Rina
passò i giorni
seguenti in uno stato di impaziente attesa. Sapeva che mentre lei era
lì – ad occuparsi di cose banali e a fare un
lavoro banale –
Thomas Lawliet stava parlando della sua supposizione all'ispettore
Brent. Si chiedeva quando le avrebbe fatto sapere qualcosa. Ma i
giorni passavano e non le giunse nessuna notizia.
Quell'immobilità
rendeva Rina nervosa, perché non sapeva in che altro modo
riempirla.
Finalmente, il 26
Aprile, l'addetta alla reception della pensione venne a bussare alla
porta della stanza di Rina, dicendole che c'era un uomo al telefono
per lei. Rina capì subito che si trattava dell'agente
Lawliet, anche
perché non conosceva molti altri uomini, e in ogni caso era
l'unico
a cui avrebbe attribuito quel nome.
Scese dunque le
scale e andò a rispondere al telefono.
-Rina?- Domandò
Thomas Lawliet.
-Eccomi. Hai
novità?-
-Ho parlato con
Brent, la tua teoria non gli dispiace.-
Rina non ci poteva
credere. -E gli hai anche detto che è mia?-
-Non subito. Prima
ho preferito vedere cosa gliene sembrava, in modo che non partisse
con qualche pregiudizio. Quando ho visto che ne sembrava convinto,
gli ho detto che è tua.-
-Grazie..-
-Domani
interroghiamo Lloyd.. cioè, mr x, come lo hai chiamato tu.
Vuoi
venire?-
-Davvero? E il tuo
team è d'accordo?-
-Brent sì, Turner
ha posto qualche obiezione, ma dopotutto l'idea è la tua.-
Rina
immaginò che Turner fosse l'uomo dai capelli ricci. -Ti
considera
un'impicciona, devo avvisarti.-
Impicciona..
Be', non aveva tutti i torti.
-Non fa niente.-
-Ci vediamo domani a
Scotland Yard alle undici. Sii puntuale.- Disse Thomas Lawliet e poi
riattaccò.
Rina riappese la
cornetta. Non ci poteva credere.. Benedisse Thomas Lawliet in tutte
le lingue che conosceva.
Bene. Se mr x aveva
davvero scambiato la sua identità con Daniel Lloyd
– nonché
l'assassino che stavano cercando – domani lo avrebbe scoperto.
27 Aprile, 10.30 a.m.
Rina
arrivò alla
stanza dove la squadra che dava la caccia al Padre degli Orfani
l'aveva interrogata. La porta era chiusa, e lì fuori
– nel
corridoio – era radunato tutto il team. L'ispettore Brent,
Thomas,
Turner, e l'agente dai capelli platino. Stavano bevendo
tranquillamente i loro caffé.
Quando la videro, le
loro espressioni cambiarono. A Rina sembrò di vedere negli
occhi di
Thomas un guizzo di incoraggiamento.
Fu lei la prima a
parlare. Indicò la stanza. -Lloyd è..
lì dentro?-
-Il falso Lloyd,
secondo te.- Rispose Brent. Buttò via il bicchiere di
plastica in un
cestino.
-Come farete a farlo
parlare?-
-Lascia fare a noi.-
Le disse Turner. Aprì la porta e tutti entrarono nella
stanza.
Lloyd – mr x –
era effettivamente lì. Sedeva, emaciato, più
trasandato che mai e
con il volto confuso. Quando loro entrarono, fece per alzarsi in
piedi.
-Stia seduto.- Gli
disse Brent.
L'uomo obbedì.
Brent e Turner
presero posto di fronte a lui, gli altri rimasero in piedi alle loro
spalle.
-Signor Lloyd, sa
perché è qui?- Domandò l'agente Turner.
-Non ne ho la minima
idea.-
Ma non sembrava
così. O meglio, non pareva conoscerne il motivo, ma solo
perché ce
n'erano troppi.
-Noi non intendiamo
arrestarla.- Lo rassicurò Brent. -Né siamo
interessati a eventuali
trasgressioni da lei commesse. Vogliamo solo farle qualche domanda.
Riteniamo che lei conosca, o abbia conosciuto, il cosiddetto
“Padre
degli Orfani”.-
-Padre degli... vi
riferite a quello svitato che fa fuori le coppie sposate?-
-Lui.-
-Ridicolo! Come
farei a conoscerlo?!-
Rina corrugò le
sopracciglia, e scrutò mr x con i suoi occhi neri. Non stava
mentendo.. ma, in fondo, non aveva mai pensato che Lloyd gli avesse
rivelato di essere il Padre degli orfani.
-Eppure lei lo
conosce.- Intervenne Turner. -Lo ha conosciuto molto bene. È
la
persona dalla quale ha preso il suo bel nome.-
La reazione di mr x
fu spettacolare, per Rina.
Sbiancò, e per un
attimo i suoi occhi chiari si fecero terrorizzati. Strinse le mani
attorno alla sedia, tremò per qualche istante. Poi
cercò di darsi
un contegno e di riassumere un'espressione neutra.
Rina, Thomas e
l'agente dai capelli platino si guardarono. Non c'erano dubbi.
-Non so di cosa
parla.- Cacciò fuori infine mr x.
-Oh, strano.- Rise
Turner. -La sua reazione dice il contrario.-
-Signor Lloyd, o
chiunque lei sia..- Disse Brent, e mr x voltò la testa verso
di lui.
-.. Come già detto, noi non intendiamo farle nulla. Vogliamo
solo
sapere chi era l'uomo in questione, e soprattutto vogliamo sapere il
suo vecchio nome. Lasciarlo ancora a piede libero costerà la
vita di
molte persone.-
Mr x lo guardò
fisso, e per un po' non disse niente. Poi si appoggiò allo
schienale
della sedia, e la sua espressione cambiò. -Mi sta forse
dicendo che
non conosce il mio presunto “vero nome”? E allora,
mi scusi, ma
chi le dà il diritto di accusarmi in questo modo?-
Va
male,
pensò Rina.
-Non faccia storie!-
Gridò Turner.
-E lei non alzi la
voce di fronte a un onesto suddito di Sua Maestà.- Mr x
sorrise.
-Non ho niente da nascondere e non conosco nessun Padre degli Orfani.
Il mio nome è Daniel Frank Lloyd e le vostre accuse sono
prive di
senso. Voglio un avvocato.-
-Non è necessario,
lei non è in arresto.- Disse Brent.
-Allora non avrà
nulla in contrario se me ne vado.-
-Lei non va da
nessuna parte.- Disse Turner.
-Allora
mi incrimini. Ma si decida, signore. ..Cos'è
quell'espressione? Non
potete farlo? Non è che vi mancano le prove?-
-Questo stronzo è
più sveglio del previsto.- Sussurrò l'agente
biondo a Lawliet e a
Rina.
-Pensavate che ve le
avrei fornite io, eh?- Continuò mr x. -Ma io non ho proprio
niente
da dire. Anzi, chiederò un risarcimento per l'ingiusto
trattamento
che mi avete riservato. E per la figura che mi avete fatto fare di
fronte ai colleghi del mio ufficio. E adesso, signori, devo andare.-
Mr x si alzò in
piedi, e nessuno poté dirgli niente.
Si avviò verso la
porta, davanti alla quale però c'era Thomas.
-Con permesso.-
Disse sgarbatamente mr x.
Lui però non si
spostò, cosicché, dopo un attimo di incertezza,
mr x dovette
aggirarlo e aprire la porta con un po' di fatica.
Quando se ne andò,
gli uomini della squadra – più Rina – si
osservarono in
silenzio.
-Che figlio di
puttana!- Esclamò Turner.
-Finché non abbiamo
prove a suo carico, sarà dura farlo confessare.-
Rifletté Brent.
-Si può indagare
sul suo conto.- Intervenne Rina. -E vedere se si trova qualcosa.-
-Dubito che
arriveremo a un risultato.- Le rispose Turner, guardandola.
-Quell'uomo ha capito che non abbiamo nulla in mano, e dalla mia
esperienza so che se il lavoro di falsificazione è stato
fatto bene
non ne è rimasta traccia.-
Rina
ebbe come l'impressione che – per un attimo –
quegli uomini si
fossero dimenticati che lei non era un agente di polizia.
-Come ci muoviamo?-
Domandò l'agente biondo.
-L'ideale sarebbe
che quel tizio facesse qualcosa, in modo da poterlo arrestare.- Disse
Brent. -Ma non possiamo sperare in questo. Lasciamo passare un po' di
giorni e teniamolo d'occhio, poi si vedrà.-
Dopodiché Brent alzò
lo sguardo. -Signorina Martini?-
-Sì?-
Brent sembrò voler
dire qualcosa. Ma poi si accigliò e disse: -No, niente.-
Ore 12.00 a.m.
Rina
e Thomas
Lawliet stavano passeggiando per Hyde Park. Rina non aveva mai visto
quel luogo, e dato che non aveva voglia di tornare alla pensione
aveva deciso di farvi una passeggiata. Thomas Lawliet, silenzioso
come al solito, si era offerto di farle compagnia.
In realtà, non era
la giornata ideale per visitare Hyde Park. Le nuvole erano grige e
spesse, minacciavano di lì a poco un acquazzone. Non c'era
quasi
nessuno.
Rina era persa nei
suoi pensieri. Non si aspettava che sarebbero rimasti bloccati
così..
Ma, in fondo, non avevano alcuna prova che minacciasse mr x. E se era
stato così categorico e beffardo, voleva dire che era sicuro
della
sua posizione.
Rina non si accorse
subito che Thomas la stava guardando di sottecchi.
-Perché lo fai?-
Domandò lui.
Rina lo osservò con
i suoi occhi neri. -Per catturare il killer.-
-Come una specie di
segugio?-
Rina pensò che
quella definizione andava bene, per lei. -Sì, una cosa del
genere.-
Thomas Lawliet
sembrò riflettere sulla sua risposta.
-E tu perché hai
scelto di fare.. questo?-
-Per la giustizia.-
La sua risposta,
così pronta e spontanea, la lasciò stupita. Giustizia..
Rina
non aveva mai avuto un gran venerazione per la giustizia, ma sapeva
che c'erano persone che ce l'avevano. Lawliet doveva essere uno di
quelle. A lei non interessava la giustizia. Ovviamente riteneva
animale uccidere delle persone.. Però non era quello che la
muoveva,
era qualcosa di più egoistico. In conclusione –
come del resto
aveva già capito – Thomas Lawliet era una persona molto
migliore di lei.
-Thomas, adesso vado
a casa.- Gli disse. -Quando sai qualcosa di nuovo, ti prego di
dirmelo.-
-Sì.- Ma sembrava
voler aggiungere qualcosa.
Rina lo guardò, in
attesa.
-Ascolta, mi
domandavo...-
Il suo improvviso
imbarazzo stupì Rina. Contrastava nettamente con la sua
solita
espressione truce.
-.. ti andrebbe di
cenare con me, domani?-
-Oh.-
La stava invitando a
cena? Rina pensò velocemente che era la prima volta che un
uomo
degno di quel nome la invitava a cena.
-Certo, mi farebbe
piacere.-
-Bene.- Thomas
sembrò quasi rilassarsi. -Allora ci vediamo domani.. Rina.-
Si salutarono e
ognuno se ne andò per la sua strada. Rina, senza farsi
notare, lo
guardò allontanarsi.
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Buongiorno, lettori. Avete
passato un Buon Natale? Siete ingrassati? :) Fatemi sapere cosa ne
pensate di questo capitolo.
Silvia