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Autore: RobynODriscoll    28/12/2014    1 recensioni
Come regalo di Natale per i lettori di Bianca come il Peccato, ho deciso di lanciare uno start sulla pagina facebook. Durante il banchetto di Natale a Villa Auditore, Bianca si rifugia nel Laboratorio per allattare il piccolo Ezio jr. La porta improvvisamente si apre, e qualcuno entra...chi?
A seconda delle risposte dei lettori, ho sviluppato alcuni dialoghi molto diversi, che costituiranno i brevi capitoli di questo mini-spinoff. Spero apprezzerete!
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Rosa, Volpe
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Richiesto da Roberta.

Agamennone.

Agamennone resta imbambolato a fissarla. Bianca è divertita dal suo pudore. Dopo tutto questo tempo, questi figli, questa vita, il suo amico è ancora capace di imbarazzarsi per delle sciocchezze. 

"Stanzi e Milla dormono?"
"La piccola sì. Emilia è con Lisabetta. Le sta insegnando a giocare a scacchi."
Bianca sorride. Lisabetta è una creatura gentile e paziente, sta diventando una splendida ragazza. 
"Ti va di sederti qui con me, per un po'?"
E' una richiesta che ne contiene un'altra. 
Parliamo, noi due soli. E' troppo tempo che non lo facciamo.
Agamennone non si sente a suo agio, Bianca lo sente. Sarà il bambino, la situazione. Sarà che non hanno mai discusso davvero di ciò che è accaduto dopo il Serpente, troppo impegnati ad andare avanti per confrontarsi di nuovo su quella parte dolorosa del passato. 
Agamennone poggia le spalle alla porta. Sospira lievemente. 
"D'accordo."
Non si siede. Va al camino, vi mette dentro nuovi ciocchi, ravviva il fuoco. Bianca accarezza i capelli del piccolo Ezio, ha finito il suo pasto. Rimbocca la stoffa dell'abito e sistema alla meglio i lacci, prima di portarsi il bambino sulla spalla e iniziare a massaggiargli delicatamente la schiena. Gli lascia un bacio sulla guancia paffuta. In tutto questo tempo, Agamennone non l'ha ancora guardata.
Vede la sua schiena stretta e lunga, come un muro tra di loro. 
"Mi rendo conto che non ti ho mai chiesto scusa. Per Ravenna."
Lascia scivolare quelle parole tra le labbra, quiete, pacate. Agamennone volta il viso sulla spalla. Sembra sorpreso. Aggrotta le sopracciglia.
"Chiedermi scusa? Bianca, sono io che..." scatta in piedi. Fa per riprendere il discorso, poi si gratta la testa, distoglie lo sguardo. "Tu hai pagato un prezzo altissimo. Per me. Ed io non ti sono stato vicino...non come avrei dovuto."
"Mennone..."
Non era vero. Pur senza parlare, soltanto con la sua silenziosa presenza. Agamennone c'era sempre stato, in ogni momento più buio che Bianca potesse ricordare dopo la morte di Vanni. 
"E mi dispiace di averci messo tutto questo tempo, per dirtelo, ma ecco, non sapevo come...perché certe parole si incancreniscono tanto più le lasci dentro, ed era tanto più facile fingere che fosse tutto a posto, ma non lo è, vero? Tra di noi, intendo. Perdonami. E' colpa mia."
Dolce Mennone. Una volta aperta la diga, le sue parole fluiscono senza freni.
Bianca si alza, il bambino ancora tra le braccia. "E tu credi che se le cose tra di noi non fossero a posto ti avrei lasciato tenere a battesimo mio figlio? Scemo." Gli piazza il bambino tra le braccia, e Agamennone si scopre impacciato. Se sembra maneggiare le sue figlie con tranquillità e padronanza, verso il piccolo Ezio si mostra sempre un po' incerto. 
Agamennone guarda il piccolo, poi Bianca. 
"I nostri figli non ci assolvono da tutto. Abbiamo ancora una storia nostra, e degli sbagli alle spalle."
Lei non demorde. Gli poggia una mano sul braccio. "E' vero, ed è stata una storia difficile...ma una che abbiamo vissuto insieme. Tu ci sei sempre stato, quando ho avuto bisogno di te. So che non devo chiedertelo: ci sarai ancora. E' semplicemente così."
Inaspettatamente, vede gli occhi di Agamennone farsi lucidi. 
"Tu per me hai sconfitto le stelle."
Bianca sorride. "Te l'avevo promesso, ricordi?"
Agamennone la abbraccia. Il peso di Ezio è leggero tra di loro. 
"E' tutto a posto, davvero?"
Bianca gli lascia un buffetto tra le scapole. "Che idiota sei. Certo che lo è."
Un attimo di silenzio. 
"Anche tu ci sarai sempre, sorellina mia. Grazie al cielo."
Adesso è Bianca a sentire le lacrime che premono negli occhi. Ma non importa. Se scenderanno, sarà su un grande sorriso.
   
 
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