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Autore: CandyJuls    30/12/2014    7 recensioni
Hiro tornò alla sua postazione da giocatore e a bere la bibita – Dove vai conciato così? – chiese, distruggendo tutte le speranze di Tadashi di non aver fatto caso, rispose ridacchiando imbarazzato – Vado a fare una passeggiata con un’amica -.
Il bambino si sporse con il viso verso di lui e iniziò ad annusare – Che cos’è questo? Profumo? – il ragazzo arrossì – No... è... deodorante.. –
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hiro Hamada, Honey Lemon, Tadashi Hamada
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Tadashi correva da una stanza all’altra in preda all’agitazione con fazzoletto alla mano pronto ad asciugarsi le goccioline di sudore dalla fronte, il cuore a mille e gli occhi quasi fuori dalle orbite.
Si fermò a guardarsi allo specchio autoconvincendosi con una cantilena che ce l’avrebbe fatta e di non arrendersi e quando si calmò prendendo un grosso respiro si guardò nell’insieme – Non posso uscire così, sono un lago di sudore! Devo farmi un’altra doccia! – chiuse la porta del bagno a chiave.
 
Hiro salì le scale senza far attenzione a dove mettesse i piedi sicuro che non vi fosse alcuno ostacolo, i suoi occhi marroni erano impegnati sullo schermo acceso del GameBoy tenuto saldamente con una sola mano mentre l’altra stringeva una bibita gassata al gusto lampone. Entrò in camera fermandosi davanti all’unica parete vergine, immacolata da qualsiasi poster o invenzione, e scorrendo l’indice sullo schermo del gioco riuscì a proiettarlo sul muro in modo da avere una visione più ampia e il GameBoy come controler. Ma le bollicine ingerite dalla bevanda iniziarono a farsi sentire costringendo il bambino ad interrompere e correre verso il bagno, ancora chiuso a chiave.
- Tadashi! Devo andare urgentemente in bagno! – urlò per farsi sentire fin dentro il bagno ma non ricevette alcuna risposta a causa del getto dell’acqua potente che usciva dalla doccia.
Arresosi, Hiro si sedette vicino allaporta aspettando impazientemente il suo turno, la vescica gli stava per scoppiare e per un momento non scartò l’idea di farla nella lettiera del gatto “A mali estremi, estremi rimedi” aveva pensato.
 
Quando il fratello maggiore uscì venne quasi investito dal minore non dandogli neanche il tempo di scusarsi, quindi ritornò in camera in cerca di altri vestiti da prendere in considerazione e ironia della sorte i suoi abiti si somigliavano l’uno all’altro, ma che poteva farci se il suo stile si avvicinava a quella di giocatore di baseball? Afferrò il completo meno sportivo possibile e in tempo record lo indossò.
Nel frattempo Hiro tornò alla sua postazione da giocatore e a bere la bibita – Dove vai conciato così? – chiese, distruggendo tutte le speranze di Tadashi di non aver fatto caso, rispose ridacchiando imbarazzato – Vado a fare una passeggiata con un’amica -.
Il bambino si sporse con il viso verso di lui e iniziò ad annusare – Che cos’è questo? Profumo? – il ragazzo arrossì – No... è... deodorante.. – disse, più che convincere Hiro stava convincendo sé stesso.
 
I due fratelli si guardarono negli occhi per dei secondi: Hiro perplesso e Tadashi sempre più in imbarazzo.
– Zia! Tadashi ha un’appuntamento! – gridò il minore e subito si sentirono dei gran passi provenire dalle scale ed ancor più rapidamente la giovane parente piombò nella loro camera con un sorriso raggiante e piena di consigli da dare all’universitario più confuso di prima.
 
- ...E quando l’accompagnerai al portone...-
 
Sono. Le. Venti. E. Quarantacinque.
Sono. Le. Venti. E. Quarantacinque.
 
Interruppe il computer sulla scrivania – O cavolo! Grazie lo stesso zia per i tuoi consigli ma.. eheheh.. se comincio già ad arrivare tardi rischio di rovinare tutto! – e come un fulmine uscì dall’abitazione con giubotto e sciarpa da sistemarsi alla meglio. 
Camminò velocemente lungo il viale non avrebbe di nuovo rischiato di sudare, non c’erano docce in strada per potersi levare il sudore.
Il freddo gli colorò le guance di rosa nascondendo perfettamente il vero motivo della tinta accesa. Attraversò il ponticello giapponese entrando in un nuovo quartiere proseguendo dritto davanti a sé superando il centro pieno di negozi e varcando la soglia dell’abitacolo.
Si guardò intorno controllando i numeri civici dispari delle case.
9...13...17...21...
25!
Salì i tre gradini che precedevano il piccolo porticato restando imbambolato davanti al portone, era come bloccato, la salivazione azzerata e il cuore palpitante in petto.
Prese fiato condensando l’aria fredda che si dissolse in una nuvoletta vicino alla bocca.
Suonò il campanello ed aspettò con lo sguardo fisso sulle sue all star grigie.
- Arrivo! – capì dall’altra parte della porta aprendola poco dopo.
Tadashi venne subito accolto da due grandi occhi verdi nascosti dietro grandi lenti rotonde ed un caldo sorriso, se non fosse per il freddo sarebbe rosso come un pomodoro.
- Scusa il ritardo.. – si riprese il ragazzo dal piccolo stato di trance caduto poco fa nel vedere la ragazza (ma fece un sospiro di sollievo quando vide il solito vestito che indossava tutti i giorni).
- Ma no figurati.- rispose chiudendo nel frattempo la porta – Allora, dove mi porti?- domandò questa volta lei, curiosa.
- E’ una sorpresa – la fece passare per prima e mentre scendeva i gradini guardava incantato i lunghi capelli biondi scendere fino ai fianchi femminili e le sue inseparabili scarpe col tacco rendendo visibile ad occhio nudo una differenza d’altezza fuori dal comune. Ma ormai ci era abituato.
 
Passeggiarono in un parco pubblico, nessuno aveva spiccicato parola finché non iniziò l’Hamada – Come va con la tua invenzione, Honey Lemon? –
- Oh, va alla grande! Solo che ho dovuto interrompere per le vacanze – si riavviò una ciocca chiara dietro l’orecchio nonostante la fascia gialla svolgesse perfettamente il suo lavoro – ma non ho smesso del tutto a dir la verità.. – proseguì lasciando in sospeso la frase per osservare con la coda dello sguardo il volto del giovane – Stai continuando sul taccuino, giusto? – non ci fu bisogno di una conferma sapeva che da qualche mese la ragazza aveva appreso il suo stesso metodo di lavoro, lei sorrise – Esatto. E tu, Tadashi? Ti stai godendo il Natale? –
- Certo e Hiro più di me, abbiamo persino costruito un aggeggio che crea la neve. – disse entusiasta mordendosi poi la lingua: stavano parlando solo di lavoro.
Forza Tadashi, tira fuori un argomento che sia diverso!
- Un giorno di questi me lo farai vedere?! L’idea di vedere la neve anche d’estate mi elettrizza! – commentò, se possibile, più entusiasta Honey Lemon.
Un altro sospiro di sollievo.
 
Finirono dall’altra parte del parco proprio di fronte al ponticello percorso prima dal ragazzo ma questa volta lo fece in ottima compagnia, ritornarono a casa Hamada, aprì il box e portò fuori la moto sorprendendo gli occhi verdi scintillanti della ragazza. Non pensava che le piacesse particolarmente il suo veicolo a due ruote.
Un punto a suo favore.  
- E’ questa la sorpresa? Invece che fare avanti e indietro avresti potuto partire con la moto.- fece osservazione Honey con un dolce sorriso.
- Era sotto carica – mentì pensandoci da solo a darsi dello stupido a non averci pensato prima. Salì sul bolide invintandola a fare altrettanto – Tieniti forte – disse passandole il casco e qualche secondo dopo il suo ventre venne avvolto dalle braccia femminili.
Le viscere si mossero al suo interno producendo calore fino ad infettargli le guance, aveva un tocco delicato, soave. Sorrise poi accese il motore e partì tra le vie della città.
Honey si tenne stretta per tutto il tempo a Tadashi mentre i suoi grandi occhi verdi osservavano i palazzi tutti illuminati ridotti a piccole luci a causa della velocità della moto ma le permise di vederla sotto un altro aspetto, più magico e, in qualche modo, romantico.
 
Frenò davanti a un grattacielo e preso dall’entusiasmo afferrò la mano della giovane correndo all’interno dell’edificio, superata l’entrata vennero visti dai portinai che comunicarono di uscire immediatamente ma Tadashi non diede ascolto, anzi, accelerò fino all’entrata in ascensore, premette l’ultimo piano e le porte si chiusero ancor prima di essere portati fuori di peso.
Ripresero fiato entrambi fu allora che si accorsero di starsi tenendo per mano ma nessuno aveva intenzione di far cessare quel contatto, guardarono da tutt’altra parte, le guance si arrossarono e due timidi sorrisi comparvero sui rispettivi volti.
 
Piano numero 37. Le porte si aprirono e proseguirono percorrendo una scala e mezza che terminava con una porta anti-panico bianca, Tadashi con la mano libera premette sulla sbarra rossa; davanti a loro vi era il tetto del grattacielo da cui si poteva ammirare tutta San Fransokyo. Honey dovette ritrovarsi perl’ennesima volta meravigliata, sfilò la sua mano da quella del ragazzo e completamente incantata da tale visione camminò fino al bordo.
– Wow! È-è incredibile! Non ho parole! Vedo anche casa mia, pazzesco! – esclamò con un radioso sorriso che fece battere il cuore del giovane Hamada, il quale aggiunse avvicinandosele – E non è finita qui.. – la raggiunse e con un coraggio che nemmeno lui sapeva di avere prese tra le mani quel delicato viso e lo alzò verso il cielo notturno limpido come mai si era visto nel periodo invernale.
La ragazza, totalmente stregata da quel panorama mozzafiato ritornò con lo sguardo fisso sul volto dell’altro e dalla sua tasca estrasse il suo cellulare – Qui ci vuole una bella foto! – esclamò convinta con la fotocamera già pronta per immortalare quel momento. Cercò di puntare il telefono in modo che potesse prendere sia loro che il cielo stellato ma da qualsiasi parte lo mettesse era sempre sbagliato.
- Aspetta, aspetta. – disse Tadashi impedendo a Honey Lemon di riporre l’iPhone – Non abbiamo provato a metterlo sotto. – aggiunse prendendo con gentilezza il cellulare della ragazza mettendolo nella posizione da lui suggerita.
- Ma se lo tengo con tutte e due le mani poi tu resterai tagliato dalla foto. – fece notare lei, lui in tutta risposta sorrise da un lato – Ho la soluzione anche per questo. – e la sua mano sostituì l’una di Honey per reggere il lato. Entrambi avevano un braccio libero: lui le cinse il fianco, lei le spalle. Sorrisero e... flash!
Il moro lasciò la presa sulla cover rosa e la bionda poté rimettere al suo posto il cellulare e quando rialzò il viso dalla tasca si trovò a pochi centimetri di distanza dal volto del ragazzo, per una manciata di secondi stettero a guardarsi incantati: non aveva mai visto degli occhi così belli come quelli di Honey, erano grandi e verdi, il suo colore preferito e quel sorriso che aveva sempre stampato in faccia anche quando erano le sette del mattino e si era appena bevuta la sua tazza di cioccolata calda per svegliarsi gli faceva battere il cuore in ogni momento.
Fallo adesso o te ne pentirai per tutto il resto delle vacanze. Si sporse di più con il viso, poté chiaramente sentire il respiro di lei, e quando appurò che l’altra non accennava ad alcun spostamento inclinò lievemente la testa continuando ad avvicinarsi.
C’era quasi, assaporava già il momento, tra poco avrebbe toccato le sue labbra.
 
- La festa è finita, uscite da qui! – urlò minacciosamente una guardia del grattacielo sfondando la porta anti-panico per non parlare di aver sfondato brutalmente anche l’occasione di Tadashi di baciare Honey. Senza ribattere i ragazzi se ne andarono da quel posto e visto l’orario era ora di riportare a casa Honey ma questa volta fecero la strada in moto.
 
Era amareggiato, aveva buttato via una preziosa occasione, si era fatto tutto un programma mentale e aveva depennato dalla lista solo poche voci tralasciando quella più importante: chiederle di diventare la sua ragazza.
Tadashi non era mai stato bravo con le ragazze, tutte quelle che si innamorarono di lui venivano continuamente fraintese sentimentalmente dall’Hamada, ma questa volta era diverso perché era in prima persona preso sentimentalmente da quella ragazza dai capelli lunghi, alta, bella e intelligente.
Lui si era perdutamente innamorato della sua intelligenza e della sua solarità, quando un giorno le chiese di far parte del loro gruppo lei accettò quasi squittendo e infine lo abbracciò dolcemente per ringraziarlo. Non si dimenticò mai quel giorno.
Ritornarono davanti la casa di Lemon e l’accompagnò fino alla porta.
- Bene. Eccoci qui sani e salvi. – interruppe lui il silenzio – Già, grazie per tutto e.. – lei fermò la frase a metà presa ad osservare qualcosa in alto al portico, Tadashi non capendo seguì il suo sguardo ed anche lui ne restò colpito insieme a un paio di guance arrossite sopratutto Honey che prese a ridacchiare imbarazzata carezzandosi il braccio – A mia discolpa non mi ricordavo che fosse ancora lì.. ahaha.. – affermò guardando diversi punti del posto tranne dritta davanti a sé. Quella sua reazione fece intenerire il ragazzo che con tutto il coraggio incamerato nel suo corpo si avvicinò a lei, le prese la mano, fece intrecciare le loro dita e ancor prima che uno dei due potesse dire altro le loro labbra si toccarono.
Il bacio durò qualche secondo in più il tempo di far cingere a lui i fianchi sinuosi e femminili e lei di appoggiare le braccia sulle sue spalle.
I loro corpi vicini tanto da sentire il cuore dell’altro battere come se fossero una cosa sola poi separarono i loro visi stando comunque abbracciati, si sorrisero reciprocamente – Menomale che ci ha pensato il vischio, altrimenti non l’avrei mai fatto.. – ammise Tadashi facendo ridere Honey – Ok, forse sapevo di averlo ancora appeso sulla porta. – toccò a lui ridere di gusto e istintivamente strinse più a sé la ragazza proteggendola dal freddo facendole affondare la testa nell’incavo della spalla. Honey annusò la pelle di Tadashi – Hai.. hai messo il profumo, per caso? – osservò – Sì, ti piace? – chiese lui – Molto. -.
Si salutarono con un cenno di mano ed aspettò che lei entrasse dentro prima di partire verso casa.
 
Parcheggiò la moto nel box, abbassò la serranda e si fermò in giardino, si guardò intorno e dopo aver controllato che non ci fosse nessuno nei paraggi inizia a ballare goffamente con dei saltelli di felicità.
- Che stai guardando Hiro? – domandò la zia mentre metteva nei cassetti la biancheria pulita – Mio fratello che lentamente sta enrando nel baratro della pazzia. – rispose il bambino con gli occhi sgranati sulla finestra che dava sul teatrino del fratello maggiore.
 
 
   
 
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