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Autore: shesfede    28/12/2014    2 recensioni
La domanda seguente venne spontanea ad Effy, così tanto che si rese conto di ciò che aveva chiesto solo una volta che lo ebbe detto ad alta voce. “Credi al colpo di fulmine?”
Harry la guardò, continuando a cullarla tra le sue braccia mentre il dj faceva partire una nuova canzone. “Credo al destino.”
“Non hai risposto alla mia domanda” insistette Effy.
“Credo che le cose accadano sempre per una ragione. Perciò sì, credo che sia possibile di innamorarsi di qualcuno così all’improvviso.” Harry aveva assunto un’espressione seria, una novità per Effy che lo vedeva così pensieroso per la prima volta. “E tu? Tu ci credi?”
“Ci credo da adesso” rispose d’istinto, ma consapevole di ciò che quelle parole significassero.
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Effy detestava i balli scolastici, erano così frivoli e privi di fondamenta. Ogni scusa era buona per organizzarne uno, che si trattasse dell’arrivo di una nuova stagione o di una qualsiasi festività. Il Natale era ormai alle porte, mancavano poco più di due settimane, ma ancora di meno mancava per l’arrivo dell’evento organizzato. Effy detestava i balli scolastici, eppure puntualmente i suoi amici riuscivano ad incastrala e a coinvolgerla nell’organizzazione: un anno le chiedevano di scegliere la musica, un altro di occuparsi della vendita dei biglietti, quell’anno l’avevano nominata supervisore delle decorazioni, un incarico, a detta di molti, di estrema importanza.
Erano appena le cinque del pomeriggio quando Effy si trovava su di una scala impegnata ad appendere qualche ghirlanda qua e là per la palestra, che come sempre li avrebbe ospitati per quella serata speciale. Ai piedi della scala Jasper, un ragazzetto del primo anno, sorreggeva la struttura per evitare che essa traballasse.
“Manca ancora molto?” domandò sbuffando.
Effy roteò gli occhi, domandandosi perché le matricole fossero così fastidiose. “Manca il tempo che occorre per finire di fissare tutte le decorazioni.” Jasper sbuffò e Effy non poté far a meno di pensare a perché ogni volta le matricole fossero le prime a proporsi per quel genere di attività quando poi erano quella a lamentarsi maggiormente.
“È che io domani avrei un compito di chimica..” Esasperata, Effy lasciò perdere le decorazioni per guardare in direzione del ragazzo.
“Sai che ti dico? Vai pure, posso finire benissimo da sola” lo congedò, convinta che il ragazzo non se lo sarebbe fatto ripetere due volte. E così infatti fu. Dopo averla ringraziata, Jasper raccolse le sue cose e lasciò la palestra, improvvisamente contento e spensierato.
La ragazza finì di fissare l’ultima ghirlanda, per poi iniziare lentamente la sua discesa verso il pavimento. La scala senza che qualcuno la tenesse traballava più di quello che avrebbe immaginato e imprecò mentalmente per essersi voluta sbarazzare così velocemente di quel nullafacente del suo assistente. Pregando sempre più intensamente di non cadere, Effy scendeva lentamente un gradino dopo l’altro, facendo un  sospiro di sollievo ogni qual volta che il suo piede smetteva di pendere a mezz’aria. Era quasi a metà quando, complice l’ansia e la paura di rompersi l’osso del collo, mancò uno scalino e il suo corpo fluttuò nell’aria, pronto per colpire il pavimento. Istintivamente cacciò un urlo e chiuse gli occhi, ma la sensazione che provò una volta interrotto il volo fu differente da quella che si sarebbe aspettata. Sotto la sua schiena qualcosa di morbido ma allo stesso tempo forte si adagiava e il calore che il suo corpo provava era diverso dal freddo che il pavimento avrebbe dovuto causarle. Spaventata da quello che avrebbe visto, aprì lentamente gli occhi, uno alla volta. Si immaginò di vedere il soffitto della palestra, le fredde luci colpirle gli occhi mentre un mucchio di gente le stava attorno per vedere cosa fosse appena successo. Ciò che invece vide la stupì più di qualsiasi altra cosa. Due grandi occhi verdi la scrutavamo con fare preoccupato, mentre sentiva che il suo corpo veniva sempre più stretto e spinto contro il petto di un ragazzo che avrebbe giurato non aver mai visto prima di allora.
“Stai bene?” Quando il ragazzo parlò, Effy tornò in sé stessa. Le ci vollero pochi secondi allora per capire cosa fosse effettivamente successo ed elaborare il tutto. Annuì lentamente, mentre sul volto del suo salvatore iniziava a comparire un’espressione più rilassata e sciolta.
“Te la senti di tornare in piedi?” Allora Effy continuò ad annuire, forse ancora troppo spaventata per parlare, forse ancora distratta dall’intensità dello sguardo che il ragazzo non continuava a staccarle da dosso.
Lentamente il ragazzo si piegò verso terra, in modo che i piedi di Effy potessero toccare il pavimento senza alcun sforzo. Una volta in piedi continuò a sorreggerla con un braccio attorno al bacino, aspettando che fosse lei a dirgli quando lasciarla definitivamente.
“Va tutto bene, tranquillo” sussurrò allora, mentre gli era ancora così vicino da percepire il suo respiro sul volto. Il ragazzo si inumidì le labbra passandovi sopra la lingua in un gesto che Effy percepì come interminabile, ma quando il ragazzo sembrò essere sul punto di parlare qualcuno con uno strattone la tirò via e solo in quel momento Effy gli staccò gli occhi di dosso per accorgersi della folla che si era riunita attorno a loro. E senza avere il tempo di dire o fare qualcosa, fu trascinata via da uno degli insegnanti, mentre il ragazzo dal quale fino ad allora non era riuscita a staccare lo sguardo diventava un puntino sempre più piccolo in mezzo alla folla.
 
Nonostante fosse all’ultimo anno, quella era la prima volta per Effy in infermeria. Non vi era mai stata prima e pensò di essere stata molto fortunata, quella volta in particolare. A parte l’agitazione a causa dello spavento preso infatti Effy sembrava non riportare alcun segno dell’accaduto sul corpo. Nonostante questo la dottoressa insisteva nel sottoporla ad una serie di piccoli test per escludere totalmente il dubbio di un qualsiasi trauma o danno. Aveva testato i suoi riflessi e controllato ogni centimetro del suo corpo prima di lasciarla riposare mentre avrebbe compilato alcune carte e chiamato i suoi genitori per avvertirli dell’accaduto.
Effy sbuffò infastidita, tutto quello le sembrava eccessivo. Stava bene e né il suo corpo né la sua mente avevano risentito del volo, non vi era alcun bisogno di allarmare i suoi genitori, che sicuramente si sarebbero precipitati a scuola in ansia nonostante tutto. Mentre era intenta a guardare la sue gambe dondolare, qualcuno bussò alla porta. Voltò la testa in quella direzione e, prima ancora che dicesse qualcosa, una testa riccioluta spuntò da dietro la porta. Effy concentrò la sua attenzione su quel viso, ne studiò i lineamenti prestando attenzione ad ogni minimo particolare, soffermandosi forse più del dovuto su quegli occhi che tanto l’avevano rapita poco prima.
“Posso?” domandò il ragazzo, facendo già un passo verso l’interno della stanza. Effy annuì, sorridendo per la prima volta da quando aveva preso quel brutto spavento.
“Come stai?” domandò, richiudendo la porta alle proprie spalle. Senza indugiare, Effy rispose.
“Sto bene” disse. “Grazie a te.” Il ragazzo si portò una mano tra i capelli, scompigliandoli leggermente. A Effy parve di vederlo arrossire mentre spostava lo sguardo da lei al pavimento.
“Non ho fatto niente” rispose con fare impacciato.
“Oh credimi, mi hai letteralmente salvato” lo canzonò lei, mettendolo ancor più in soggezione. “Se non ci fossi stato tu pronto a prendermi a quest’ora avrei qualche osso rotto!”
Il ragazzo annuì sempre più in imbarazzo, mentre si sedeva su di un lettino libero di fronte a lei. “Comunque sono Harry” si presentò, allungando una mano verso di lei.
“Effy” rispose, stringendola.
I due ragazzi si guardarono per un istante negli occhi, poi Effy spostò lo sguardo sulla parete accanto a lei, imbarazzata. Anche Harry iniziò a guardarsi intorno senza sapere cosa dire.
“Allora tu-” Harry scoppiò a ridere quando i due parlarono nuovamente all’unisono. Era una risata spontanea, genuina, una di quelle risate che ti fa innamorare appena l’ascolti. Effy ne ascoltò attentamente ogni nota, come se si trattasse di una dolce melodia, fino a quando Harry le fece segno di parlare per prima.
“Giurerei di non averti mai visto a scuola” affermò convinta Effy, mentre si sistemava a gambe incrociate sul lettino per stare più comoda.
“Sono arrivato settimana scorsa” confessò Harry, portando le braccia dietro la schiena per sorreggere il proprio corpo. Effy annuì, mentre aspettava che il ragazzo aggiungesse dell’altro. “Mio padre ha da poco ottenuto una promozione a lavoro e siamo stati costretti a trasferirci.”
“Da dove vieni?”
“Holmes Chapel, Cheshire” rispose. “Un posto abbastanza pittoresco, credo che ti piacerebbe” aggiunse dopo, ammiccando.
Effy sorrise, mentre si mordeva l’interno delle guance come era solita fare nelle situazioni che la mettevano in imbarazzo. “Come mai il ragazzo nuovo stava aiutando con gli addobbi?” gli chiese allora, per smorzare la tensione.
Harry sorrise nuovamente, guardandola con occhi divertiti. “So che può suonare imbarazzante, ma” fece una pausa.
“Ma?” insistette lei.
“Ma secondo mia madre era un modo veloce per fare conoscenza” ammise imbarazzato.
Effy rise spontaneamente, pensando a quanto fosse tenero ciò che Harry le avesse appena raccontato.
“Ecco, adesso chissà cosa starei pensando di me.” Harry si coprì il viso in imbarazzo.
“No io-” qualsiasi cosa Effy stesse per dire fu interrotta, quando la porta dell’infermeria si aprì nuovamente.
“Oh, sei in compagnia.” La dottoressa guardò Harry con occhi duri, come a rimproverarlo. “Giovanotto non dovresti essere qui, la paziente ha bisogno di riposo.”
Harry annuì, tornando in piedi. “Volevo solo assicurarmi che stesse bene” rispose, senza staccare gli occhi da Effy.
“Bene, ora che l’hai vista puoi anche andare.” La dottoressa si avvicinò alla porta e la indicò ad Harry. “Potrai passare del tempo con la tua ragazza non appena farà ritorno a casa.” Harry guardò la dottoressa boccheggiando, ma né lui né Effy ebbero tempo di replicare perché il ragazzo fu spinto alla velocità della luce fuori dall’infermeria.
Una volta rimasta sola con Effy, la dottoressa si rilassò e sorridendole le disse: “è un ragazzo molto carino comunque.” Effy la guardò, non sapendo bene cosa rispondere. Allora annuì, ricambiando il sorriso e ripensando a come Harry le avesse migliorato la giornata.
 
Mancavano due giorni al ballo di Natale e, sebbene i preparativi fossero iniziati a tempo debito, ancora vi era un’infinità di cose da portare a termine. Bisognava finire di decorare l’entrata della palestra, la slitta di Babbo Natale doveva ancora essere sistemata e i tavoli dove sistemare le bevande non erano ancora stati ornati. La preparazione di quella serata stava impiegando più tempo del dovuto, la palestra era fuori uso da troppo tempo e se tutto non fosse stato perfetto gli atleti che avevo dovuto rinunciarvi per gli allenamenti non avrebbero mai smesso di lamentarsi.
Effy aveva appena portato dentro l’ultima scatola contente bicchieri e tovaglioli che sarebbero stati sistemati sui tavoli la mattina stessa del ballo. La mise in un angolo, insieme a tutte le altre, mentre continuava a domandarsi come facesse a cacciarsi sempre in quelle situazioni nonostante le evitasse con tutta sé stessa. Mentre continuava a maledire mentalmente il colpevole di tutto ciò, qualcuno si materializzò dietro di lei. Improvvisamente la vista le si oscurò. Una mano le stava coprendo gli occhi, impedendole di vedere. Istintivamente Effy portò la propria mano su quella sul suo viso, ma il respiro caldo che percepiva sul proprio collo e le parole che presto le giunsero all’orecchio le impedirono di fare qualsiasi altro movimento.
“Possibile che tu sia sempre indaffarata?” le sussurrarono. Effy sorrise, cercando di togliere la mano dai propri occhi. Senza troppi indugi fu Harry stesso a spostarla, ma quando Effy ebbe nuovamente la facoltà di vedere ciò che i suoi occhi si ritrovarono davanti non furono le scatole che stava sistemando fino a poco prima, bensì due biglietti per il ballo. Incredula si voltò verso di Harry, aspettando che fosse lui a dire qualcosa per primo.
“Ecco” il ragazzo iniziò, grattandosi la testa. “So che è abbastanza tardi per chiedertelo e magari avrei già ricevuto una miriade di inviti, ma nel caso in cui tu fossi ancora alla ricerca di un cavaliere per il ballo.. ecco.. si, mi piacerebbe andarci insieme.”
Effy indugiò un po’ prima di rispondere, ma non per i motivi ai quali Harry stava probabilmente pensando. Si prese del tempo per studiare ancora quel ragazzo, così semplice eppure così complicato allo stesso tempo. In quel poco tempo che avevano avuto a disposizione per conoscersi Effy aveva realizzato una cosa: amava la sua compagnia, la faceva sentire spensierata, felice, al sicuro.
“In realtà stavo pensando di non andarci” disse, notando come lo sguardo del ragazzo si spense nello stesso momento in cui lei ebbe pronunciato quelle parole. “Ma non credo che riuscirei mai a rifiutare un invito del genere” aggiunse subito dopo, notando come gli occhi di Harry si stessero riempiendo nuovamente di speranza. “A che ora passi a prendermi?”
Harry sospirò, come se si fosse appena tolto un peso dallo stomaco. Si sentiva sollevato, entusiasta che le cose fossero andate come da lui sperato. Allora si sporse verso di lei, le stampò un bacio sulla guancia e sorridendo le rispose: “Alle otto, sii puntuale!”
Dopodiché corse via, voltandosi ancora una volta verso di lei prima di sparire oltre la porta della palestra. Allora Effy tornò ai suoi compiti, questa volta con uno spirito diverso e soprattutto con la voglia di addobbare quella stanza alla perfezione, perché tutto quella sera sarebbe dovuto essere impeccabile.
 
Harry non era un tipo da cerimonie. Era sempre troppo imbranato, troppo rumoroso, troppo indiscreto. Era abituato ad indossare jeans e tshirt, eppure quella sera con indosso lo smoking nero che sua madre aveva scelto per lui si sentiva particolarmente a suo agio. Aveva tirato i capelli indietro con il gel, sistemandoli come meglio poteva per apparire il più elegante possibile. Aveva cercato di non esagerare al profumo, anche se adesso il dubbio di averne usato troppo poco lo assaliva. Forse avrebbe dovuto optare per una camicia di un colore diverso piuttosto che per il total black, forse avrebbe dovuto indossare un papillon o una cravatta. Non era il primo ballo a cui partecipava, eppure si sentiva agitato come la prima volta. Controllò l’indirizzo che aveva segnato sul telefono un’ultima volta prima di suonare. L’attesa fu breve.
Il padre di Effy lo accolse dentro casa e Harry non sapeva cosa dire o cosa fare. Si sentiva terribilmente a disagio, sebbene l’uomo si limitasse a chiedere di cose come lo studio o il suo recente trasferimento. Harry ebbe il tempo di rispondere giusto a un paio di cose prima che la madre di Effy l’anticipasse.
“Tu devi essere Harry” lo abbracciò. “Effy ci ha parlato molto di te.”
Harry ricambiò l’abbraccio titubante, contento di sentire finalmente quella voce che tanto stava attendendo. “Mamma smettila, mi metti in imbarazzo così.”
Effy stava scendendo le scale tenendosi dal corrimano. Harry dovette sbattere un paio di volte le palpebre prima di riuscire ad elaborare un qualsiasi tipo di pensiero. Aveva i capelli sciolti leggermente ondulati, i ciuffi davanti portati indietro con una forcina. Indossava un abito lungo, di un colore che per lui era rosa, ma che sicuramente una ragazza avrebbe descritto in modo più dettagliato. Sembrava così impacciata mentre cercava di non inciampare, ad Harry fece tenerezza.
Effy alzò lo sguardo solo quando ebbe sceso anche l’ultimo gradino. Con fare soddisfatto alzò la testa e sorrise ad Harry, che continuava a guardarla in silenzio fino a quando si lasciò sfuggire un leggero, ma comunque udibile: “Sei bellissima.”
Effy abbassò nuovamente lo sguardo, imbarazzata come non mai. “Grazie, anche tu stai bene” farfugliò a fatica.
Harry allora le porse il braccio, al quale Effy si strinse senza esitare, e insieme si avviarono verso il ballo.
 
“Cioccolato al latte o fondente?”
“Al latte” rispose immediatamente Effy.
Stavano andando avanti così dall’inizio della serata. Harry si mostrava sempre più curioso, non aveva paura di mostrare la voglia che aveva di conoscere Effy. E alla ragazza facevano piacere tutte quelle attenzioni perché la facevano sentire speciale.
“Ora tocca a te” gli disse. “Cani o gatti?”
“Gatti, ovvio” rispose Harry.
Effy storse il naso in disaccordo. “I cani sono molto meglio.”
Harry alzò gli occhi al cielo, facendole poi inaspettatamente fare una giravolta. “Estate o inverno?” le chiese.
“Estate.” La domanda seguente venne spontanea ad Effy, così tanto che si rese conto di ciò che aveva chiesto solo una volta che lo ebbe detto ad alta voce. “Credi al colpo di fulmine?”
Harry la guardò, continuando a cullarla tra le sue braccia mentre il dj faceva partire una nuova canzone. “Credo al destino.”
“Non hai risposto alla mia domanda” insistette Effy.
“Credo che le cose accadano sempre per una ragione. Perciò sì, credo che sia possibile innamorarsi di qualcuno così all’improvviso.” Harry aveva assunto un’espressione seria, una novità per Effy che lo vedeva così pensieroso per la prima volta. “E tu? Tu ci credi?”
“Ci credo da adesso” rispose d’istinto, ma consapevole di ciò che quelle parole significassero.
Quando Harry fece scivolare leggermente la mano sulla sua schiena Effy percepì dei brividi scorrere lungo il corpo. Quando la strinse a sé, diminuendo la distanza tra i loro corpi ebbe un sussulto, così come quando sentì il respiro mancarle a causa del suo profumo che ormai era l’unica cosa che riuscisse a respirare.
“Sono felice” disse Harry, guardandola con convinzione negli occhi. “Sono felice di essere qui con te.” Le fece fare un’altra giravolta, per poi attirarla nuovamente a sé con forza.
Le loro fronti adesso combaciavano, i loro nasi si sfioravano. La musica nel frattempo era cambiata, era tornata ad essere movimentata e non più lenta e romantica, ma loro erano ancora incollati l’uno all’altra. Come due calamite che a fatica si separano, come due metà che finalmente si erano ricongiunte.
E forse era troppo prematuro, troppo presto, troppo incosciente. Forse erano ancora due sconosciuti, due estranei che si erano incontrati per caso. Forse ciò che stavano provando era la cosa più irrazionale del mondo, ma ai loro occhi quel sentimento era il più reale e bello che avessero mai vissuto. E quando le labbra di Harry si posarono delicate su quelle di Effy i due ne ebbero al conferma: quel Natale insieme sarebbe stato il più magico di tutti.





here i am:
buonasera mondo di efp, erano tipo secoli che non pubblicavo qualcosa e onestamente solo ora ho realizzato quanto mi fosse mancato scrivere.
non voglio sbilanciarmi dicendo di essere tornata perchè onestamente non ho idea di quando (e se) scriverò/pubblicherò qualcosa, ma intanto è nata questa nuova one shot, quindi direi di goderci il momento intanto ahah
non è nulla di che e neanche mi convince al 100% (as always lol), ma mi andava comunque di condividerla con chiunque di voi la legga perchè:
1) amo alla follia harry e effy (nonostante lei non sia reale, si);
2) è natale, io amo il natale e questa os è ambientata sotto natale quindi non vi è niente di meglio per me.
ringrazio di cuore chiunque di voi  mi abbia dedicato un po' di tempo e vi auguro buone feste :) ♥
lots of love,
fede x
   
 
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