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Autore: Mark_JSmith    30/12/2014    1 recensioni
Finisco di fumare e dopo aver lanciato via la sigarette afferro il fucile con entrambe le mani e lo carico. Più mi inoltro nel bosco e più il silenzio in cui mi ritrovo mi fa sentire a casa. Ormai sono mesi che non incontro nessuno con delle notizie di quel che succede in città e tutto quel che so si basa su quanto mi veniva detto dai miei genitori e da quel che mi disse Dave, un profugo della città che incontrai mesi fa nei boschi. In parole povere: è un casino.
Per parlare di quel che è successo devo tornare con la mente a molti anni fa quando i miei discutevano sul da farsi. Da quanto ricordo dei loro discorsi la popolazione mondiale continuava a crescere e lo spazio sulla terra non bastava più per tutti. inizialmente i governi avevano pensato di colonizzare i pianeti dello spazio, ma l'idea fu bocciata per i costi eccessivi. Così i governi mondiali decisero di ricorrere ad una soluzione decisamente più drastica, il periodo che i miei genitori chiamavano col nome "Anno del Macello". In poche parole i governi avevano creato un virus che causasse la morte dei 5/7 della popolazione mondiale...
Genere: Azione, Science-fiction, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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"Matt muoviti dai!" mi urla Alan da dietro la porta, colpendola più volte col pugno.
"Ho finito!" gli rispondo io "Dammi solo altri due minuti e arrivo" aggiungo voltandomi verso lo specchio. Indossavo i vestiti che Alan mi aveva portato e devo ammettere che non mi calzano così male, non che poi fossero qualcosa di elaborato. Un paio di jeans e un maglione pesante nero. Non il massimo della fantasia ma sono contento di essermi potuto togliere quell'orribile tuta grigia. 
Mi osservo un'ultima volta allo specchio, senza lo sporco di dosso il mio aspetto era decisamente migliorato.
Ma fra tutte le cose che mi ero lavato via con l'acqua, la sensazione migliore è stata quando ho realizzato che non ho più il Tèlos sul mio cuore, o meglio, il Tèlos c'è ancora ma è inattivo al cento per cento.
"Matt!" urla Alan battendo alla porta.
Mi volto, distogliendo lo sguardo dalla mia immagine riflessa, ed esco dal bagno.
"Eccomi!" esclamo annunciando il mio arrivo
"Finalmente" sospira Alan "abbiamo poco tempo e ci sono molte cose che dobbiamo mostrarti ora che sei dei nostri" aggiunge camminando verso l'uscita della stanza.
"Perfetto" esclamo seguendolo "Dove vuoi portarmi per iniziare?" domando curioso.
"Io? Da nessuna parte" risponde ridendo "Senza offesa Matt, ma ho cose più importanti che farti da guida turistica" aggiunge "Ma c'è qualcuno che si è offerto, anzi ha proprio insistito"
Non chiedo ad Alan chi sia questa persona perchè so già la risposta, e la cosa non mi piace per niente.
Appena usciamo dalla stanza dell'ospedale mi ritrovo davanti ad una piazza che mi sembra immensa. La pianta circolare è circondata da negozi che vendono ogni cosa immaginabile, libri, armi, utensili, vestiti e cose di cui non conosco l'utilizzo.
Ma la cosa che più mi colpisce è la quantità di gente che c'è. Non riesco a stimare quante persone siano, ma mi sento a disagio.  Improvvisamente Sophie sbuca dalla folla chiamandomi.
Alzo un braccio per salutarla, ma lei subito mi raggiunge stringendomi in un vigoroso abbraccio "Ciao Matt" dice non appena mi lascia libero "Come stai?" chiede
"Ora decisamente meglio" rispondo sforzando un sorriso.
Dalla folla esce un'altra persona, un ragazzo, il ragazzo che Sophie aveva baciato durante la mia operazione, se non sbaglio Alan aveva detto che si chiamava Abe. Il ragazzo si avvicina a noi e afferra la mano di Sophie, baciando quest'ultima sulla guancia.
"Matt" esordisce lei "Ti presento Abram"
"Piacere" dice lui porgendomi la mano destra
"Ciao" rispondo afferrandola
"Lui" aggiunse Sophie mentre noi di ci separavamo "è uno dei comandanti del 7° gruppo di fanteria" disse orgogliosa, lui fa il finto modesto e nega il tutto, ma non presto attenzione alle sue parole, per quanto mi riguarda non mi sta per nulla simpatico.
Poi finalmente dice le uniche parole che volevo dicesse fin da quando era arrivato ovvero "Va bhe ragazzi, io ho da fare ci vediamo dopo noi" rivolto verso Sophie "mentre noi ci vedremo in palestra... credo" rivolto a me stavolta.
Poi finalmente si allontana da noi.
"Cosa ne pensi?" mi chiede Sophie
"Di cosa?"
"Del nostro campo scemo" risponde lei colpendomi la spalla e cominciando a camminare davanti a me "Abbiamo un sacco di cose da vedere! Ma prima devi andare alla sede centrale per ritirare il tuo programma"
"Il mio programma?"
"Sì, ora che sei nei Lìber dovrai seguire anche tu una routine e dei compiti, ma stai tranquillo, prima di poter essere mandato in missione devi essere assegnato ad una squadra, e prima ancora devi superare un test che indicherà in che squadrone è meglio inserirti"
"Ah. Fantastico. E quanto dovrò aspettare?"
"Un paio di mesi"
"Solo?"chiedo stupito
"Considerando che ogni giorno rischiamo che muoiano delle persone, è già troppo tempo" mi risponde lei rabbuiandosi.
Dopo qualche minuto in cui entrambi non parliamo lei rompe il silenzio "Eccoci" dice "Entra pure da solo, io starò qua fuori ad aspettarti. E' giusto che cominci subito ad abituarti alle nostre cose" aggiunge sorridendo.
"Va bene" rispondo io avviandomi verso i gradini del vecchio edificio che ho davanti. La facciata è molto rovinata, sono presenti bruciature e mattoni in vista, troppo spesso per far sembrare l'edificio stabile, ma delle impalcature intorno ad esso annunciano che stanno lavorandoci, il che mi rende più ottimista. Apro la porta di legno spesso spingendola, e cercando al tempo stesso di non venire trafitto da una quantità incalcolabile di schegge. L'atrio in cui mi ritrovo non ha nulla da condividere con l'aspetto esterno dell'edificio, il pavimento era lucido e con diversi mosaici, posizionati esattamente sotto i lampadari sfarzosi, ma spenti. La luce infatti proveniva solo dai raggi del sole che penetravano attraverso le grandi finestre lungo le pareti, e nei punti più scuri è accesa solo qualche lampadina. Cercano in ogni modo di risparmiare le loro risorse.
"Hai bisogno" mi chiede una signora uscita da un ufficio che non avevo notato al mio primo sguardo.
"Sì" rispondo io sorridendo "Mi hanno detto di venire qua a ritirare il mio programma o qualcosa del genere"
"Oh ma certo caro" mi risponde sorridendomi a sua volta "seguimi" conclude avviandosi verso l'interno dell'ufficio e sedendosi dietro ad una grossa scrivania (doveva essere anche questa già dentro l'edificio, sembrava troppo pesante per essere spostata troppo)
"Dimmi ora, il tuo nome è?" chiede aprendo un cassetto della scrivania e mettendosi un paio di occhiali spessi.
La donna che ho davanti è sulla quarantina, i capelli scuri con qualche accenno al bianco, sono raccolti in modo disordinato dietro la testa, si vede che non tutti tengono al proprio aspetto fisico quanto me.
"Ti sei dimenticato il tuo nome?" mi dice ridendo, la sua risata è onesta, non c'è traccia di sarcasmo "Non sai quanti ragazzi appena arrivati sono stati così sconvolti da rimanere completamente paralizzati per giorni, come delle amebe"
"Come cosa scusi?" le chiedo
"Non ha importanza" rispose ridendo "Allora, il tuo nome dicevamo?"
"Matt" rispondo io
"Cognome?"
"Quello non lo so, e non è dovuto al fatto che sono qui" rispondo prontamente io
"Ho capito" dice lei perdendo tutta l'allegria che aveva in quel momento
"Sei quello che è venuto dalla città" aggiunge
"Non sono venuto dalla città" ribatto io cercando di mantenere la calma
La donna si volta e prende una tracolla da dietro la sua sedia
"Thò. Qua dentro c'è tutto quello che dovevo darti, non c'è bisogno che ti spieghi come funzionano, sono così elementari che persino un bambino è in grado di utilizzarli, figuriamoci un 'signorino' venuto dalla città"
Vorrei ripeterle che non vengo dalla città, ma subito lei comincia a far finta di leggere dei fogli, e io ne approfitto per uscire da quel posto.
Appena mi chiudo la porta della sede centrale alle spalle, Sophie si avvicina raggiante verso di me "Allora?" chiede " Cosa devi fare da domani?" 
"Non ne ho idea" rispondo io 
"Come mai?"
"Diciamo che non ho ricevuto grande accoglienza, così appena mi hanno dato questa" dico alzando la tracolla al livello degli occhi "ho preferito alzare i tacchi e chiedere ogni cosa a te" aggiungo ridendo
"Quella stupida Dolores" risponde lei scuotendo la testa "è solo una vecchia bisbetica, non dar peso alle sue parole."
Poi comincia a camminare in una direzione a caso.
"Matt vieni dai!" mi dice facendo segno con la mano di seguirla "Andiamo a vedere che ti hanno dato" e si incammina senza aspettarmi.
Dopo alcuni passi fatti correndo, la raggiungo, tenendo l tracolla attaccata al corpo con la mano, per evitare che ne uscisse qualcosa.
Finalmente, dopo qualche minuto,arriviamo ad una panchina davanti ad un edificio color ocra e Sophie si siede, io la imito e rimaniamo per quache secondo in silenzio osservando il sole che era appena visibile da dietro la costruzione.
"Questa" dice Sophie "è la scuola, i bambini del nostro campo vengono mandati lì, dove imparano a leggere e a scrivere per i primi anni, poi imparano tutto ciò che devono sapere sulla città e su come combatterla, attivamente o passivamente. Quando hanno finito gli studi vengono sottoposti al test che devi fare anche te e verranno assegnati al lavoro più adatto a loro"
"C'è Kyle a scuola ora! Me l'ha detto prima" esclamo avviandomi verso l'ingresso dell'edificio
"Fermo" dice Sophie afferrandomi per il braccio "C'è lezione ora" aggiunge ridendo "Non puoi fare irruzione così dal nulla per salutare Kyle"
Sconsolato mi siedo sulla panchina.
"Dai apri lo zaino vediamo che c'è dentro" esclama
Faccio quanto mi ha detto e appoggio le cose che trovo nello zaino sulla panchina,nello spazio che c'è fra me e lei.
La prima cosa che tiro fuori è un fascicolo "E' il regolamento del campo" mi informa Sophie
Subito dopo il fascicolo trovo, in una tasca, le sigarette che avevo con me.
"Finalmente" esclamo ridendo. Prendo una sigaretta dal pacchetto, prendo i fiammiferi (sono nell stessa tasca) e,dopo qualche tentativo, l'accendo, scacciando, in un qualce modo, tutto lo stress a cui sono stato sottoposto in questi giorni.
"Andiamo avanti" dice Sophie togliendomi la tracolla dalle mani e continuando a svuotarla lei.
"Questo è un Comter" dice sventolandomi davanti una specie di sasso completmente nero e perfettamente liscio.
"Un che?" chiedo
"Un 'Comunicatore via terra" Com-Ter" spiega lei "Tramite questo Comter tu puoi comunicare con chiunque altro ll'interno del campo, e puoi usarlo per inviare informazioni anche quando sei fuori dal campo, ma in quel caso devi essere abbastanza vicino affinchè il segnale si possa agganciare. Anche se, secondo me, la cosa che fa di più utile è la funzione mappa. Ti indica la tua posizione in maniera esatta all'interno del campo, così non puoi perderti."
"Interessante" dico io prendendo il Comter da lei e rigirandomelo fra le mani più volte
"Ma come faccio io a farlo funzionare" chiedo
Sophie scoppia in una tenera risata, una ciocca di capelli le cade sul viso e lei, con cura quasi maniacale la sposta subito dietro l'orecchio.
"Allora" dice placando la sua risata "prima di tutto devi sbloccarlo, metti il dito prima nel centro dello schermo, poi lo fai trascinare verso destra e poi verso sinistra, fino al limite dello schermo"
Io seguo alla lettera le sue istruzioni, non appena finisco il movimento lo schermo si accende.
"Sullo schermo" continua lei con la sua spiegazione "ci sono delle icone, sono 3: messaggi, mappe, note" aggiunge indicando il dispositivo "basta che tu ci tocchi sopra col dito e si apriranno, per scrivere invece basta scrivere le lettere come se usassi il tuo dito come penna lungo lo schermo"
"Va bene" rispondo espirandole il fumo addosso involontariamente
"Stronzo" esclama lei tossendo e colpendomi il braccio, poi si lascia sfuggire una risatina e capisco che sta scherzando.
"Dicevo" continua lei "Tutti i contatti sono già salvati dentro, i Comter sono nominativi, e nessuno è in grado di usare il Comter di un altro, infatti io non posso usare il tuo" mentre spiega questo prova ad aprire i messaggi, senza successo, per curiosità provo a toccare l'icona dei messaggi che si apre non appena il mio dito la sfiora "Visto?" esclama lei
"Stupendo" rispondo allibito
"Per trovare i contatti basta che entri nei messaggi e cerchi il nome della persone che vuoi contattare" mentre lei spiega io cerco fra i miei contatti il suo nome. Poi lo trovo e fra me e me mi sento meglio.
"Poi mentre lo usi imparerai bene ad usarlo" continua lei cercando altre cose nello zaino.
"Questo non poteva mancare!" esclama lei, poi estrae dalla tracolla un orologio da polso
"Ta-da!" esclama afferrandomi il polso "Così non sarai mai in ritardo" aggiunge allacciandomelo.
Quando è assicurato al polso rimango ad osservare il quadrante, le lancette segnavano 4 e 25.
"Sai leggerlo?" mi chiede Sophie
"Certo che so leggere l'orologio!" rispondo offeso "Non sono mica un ignorante"
"Scusa" mi chiede "Volevo solo esserne sicura" stavolta ad offendersi è lei, e a scusarmi sono io. Alle mie scuse lei risponde con un sorriso, poi veniamo interrotti dal rumore causato dai ragazzini che escono dalla scuola urlando e ridendo ad alta voce.
Subito mi alzo ed il mio sguardo corre in cerca di Kyle. Dopo aver cercato in ogni direzione finalmente lo trovo, è poco avanti la porta e sta parlando con dei ragazzini che avranno più o meno la sua età, poi finalmente si accorge di me, saluta i ragazzini con un movimento della mano e mi corre in contro.
Appena mi raggiunge non capisco se è lui ad abbracciare me o io ad abbracciare lui, ma entrambi siamo contenti della presenza dell'altro.
"Ciao Kyle" esclama Sophie alle mie spalle
"Ciao Sophie" risponde lui andando ad abbracciare anche lei.
Mentre loro due parlano del più e del meno io ne approfitto per rimettere nella tracolla tutto ciò che era sulla panchina, tutto tranne il Comter che metto in tasca.
"Matt oggi abbiamo fatto un sacco di cose stupende" esordisce lui
"Gli racconterai tutto mentre andiamo a casa" lo blocca Sophie 
"Casa?" chiedo 
"Si, ora che siete dei nostri vi è stato assegnato un piccolo appartamento per voi due, non è molto grande, ma nota positiva, è davanti al mio" mi risponde lei.
Poi prende Kyle per mano e cominciano a camminare spediti. Non sapendo la strada li seguo, cercando di non allontanarmi troppo da loro.
"Ti dicevo Matt.." Kyle riprende a parlare di quello che ha fatto a scuola in questi gorni, la maggior parte delle cose che ha fatto le conoscevamo già, ma lui è stupito di come loro le abbiano scoperte e approfondite. Era da tanto che non vedevo mio fratello così entusiasta.
Nonostante tutto mi sento felice anche io, ma cosa più importante, mi sento finalmente al sicuro.
•••
Sophie ci accompagna fino all'ingresso di casa nostra. 
Casa...
Rispetto alla nostra villetta il posto in cui siamo ora è grande neanche la metà, ma è sempre meglio di nulla. Diciamo che è più un appartamento. 
Dopo aver salutato Sophie, Kyle apre la porta con decisione e io lo seguo.
"Matt" mi chiama Sophie alle mie spalle
"Si?" rispondo voltandomi
"Stasera io e Abe andiamo a fare un giro per il campo, se vuoi puoi venire con noi senza problemi"
-piuttosto che uscire con voi due sentendomi il terzo in comodo, preferisco che David mi disattivi il Tèlos usando solo un cacciavite-
"No grazie" rispondo ignorando il commento fra me e me "Sono abbastanza stanco e penso che una notte di sonno tranquillo sia quello di cui ho realmente bisogno"
"Va bene" risponde lei mettendo il broncio "Nel caso cambiassi idea avvisami, abito solo cinque case più avanti io" poi si volta e continua a camminare.
MI chiudo la porta alle spalle e davanti a me, a metà della rampa di scale c'è Kyle che mi aspetta.
"Casa nostra è su" mi dice lui "qua ci abitano un sacco di persone, è come un condominio" aggiunge lui
"Un cosa?" chiedo io mentre comincio a fare le scale.
"Me l'ha spiegato un mio compagno a scuola, prima che succedesse tutto questo casino, c'erano persone che vivevano in case da soli, come noi, mentre altri vivevano in case molto più grosse, dove c'erano un sacco di famiglie che vivevano in parti di quella casa"
"Interessante" dico io
"Dove abitiamo noi è più in alto" aggiunge lui salendo le scale in fretta
Subito lo seguo, e dopo alcune rampe di scale arriviamo all'ultimo piano, accanto alla porta c'è una piccola tastiera con i numero da zero a nove, Kyle schiaccia alcuni tasti e la porta si apre.
Dopo che sono entrato mi chiudo la porta alle spalle, l'appartamento è diviso in quattro stanze, quella in cui mi trovo è il salotto con cucina annessa, un divano è posto davanti ad un piccolo camino, l'unica cosa che li divide è un piccolo tavolino. Su una parete c'è una libreria con alcuni libri, molti dei quali non ho idea di cosa trattino. Dando le spalle al camino c'è una grossa finestra rivolta verso est, lo capisco perchè il sole ora è dalla parte opposta, con un modesto balcone.
Voltatomi noto la cucina, ovvero un tavolo con quattro sedie vicino al piano cottura e al frigorifero.
Collegate al salotto ci sono tre porte, una conduce al bagno, molto simile a quello dell'ospedale, le altre portano alle camere da letto. 
"Questa è la mia" dice Kyle aprendo una porta.
La stanza è piccola, e arredata di poche cose, una libreria con dei libri (credo siano i libri di scuola di Kyle), un letto singolo ed una scrivania.
"Mi hanno detto di stare qui, l'altra stanza mi hanno detto che era tua" aggiunge lui avanzando verso la porta di camera mia.
Quando apre la porta ci ritroviamo in una stanza ancora più spoglia, infatti c'è solo un letto matrimoniale ed un armadio, per il resto è completamente vuota.
"La mia è meglio" dice Kyle ridendo.
Cogliendo la sua frase come una provocazione, lo afferro scherzosamente con un braccio e lo butto sul letto.
In men che non si dica ci ritroviamo a lottare sul letto, io lo afferro con prese cercando di bloccarlo e lui prova a libersarsi provando a difendersi. Alla fine però la mia forza ha la meglio e riesco a bloccarlo con un braccio dietro la schiena.
"Mi arrendo! Mi arrendo!" urla ridendo lui 
Lo lascio libero e poi mi butto sul letto accanto a lui ridendo.
"Ho vinto!" gli dico alzando il pugno
"Solo perchè sei più grande!" mi risponde lui lanciandosi accanto a me
Ora siamo entrambi sdraiati sul letto, immersi sia l'uno che l'altro nei nostri pensieri.
"Cosa ti hanno fatto quando eri in prigione?" mi chiede
"Nulla" rispondo io mentendo, non voglio far preoccupare inutilmente Kyle "Volevano soltanto essere sicuri che non fossi una spia della città"
"Ma perchè lo pensavano?"
"Perchè.." ero titubante.
Rivelare a Kyle che avevo il Tèlos, significava anche dirgli che io non ero realmente suo fratello, ho paura che così facendo avrei perso la persona a cui più tenevo.
"Kyle" gli dissi sedendomi sul letto "Non ci sono mai stati segreti fra di noi, vero?"
"Sì" mi rispose lui imitandomi e sedendosi sul letto a sua volta.
"Ecco" esordii io sospirando "Pensavano che venissi dall città perchè ho il Tèlos, i Tèlos sono"
"Dispositivi che controllano il numero e la durata di vita delle persone" disse Kyle interrompendomi.
Lo fissai stupito "Me l'hanno spiegato a scuola" aggiunse
"Ma tu non ce l'hai" continuai "Questo può voler dire che" mi bloccai un secondo e respirai profondamente.
"Forse io e te non siamo realmente fratelli" conclusi.
Fra di noi calò il silenzio. 
Un corvo volò davanti alla finestra e si posò sull'albero vicino.
"Matt" disse Kyle interrompendo il silenzio "Tu sei l'unica persona di cui mi ricordo. Fin da quando ero piccolo ti sei preso cura di me. Non importa ciò che dicono, per me sei e resterai mio fratello. Per sempre."
Con le lacrime agli occhi abbracciai Kyle.
"Ti voglio bene" gli dissi
"Anche io" rispose lui.
Dopo esserci separati dall'abbraccio Kyle cominciò a parlarmi delle cose che gli avevano insegnato in quei pochi giorni a scuola, io lo ascoltavo con interesse e, di tanto in tanto, lo interrompevo per fargli qualche domanda.
Il tempo passò in fretta e quando guardai l'orologio questo segnava già le sette e mezza.
"Cosa ne dici Kyle" gli chiesi interrompendolo "Mangiamo?"
"Sì" rispose lui entusiasta fiondandosi in cucina.
Io lo seguii, ma entrato in cucina mi sono reso conto che non sapevo nè cosa mangiare nè tanto meno come cucinarlo.
"Kyle?" lo chiamai "Ma per caso ti hanno anche insegnato a cucinare?"
"No" mi rispose
"Un conto è cucinare della carne sul fuoco, ma preparare qualcosa è competamente diverso" aggiunsi
"Tranquillo Matt, fra poco arriva Laura"
"Laura?"
"Si! Quando tu eri in prigione si è presa lei cura di me, cucinando e dormendo qui, per non farmi sentire da solo" rispose
-Che sia la stessa Laura che ho conosciuto io?- mi chiesi fra me e me.
Sto per chiedere a Kyle di più su questa donna, quando all'improvviso la porta si apre.
"E' permesso?" chiede una voce femminile che riconosco subito.
-E' lei- penso ridendo
"Ciao Laura!" urla Kyle correndole incontro.
"Ciao Kay risponde lei
"Kay?" chiedo io fissandola
"Sì! E' così che mi chiama lei! L'abbiamo deciso insieme" mi risponde Kyle sorridendo
"Kay cosa ne dici di cominciare a preparare la tavola mentre io scambio due parole con Matt?" gli consiglia Laura
"Vi conoscete?" mi chiede 
"Ci siamo incontrati per caso poco dopo che sono uscito dall'ospedale" rispondo mentendo
"va bene" commenta lui cominciando a maneggiare piatti e forchette.
Laura mi fa cenno di seguirla, e così faccio.
Lei mi porta in camera mia, e subito mi afferra il viso con le mani.
"E' bello anche per me rivederti" le dico mentre lei mi volta il viso prima da un lato, poi dall'altro.
"Incredibile" dice sottovoce lasciando la presa
"Cosa?" le chiedo
"Le ferite che avevi si sono praticamente rimarginate del tutto, rimane segno solo di quelle un po' più pesanti" mi rivela
"Meglio" rispondo "Così non dovrò dire a Kyle ciò che è successo realmente"
Lei mi guarda sorpresa "Non gli hai detto nulla?"
"Gli ho detto solo quello che meritava di sapere, il resto è una cosa che posso gestire da solo" le rispondo bruscamente
"Capisco" mi risponde lei "Andiamo a preparare ora, ti insegno come si fa"
Poi insieme usciamo dalla stanza.
Fortunatamente per tutto il resto del tempo che Laura rimane con noi, non fa nessun riferimento al mio trattamento o cose simili, così che la sua presenza si rileva quasi piacevole.
Kyle e lei trascorrono tutta la cena parlando di cose che lui ha appena studiato, a cui Laura aggiunge particolari che incuriosiscono Kyle.
In tutta la conversazione mi sento molto ignorante, loro due parlano di cose di cui io non mi sono mai interessato, e la cosa un po' mi turba. Ma da domani le cose cambieranno, infatti anche io comincerò ad essere informato ed addestrato. La cosa, oltre ad intimorirmi, mi eccita.
Quando è il momento per Kyle di andare a letto, domani deve svegliarsi per andare a scuola, io e Laura restiamo da soli.
"Ti spiace toglierti la maglietta?" mi chiede
Faccio come mi dice, sapendo già cosa avrebbe controllato. Appena mi tolgo la maglietta mi si avvicina e comincia a passarmi la mano sulla spalla.
"Straordinario" ripete
"Stessa roba di prima?" chiedo
"Solitamente perchè si ritirino le vene infette bisogna aspettare qualche settimana, ma in quattro giorni a te sono andate via quasi del tutto"
Non rispondo, e cala il silenzio fra noi. Lei continua a girarmi intorno, per vedere ogni singolo muscolo del mio corpo, come se stessi nascondendole qualcosa.
"Sei straordinariamente curioso Matt" mi dice avvicinandosi a me.
"Misterioso.." aggiunge. Ora era così vicina che i nostri corpi quasi si toccavano. 
"... affascinante..." continua facendo scendere le sue mani lungo il mio petto, fino a toccare la cintura dei miei pantaloni.
"...e..." aggiunge mettendo un dito nel passante della cintura
Non le lascio finire la frase e cado nelle sue provocazioni, la afferro per la vita e mi sporgo per baciarla.
Laura ridendo si volta, così mi ritrovo a baciare la sua guancia, poi mi da un colpo sulla nuca "E sei incredibilmente semplice" mi dice uscendo dal mio abbraccio
"E' così divertente giocare con te" aggiunge dirigendosi verso la porta sistemandosi la maglietta "Buonanotte" mi dice poi con un sorriso prima di chiudersi la porta alle spalle.
Mi ritrovo a ridere fra me e me, stupito da quanto fosse stato facile per lei prendersi gioco di me.
-Da oggi ci do un taglio- mi ripromisi rimettendomi la maglia.
Poi andai in camera mia, deciso nello scoprire cosa dovrò fare domani. Apro la tracolla e ne estraggo il fascicolo con le istruzoni sul campo e il mio pacchetto di sigarette, poi vado sul balcone.
E' una notte fantastica. La temperatura non ancora invernale mi permette di stare all'aperto senza dover mettere la giacca, mi siedo su uno sgabello ricavato da quello che mi pare essere un vecchio tronco e mi accendo una sigaretta, osservando il cielo stellato sopra di me.
Dopo qualche minuto passato a godermi quel panorama,approfitto della luce proveniente dall'interno della casa e comincio a sfogliare le pagine del fascicolo.
Salto la prima ventina di pagine che da il 'benvenuto ufficiale' (così è scritto) a chiunque ne fosse venuto in possesso e finalmente arrivo alla parte che mi interessava.
Su una pagina qualcuno a penna ha scritto "Matt" in alto a destra, sotto il mio nome una scritta a caratteri cubitali mi indica che su quel foglio era indicato il mio programma, infatti da mezza pagina in poi c'è una tabella, in cui le colonne sono i giorni, le file le ore.
Da quanto leggo dal quadrante del mio orologio oggi è Lunedì, seguendo la tabella domani dovrebbe essere Martedì. Non che cambi molto ciò che devo fare.
Ogni giorno infatti vedo scritte le stesse cose.
"ore 8-10: allenamento mattutino
ore 10-12: strategie militari
ore 12-13: pausa pranzo
ore 13-15: palestra/corpo a corpo
ore 15-18: simulatore"
E questo si ripeteva identico ogni giorno della settimana.
Trovato ciò che mi interessava comincia a sfogliare senza interesse le restanti pagine, le quali spiegavano come veniva prodotta l'energia, dove veniva reperito il cibo e come venivano divise le risorse per le varie famiglie che abitavano nel campo, il tutto mentre lentamente fumo l'ultima sigaretta della mia giornata. Mentre continuo a far muovere le pagine da una copertina all'altra, un foglio scivola per terra. Incuriosito poggio il libro e raccolgo quanto era appena uscito. E' una lettera, una lettera da Alan. 
"Caro Matt,
Spero che tu non ti sia fatto sopraffarre da quanto ti è accaduto in questi giorni. 
La nostra missione è più importante di quanto tu possa immaginare, sarei contentissimo se potessi vedere anche te combattere al fianco dei nostri uomini e portare a compimento la nostra causa, che salverà tutto ciò che rimane del mondo. 
Noi non siamo così. Non siamo bestie create unicamente per ammazzarci l'un l'altro e penso che tu questo lo sappia già.
Mi raccomando, non sottovalutare l'addestramento, è molto duro e alcuni potrebbero trattarti con un certo distacco, ma non preoccuparti.
Ora ricomincia una nuova vita per te e Kyle qui con noi.
Ti auguro il meglio di ogni cosa, e ti aspetto Mercoledì mattina alle 10 per un incontro (è già tutto in regola con i tuoi normali programmi non ti preoccupare)
-Alan"
Finito di leggere la lettera la rimetto con cura nel libro, per  non perderla.
Alzo lo sguardo verso il cielo "una nuova vita"..
Finisco di fumare la sigaretta e vado diretto nel mio letto, una buona dormita era veramente ciò di cui ora avevo bisogno.
   
 
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