sentirla già da Novembre! Anche
perché questo è il periodo in cui inizio a pensare ai regali da fare e ogni
anno è sempre più difficile! XD E poi, quando l’ispirazione viene, mica posso
rinviarla a posteri!
Premetto che questa shot si ricollega, in qualche modo, alla mia
precedente, Puppies. Se ne scriverò altre, sappiate
che saranno tutte più o meno relazionate tra loro. :D
E’ ovvio che chi non ha letto Puppies
è obbligato a farlo è_é non avrà problemi a leggere prima questa, dato
che in realtà sono due cose diverse! *me complicata*
Prima di dare inizio a quest’ultima mia creazione, vorrei ringraziare di
cuore tutti coloro che hanno commentato Puppies e che l’hanno messa tra i preferiti. E’ stata una gioia vedervi così
numerosi! *_*
Neptune 87: grazie mille! Son contenta ti sia piaciuta!
^^
mikamey: awww! Grazie,
grazie! *o*
miloxcamus: grazie tante! Ho
sempre desiderato che qualcuno si divertisse a tirargli i capelli… devono
essere così morbidosi! *o* E
chi meglio di un paio di bimbi scatenati? xD
Meg___X3: Oddio, bellissimo commento! *o* Adoro scrivere di Sesshomaru
quando è in “crisi”, senza che lo voglia veramente è di una comicità
esilarante! E son felice di essere riuscita a
definirlo così. E Rin… beh, io da grande la immagino esattamente così com’è da
piccola, un po’ ingenua e tanto, tanto dolce. Spero ti
sia piaciuta anche questa shot. =)
KaDe: addirittura geniale! *_* Potrei montarmi la testa, sai? XD Grazie,
grazie, grazie!
ryanforever: ahaha! Un trauma
dopo l’altro! Muoio! XD Ma dico io, lui che è sempre impeccabile, calmo e
calcolatore e va in crisi totale per una cosuccia da niente così?! Oddio, cosuccia… vabbè!
XD Grazie mille anche a te! ^^
elyxyz: lol, povera tastiera! XD Graccie, graccie! *O*
E grazie per i preferiti a:
1 - eiby
2 - Ellyina
3 - J84
4 - Meg___X3
5 - _Nefer_
Vi adoro tutti! <3
Buona lettura,
Kenjina.
Christmas Time
Odiava il Natale.
Oh, se l’odiava.
Tutti quegli schiamazzi fino a tardi per le
compere all’ultimo momento, quell’aria gioiosa e patetica che aleggiava in ogni
angolo della città, i visi rilassati delle famigliole, i gridolini eccitati dei
bambini quando vedevano un giocatolo di cui si erano
innamorati a prima vista.
Per non parlare dei cori che si
piantavano davanti a casa cantando canzoni natalizie, nella speranza di una
generosa offerta o solo di un augurio. Era già tanto quando si scomodava per
mandarli via a suon di calci nel di dietro, figuriamoci un’offerta o un augurio
di buone feste!
No, decisamente detestava
tutto ciò.
Lui non era nato per le feste, per quel calore che
schivava tanto.
Lui adorava l’inverno perché era freddo, gelido. Proprio
non capiva perché il periodo migliore dell’anno dovesse essere rovinato da
questo caldo improvviso che riempiva tutto di rosso.
Rosso nelle vetrine dei negozi.
Rosso nelle decorazioni.
Rosso negli abiti di quei babbei che si vestivano
da Babbo Natale.
Persino rosso nelle tovaglie dei tavoli!
E Rin sapeva bene che era insofferente più del
solito, in queste occasioni. Per questo aveva insistito tanto per trascorrere
le tanto amate vacanze di Natale in compagnia di quel celebroleso del fratello e della petulante mogliettina. Per non parlare
di quelle due pesti dei gemelli, che tanto adoravano lui e i suoi capelli.
Forse Rin voleva vederlo morto…
…O forse voleva vedere morta tutta
l’allegra combriccola da cui stavano andando?
«Ah, che bello!», sospirò felice Rin,
aggrappandosi al suo braccio per cercare calore. «Sta iniziando a nevicare!»
Sesshomaru alzò svogliato uno sguardo al cielo
plumbeo. Cosa ci fosse di tanto eccitante in un po’ di
neve ancora non l’aveva capito. Del resto era semplice acqua congelata che
cadeva normalmente dal cielo, niente di così bello. Eppure
Rin, ogni anno, si comportava come se la vedesse per la prima volta. Sembrava
una bambina che non aveva voglia di crescere, ingenua ed
pura.
Peccato che quella bambina fosse incinta di
quattro mesi e che lui fosse il padre di due gemelli.
Un’altra cosa che non sopportava
del Natale: i regali. Bel modo
di viziare le persone! Se Rin aveva tanto insistito per comprare qualcosa alla
famiglia di Inuyasha, non voleva immaginare cosa tutto
avrebbe fatto per un banale giocattolo dei loro futuri figli. O figlie, come sottolineava sempre lei.
«Non la trovi bellissima, la neve?»
Risvegliato dai suoi preoccupanti pensieri, la
guardò un po’ stranito, non riuscendo però a rimanere indifferente agli occhi
grandi ed innocenti della sua donna. Perché, non poteva negarlo, se il calore
del Natale era passeggero e si limitava ad un mese dell’anno, quello di Rin ce l’aveva al fianco tutti i giorni. E di certo non poteva
ritenersi un povero sfigato, quello assolutamente no.
«Dovrei?»
Rin gonfiò le guance contrariata,
sistemandosi meglio la cuffietta arancione e gialla che le copriva la testa
bruna. «Eddai, Sesshomaru! E’ romantica!»
Alzò perplesso un
sopracciglio, guardando la gente intorno a lui intenta ad osservare estasiata
il paesaggio, che piano piano s’imbiancava.
«E’ solo neve, Rin.
Domani sarà già sciolta.»
«Non hai per niente
lo spirito natalizio!»
«Davvero?!»
Rin gli lanciò
un’occhiataccia, ma si mise a ridere nel vedere l’espressione finto-sorpresa di lui.
Sesshomaru scosse la
testa. A volte quella ragazza lo lasciava spiazzato, non c’è
che dire. Non ci voleva molta fantasia per capire che avrebbe trovato più
interessare vagare per il cimitero deserto che stare in mezzo a tutta quella
folla ad elogiare un po’ di banalissima neve!
Camminarono per
qualche minuto in silenzio, l’uno intento a pensare a
qualche diabolico piano per defilarsi da quella nottata che gli andava stretta,
l’altra inebetita dalle luci e dalle decorazioni di ogni negozio che incontrava
con lo sguardo.
Rin stava per aprir
bocca, ma si bloccò immediatamente quando sentì il
marito fermare i suoi passi senza preavviso. «Sesshomaru, che…?». Dovette
ricorrere a tutto il suo autocontrollo pur di non scoppiargli a ridere in
faccia. Anche perché l’occhiata gelida che lui le
lanciò da dietro la palla di neve spalmata in faccia le fece morire ogni presa
in giro.
Dei bambini, invece,
che stavano giocando proprio a qualche metro di distanza da loro, non fecero
niente per nascondere il loro divertimento e additare il pover’uomo,
prendendolo in giro e complimentandosi a vicenda per l’ottima mira.
Peccato che non
sapessero che lo stesso pover’uomo aveva perso in un botto tutta la calma di
cui disponeva. E guai a farlo arrabbiare, o diventava
una belva. Con una lentezza da mettere i brividi anche all’uomo più coraggioso
del mondo, Sesshomaru si passò una mano coperta da un guanto di pelle nera sul
viso, ripulendosela dalla neve gelida.
«Sesshomaru, son
solo bambini…», mormorò Rin, al suo fianco, con un sorrisino provocatorio.
«Non l’hanno fatto apposta!»
Ma lui non l’ascoltò
neppure. Bastò un solo sguardo assassino che avrebbe perforato anche un’intera
montagna e i piccoli mocciosi si dileguarono alla velocità della luce, tra
gridolini spaventati e richieste d’aiuto.
Buon per loro. Aveva già la mezza idea di usarli come i nuovi pupazzi di
neve del rione.
Senza una parola,
riprese a camminare, seguito da una saltellante Rin che non la smetteva di
sorridere.
«Era così
divertente?»
La ragazza, non
riuscendo più a trattenersi, lasciò che la risata uscisse liberatoria, quasi
piangendo dal divertimento. «Eri così comico!»
Divertito come un
cane appena investito da un tram in corsa, Sesshomaru grugnì qualcosa
d’incomprensibile in risposta. Sperava solo che i sui
figli (o figlie!) non crescessero come due deficienti quali
erano gli altri bambini, altrimenti li avrebbe rinnegati
seduta stante e spediti al riformatorio più lontano possibile.
Quando finalmente i
due, carichi come muli di regali per quei due pazzi e la loro prole, arrivarono
a destinazione, Sesshomaru non poté reprimere un
sospiro. Accidenti a Rin e alla sua voglia di stare in compagnia!
Diamo inizio alle danze, pensò non troppo convinto.
Quando Kagome aprì
il largo portone di legno, decorato a dovere con una corona di
agrifoglio e tante lucine lampeggianti rosse e dorate, li accolse con un
caloroso sorriso, tanto per non smentirsi mai.
«Ciao, ragazzi!
Prego, entrate pure! Starete congelando, vero?»
Rin abbracciò
l’amica, con un sorriso che le faceva concorrenza. «Si, c’è veramente freddo
qui fuori. Ah, il caminetto acceso!», squillò eccitata, correndo verso il
salotto addobbato a festa, per riscaldarsi nel tepore della casa.
Kagome volse lo sguardo
al cognato, ancora impalato sulla soglia della porta. «Tu rimani fuori o ti
decidi ad entrare?»
Una voce che non si
aspettava di sentire, e che non fu certo una sorpresa gradita, rispose per lui
con un tono sarcastico e pungente. «Kagome, dovresti saperlo che i cani restano
fuori!»
«Che diavolo hai detto, botolo?!», fece Inuyasha, facendo la sua
leggiadra comparsa sulla testa del suo miglior nemico, Koga.
Sesshomaru si passò
stancamente una mano sulla frangia, reprimendo a stento l’istinto omicida che velocemente
stava crescendo in lui, mentre Kagome sorrideva insicura per tentare di calmare
i bollenti spiriti.
«Inuyasha, i tuoi
pargoli si stanno allegramente scannando con il miei!
Vieni a fare qualcosa o continui a stare seduto sulla testa di mio marito?»,
esclamò Ayame dalla cucina, in visibile panico.
«Non
è che sono quei dannati lupacchiotti che stanno importunando i miei?»,
ribatté l’altro, facendo infuriare Koga.
E mentre i due
iniziarono a scannarsi da bravi amici quali erano, Rin, come se niente stesse
succedendo, salutò tutti con un caloroso abbraccio, andando subito in cucina ad
aiutare Kagome con la cena.
Sesshomaru, sempre
più depresso dentro, si richiuse la porta alle spalle e, vedendo l’allegra
scenetta che gli si presentava davanti, sentendo gli schiamazzi dei piccoli
che, purtroppo per lui non erano più due, bensì quattro!,
e le risate delle tre donne di casa, borbottò un sommesso «Mi verrà mal di testa, per colpa vostra.»
Ma le sorprese
dovevano ancora iniziare.
Lo capì quando vide i due dementi della situazione bloccare il
loro battibecco per guardarlo con le lacrime agli occhi dalle risate.
«Che diavolo avete da ridere?», chiese infastidito, sistemando il lungo
cappotto di lana nera nell’appendiabiti.
Inuyasha,
letteralmente spalmato a terra dalle troppe risate, lo indicò con un dito.
«Bella cravatta, fratellone!»
Sesshomaru abbassò
lo sguardo, ma richiuse gli occhi ambrati subito dopo che vide quello che in
realtà non avrebbe voluto vedere.
«Rin!!», tuonò, livido di rabbia e di imbarazzo (si, d’imbarazzo!), facendo sganasciare
ancora di più dalle risate i due davanti a lui. Ci mancò poco che si
strozzassero entrambi.
La sua adorata
mogliettina comparve timidamente nel salone, arrossendo
quando capì che il suo uomo si era accorto dello scherzetto che gli
aveva fatto. Ma andiamo, non c’era mica niente di male
a sostituire una cravatta con un’altra! E poi sapeva per certo che fosse talmente scocciato di dover andare a cena dal
fratello, che perso nei suoi pensieri non se ne sarebbe mai accorto. Se l’era per caso presa?
Kagome, al suo
fianco, si volatilizzò all’istante, per non scoppiargli a ridere in faccia. Del
resto, lo stimava troppo per metterlo in ridicolo come stavano facendo Inuyasha
e Koga.
Ayame, invece, con i
suoi figlioletti in braccio, guardò critica la cravatta in questione,
inclinando leggermente la testa, pensosa. «Beh, Lupo Alberto in versione natalizia
mi mancava, ancora… Gran bei gusti, Sesshomaru!»
The End!