Benvenuti
ad una nuova avventura di questa fanfiction. Come avrete immaginato, il
mio
personaggio preferito della storia è Mary Bennett, la
terzogenita della
famiglia Bennett. Il mio personaggio è un po'particolare e
molto fedele, penso,
all'originale.
Molto
erudita, purtroppo ha la testa tra le nuvole, cosa che le impedisce di
avere
soluzioni concrete nelle varie situazioni...la tipica secchiona
insomma.
Ovviamente la povera Caroline ha avuto una brutta sorpresa, quando ha
saputo
che la sconosciuta che ha preso le sue difese, altri non è
che la sorella
minore delle odiatissime Bennett. Poveraccia, non la invidio.
Ad ogni modo ringrazio tutti coloro
che mi leggono...ed ora
vi lascio al nuovo capitolo.
SULLA
NOBILE
ARTE DEGLI INVITI
Jane
stava cucendo da circa dieci minuti. Aveva ricevuto alcune lettere
dalle sue
sorelle e da Mrs. Collins che, dando sfoggio del suo senso pratico, le
aveva
inviato alcuni vasetti di confettura di lamponi con allegata la
ricetta. Mrs.
Bingley apprezzò notevolmente quel pensiero. Aveva sempre
avuto un debole per i
dolci ed era molto felice di sapere che Charlotte si fosse ricordata di
questa
sua preferenza.
Quanto
le piacevano i lamponi! Ricordava che, insieme alla signorina Lucas e a
Elizabeth erano solite passeggiare nei pressi del parco vicino alla
chiesa.
Quel pensiero riempì la sua mente di dolci ricordi. Chissà
cosa sta facendo
la cara Charlotte, nella tenuta del signor Collins! Andava
pensando, con un
sorriso beato.
A
differenza di sua sorella Liz, non aveva mai messo in dubbio la
bontà del
cugino Collins, soprattutto perché Miss Lucas era sempre
stata una donna molto
pratica e assennata. Non dubitava che fosse un buon matrimonio e,
benché Liz
fosse contraria, era del parere che Collins fosse comunque un buon
partito, per
quante pecche avesse.
Guardò
amorevole il tessuto, fissando le decorazioni che lo costellavano. Era
la sesta
copertina che stava cucendo: una era gialla, l'altra verde, l'altra
rossa,
l'altra celeste, una arancione, una ancora gialla. Jane ne aveva cucite
un'infinità, badando bene ad evitare tutti i colori che
potevano essere troppo
definitivi. Non sapendo se il bambino in arrivo fosse un maschietto o
una
femminuccia, la maggiore delle Bennett aveva saggiamente deciso di
rimandare la
cosa a dopo la nascita del piccolo.
Jane
sosteneva un sorriso ampio e luminoso da quando il dottore le aveva
dato quella
notizia ed ora non smetteva di mostrarlo al mondo, abbacinando i
presenti.
Nemmeno la presenza di sua cognata Caroline riusciva a scalfire la sua
felicità.
-Mia
cara Mrs. Bingley, sono lieta di vedervi in ottima salute.-
esordì, con il suo
consueto tono legnoso.
-Mi fa
molto piacere, carissima Lady Caroline. Perdonatemi se non ho potuto
ricevervi
adeguatamente ma devo seguire le parole del medico. Mi ha prescritto il
massimo
riposo e non posso occuparmi delle questioni
pratiche.-spiegò -Chiedo scusa se
non ho potuto informarvi prima. Abbiamo avuto molti impegni.-
Impegni
che non vi hanno impedito di chiamare quella femmina bislacca fu il pensiero velenoso che Caroline
Bingley avrebbe
voluto dire...ma si astenne dal farlo. Una vera signora non faceva
simili
osservazioni.
-Non
dovete temere. Lady De Bourgh ha provveduto a darmene notizia mentre
ero in
viaggio, quando ci siamo incontrate presso un'amica comune. Anche lei
aveva
saputo tutto questo da Lord Darcy, a sua volta informato da mio
fratello.-
fece, aggrottando la fronte- Gli uomini hanno uno strano modo di
comunicare.-
Jane
non colse la frecciatina. -Avete ragione ma Lord Darcy conosce Mr.
Bingley da
molto tempo. Penso che sia naturale che parlino tra loro con maggiore
libertà
rispetto a quando noi donne conversiamo. Mi è successo anche
con mia
sorella.-disse, ignorando completamente, l'inquietante irrigidirsi dei
tratti
della cognata.
-Ad
ogni modo, sono davvero felice di avervi qui-continuò.
Caroline
annuì meccanicamente.
Non
era molto convinta della bontà delle parole di Jane ma era
impossibile per lei
capire quando era sincera e quando no. Si era resa conto che, se con la
secondogenita dei Bennett era stata una vera e propria antipatia a
pelle, per
la moglie di suo fratello la cosa era ben più complicata.
-Lady
Caroline, come vi siete trovata a Bath?-chiese questa. Al nome della
località
di villeggiatura, la donna si sciolse ed iniziò a raccontare
le cose che aveva
visto e le persone con cui aveva fatto conversazione. In quel modo, le
ore
volarono.
Il
profumo della carta aveva da sempre avuto un fascino tutto particolare
per
Mary. Di tutte le sorelle Bennett, era colei che aveva letto di
più, attingendo
a piene mani alla minuscola biblioteca di famiglia. Conosceva
perfettamente
tutti i libri ma quello che stava leggendo in quel momento aveva tratti
astrusi
e inspiegabili.
Non si
era persa d'animo, provando con tutte le sue forze a non cedere alla
stizza ma
quelle nozioni le sembravano oltremodo irragionevoli e prive delle
risposte di
cui aveva bisogno.
Quei
pezzettini di carta, accuratamente ordinati ed impilati, giacevano
intonsi di
fronte a lei, in una quantità che non poteva che sembrare
inquietante.
-Sciogliere questo quesito si rivela un compito di difficile soluzione,
giacché
vi sono un numero notevole di persone da invitare. Che Iddio mi sia
testimone,
ma non riesco a capacitarmi della loro abbondanza.-mormorò,
grattandosi la
testa.
Non
immaginava che sua sorella Jane avesse così tante
conoscenze. Che siano
queste, le conseguenze inevitabili del matrimonio? Si chiese,
accarezzandosi il mento rotondo.
Quella
preparazione richiedeva ogni energia. Mr. Bingley conosceva molte
persone e,
per sua immensa sfortuna, erano di varia estrazione sociale. In
nome del
Cielo, perché non si accontenta dei suoi pari di rango?
Si chiese, in una
nota di profonda afflizione. Come spiegare il suo turbamento? Aveva di
fronte a
se una pila di bigliettini immacolati, su cui doveva scrivere l'invito
al
ballo. Il problema era che i destinatari erano di varia estrazione
sociale. Ergo,
dovrò scrivere io tutti i titoli, i nomi ed il rango dei
vari personaggi. Il
punto però è: come posso compiere un simile atto
senza fallare? Andava
riflettendo con un'espressione tragicamente grave.
Ben
volentieri, avrebbe interrogato Mister Archibald, al fine di avere una
risposta
che la togliesse da quello strano problema ma per qualche motivo, a lei
completamente ignoto, ogni volta che chiedeva il suo sostegno, si
ritrovava ad
essere misteriosamente irreperibile.
-La
servitù ha una ben strana natura- dedusse, arricciando il
naso a patata.
Proprio mentre stava dicendo queste cose, vide venire nella sua
direzione Jane
che, a passo lento e cadenzato veniva nella sua direzione. -Oh, mia
cara
sorella, ben ardua cosa è la missione che mi accingo a
compiere.- mormorò.
Jane
aggrottò la fronte. -Cosa vi affligge?-domandò,
sedendosi nella poltroncina di
fronte a lei.
Mary
la guardò. -Avete un insieme di ospiti estremamente
disomogeneo-rispose, come
se quella frase fosse sufficiente...ma Mrs. Bingley non
mostrò una prontezza
sufficiente a coglierla e quelle parole caddero nel vuoto con una
facilità che
quasi sbigottì la giovane.
-Oh,
Mr. Bingley ha molte conoscenze ed è suo interesse avere
buoni e costanti
rapporti con tutti loro. Purtroppo, il suo lavoro gli ha impedito di
fare tutto
ciò per un arco di tempo troppo lungo per le sue abitudini.- rispose...prima di
prenderle le mani -Voi non
sapete quanto ammiri l'impegno che ci state mettendo.-
-Mrs.
Bingley...-provò a dire la signorina Bennett.
-Finalmente
potrò dedicarmi serenamente a mio figlio...senza
preoccupazioni di vario
genere...-continuò l'altra imperterrita.
-Lady
Bingley...-provò di nuovo, leggermente spazientita l'altra.
-...Inizialmente
nutrivo delle perplessità, dal momento che non avete molta
pratica. Del resto,
nella nostra casa non era abitudine fare cose del genere, considerando
la
rendita...-proseguì invece, implacabile, la maggiore che,
con fare commosso, si
portò una mano sulla fronte. -Ma, effettivamente, voi siete
la più intelligente
della nostra famiglia e quindi queste mie preoccupazioni erano
eccessive.-
mormorò, sorridendole luminosa...e, a quella smorfia, i
dubbi che affollavano
la mente di Mary vennero improvvisamente bloccate-Bene, cara sorella,
non
affaticatevi troppo!-disse, salutandola lieta.
Mary
non disse niente. L'espressione luminosa di sua sorella aveva un potere
rassicurante, da che avesse memoria. Era come un raggio di sole che
sapeva
illuminare tutto. Aveva infiniti e misteriosi poteri, come provocare un
innaturale silenzio nella signora Bennett e nelle sue sorelle minori,
esseri
inspiegabili ma capaci di produrre parole a velocità
inusitate e senza aver
necessità di bere o respirare. Jane sembrava un angelo in
terra, capace di
rendere tutto più bello, anche il chiacchiericcio logorroico
di Lydia. Così
leggiadra da non sembrare vera.
Mary
si bloccò.
-Cielo,
ho dimenticato di chiederle l'esatta condizione dei vari
invitati!-esclamò,
portandosi le mani sulle guance paffute.
Lady
Caroline non aveva dormito molto quel pomeriggio e nemmeno le notti
precedenti
il suo arrivo nella dimora del fratello. I suoi timori, relativi alla
cattiva
influenza dei Bennett, uniti alla consapevolezza che il degrado della
loro
stirpe era perennemente sul punto di realizzarsi, avevano contribuito
alla sua
insonnia. Insonnia che si era tradotta in un umore, se possibile,
peggiore
rispetto a quanto era successo in precedenza. La servitù,
forse subodorando il
suo clima tempestoso, se ne stava ad una distanza di sicurezza,
camminando con
passo piuttosto celere, quando la incrociavano.
Ignara
del terrore che solo la sua presenza era capace di scatenare, la donna
visionava truce ogni piccolo anfratto, non potendo fare a meno
d'indignarsi per
l'aspetto che quella casa aveva assunto, dal giorno in cui si era
trasferita a
Bath. Gli arredi le sembravano eccessivamente spogli, privi
dell'augusta
grandezza che i vecchi mobili, retaggio di generazioni e generazioni di
Bingley, possedevano. E'appena arrivata e già sta
seminando danni pensò,
fermandosi truce di fronte ad un vaso di fiori agresti.
Non
ricordava che i Bingley tenessero in casa piante del genere. Sua madre,
per
esempio, non li avrebbe tollerati. Dove andremo a finire?
Rifletté
tragica.
Proprio
mentre era persa nella drammatica contemplazione del degrado del
proprio
casato, vide la piccola sagoma della Bennett. Istintivamente,
aggrottò la
fronte. Lo faceva sempre ma, per qualche strano riflesso involontario,
i
muscoli di quella parte del volto si contraevano non appena vedevano un
Bennett
nei paraggi. Subito Caroline si accorse che aveva reagito in quel modo
anche in
presenza di Mary ma, vedendo quanto bislacca e poco appariscente fosse,
aveva
razionalmente rinnegato il sincero avvertimento corporeo.
E,
ahimé, ho sbagliato si disse,
rimproverando la sua scarsa prudenza...ma, in fondo, non poteva non
essere
indulgente con sé stessa. La terzogenita di
quell'insopportabile schiatta aveva
un aspetto poco curato, come se non sapesse bene come dare un qualche
beneficio
alle poche, positive qualità del volto: di media altezza e
dal fisico un
po'rotondetto, aveva movenze che volevano essere solenni ma che, per
l'ostile
costituzione fisica, apparivano inconcepibilmente goffe e ridicole.
Caroline
si biasimò. Aveva dato per scontato che le Bennett avessero
come unica dote una
certa piacevolezza nel corpo e si era lasciata ingannare dall'assoluta
sciatteria della giovane donna. Senza contare che l'aveva pure lodata
ed
ammirata, con una devozione che nessuna delle sue sorelle si era mai
sognata di
fare...e questo, forse, era l'unica cosa che toccava la Bingley nel
profondo,
facendola quasi commuovere. -Buongiorno, Miss Bennett-salutò.
Non
aveva mai rivolto la parola ai Bennett per prima ma la difesa e la
devozione
che la signorina aveva manifestato, l'avevano persuasa a fare quella
piccola
concessione.
Mary
alzò di scatto la testa, guardandosi attorno, come se fosse
sovrappensiero.
-Oh- disse, rizzandosi in piedi ed eseguendo un inchino maldestro
-buongiorno,
vostra...Grazia, sì, presumo che sia così.-
disse, storcendo la bocca piccola.
Udendo
quelle parole, la signorina Bingley fece una cosa che nessuno aveva mai
visto
fino a quel momento. Sorrise. Sorrise come se avesse ricevuto la
proposta di
matrimonio dal principe della Nazione, come se avesse appena saputo che
il suo
Darcy aveva abbandonato quella sciocca di Elizabeth Bennett, come se
avesse
vinto la partita di bridge, come se...insomma, per farla breve, aveva
appena
toccato un nuovo premio della sua realizzazione personale.
-Sono
lieta della vostra condotta.-fece, mantenendo quel sorriso leggiadro
sul volto.
Una cameriera, passando di lì, si spaventò e, a
passo ancora più svelto, corse
nelle cucine, pallida in volto per quell'espressione che, sul viso
della
signorina Bingley, non riusciva a non essere terrificante.
-Vi
ringrazio- disse Mary, del tutto ignara di quanto stava avvenendo.
Caroline
inclinò la testa. -Cosa stavate facendo?-chiese, osservando
la pila di
bigliettini sul tavolo.
-Un'incresciosa
afflizione che non riesco a risolvere in modo adeguato-rispose compita
la
terzogenita, assumendo un'espressione ancora più grave del
solito.
-A
cosa alludete?-domandò Miss Bingley.
-Invero,
Miss, sono in una terribile angoscia, dovuta al pensiero che mia
sorella mi
abbia affidato un compito impari per le mie, tutto sommato vaste,
capacità. Ho
il timore che l'ostacolo che mi si pone innanzi sia cosa assai ardua e
difficile, tanto da farmi temere di aver toccato i limiti del mio
intelletto.-rispose, posandosi una mano sulla fronte, sospirando per lo
sforzo
che aveva compiuto con quella che riteneva, tutto sommato, una noiosa
ammissione.
Lady
Caroline inarcò la fronte, rimanendo alcuni minuti in
silenzio.
-Ahimé,
sono afflitta da questo quesito. Mia sorella mi ha dato la delicata
missione di
occuparmi della missiva ma temo di non avere sufficienti informazioni
per poter
assolvere al meglio a questo incarico. - spiegò, annuendo
tetra. La prospettiva
di fallire quel compito era quanto di più avvilente potesse
capitarle e nemmeno
la lettura del suo amato Aristotele avrebbe potuto placare la sua
afflizione.
-Ebbene
risolvetevi da sola tale incomodo. Una donna, che possa definirsi tale
non può
che seguire quella che è la sua natura e, come femmina, deve
assolvere alle
faccende muliebri senza scendere a compromessi.-disse severa.
-Ma...-provò
a dire.
-Niente
ma! Una gentildonna deve essere perfettamente in grado di organizzare
un ballo
come si conviene e sono certa che gli invitati di mio fratello siano un
gruppo
ben educato e ammodo.- la ammonì, fissandola gravemente.
Mary
impallidì.
Il
viso della dama era serio e indignato, come mai aveva visto. L'abito,
color
primrose, esaltava la chioma perfettamente acconciata. Aveva lineamenti
regolari e duri, che l'espressione seria rendeva ancora più
marcati. Non poteva
che essere lieta delle sue parole. Finalmente qualcuno le dava delle
sicurezze...così cominciò a scartare tutte le
informazioni su come rivolgersi a
negozianti e persone di origine comune. -Avete perfettamente
ragione-ammise-
per fortuna, ho modo di avere un così saggio consiglio da
voi. Iddio mi è
testimone, la famiglia Bingley è fortunata ad avere una
così distinta e
generosa dama quale voi siete.-
Sentendosi
così lodare, Caroline non rispose subito. Il dolce piacere
che solo un complimento
così pomposo sapeva lasciarle era indescrivibile. Da molto
tempo non era
oggetto di una simile venerazione e, sia pure in quelle bizzarre
circostanze,
era qualcosa di molto bello e gradevole. -Sono lieta che voi siate
dotata di
un'intelligenza tanto sviluppata. Non tutti sanno riconoscere i miei
meriti e
le mie virtù, come io sono in grado di fare.-disse, con
solenne rassegnazione.
-Vi
comprendo perfettamente-aggiunse Mary- il Mondo è cieco
quando la grandezza è
così vicina.-
Caroline
fece per aggiungere qualcosa, quando vide la sagoma di suo fratello
uscire da
uno degli studi della casa. -Mr. Bingley, di grazia, cosa vi spinge a
camminare
con un passo tanto sgradito?-chiese, fissandolo truce.
Charles
si fermò. -Vi prego, Caroline, non ho davvero modo di
parlare con voi di
argomenti tanto piacevoli, giacché non è il
momento-disse serio.
A
quella vista, la donna si preoccupò. Suo fratello aveva lo
spiacevole difetto
di essere allegro in qualsiasi situazione, anche nelle più
imbarazzanti e
quando era serio, significava che la questione era davvero grave.- Cosa
vi è
accaduto?-chiese.
Mister
Bingley sospirò. -Mi dispiace molto, Miss Bennett-disse,
fissando la cognata
che, per tutta risposta, rimase in silenzio, con un espressione
determinata e
con in testa ben altri pensieri. Escludendo i ceti più
umili, come avrebbe
potuto scrivere l'invito senza sbagliare? Forse è
opportuno tirare a sorte,
scegliendo tra le espressioni più neutre e meno
compromettenti...in nome del
Cielo, quali altre calamità devono mai accadere? Si
chiese retorica, mentre
fissava il pallore farsi strada sul viso di Lady Caroline.
Sto
dando spazio a Lady Caroline. Non era previsto ma l'ispirazione fa come
vuole.
Intanto vi ringrazio per avermi recensito finora. Non so bene come
prenderete
questo capitolo ma vi lascio una spiegazione. Mary deve scrivere gli
inviti per
il ricevimento ma non sa come fare. Pignola com'è, vuole
usare il titolo giusto
per ciascuno degli invitati ma non sa quale è il loro status
perché sulla lista
ci sono solo i nomi...e lei vuole fare le cose per bene. La bizzarria
del
personaggio è senza limiti ma non temete. Anche lei
avrà la sua nota
rosa...alla sua maniera ovviamente. Intanto vi auguro BUON 2015!