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Autore: Megan Alomon    28/12/2014    0 recensioni
“Dove vai?” mi chiedi. Non rispondo.
Mi attiri a te e appoggi la testa contro il mio ventre piatto. Vorrei spingerti via, avere la forza per sputarti addosso, ma non ci riesco.
(Cose brutte e un po' tristi partorite alle tre e un quarto di notte)
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Spero mi ascolterai lo stesso
 
 
 
 
21 maggio, ore 21.53
 
Non si parla di un "concetto in generale" se si parla di occhi, mani,  gambe, capelli. Non si parla di un "concetto" se si parla di un viso. E allora o sei incoerente o mi stai prendendo in giro o sei un bugiardo.
 
 
 
 
Sul terrazzo fa freddo ma non sembra che t’importi molto. Con una mano studi la mia schiena mentre io ti racconto qualche cavolata a caso. Mi guardi e sorridi. Io distolgo lo sguardo per guardare il giardino sotto di noi. Ti indico la fontana illuminata e ti chiedo cosa ne pensi ma non mi rispondi. Torno a guardarti. Tu sei come pietrificato e non guardi più dalla mia parte ma fissi un punto indistinto oltre la mia spalla destra. Corrugo la fronte e mi volto lentamente.
A qualche metro da noi, una coppia si bacia. Guardo meglio: sono Alice e Matteo. Mi volto di nuovo verso di te. La tua faccia è di pietra, gli occhi sbarrati e i denti stretti: lo capisco dalla tensione nella tua mascella. Non hai nemmeno gli occhi lucidi e, mio malgrado, capisco. Riesco quasi a sentire lo stesso dolore sordo che stai provando anche tu, quel tipo di dolore che non ti lascia nemmeno la soddisfazione di piangere. Sento un tuffo al cuore e per un attimo temo che sia arrivata la mia fine.
 
 
 
12 marzo, 04.15
Ed è come se avessimo già perso tutto anche se non abbiamo mai avuto niente
 
 
 
 
Mi passo la lingua sulle labbra secche. “Va bene…” sussurro, “Vado dentro.”
Tu non mi ascolti e mentre mi allontano ti accarezzo una spalla. Non hai nessuna reazione. Non ci sei più per nessuno. Ci saresti per Alice, ma Alice non ti vuole.
Entro di nuovo nel soggiorno di questa casa non mia. Dentro c’è una festa. Dentro c’è puzza di fumo e fa caldo. Getto la giacca su una sedia e rubo dalla mano di una mia amica una lattina di birra. Mando giù il contenuto senza ascoltare i gridolini di protesta della legittima proprietaria.
Mi aggrappo ad un tavolo e Tina mi chiede se va tutto bene. Io annuisco e le dico “Passami un’altra birra.” Lei la stappa, me la passa, e chiede “Balli?”
“No.”
Tina alza le spalle e si butta nella mischia.
Tu torni quando ormai io sono alla fine della quarta birra. Hai gli occhi lucidi, la camicia stropicciata e i capelli spettinati come al solito. Ti avvicini al tavolo dove sono appoggiata io, mi metti una mano sul fianco destro e mi dici calmo “Basta bere.”
Per tutta risposta afferro la quinta birra. Tu inclini la testa e allora capisci. Mi attiri a te e mi baci. Io ti spingo via e decido di saper ballare benissimo su questa canzone che non conosco e che domani odierò.
Mi butto nella confusione. Rimani lì a fissarmi per qualche minuto, poi sparisci.
 
24 aprile, 01.10
Odio le notti insonni, odio l’ansia, odio non sapere perché venga  a trovarmi un giorno si e uno anche, odio non sapere esattamente cosa sto dicendo, odio starmene qui seduta a scrivere, odio il tremore alla mano destra che mi fa scrivere tutto storto, odio l’odore del brasato di manzo, odio dovermi ricordare di te.
 
 
 
 
Io stappo la sesta birra ma non arrivo neanche a metà perché mi viene da vomitare e devo scappare in bagno. Mi trascino in su per le scale più veloce che posso.
Seduto sul bordo della vasca ci sei tu: le mani fra i capelli. Entrando inciampo nelle mie stesse gambe e mi inginocchio davanti al water. Tu non ti sposti dal tuo posto mentre io vomito tutto quello che il mio stomaco non ha più intenzione di tollerare. Sento il tuo sguardo sulla schiena.
Quando ho finito afferro un pezzo di carta igienica, mi pulisco la bocca e faccio per andare via ma tu mi fermi prendendomi per una manica del vestito.
“Dove vai?” mi chiedi. Non rispondo.
Mi attiri a te e appoggi la testa contro il mio ventre piatto. Vorrei spingerti via, avere la forza per sputarti addosso, ma non ci riesco.
“Mi dispiace.” Dici. Io non dico niente. Mi sento vuota. Vorrei riuscire a piangere ma non riesco nemmeno a fare quello.
“Mi dispiace sul serio” ripeti.
“Anche a me” biascico io alla meno peggio “Anche a me”.
Vorrei davvero riuscire a mandarti via o dirti che invece non mi importa di te e di Alice, che ce la faremo lo stesso. Ma ho la bocca impastata e non riesco a parlare.
Mi gira la testa.
Tu piangi. “Ti prego” singhiozzi, “Scusami.”
Ti appoggio una mano sulla spalla. Sono così stanca. Chiudo gli occhi.
Vorrei scendere giù, trovare Alice, prenderla per mano e portarla qui a vedere cosa ha causato in te ma me ne sto qui.
Ci vorrebbe Alice
Però ci sono io.
Domani quando mi sveglierò avrò mal di testa, tu mi manderai un messaggio per chiedermi  come sto e io risponderò “Bene”
Domani quando ti sveglierai penserai ad Alice ma manderai un messaggio a me.
Domani diremo a tutti che siamo andati ad una festa e che ci siamo divertiti come dei pazzi.
 
 
8 agosto, 02.55
Siamo stati ad una festa ieri. Nessuno si è divertito. Io ho ancora mal di testa, sono stanca. Ogni tanto mi sento stupida e mi domando perché io debba capire le cose solo quando ci sbatto la faccia contro.
 
03.20
Anche se ogni tanto bestemmio, spero m’ascolterai lo stesso. Dammi una mano perché sto impazzendo. Dammi una mano per favore, non sono in grado di farcela da sola.
  
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