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Autore: Naoko_chan    30/12/2014    1 recensioni
"Alex?"
"Mh...?"
"Di cosa è fatta la luna?"
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago
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Dedicato a tutte le persone che, almeno una volta, si sono soffermate ad ammirare questo affascinante satellite naturale.





~*~





[Una solitudine pura e una pace profonda. Le cose migliori che la luna possa offrire agli uomini.] -Cit. Haruki Murakami.



[Folle è l’uomo che parla alla luna. Stolto chi non le presta ascolto.]-Cit. William Shakespeare



[ La Luna è un usignolo muto.]-Cit. Max Ernst




~*~








"Non farlo."
La sua voce tremante, aveva tentato invano di assumere un tono imperioso, invece era stata tinta da sfumature di terrore. Si poteva chiaramente percepire la paura nei suoi grandi occhi zaffiro, i quali lo avevano ammaliato tempo addietro.
Stavolta però non ci sarebbe caduto. Non un'altra volta.
Strinse la presa nei suoi polsi magri e indifesi, avvicinando la sua bocca sottile al collo pallido di lei.
Indugiò a lungo sul suo sguardo, carico di terrore, prima di addentare piano la piccola porzione di pelle scoperta. Le sfuggì un gemito, mentre si dimenava nel tentativo di liberarsi.
"Smettila!"
"Taci strega!"




Era una sera come tante: accomodati sul prato del loro piccolo giardino, due ragazzini guardavano le stelle, silenziose e brillanti spettatrici delle loro avventure, cercando invano le costellazioni.
Era stato in quel momento che uno dei due aveva attirato l'attenzione dell'altro, tirandogli leggermente la manica. Il bambino si era allora voltato verso la sua compagna, studiandola in modo interrogativo.
Roxanne aveva piegato appena il capo, facendo ondeggiare i riccioli color miele e schioccando le labbra carnose: "Alex?"
Bene. Quel tono non presagiva niente di buono.
Lo aveva imparato in nove anni di esperienza; quando la giovane pronunciava in quel modo il suo nome, non poteva che aspettarsi guai.
Puntò le sue iridi luminose, dei cristalli cobalto fulgenti e maliziosi, su di lui, sorridendo divertita -altro segnale di allarme-.
"Mi sapresti dire..." Si torturò il labbro inferiore per qualche secondo, strappando un sottile filo d'erba costellato di rugiada.
Lo stava facendo apposta, ne era certo. Lo sapeva che odiava essere tenuto sulle spine.
Gli sorrise nuovamente, scoprendo due file di perle candide e ordinate; per un secondo l'altro si sentì invidioso, costretto ad indossare, al contrario di lei, un apparecchio.
"...di cosa è fatta la luna?"
L'altro sgranò gli occhi scuri come chicchi di caffè. "Tutto qui?!" domandò stralunato.
"Sì..."
Il bambino puntò lo sguardo sul meraviglioso satellite che illuminava, insieme alle stelle, fiocamente il firmamento, per poi grattarsi il mento sovrappensiero. "Mi sembra ovvio che sia fatta di formaggio. Non hai visto che ha gli stessi buchi di una groviera?" sentenziò, cercando di darsi un'aria da saccente, risultando però molto goffo.
Quello che l'amica proferì subito dopo lo spiazzò completamente: "Il formaggio non può fare luce, sciocchino."
Lui la squadrò contrariato dalla sua opinione. "Evidentemente questo ci riesce!"
"Per me è fatta di pietruzze scintillanti."
"Io non credo."
L'altra si alzò dal terreno, ripulendosi la gonna lilla. "Allora facciamo così: quando andremo a scuola lo chiederemo alla maestra e vedremo chi di noi due ha ragione!"
"Ci sto. Spero solo non ci rimarrai troppo male."





Era sopra di lei, avvertiva le sue ciglia solleticargli la guancia e i suoi respiri accelerati lambirgli il collo.
"Non lo farò più..."
"È la quarta volta che me lo sento ripetere, ne ho abbastanza!"
Prima che lei potesse ribattere in qualche modo, aggiunse: "Com'è? Con il sottoscritto non ti senti abbastanza pronta ma con gli altri sì, eh? Beh, sappi che mi sono scocciato!"
Inspirò profondamente, prima di sussurrarle all'orecchio in maniera sinistra: "Se non lo vuoi fare tu, ti costringerò io." facendole gelare il sangue nelle vene.
Non sapeva proprio di cosa si preoccupasse quell'arpia. Non l'aveva già fatto tante volte con altri?




Erano sdraiati sopra un divano, gli occhi incollati alla trentaquattresima puntata di una qualche telenovelas sdolcinata, immersi nella semioscurità.
"Alex?" sussurrò la diciassettenne, la chioma nocciola appoggiata sulla spalla dell'altro.
Quest'ultimo, a metà fra il sonno e la veglia, sbadigliò, grugnendo un "Mh...?" interrogativo.
Lei gli carezzò la fronte con le dita affusolate, prima di prendere il telecomando e spegnere la televisione. "Di cosa è fatta la luna?" la sentì mormorare.
L'altro si girò di un fianco, stropicciandosi gli occhi, ancora non del tutto abituati alle tenebre. "Come mai questa domanda?" borbottò, la voce impastata dal sonno.
Roxanne ridacchiò sommessamente. "Così..."
"È ovvio, è composta da un tipo di roccia detta regolite." dichiarò il ragazzo, cercando le mani dell'altra nel buio.
Delle mani che non trovò.
Infatti la fidanzata si era alzata di scatto dal divano e, a passo felpato, si era allontanata da lui.
"Certo che per essere uno che ama la fantasia e la poesia, sei parecchio razionale..." la udì commentare con malcelata acidità.





"Prima che tu lo faccia, posso chiederti una cosa...?" bisbigliò la donna che aveva adorato più di ogni altra cosa.
"E sia." acconsentì lui, traboccante di rabbiosa avidità.
Dato il suo temperamento strafottente e vigliacco, gli avrebbe domandato se era veramente certo di quello che stava per fare, tentando inutilmente di impietosirlo. Povera illusa. Niente lo avrebbe fatto desistere da ciò che si era prefissato.
"Di cosa è fatta la luna?"
Perché riusciva sempre a sorprenderlo?
Che razza di domanda era? Era per caso impazzita del tutto?
"Lo sai, lo hai studiato e te lo avrò ripetuto almeno due miliardi di volte." ringhiò, consapevole che lo stesse prendendo in giro.
"A quanto pare non parliamo la stessa lingua, Alexander." affermò visibilmente delusa lei.
"E allora dimmelo tu, è formata da pietruzze luminose?" la sbeffeggiò l'altro. Cominciava sinceramente ad averne abbastanza.
La trentaquattrenne respirò profondamente, prima di chiudere gli occhi e, in maniera inspiegabilmente dolce, iniziare a raccontare.
"Vuoi sapere la vera risposta? Ebbene ti accontento:
La luna è formata da due metà: la prima è l'insieme dei sogni nel cassetto e dei desideri di tutte le persone. Non è vero, poi, che riflette la luce del sole. Sono la speranza, la fiducia nel prossimo e l'amore a farla brillare come l'argento, inoltre sai perché in alcuni mesi si rimpicciolisce o scompare? Perché talvolta capita che questi sentimenti vengano a mancare.
È capace di donare ispirazione ai poeti e di confortare chi è avvilito da una qualsiasi situazione."
L'aveva ascoltata parlare tutta d'un fiato, i suoi chicchi di caffè immersi in quelle profonde iridi oltremare. Non si sarebbe mai aspettato una risposta di quel genere. Non da quel tipo di persona, non da lei.
Doveva sicuramente trattarsi di uno stratagemma per incantarlo e confonderlo, anche solo per un attimo, in modo da poter tentare la fuga e sparire con la stessa velocità e potenza con la quale era piombata nella sua vita.
Il brutto era che gli anni trascorsi insieme le avevano fornito tutte le informazioni su di lui. Ad esempio era a conoscenza della sua allergia per le fragole, della sua smodata passione per il cioccolato e per l'acqua, di come odiasse i canditi.
Le aveva rivelato i suoi talloni d'Achille, uno dei quali era quello di soffrire parecchio il solletico sui fianchi, oppure che le poesie lo affascinavano oltremodo.
Lo conosceva come le sue tasche. Per lei era come un libro aperto. Tra le sue mani, però. Difatti, poteva lasciargli delle pieghe, farlo cadere, strappare i suoi fogli senza pietà, annusare il suo profumo.
Solo che stavolta non gliel'avrebbe permesso. Non avrebbe abbassato la guardia.
Roxanne non aveva volutamente concluso il discorso per tormentarlo, ben sapendo che era tremendamente curioso.
E così, spinto da quella maledetta sete di sapere, la quale gli stava mordendo l'anima, si era nuovamente piegato al suo volere, sibilando: "E l'altra metà?"
La vide sorridere, vittoriosa -quel sorriso che odiava e amava allo stesso tempo-, un lampo di malizia nelle sue gemme cobalto. Ma anche un piccolo bagliore di... dispiacere?!
Era dunque questo che leggeva nei suoi occhi? Stava bluffando forse?
"L'altra metà è costituita dalla malinconia che albeggia nell'anima di chi è solo, dal coraggio di chi rischia, dai dubbi di chi ha paura di non farcela, dalla forza d'animo di chi non si arrende, dalla dolcezza di chi dona affetto..." biascicò mesta.
L'altro la studiò, sorpreso dal suo improvviso cambio d'umore.
Non appena vide delle piccole gocce limpide iniziare a rigarle il volto, fu come se una presa d'acciaio avesse iniziato a serrargli la gola.
"...dai continui o nulli ripensamenti di chi tradisce, dallo scetticismo di chi si ostina a non perdonare, dalla disperazione di chi si è realmente pentito..."
Non seppe se fu il modo in cui aveva proferito quell'ultima frase o le parole che aveva utilizzato, ma in quel preciso istante tutte le promesse di fargliela pagare, tutta la voglia di vederla soffrire come lei aveva fatto con lui, tutta la rabbia che gli aveva bruciato il corpo, erano evaporate contemporaneamente, lasciandolo svuotato, freddo, insipido.
Era come se, sudato e concentrato, proprio all'ultimo secondo, mentre posizionava l'elemento conclusivo nel castello di carte, quest'ultimo fosse crollato all'improvviso, lasciandolo stralunato e con l'amaro in bocca.
E fu proprio in quel preciso istante che allentò la presa sui polsi di lei, la quale, anziché approfittarne immediatamente, appoggiò il capo sulla spalla di lui. "Mi dispiace tantissimo per quello che ho fatto e hai perfettamente ragione a trattarmi così, anche se..."
Si concesse una piccola pausa, sollevando la testa e guardandolo dritto in viso.
"Anche se..." la incalzò Alexander.
"...in questo modo è come se ti fossi abbassato al mio stesso livello..."
Si sentì come se si fosse tuffato nelle acque del polo Nord. Il gelo lo accerchiò velocemente, si arrampicò per i suoi vestiti, penetrò nella sua carne.
Era vero. Perfettamente, innegabilmente, maledettamente vero.
Avrebbe potuto ruggirle contro tutto il suo disprezzo, picchiare le persone alle quali si era concessa, bruciare le sue foto, ritagliare quelle che la ritraevano assieme a lui, rompere i suoi souvenir e i suoi regali.
Invece, accecato dalla rabbia e dalla pazzia, la stava...la stava...
Scosse la testa, spingendola lontano da sé.
Per di più addosso alla parete della propria casa.
L'aveva invitata con la scusa di chiarire i sentimenti, invece l'aveva ingannata come il peggiore dei meschini. L'aveva imbrogliata come lei aveva fatto con lui. Le aveva reso pan per focaccia.
Eppure, nonostante ciò non si sentiva soddisfatto, tutt'altro. Era devastato.
Era incredibile e allo stesso tempo agghiacciante come il rancore potesse cambiare, anche radicalmente, l'indole di una persona.
La sua unica, magra consolazione, era quella di non essere arrivato al punto di ucciderla. Non sarebbe stato più lui.
"Dammi un'altra possibilità!" la sua voce squillante lo fece riemergere dalle sue elucubrazioni.
Un'altra ancora?
Ma posò erroneamente lo sguardo sui suoi zaffiri, ancora rossi e gonfi di pianto. Dopotutto avevano sbagliato entrambi quella volta, no? Potevano perdonarsi a vicenda.
'E va bene, hai vinto.' pensò lui passandosi una mano sulla fronte. "D'accordo. Ma è l'ultima, sappilo."



Mai parole furono più false.
E questo lo sapevano entrambi.



Perché le sarebbe bastato implorarlo, sgranare gli occhioni blu notte e cinguettare "Di cosa è fatta la luna?" per farlo cadere nuovamente in quella trappola dalla rete intricata e senza via d'uscita, nella quale qualunque essere, di qualsiasi razza, età e religione, cade inesorabilmente.

L'amore.











Ringrazio profondamente chiunque leggerà, metterà fra le preferite/ricordate e chi vorrà dire la sua, tramite recensione, su questa storia.
Consigli e complimenti sono ben accetti.<3
  
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