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Autore: Lord Gyber    29/12/2014    0 recensioni
Possono due che sono stati rivali per anni innamorarsi così all'improvviso?
Leggetelo e vedetelo voi.
Genere: Azione, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Anime
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Premessa: L'idea della Fanfiction mi è venuta dopo aver visto quest'immagine:

 

 

 

 

 

Il piccolo Oshawott percorse a fatica un altro tratto di strada affacciandosi su una pianura attraversata da un fiume che presentava alcuni alberi da frutto e non. Il piccoletto si era separato dal resto del suo gruppo in un momento di distrazione ed aveva perso completamente le loro tracce. Era solo, stanco ed affamato.

Arrivò sulla sponda del fiumiciattolo e vi immerse la testa per rinfrescarsi e dissetarsi. Saziata la sete l'unica cosa rimasta era riempirsi la pancia con qualcosa di sostanzioso. Fortunatamente per lui non fu costretto a cercare molto perché, come in una visione celeste, un rigoglioso albero di baccarance gli apparve davanti al musetto entusiasta.

Si mise sulle punte delle zampe ed allungò le braccia il più possibile per riuscire a prendere uno di quei deliziosi frutti blu, ma la fronda dell'albero era troppo elevata per lui.

Dopo un momentaneo attimo di disperazione totale gli si accese una lampadina sulla testa. Si levò la conchiglia dalla pancia e prese lo slancio per lanciarla e, con un po' di fortuna, sarebbe riuscito a far cadere qualche frutto.

Prima che potesse compiere qualsivoglia azione venne colpito in faccia da due cose simili a fruste, con forza tale da lanciarlo dentro il fiume. Una volta riemerso vide appoggiato al tronco dell'albero una Snivy con due liane che gli uscivano dalla schiena.

Si precipitò subito fuori e corse incontro al suo assalitore imprecando qualcosa che noi capiremmo sempre come Oshawott, ma non ebbe il tempo di avvicinarsi che venne afferrato sotto le ascelle dalle stesse liane di prima, sollevandolo da e lanciandolo nuovamente nel corso d'acqua.

Questo per lui era davvero troppo. Rimesse di nuovo le zampe sulla terra ferma, prese un gran respiro e sparò una potente Pistolacqua addosso al pokémon femmina. Questa la schivò magistralmente con un salto, illuminando la punta della sua coda a forma di foglia e colpendolo con estrema ferocia con un potentissimo Fendifoglia, che lo fece impattare con un albero che si trovava sulla sponda opposta del fiume, facendogli, oltretutto, cadere addosso un centinaio di mele.

Per il pokémon lontra il messaggio di quella Snivy era stato chiaro: questo è il mio albero, se ti avvicini ti ammazzo.

Ma questo non l'avrebbe scoraggiato.

 

Era passato un po' di tempo da quando era arrivato, ed ora Oshawott che si era evoluto in Dewott, aveva stabilito li la sua dimora. Anche Snivy si era evoluta in Servine, dovuto agli innumerevoli scontri contro il suo storico avversario.

Nonostante tutto il tempo passato lui non si era mai arreso ed aveva cercato ogni giorno di sovrastarla, ed ogni volta finiva con il sedere a mollo. Ma non si arrendeva lo stesso e ritornava con più grinta di prima. Non importava se lei era più forte, aveva il vantaggio del tipo e lo batteva sempre. Almeno per una volta quella che sarebbe finita a fare un bagnetto sarebbe stata lei.

Si rincontrarono sullo stesso campo di battaglia, un piccolo spiazzo deserto non troppo distante dall'albero di baccarance che Servine proteggeva con durezza ferrea.

Iniziarono.

Dewott afferrò le conchiglie sui fianchi ricoprendogli di energia blu facendogli assumere la forma di due pugnali avventandosi su di lei con veloci fendenti di Conchilama, che riusciva a schivare con eleganza senza che questi intaccassero neanche una singola foglia. Finito l'attacco fece una giravolta su se stessa lanciandogli addosso una serie di Foglielama che prontamente riuscì a parare mettendo le sue conchiglie a mo di scudo.

Troppo preso nel difendersi non vide il poderoso Assorbipugno che lo colpì dritto in volto sbalzandolo nel fiume per l'ennesima volta.

Servine si avvicinò alla riva per vedere il suo avversario che ne era appena uscito. Era pronta a dargli un'altra lezione se necessario. Ma a differenza di quanto si aspettasse lui si mise a ridere allegramente, sia per la solita batosta sia per il bel combattimento. La risata contagiosa passò anche a Servine soprattutto dopo aver visto il grosso livido violaceo che aveva lasciato sulla sua guancia sinistra.

Lei non riusciva pienamente a capirlo. O meglio non riusciva a capire perché continuasse per il possesso del suo albero. Ve ne erano di piante di baccarancia nella valle e di sicuro molto meglio del suo eppure lui continuava ad ostinarsi, non che non gli piacesse la sua compagnia, sbatterlo come un lenzuolo la divertiva un sacco e spesso lo trovava anche molto simpatico, ma non riusciva proprio a comprendere perché volesse tanto quella pianta. O vi era forse un'altra ragione?

 

Samurott fu ancora una volta gettato in acqua questa volta a causa del devastante Codadrago di Serperior. Erano passati altri anni e non era ancora riuscita a batterla, ma questo non gli impediva di uscire dall'acqua con il sorriso stampato sulla faccia martoriata da lividi e graffi.

Decise di andare subito a dormire, nonostante il Sole avesse appena cominciato a tramontare, ma doveva riposarsi ed essere nel pieno delle forze se il giorno successivo non voleva trovarsi con le costole frantumate.

Ma quel giorno sarebbero cambiate molte cose.

Arrivò un po' prima sul campo di battaglia pronto più che mai ad un'altra lotta con la sua nemesi, oggi era sicuro di vincere.

Attese qualche minuto impaziente di menare le zampe ma all'orizzonte non vi era ancora nessuno. Quando i minuti cominciarono ad essere troppi e la sua preoccupazione aveva raggiunto altezze astronomiche pensò bene di andare a controllare.

Quando finalmente fu arrivato al famoso albero non poté credere a ciò che vedeva: Seperior riusciva a malapena a tenersi in piedi perché bersagliata da un'ondata di Pietrataglio provenienti da uno spaventoso Conkeldurr. Nonostante le ferite Serperior cercò di colpirlo con Codadrago ottenendo solo l'effetto di essere afferrata per il corpo ed essere stesa a terra venendo infine sconfitta da un violento Martelpugno.

Conkeldurr esultò per la sua vittoria e si avvicinò all'albero per poi strappare una grande manciata di frutti, sradicando alcuni rami, che si mangiò tutti in un sol boccone.

Questa fu la goccia che fece traboccare il vaso.

Ricoprendosi d'acqua, Samurott si lanciò contro quel mostro, colpendolo al torace con Acquagetto, facendolo indietreggiare dolorante. Ancora lontano dall'essersi calmato afferrò le sue conchiglie trasformandole in due spade e partendo di nuovo all'assalto. Questa volta trovò il nemico preparato dato che riuscì a difendersi usando una delle sua colonne di cemento che era riuscito ad afferrare.

Respintolo via, prese anche l'altra cominciando a colpire il terreno nella speranza di atterrare quel moscerino. Ma la sua mole e lentezza non erano di grande aiuto, tanto che non riuscì a segnare nemmeno un colpo.

Samurott si preparò con un altro Acquagetto mirando ancora una volta al torace. Ma il nemico non ci cascò due volte. Con un colpo di fortuna riuscì a bloccare il suo volo schiacciandolo fra le due colonne, spezzandogli qualche osso. Prima che potesse toccare il suolo, Conkeldurr illuminò il pugno di arancio per poi colpirlo in pieno petto con Centripugno.

L'impatto del colpo fu tale che venne lanciato ad una velocità allarmante, ma la corsa venne arrestata da una roccia che si scheggiò a contatto con il corpo.

A fatica riuscì a riaprire gli occhi anche se l'unica cosa che gli si parò davanti fu il nerboruto corpo del suo avversario che stava caricando un altro colpo, questa volta ci sarebbe rimasto secco. Lo sguardo cadde sul corpo agonizzante di Serperior che respirava a fatica. Gli venne da piangere a vederla in quella situazione. Infondo era sempre stato lui a finire in quelle condizioni, mai il contrario. Gli parve incredibile di non aver mai mollato il suo obbiettivo di batterla. Ma era questo ciò che lo caratterizzava. Lui non si arrendeva mai.

Conkeldurr fece un sorriso beffardo prima di sferrare la sua mossa definitiva. Caricò il braccio e mollò il pugno.

Il suo sorrisetto scomparve dopo aver visto che non aveva colpito il corpo del suo rivale, ma le sue conchiglie che aveva di nuovo trasformato. Si levò di dosso il suo braccio, prese un respiro e lo colpì in volto con un potentissimo Idrocannone che ebbe la forza di lanciarlo dritto nel fiume facendolo scomparire.

Samurott tirò un sospiro di sollievo e scese giù dalla roccia. Il combattimento aveva provocato non pochi danni, gravi e non. Si mosse zoppicando verso Serperior per assicurarsi che stesse bene.

Il ruggito rabbioso di Conkeldurr si poté sentire in tutta la valle. Uscito dall'acqua più furente che mai, afferrò una delle sue colonne pronto ad usarla come mazza contro l'avversario che aveva di nuovo preso le spade.

 

Serperior cominciò a riprendersi dalla batosta, ancora un po' frastornata. La prima cosa che gli balzò all'occhio fu la succosa baccarancia posta vicino a lei, che non esitò due volte a mangiare avidamente. Finito il breve spuntino si sentì subito rinvigorita. Ormai ripresa la lucidità vide chi gliela aveva portata.

Samurott stava seduto in posizione eretta tenendo le zampe anteriori incrociate. Non era ridotto affatto bene: il corpo era pieno di lividi e ferite molto profonde e stava perdendo molto sangue, mentre alle sue spalle vi era Conkeldurr steso a terra a faccia in giù ridotto anche peggio.

Ma la cosa che gli sembrò più strana era il fatto che lui non aveva preso neanche un frutto per se stesso. Avrebbe potuto tranquillamente farla fuori e prendersi il suo albero, ma non lo aveva fatto.

Eppure sembrava aver difeso sia la pianta che lei.

Finalmente capì. Il fatto che lui continuasse a combattere non centrava niente con l'albero, forse solo all'inizio, ma bensì con un'altra causa.

Lei.

Lui ogni giorno ritornava perché voleva passare del tempo con lei e stargli vicino, gli piacevano i contatti con il suo corpo durante i combattimenti, gli piaceva la sua eleganza, gli piaceva la sua grazia. In poche parole: gli piaceva lei. Ma era stata troppo cieca per capirlo.

Corse come una furia verso il suo albero semi distrutto e ne staccò un frutto che portò subito a Samurott. Quando glielo mise davanti lui non volle accettarlo, ancora convinto che non lo meritasse dato che non l'aveva sconfitta. Serperior lo colpì su una ferita con la liana facendolo gemere dal dolore e ficcandogli il frutto giù per la gola, quasi soffocandolo. Ciò ebbe il risultato voluto, le ferite cominciarono piano piano a rimarginarsi e smise di perdere sangue.

Quando parve essersi completamente ripreso lo avvolse nelle sue calde spire per dargli un abbraccio mettendolo in imbarazzo, per poi dargli un bacio sulla guancia, facendo passare il suo pelo dal blu ad un rosso fuoco.

Infine, quella notte, rimasero svegli a guardare le stelle sotto il suo, scusate, il Loro albero.

 

  
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