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Autore: Longview    28/12/2014    1 recensioni
"Questa è l'ultima traccia per l'album"
 
Se vi sembra di aver già letto questa storia, non è solo una vostra sensazione: l'avevo pubblicata circa un annetto fa, ma rileggendola non mi ha convinto abbastanza e l'ho riscritta. Questo è il risultato.
Genere: Generale, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: The Rev
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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*READMEPLEASE*
Ehilà. Come ho anticipato nell'introduzione, avevo già pubblicato questa OS qualcosa come un anno fa, se non di più, e qualche tempo fa mi è per caso passata sotto gli occhi e... beh, ho voluto rivederla un po', l'ho riscritta, perché, per quanto mi potesse piacere (è, da sempre, forse l'unica storia scritta da me che sia riuscita ad apprezzare appieno, quindi significa molto per me...), non mi convinceva totalmente. Sono stata invogliata ancor di più a fare ciò da tutte le recensioni positive che mi avevate lasciato, non so, mi pareva giusto rendervi partecipi (?). So che pubblicarla proprio oggi fa male, tanto male, ma prendetela come un mio piccolo omaggio a quel genio quale era The Rev, che, nonostante tutto, rimarrà per sempre nei cuori di tutti noi.
Vabbé, non sto qui a dilungarmi troppo e vi lascio alla lettura, per alcuni di voi nuovamente, magari.
Ci si vede alle recensioni (se ce ne saranno, ovvio ahah)









FICTION

 

Le dita si muovevano sinuose sui tasti, li accarezzavano leggere trasportate direttamente dalla melodia che stavano improvvisando, intrappolate nel turbinio di ispirazione in cui colui che le guidava tra il bianco e il nero di quel maestoso pianoforte era completamente immerso.
Scendevano e risalivano veloci, la destra di quando in quando si soffermava su un accordo, ripetendolo, mentre la sua compagna, parallela, si esibiva in virtuosismi, formando una musica che come confusione arrivava alle sue orecchie, poiché era in quello stato che usciva dalla sua mente e si trasferiva ai suoi arti.
Si sentiva stordito, frastornato, come se avesse appena preso una botta in testa. Era totalmente perso nel suo mondo.
Non capiva perché proprio lui, ma a volte aveva bisogno di una pausa.
Frustrazione, rabbia, stanchezza, felicità: la risposta che dava ad ognuno di questi sentimenti era solo una, la musica. Perché, in fondo, niente lo avrebbe capito e ascoltato meglio di lei.
Nessuno gli avrebbe creduto, neanche se lo avessero visto con i loro occhi, perché lui era quello spensierato, imprevedibile, sconsiderato.
Lui pensieroso, triste? Mai, se lo avesse raccontato ai suoi amici non gli avrebbero riso in faccia.
Ma in quel momento aveva solo bisogno di staccare la spina.
Pian piano quella melodia prendeva un senso nella sua mente, costringendolo a proseguire e a far vorticare in modo ancor più frenetico le sue dita, sentendo presto le giunture snodarsi e cominciare a vivere di vita propria; i muscoli bruciavano e la concentrazione era tale che il respiro si faceva sempre più fine e a tratti affannoso, ma nulla lo avrebbe fatto fermare.
Nemmeno i ricordi della mattina appena passata, che gli affollavano il pensiero, gli avrebbero tolto la volontà e la voglia di concludere ciò che stava facendo, che come un quadro astratto stava prendendo vita tra le sue mani e iniziava ad avere un significato ben preciso per lui.
Quelle note lo avevano completamente circondato, racchiudendolo nelle loro spire e facendolo estraniare dal mondo esterno. Presto ne sarebbe rimasto soffocato.
Solo lui e il suo pianoforte, non c’era nessun altro lì con loro, sia a livello fisico che mentale.
La musica si faceva sempre più forte, tanto che sentì le tempie pulsare dal dolore, ma non appena riaprì gli occhi si rese conto che era solo suggestione. Con un grosso sforzo fermò le mani, riprendendo fiato. D’un tratto si sentì meglio; le preoccupazioni erano scomparse, lasciando posto alla pace più totale, la felicità che presto spuntava per ciò che avevo appena preso vita dal suo cervello.
Un sorriso spuntò sulle sue labbra: si sentiva fiero di essere riuscito a comporre qualcosa di nuovo, sicuro del fatto che presto lo avrebbe fatto ascoltare ai suoi compagni.

 
“Questa è l’ultima traccia per l’album”

 
Già si poteva immaginare la scena.

Andò avanti a perfezionare quella sua creazione, finché non raggiunse il risultato tanto atteso.
Quando finì era stanco, appesantito da tutte quelle ore di lavoro. E in quel momento, con la fatica che lo schiacciava sotto un macigno, pensò di aver bisogno di una pausa. Era assurdo, stava chiedendo riposo a quello che era nato come momento di relax. Ogni volta si meravigliava della sua mente che non aveva mai intenzione di fermarsi.
Si diresse in cucina e prese a frugare nei mobiletti: ne tirò fuori una bottiglia in vetro e si sedette attorno al tavolo, pronto ad affogare nell’alcool e ad alleggerirsi l’animo; non per un vero bisogno, ma solo per dover smettere di pensare per un po’ di tempo. La sua mente era in costante lavoro, giorno e notte, e lui aveva bisogno di farla smettere di agitarsi e placare le sue angosce.
E quando le sue percezioni cominciarono ad annebbiarsi, capì di aver raggiunto il suo scopo.

  
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