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Autore: SunVenice    28/12/2014    0 recensioni
Atreia è in subbuglio. Dai mortali due nuove classi di guerrieri stanno ascendendo verso Sanctum e Pandemonium a grandi battiti d'ali. La torre dell'Eternità trema dalle fondamenta gemelle. Ali spezzate tinte di rosso si pongono tra due eterni nemici. Una morte senza senso. Una risata antica e grottesca. "Il momento è giunto."
Intro. Arrivano i Mietitori!
01. Io spavento, tu annoia (Nhefti/Allegre) “Ma io non ho soldi…” I denti bianchissimi della maestra di spiriti si scoprirono in un ghigno.“Chi ha parlato di comprare?”
02. Fatti abbaracciare (Nohant/Raxelle) Raxelle esplose letteralmente in un pianto disperato.“Sigh…sob.. Che devo fare Alle?" [...] “Non sappiamo nulla di lei.” Continuò l’assassina, afferrando con gesto elegante, ma rigido, il bicchiere posto davanti a lei “Abbiamo una sola possibilità.”
03. Beneducato esibizionismo (Ledylight)
04. Due idioti ed una capanna (Kajan/Pamfile/Koichizenigata) Coming Soon!!
Raccolta partorita in onore dei miei amici di Legion!! Enjoy!
Genere: Avventura, Comico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Memorie del Sanctum:

Beneducato esibizionismo

 

Ledylight aveva praticamente passato mezza giornata davanti al proprio guardaroba prima di decidere cosa indossare.

Si ammirò ancora una volta, la sua immagine riflessa, perfettamente fasciata in un abito da cocktail bianco, guanti, sandali e girocollo, le rispose ammiccandole complice.

Attorno a lei cassetti ed ante erano come esplose, sommergendo la sua stanza con una distesa inerme di abiti, magliette, cappelli ed accessori delle più disparate forme, oramai crudelmente abbandonati dopo essere stati provati solo una volta davanti allo specchio.

Nohant avrebbe silenziosamente disapprovato quel suo inutile show di autocompiacimento, se la sera precedente avesse accettato il suo invito a casa sua, ma per lei tutto quel trambusto era vitale quanto l’aria stessa.

L’indomani lei e pochi prescelti di altre legioni sarebbero stati inviati in una missione diplomatica a Kamar, la grande capitale fortificata di Sarpan, e lei non poteva assolutamente permettersi di presentarsi impreparata!

Oltre a lei, anche Nohant, Allegre e Nhefti erano state convocate a presenziare, quali rappresentanti dei Mietitori, tale campagna a scopo non militare e solo lei sembrava aver preso piena coscienza della sua effettiva importanza!

Sbuffò sedendosi con stizza sullo sgabello della propria toilette smaltata di rosa, iniziando a pettinarsi i lunghi, setosi capelli rosati con la spazzola di crine con lentezza quasi reverenziale.

Al suo emozionato invito nella sua dimora per decidere con quale mise tutte e quattro avrebbero fatto la loro trionfale entrata al cospetto di Kahrun, il Leader dei Reians, le sue colleghe si erano magistralmente defilate, ognuna a modo proprio.

Nohant era stata la più diretta, liquidandola con un perentorio “Passo.” prima di girarsi ed incamminarsi verso casa propria.

Allegre era stata l’unica a tentennare, accendendo per un istante le proprie speranze, prima che Nhefti si intromettesse, afferrandola di malomodo per un braccio  e sbraitandole nell’orecchio:

“Che non ti venga in mente di battere la fiacca, pivellina! Oggi lavoreremo il triplo finchè non imparerai a non inciampare più dai dirupi!”

E si erano defilate, lasciandola lì con tanti progetti per la giornata, ma nemmeno un’anima con cui condividerli.

Il povero pettine venne sbattuto sulla superficie marmorea della specchiera con rabbia impietosa, mentre da un angolino dei suoi occhi compariva una lacrima traditrice.

Ci fosse stata almeno Raxelle…, ma lei purtroppo non era stata invitata ed era partita ad un’ennesima ricerca di quello scellerato di suo fratello.

Si girò, osservando sconsolata tutto quel casino dallo schienale della propria sedia, le braccia incrociate ed il mento scompostamente poggiato sopra di esse.

Che senso aveva imbellettarsi a dovere se poi non c’era nessuno che ti facesse i complimenti?

Si sentì salire la nausea.

Non aveva organizzato quella serata per il solo autocompiacimento personale: quella di domani non sarebbe stata una semplice passeggiata, ma una vera e propria missione diplomatica, per la miseria!

Iniziò a guardarsi le unghie.

Lei non era nuova a simili formalità, essendo quella più informata ed abituata a tutte quelle squallide regole di etichetta con cui la nobiltà le aveva concimato il cervello fin dalla nascita, e dunque era sempre stata quella in prima linea in certi eventi.

Che razza di figura ci avrebbero fatto se, contrariamente ai rappresentanti dei Vendicatori, la loro odiata legione elisiana avversaria, si fossero presentate come delle pezzenti!?

Per non parlare di quella soffiata avuta da un’amica di Pamfile direttamente da Kamar che l’aveva informata della presenza congiunta di rappresentanti asmodiani, durante l’incontro!

Non potendone più si buttò sul letto, soffocando con una stretta mortale la figura maschile mezza nuda ritratta sul suo cuscino.

Asmodiani! Asmodiani!

A quanto pareva il Leader dei Reian aveva interdetto qualsiasi tipo di scontro tra le due razze, pur invitando entrambe a presidiare con le loro truppe la capitale.

E qui sorgeva un altro problema.

Anzi due: quelle due teste dure di Nohant e Nhefti.

L’assassina non sopportava la vista degli asmodiani, da lei ritenuti i diretti responsabili della morte di sua madre. Portarla con loro a Kamar sarebbe stato come portarsi dietro una miccia collegata ad una bomba. Un minimo passo falso, un’occhiata troppo lunga tra lei ed un rappresentante del popolo delle tenebre, ed addio Alleanza.

E questo non era tutto. 

Se anche la Bianca fosse riuscita a trattenere i suoi ben noti istinti omicidi (che diamine era saltato in testa al loro generale di inviare anche lei??), ci sarebbe stata comunque un’altra gatta da pelare.

Nhefti, con quella sua dannata, ed alquanto discutibile, passione per gli abiti asmodiani avrebbe potuto creare un fraintendimento epocale tra la fazione elisiana e quella asmodiana.

Ridacchiò nervosamente, stringendo con rabbia omicida il povero cuscino, mentre nella sua mente già si immaginava una di quelle schiene pelose scagliarsi addosso la maestra di spiriti, sentendosi preso in giro dal suo vestiario.

“Ledy Arieeeeeeeel!” invocò disperata, non potendone più.

Era ufficiale. Quella missione sarebbe stata un disastro.

Il nome della loro legione sarebbe entrata nella storia, e non in modo lusinghiero.

Quel momento di cupa, profonda, rassegnata disperazione fu interrotta dal suono del suo campanello.

Scattò seduta sul letto come una molla, incurante di essersi completamente spettinata, gli occhi scuri spalancati ed increduli.

“Chi è?” chiese, cercando di non lasciar trasparire la propria trepidazione.

“Siamo-”

“Chi diamine vuoi che sia Ledy!? Apri su! Mi si gelano i reggicalze!” 

Fece uno sforzo incredibile per non esplodere in un urlo trionfale.

Alzò le braccia al soffitto in una muta esultanza.

La missione era salva!

Si fiondò ad aprire la porta senza aspettare un solo secondo di più.

La sua porta in mogano finemente intagliata si spalancò con un lieve cigolio, rivelando al proprio esterno, ferme sulla soglia e con alle proprie spalle una vera e propria bufera di neve, nientemeno che Nhefti ed Allegre, la prima rannicchiata su se stessa con le spalle tra le mani, nel vano tentativo di trattenere quel poco di calore corporeo che il suo vestito, come da norma succinto, disperdeva irrimediabilmente, la seconda invece avvolta in morbido spolverino scamosciato dal colletto impellicciato.

Un indumento di ottima fattura…

Le invisibili antenne del Cantore delle Ossa si rizzarono, intuendo un pettegolezzo. 

Da quando la musicista aveva abbastanza denaro da permettersi quel genere di indumenti? 

“Ci fai entrare o dobbiamo congelarci anche i tacchi?” ringhiò l’evocatrice guardandola malissimo.

Lei non si scompose affatto e appoggiò la spalla sullo stipite della porta con calma snervante.

“Non dovevate allenarvi fino a notte fonda?” cantilenò serafica.

“Con questo gelo??!!”

Primo mistero risolto.

Ledy se la rise sotto i baffi mentre si spostava, lasciando che le sue ospiti si gettassero davanti il caminetto, crogiolandosi nel calore delle fiamme scoppiettanti al suo interno.

Le osservò deliziata da quella inaspettata e gratificante svolta prima di chiudere dietro di sè la porta per unirsi a loro.

“Che casino Ledy.” Osservò con una punta di disgusto Nhef.

Questa poi, come se lei fosse la persona più ordinata del mondo!

“Provavi i vestiti da metterti per domani?”

Oh, Allegre! Dolce, ingenua, povera, sprovveduta Allegre! Che i musicisti fossero lodati per la loro semplicità!

Con un breve ed elegante giro su se stessa, la sacerdotessa si lasciò ammirare in tutto il suo elaborato splendore.

“Sì! Non è un’amore questo vestito?” disse aspettandosi un mare di complimenti sommergerla.

“Non oserai mettertelo domani, spero.”

Per poco la mascella non le cadde. Nhefti la guardava critica con gli occhi di ghiaccio fissi sul suo adorabile completino.

Il suo sorriso divenne improvvisamente gelido.

“E che avrebbe di sbagliato il mio abbigliamento, di grazia?”

Con la coda dell’occhio la sacerdotessa vide Allegre fare un passo indietro, sottraendosi alla tempesta oramai imminente.

“Sembri una bomboniera.”

 “E’ un vestito d’alta moda Nhef. Non credo che tu abbia ben presente la solennità della cerimonia di domani…”

“Stiamo andando ad un incontro diplomatico o ad una passerella?!”

Le guance di Ledy si irrigidirono come dei pezzi di diamante.

Voleva il gioco pesante?

L’avrebbe avuto.

“E tu cosa credi di indossare domani?” pronunciò con una dolcezza imbevuta di malignità “Non vorrai mica rischiare di lanciarti addosso uno stuolo di asmodiani incavolati per colpa di uno dei tuoi  soliti straccetti.”

Vide Allegre indietreggiare di un altro passo.

Davanti a lei Nhefti sembrava lanciarle dardi infuocati dagli occhi.

“Sempre meglio che infiocchettarmi come un pacchetto di confetti.”

“Calmatevi o vi zittisco io.”

Si girarono tutte quante verso un angolo della stanza.

Nohant si era scostata di poco la maschera dal viso, quel tanto che bastava perchè potesse massaggiarsi con l’indice ed il pollice della mano destra il ponte del naso. Le sue labbra erano strette in una smorfia tagliente, quasi stesse trattenendo ogni fibra del proprio corpo dal dirigersi verso la porta, spalancarla e fuggire da quello che di lì a poco non sarebbe stato altro che uno show di abiti, fronzoli e …trucchi.

Specialmente trucchi.

Ledylight sorrise.

A quanto pareva non era l’unica ad aver capito quanto ci si dovesse sacrificare per la riuscita dell’incontro di domani.

Meno male che un tra tutte e tre Nohant sembrava essere quella con più sale in zucca!

Finalmente il Cantore delle Ossa tornò a guardare Fenice Rossa, accorgendosi che all’intervento della Bianca si era zittita.

Ed infatti eccola lì, a mordersi nervosamente le labbra col viso scuro di rabbia, mentre al suo fianco Allegre le dava qualche piccola, consolatoria, pacca su una spalla, sfidando quella che fino ad allora era stata una legge sacrosanta nella loro legione: mai toccare Nhefti quando era arrabbiata, a meno che non si desiderasse perdere un arto (o due).

Però… - pensò -…si sono parecchio avvicinate.

Alzò con fare solenne il naso, i pugni puntellati in una posa trionfale sui fianchi, ostentò un sorriso da vera e propria furbetta ed infine fece l’occhiolino.

Aion, quanto amava vincere.

“Allora? Iniziamo?”

 

 

 

Se Ledy avesse dovuto descrivere i Reian li avrebbe definiti “un popolo rigido”.

Nella grande capitale di Sarpan era tutto ben posizionato ed organizzato. 

Tutto aveva una specifica collocazione e ragione di essere, a partire dalla grande fontana a getto multiplo nella afosa ed assolata piazza centrale, fino alla lunga fila di bancarelle relegate nella parte inferiore della fortezza, lontane dalle attività militari. 

Persino la scelta del loro vestiario si dimostrava così ragionata da risultare, ai suoi occhi appassionati di tessuti colorati e linee sinuose, ripetitiva e monotona: porpora, ebano ed oro ovunque.

Ovunque voltasse gli occhi, il Cantore delle Ossa veniva assalito dalla presenza di anti-estetici pettorali metallici per le donne, turbanti, copricapi e veli utili al solo ed unico proposito di proteggere le loro teste albine dai forti raggi solari e sandali.

Sandali. 

E tacchi 8 ovunque posasse gli occhi.

Neanche un tacco 12 a metri e metri di distanza!!

Se durante il viaggio sulla grande aeronave Ledy era stata fiduciosa della riuscita della missione, vedendo tutto quello scempio stilistico dovette ricredersi.

Non poteva farcela.

Le mani le prudevano.

Doveva intervenire. Subito.

“STOOOOP!”

Tutte le altre si voltarono a guardarla, ritrovandola coi piedi inchiodati dietro di loro, le mani strette a pugno e le mascelle strette nello sforzo di non mettersi a gridare di frustrazione, più di quanto non avesse già fatto, almeno.

Portando alla fronte una mano perfettamente limata e smaltata, Nhefti si lasciò andare in un sospiro mezzo ringhiato.

“È la quarta volta che ci fermi Ledy. Se ti da fastidio come si vestono i Reian guardati le unghie, lisciati il vestito, aggiustati le ciglia finte. Quello che vuoi. Basta che muovi il culo.”

Ed eccola là la finezza di Fenice Rossa che si faceva risentire.

Aprì la bocca, puntellando una mano sul fianco ed alzando l’altra col dito puntato verso l’alto, pronta ad imbeccarla riguardo al linguaggio da usare in occasioni diplomatiche.

Non mi ripeterò, Ledylight.”

L’avvertimento centrò nel segno, zittendo qualunque sua protesta sul nascere.

Di rado Nhefti usava il suo nome per intero e quasi sempre lo faceva per lasciarle intendere di essere sul punto di esplodere. Certo, c’erano anche delle volte in cui la chiamava in quel modo per il puro e semplice gusto di prenderla in giro, ma si contavano sulle punte delle dita.

Il suo nome aveva una storia odiosamente semplice e particolare: il giorno della sua nascita sua madre decise, in un impeto di imbarazzante devozione a suo dire, di chiamare la sua figlia Ledylight in onore di lady Ariel, la Signora della Luce.

Inutile dire che lei e sua madre non si sentissero da anni per via di quel fatto.

Specialmente dopo il suo assoluto divieto di cambiarsi il nome.

Dannazione, doveva concentrarsi su dell’altro.

Alzò gli occhi squadrando con interesse mirato il risultato di ore di duro lavoro a casa sua.

Sospirò sollevata nel constatare la perfezione dell’abbigliamento delle altre.

Certo, ci era voluto un sacco di pazienza ed olio di gomito per mettere d’accordo le sue idee in fatto di moda con lo stile di ognuna di loro, ma alla fine era riuscita ad ottenere il risultato desiderato.

Erano tutte perfette.

Non c’era un solo elisiano che non le guardasse con ammirazione o invidia, mentre marciavano unite per ricongiungersi agli altri ambasciatori nella piazza, in attesa di essere ricevuti nella sala del trono da Kahrun.

Persino Allegre, la più acqua e sapone tra loro, era riuscita a rubare il cuore di un paio di buoni partiti del Sanctum, anche loro richiamati all’appello del condottiero dei Reian.

Tutto grazie a lei.

Non potè evitare di sentirsi gonfiare il cuore di orgoglio.

Certo, Nohant aveva deciso di coprirsi comunque il viso con quell’orribile maschera balaur, ma questo non aveva minimamente influito sul suo aspetto complessivo.

C’era solo una cosa che la disturbava…

Scrutò di sottecchi Allegre, troppo intenta ad osservare ad occhioni spalancati l’architettura e la miscela di razze riunitesi lì nella piazza, per premurarsi di dare retta al suo rinnovato manipolo di ammiratori elisiani.

Scosse la testa.

Quella ragazza provava chiaramente simpatia per gli asmodiani.

Lo si poteva vedere da come guardava a mascella penzolante e forse con una punta di rammarico la netta divisione che si era creata nella piazza centrale: rappresentanti di differenti legioni perfettamente allineati a scacchiera tra loro, schiene dritte e sguardo fiero fisso in avanti, ma radunati ai due estremi dell’area per non confondersi con i componenti dell’altra razza.

La fortezza di Sarpan, così perfettamente simmetrica, tra colonne, cupole, cerchi ed archi era stata letteralmente divisa in due dalla loro presenza.

Da una parte asmodiani, dall’altra elisiani.

Ledylight ridacchiò.

Che inutile pagliacciata.

Davanti a loro i rappresentati della legione degli Inviati venne richiamata dalla voce altisonante dell’annunciatore.

Presto sarebbe stato il loro turno.

Sorrise.

Iniziava lo spettacolo.

 

La sala del trono si presentò a loro come uno spazio discreto inondato dalla luce di una grande vetrata variopinta centrale. 

Ledy non ne rimase per nulla colpita. Come aveva già avuto modo di constatare dal vestiario Reian, lo sfarzo non era di casa.

A parte alcuni arazzi dei soliti e ripetitivi colori e la fontana a muro che alle loro spalle rinfrescava l’ambiente, nulla ricorpriva le pareti spoglie della stanza in pietra giallastra.

Nonostante le dimensioni relativamente ridotte della sala e l’austerità complessiva, Ledy dovette ammetterlo, c’era un’atmosfera solenne nell’aria, quasi palpabile.

Come da etichetta, tutte e 4 procedettero a testa bassa, inginocchiandosi ai piedi della scalinata che conduceva al seggio regale, aspettando di essere presentate a Kahrun e ricevere il permesso di guardarlo.

Una voce femminile e dura come la pietra risuonò perfettamente tra le mura della sala, annunciandole:

“Le rappresentanti della legione dei Mietitori: lady Ledylight Cantore delle Ossa, lady Nhefti Fenice Rossa, lady Nohant la Bianca e lady Allegre la Stonata.”

Oh.

Ledy distese le labbra in un sorriso sornione, cercando di non farsi vedere, anche se la posizione le avrebbe permesso una smorfia ben più svergognata.

Ecco com’era conosciuta Allegre tra gli Elisiani.

Stonata.

Appropriato.

“Che le vostre ali seguano il ritmo di Siel. Alzatevi pure, amiche mie.”

Non fosse stato per il fatto di dover rimanere a testa china si sarebbero volentieri scambiate occhiate stupite e curiose.

Non era stato l’annunciatore a parlare, ma, contravvenendo a tutto quello che sapeva riguardo le presentazioni di ufficiali ad alte cariche della società, lo stesso occupatore del trono poco distante da loro. 

La sua voce era stata profonda e rassicurante, ma al contempo perentoria ed esigente, così tanto da indurle a rialzarsi senza nemmeno mezzo pensiero al riguardo.

Quella era la voce di un leader, senza dubbio.

Una volta in piedi Ledy potè finalmente vedere in viso il condottiero di cui tutte loro, ieri in casa sua fino a notte fonda, avevano solo discusso, ipotizzando un vecchio e barboso nonnetto più attaccato alla poltrona che alle armi, giustificando in parte anche le idee pacifiste e neutrali del popolo dalle ali spezzate.

Le loro ipotesi non avrebbero potuto essere più lontane dalla realtà.

Incastonati su un viso giovane dai tratti duri e decisi, un paio di occhi rubino le squadrò con la stessa intensità di un falco dall’alto della scalinata.

In Kahrun non c’era nulla di permissivo, per quanto suadente ad un occhio inesperto potesse apparire il suo aspetto.

Dalla fronte inespressiva e calcolatamente ornata da un cimelio dorato, ai capelli candidi, spettinati ed impietosamente tirati all’indietro con poche e spassionate passate di gel, tutto di quell’uomo (o forse ragazzo?) traspariva un’inclinazione a non curarsi delle piccole cose, o, per lo meno, di qualunque cosa non fosse l’obbiettivo ultimo della propria vita.

Qualunque esso fosse.

A Ledy fin da subito Kahrun non andò per nulla a genio.

Dai, come diamine si faceva ad indossare una collana sopra  il colletto??

“Spero abbiate fatto buon viaggio per raggiungere la capitale.”

Di nuovo la voce vibrante del condottiero albino risuonò tra la mura della sala, lasciando tutte loro ammutolite per l’ennesima volta. 

Nessuna di loro sapeva cosa fare, nemmeno lei che in questo tipo di cose ci sguazzava fin da piccola.

La sacerdotessa delle ossa vide gli altri Reian presenti alzare gli occhi al soffitto, prima fra tutti una donna sulla destra, sicuramente l’annunciatrice di poco prima, che aveva ancora in mano la pergamena su cui sicuramente erano stati scritti i loro nomi. Non sembravano molto contenti della fretta del loro leader.

Questo le fece salire un ennesimo sorriso furbesco alla bocca: a quanto pareva non era la prima volta che Kahrun saltava i dovuti preliminari per velocizzare i colloqui.

Al loro affascinante condottiero non piaceva aspettare dunque.

Non poteva desiderare di meglio.

“Qualche turbolenza, ma nulla che non valesse la pena affrontare, maestà.” Si fece avanti, abbozzando un inchino.

Accanto a lei Nhefti sbuffò schifata da tanta “lecchinaggine”, come la chiamava lei.  

Il leader dei Reian si sporse, se possibile, ancora di più dal proprio trono, accennando un mezzo sorriso ed assentendo alle sue parole, compiaciuto.

Bingo.

Gongolò internamente, sapendo di aver assolto al proprio dovere di rappresentante appieno.

Ora toccava alle altre.

Al solo pensiero tutto il suo buonumore si dissipò, lasciando spazio ad una vampata di calore che, sapeva, era solo il preludio di una sudata colossale.

“Parla per te Ledy.” Mugugnò puntualmente Nhef, facendole cadere la terra sotto i tacchi.

Aion, perchè lei?

Un attimo.

Quello che aveva appena visto far tremolare la bocca dell’albino dinanzi a loro non era il fantasma di una risata, vero?

Come a mimare la sua espressione di sgomento anche gli altri Reian nella sala si guardarono l’un l’altro ad occhi spalancati.

Era ufficiale.

Odiava Nhefti.

Come diavolo ci era riuscita?

Mentre lei rimuginava, fumando di rabbia, sul dubbio carisma di Fenice Rossa e sull’altrettanto dubbio senso dell’umorismo di Lord Kahrun, quest’ultimo si portò un pugno all’altezza del mento e fece scorrere il proprio sguardo cremisi su di loro, o meglio sulle loro armi.

“Un cantore, una maestra di spiriti, un’assassina e…” ci fu un attimo di esitazione.

Dietro di loro Allegre si strinse nelle proprie spalle, improvvisamente a disagio. 

“…una musicista.”

Ci fu un brusio generale nella sala.

Persino Nohant dietro di lei si irrigidì visibilmente, non capendo il motivo di tutto quel fermento.

Non che lei fosse da meno.

Aggrottò la fronte, non capendo.

Cosa si era persa?

Bastò un gesto della mano dell’albino perchè il silenzio tornasse a regnare sovrano.

“Vi chiedo scusa, amiche mie, i musicisti sono stati assenti per molti secoli…” il condottiero allargò le braccia, indicando a palmi aperti in direzione della loro musicista, per nulla rincuorata e rigida come uno stecco.

“…E vederne finalmente così tanti presenziare questo cruciale evento tra i nostri popoli è per tutti noi Reian motivo di grande gioia.”

Ci fu un cenno della mano da parte di Kahrun ed Allegre venne suo malgrado invitata ad avvicinarsi al leader dei Reian, risalendo a piccoli ed incerti passi gli scalini che l’avrebbero condotta al trono ed al suo occupante.

Quando tra i due non rimasero che due scalini, Ledy potè constatare che Lord Kahrun non era semplicemente dotato di una voce e di un’aura autoritaria, ma anche di una corporatura possente che faceva sembrare Allegre una ragazzina a suo confronto.

“Allegre la Stonata.”

Al proprio nome e titolo la bionda annuì, non potendo altro in attesa della domanda che, Ledy se lo sentiva, sarebbe stata fatidica affinchè la loro legione desse una buona impressione di sè.

Odiava ammetterlo, ma era tutto nelle mani di Allegre.

“Come ti è sembrata Sarpan?”

Se avesse potuto Ledy si sarebbe tolta il fermaglio finemente decorato che aveva in testa e se lo sarebbe cacciato dritto in gola per la rabbia.

Ci mancavano soltanto le domande a trabocchetto!!

Tutte loro ai piedi della scalinata mantennero un’espressione neutra, ma lei era certa che anche Nohant e Nhefti si stavano letteralmente rovinando il fegato per trattenere rabbia e paura nell’angolo più recondito del proprio cervello.

La voce roca ed inadatto al proprio aspetto della loro musicista non ci mise molto a farsi sentire.

“Incantevole come poche, Lord Kahrun. La vostra capitale ha delle fontane splendide e mi è parso di capire che la piazza sia un tributo alla forma originaria di Atreia.”

Un brusio di approvazione riempì la sala.

Nella propria mente Ledy stava già agitando dei pon pon per la gioia. 

Feena Sushi per tutti al ritorno! 

Avrebbe offerto lei!

“…, Ma…”

I pon pon immaginari le caddero.

Ma?? C’era un “MA”?? 

Non esistevano “MA” negli incontri diplomatici! Quante volte l’aveva ripetuto ieri sera mentre rifiniva la loro french alle unghie??

“Ma..?” fece da eco Kahrun alzando un sopracciglio con fare interessato.

Ledy già si profilava il loro ritorno al Sanctum, derise e cacciate dalla legione per non essere riuscite a fare una cosa semplicissima: le brave lecchine.

“Ma la vista di una piazza così bella venire spaccata in due dalla nostra presenza mi ha lasciato delusa e piena di vergogna.”

Avvertì con la coda dell’occhio Nhefti bloccarsi per un breve istante ed attorno a Nohant l’aria sembrò farsi  sensibilmente più bollente, quasi irrespirabile.

Dal canto suo Ledy assottigliò gli occhi castani, puntando con insistenza la schiena della musicista.

Allegre non aveva mai parlato così apertamente dei propri pareri politici, lasciando solo intendere dai suoi gesti e da piccole, veloci espressioni quanto per lei quella guerra tra asmodiani ed elisiani fosse insensata.

Perchè esternarli soltanto adesso?

Era perchè aveva finalmente incontrato una fazione neutrale, pacifica e fedele a Lady Siel come lei?

La vide chinarsi in avanti, la mano destra nascosta dalla sua visuale, probabilmente premuta all’altezza del cuore in un gesto di rammaricata riverenza.

“A nome della mia legione e del popolo elisiano, vorrei porgerle le mie più sentite scuse, Lord Kahrun.”

Per la prima volta dopo anni, Ledy riprovò l’irrefrenabile impulso di risentire sotto i denti il sapore di smalto misto a quello polveroso delle proprie unghie.

La sala del trono era piombata in un silenzio per lei delirante. 

Nessuno fiatava.

Tutta l’attenzione dei presenti, persino delle guardie, sembrava essersi concentrata su Kahrun il quale, ancora intento forse ad analizzare quanto detto dalla loro musicista, continuava a guardare fisso il volto della biondina, rimanendo nella stessa posizione inclinata in avanti di prima.

Una moltitudine di occhi rossi fissi su un unico punto.

A vedere quella scena le vennero quasi i brividi.

Parevano un branco di lupi in attesa della prima mossa del maschio alfa.

“Lady Allegre la Stonata.”

Ledy doveva ammetterlo però: avrebbe prosciugato tutto il suo conto in banca pur di poter sentir pronunciare il proprio nome da una voce così!

Le ali rossicce del leader frusciarono sul trono, tornando lentamente ad aderire sullo schienale, forse per la prima volta dopo un centinaio di colloqui. 

Sembrava quasi più rilassato. La linea della fronte e degli zigomi gli si era come raddolcita, tanto da farlo apparire tollerante, addirittura compiaciuto. 

“Tu sei stata la prima, fra tanti elisiani, a dare prova di sensibilità e rispetto nei confronti della volontà di noi Reian di non schierarci né dall’una né dall’altra parte.”

L’albino chiuse gli occhi, come in solenne contemplazione di quanto appena detto.

“Per noi non esiste altro nemico se non i Balaur.”

“E chi ha fatto altrettanto, tra gli asmodiani?”

Oddio no. 

No.

Qualcuno per pietà la svegli.

Non poteva essere stata Nohant a parlare.

Non poteva!!!

Il sangue le defluì dalle guance quando vide lo sguardo fiammeggiante di Kahrun spalancarsi e saettarle oltre  la spalla, puntandosi sulla loro assassina.

“Lady Nohant Hancock la Bianca.”

Oh no. Il modo in cui il tono di voce del reggente si era fatto più tagliente non prometteva nulla di buono.

Sulle spalle dell’albino le piume semirovinate e spaiate fremettero per un istante.

La sua espressione, che prima era stata tanto vicina dal raddolcirsi, era tornata severa con una punta di delusione ad appesantirne i tratti.  

“Le voci sul vostro conto vi precedono.”

Ledy non potè fermarsi dal lasciare che il suo mento penzolasse per lo shock.

Mai come allora la fama di Nohant per la sua brutalità nell’uccidere i propri avversari asmodiani le era parsa così dannatamente scomoda. 

“Il vostro nome viene sussurrato con paura e disprezzo tra le fila asmodiane e molti di loro hanno decretato di aver abbandonato volontariamente le armi a causa del vostro…”

Kahrun prese un respiro profondo.

“…eccesso di zelo in battaglia.”

Quelle due ultime parole erano state come sputate a forza, e pronunciate con altrettanto scetticismo, quasi il reggente albino fosse pienamente cosciente di aver descritto in maniera troppo riduttiva la passione che Nohant dedicava nel rendere gli ultimi istanti che dividevano i suoi avversari dalla tanto agognata resurrezione, un vero e proprio inferno.

Dietro di lei sentiva nitidamente Nohant fiammeggiare di rabbia inesplosa.

Ok. Ora basta.

Con uno slancio disperato afferrò il polso di Nhefti e la lanciò letteralmente in avanti, indossando l’espressione più smielata ed innocente possibile.

“Io non darei molto ascolto alle loro dicerie, vostra Maestà, sulla nostra Nhefti si dice che ami confondersi con gli asmodiani, giacere nei loro letti e poi ucciderli nel sonno!”

Inutile dire che fosse al corrente di quel pettegolezzo disgustoso da molto più tempo di quanto avrebbe mai ammesso, ma il suo piano ebbe pieno successo, a giudicare dell’occhiata stupita che Kahrun scoccò prima a lei, poi alla maestra di spiriti.

Sperava soltanto Nhefti non l’avrebbe maledetta, una volta tornate a Sanctum.

Evitò accuratamente di guardarla in volto, sicura di trovarla in preda ad una smorfia inorridita e schifata.

“Come?!?! Chi ha messo in giro questa schifezza!?”

Appunto.

Lei roteò gli occhi, simulando magistralmente un’espressione saccente ed esasperata.

“E cosa ti aspettavi, tesoro? Ti l’avevo detto che indossare vestiti asmodiani ti avrebbe procurato una pessima fama, ma a te da un orecchio ti entra e dall’altro ti esce.”

Non aspettò nemmeno una risposta da parte dell’altra, rivolgendosi poi al Reian che ancora le scrutava dall’alto del trono. 

Persino Allegre si era girata osservandole stupita con le sopracciglia sollevate come non mai.

“Non ha idea di quanto abbia dovuto faticare per convincerla a cambiare vestiario.”.

Ledy seppe di essersi messa in imbarazzo nel momento stesso in cui tutti i reian presenti si guardarono imbarazzati e preoccupati, lanciando occhiate preoccupate al proprio Leader.

Ma almeno era riuscita a distogliere l’attenzione del reggente da Nohant.

“A dirla tutta lady Ledylight…” l’attenzione dell’albino si indirizzò di nuovo sull’assassina accantonando ogni sua speranza di aver salvato la situazione e facendole defluire il sangue dal viso con la stessa velocità di una cascata.

“Non ho mai apprezzato i soldati facilmente condizionabili da cose futili come l’estetica.”

Ci fu uno il rumore di una cinghia aperta di scatto, poi qualcosa di metallico roteò sul pavimento con un fragore assordante.

Tutti guardarono sgomenti la maschera balaur di Nohant fermarsi gradualmente dopo essere stata gettata dalla stessa proprietaria.

Per una volta il viso di Kahrun tradì una certa incertezza.

Lo sguardo violaceo dell’assassina lo fronteggiava con rabbia e sicurezza, quasi sfidandolo ad aggiungere qualcosa.

Non era da Nohant. Ledy lo sapeva bene. 

Non era da lei incassare così tanto un colpo.

“Le assicuro, Lord Kahrun,…” scandì Nohant con voce tremante, guardandolo attraverso le ciocche spettinate della propria frangia “…che mai il mio aspetto ha influito sul mio modo di compiere i miei doveri da soldato.” E detto questo girò i tacchi uscendo di scena a testa alta.

Ledy l’avrebbe volentieri strangolata.

Sotto i suoi occhi però passò un interessante e succulento dettaglio: lord Kahrun, rimasto impietrito sul proprio trono, continuava a fissare il punto dove la figura flessuosa di Nohant era sparita, deglutendo lentamente con lo sguardo perso nel vuoto.

Da lì Ledy capì.

Ridacchiò sotto i baffi.

 

Il resto del colloquio andò avanti tranquillamente. Il piccolo inconveniente avvenuto tra l’assassina ed il reggente venne cautamente ignorato per il bene comune, ma Ledy riuscì a scorgere una certa ansia negli occhi rubicondi dell’albino, mentre questi saettavano da una parte all’altra della stanza alla ricerca di qualcuno che non sarebbe, molto probabilmente, più ritornato.

Oh, ma che carino! - Pensò gioiosa il Cantore delle Ossa, mentre lei, Nhefti ed Allegre si inchinavano per dare alla corte di Kahrun un ultimo omaggio prima di congedarsi definitivamente. 

“Sono felice di aver fatto la vostra conoscenza, amiche mie. Il vostro colloquio  è stato molto più produttivo rispetto a quello dei membri delle altre legioni a voi precedenti.”

Evvai! Le trombette e i coriandoli a scoppio che si era portata dietro non sarebbero andati sprecati!!

L’albino si tirò indietro sul proprio seggio, lanciando a tutte loro un’occhiata significativa

“Forse non caccerò tutti gli elisiani da Sarpan.”

Oh, il loro Generale le doveva dare una promozione dopo un simile supplizio. 

Poco ma sicuro.

Il leader dei reian le fece segno di avvicinarsi un poco, prima ancora che lei potesse allontanarsi insieme alle altre, per poi sporgersi in avanti e sussurrarle con fare un poco imbarazzato:

“Portate i miei saluti a lady Nohant…insieme alle mie più sentite scuse.”

Kahrun le porse un involucro di stoffa, consegnatogli poco prima da uno dei suoi subalterni, con fare discreto.

Non fu sorpresa nel riconoscere in quella forma ovale e leggermente concava ricoperta da cotone tinto di rosso, la maschera di Nohant.

Sorrise complice.

“Lo farò con immenso piacere, lord Kahrun.” 

Faticò a non mettersi a saltellare mentre usciva dalla sala del trono, ma, una volta uscita fuori, il suo buon umore venne bloccato dalla voce squillante di Nhefti.

“Che cazzo ti è preso, Nohant?!”

Sbuffò.

Le era sembrata troppo contenuta nell’esprimersi la cara vecchia Nhefti.

Ora sì che la riconosceva.

“Calme, calme bambine.” Si frappose tra loro, bloccando una lite sul nascere. “Sappiate che lord Kahrun, si è molto dispiaciuto del proprio comportamento e… ” si girò verso Nohant, indossando il sorriso più birichino e malizioso di cui era capace, e le porse l’involucro di tessuto spartanamente ricamato “…mi ha incaricato di mandarti le sue più sentite scuse.”

Fu uno spettacolo vedere l’espressione dell’assassina quando, aprendo il fagotto di cotone rosso ed accorgendosi del suo contenuto, arrossì vistosamente, premurandosi immediatamente di rimettere la maschera.

A Ledylight bastò quello e, con una piroetta ben studiata, si rivolse ad Allegre e Nhefti, dichiarando vittoriosa, impugnando una trombetta spara-corinadoli verso il cielo:

“Abbiamo ufficialmente fatto guadagnare alla nostra legione il permesso di entrare a Sarpan!!”

Fantastico. Ora possiamo portare via il culo e tornare a casa?” sbottò Nhef con occhi puntati in alto.

“Non ti andrebbe di fare qualche spesa già che siamo qui?” chiese Allegre sorridendo, anche lei visibilmente sollevata.

A proposito di compere…

“Allegreeee?” cantilenò mettendo un braccio attorno al collo della biondina, che la guardò un poco stranita “Ho notato che di recente vesti dei capi a dir poco deliziosi e mi stavo chiedendo…”

“Sto imparando a tessere e cucire da Proserpina, vuoi che ne confezioni uno per te?”

Nemmeno un accenno di vanto. Sua nonna ed i suoi insegnamenti sul beneducato esibizionismo si sarebbero rivoltati nella tomba, se solo avesse osato pensare di comportarsi con tanta semplicità e modestia.

Accidenti, quella ragazza era una vera e propria delusione!

   
 
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