Say Something
And
I will swallow my pride
You’re the one that I love
And I’m saying goodbye
(Say Something - A Great Big World)
-
Perché?
Trattenne a stento un singhiozzo, imponendosi di non abbassare lo
sguardo e di
non scoppiare in lacrime.
- Perché ti amo, Hermione, e voglio stare con te.
Il ragazzo le aveva sussurrato quelle parole prendendole il volto con
entrambe
le mani. Hermione sussultò appena, spalancando gli occhi
color cioccolato e
perdendosi nel verde delle iridi del suo migliore amico. Non poteva
credere
alle sue orecchie. Non poteva essere. Harry le aveva appena confessato
di
amarla. Quello doveva essere il giorno più bello di tutta la
sua esistenza.
- Sul serio?
- Ti amo.
Harry le sorrise e si chinò per posare le proprie labbra su
quelle di Hermione
che erano morbide e bagnate dalle lacrime che sgorgavano dai suoi
occhi. Fu un
contatto dapprima casto, quasi uno sfioramento di pelli, e poi si
trasformò in
qualcosa di più intimo mentre lei andava a congiungere le
mani dietro il suo
collo, alzandosi leggermente sulle punte dei piedi perché il
suo migliore amico
era cresciuto di parecchi centimetri rispetto agli anni precedenti.
- Hermione, torna da me.
La giovane strega udì quelle parole e le sembrò
che provenissero da un’altra
dimensione. Interruppe a malincuore il bacio e si guardò
intorno con
confusione.
- Ti prego. Torna
da me.
Il ritorno
alla realtà fu piuttosto brusco per Hermione. Quando
aprì gli occhi avvertì una
fitta lancinante alla testa e, per alcuni minuti, non riuscì
a muovere ancora
nessun muscolo. Lentamente, poi, voltò il capo alla sua
destra. Un piccolo
sorriso le increspò le labbra nel vedere
l’espressione sollevata del suo
migliore amico che, seduto accanto al letto su cui era distesa, le
stringeva
saldamente una mano. Aveva un aspetto trasandato, si ritrovò
a constatare,
l’accenno di barba sulla mascella, un paio di borse poco
evidenti sotto gli
occhi verdi, i soliti occhiali a fondo di
bottiglia leggermente storti e i capelli folti decisamente fin troppo
scompigliati. Ma Hermione lo trovò ugualmente meraviglioso.
- Ehi. - sussurrò lei, la bocca impastata e la gola
terribilmente disidratata.
- Ehi. - le sussurrò lui di rimando, sorridendole ancora di
più. - Hai sete?
Lei si limitò ad annuire e accettò di buon grado
l’acqua fresca che Harry le
fece bere da un bicchiere dopo averla aiutata a sollevarsi quel tanto
che
bastava per non soffocarsi con l’acqua. Bevve dei lunghi
sorsi prima di potersi
ritenere soddisfatta. Ringraziò l’amico e poi
sospirò, tentando di ricostruire
da sola ciò che le era accaduto. Si trovava in una stanza
d’ospedale,
probabilmente al S. Mungo, e avvertiva dolore in più parti
del corpo.
Ricordava di
essere andata con Harry e Ron in missione per arrestare un paio di
Mangiamorte
che erano ancora in circolazione. S’erano ritrovati ad
inseguirli fino a
Nocturne Alley - era davvero strano che s’aggirassero ancora
per la Londra
Magica - e poi il buio più totale.
- Che cosa è successo?
- Due dei Mangiamorte che stavamo inseguendo sono riusciti a
schiantarti
contemporaneamente. Sei stata scagliata contro una parete di mattoni e
hai
riportato un leggero trauma cranico e parecchie contusioni lievi. -
spiegò lui
giocando nervosamente con le proprie dita. - Per fortuna sei
ancora qui. Per un attimo ho pensato che tu fossi…
S’interruppe, deglutendo e scuotendo appena il capo. Hermione
gli strinse con
forza le mani, cercando di infondergli tutta la calma possibile. Ma,
improvvisamente, lei parve ricordarsi del fatto che non
poteva più toccare liberamente il suo migliore
amico come
voleva e interruppe il contatto con un movimento brusco. Harry se ne
accorse ma
non disse nulla.
- Comunque, li abbiamo presi tutti, alla fine. - continuò
lui dopo qualche
istante, facendo finta di nulla. - Ho quasi rischiato di uccidere accidentalmente i due che ti hanno
colpita. Forse sono anche riuscito a farli passare al S. Mungo prima di
sbatterli ad Azkaban ma, queste cose, non devono saperle
necessariamente tutti,
ti pare?
Hermione si ritrovò a scuotere appena la testa senza poter
evitare il sorriso
che, prepotente, le invase le labbra. Ad Harry importava ancora
così tanto di
lei, dopotutto.
- Grazie.
- Non devi ringraziarmi, Hermione. Sai bene che farei qualsiasi cosa
per te.
Harry le riserbò uno sguardo intenso, uno sguardo che
nascondeva altre mille
parole, uno sguardo che riuscì a metterla completamente a
disagio.
- Hermione…noi…io credo che noi dovremmo parlare.
- asserì dopo alcuni minuti
di silenzio totale.
Hermione deglutì leggermente, affondando gli incisivi nel
labbro inferiore,
senza riuscire a distogliere gli occhi da quelli del suo migliore amico.
- Harry, sto bene. Ne abbiamo già
parlato.
- Non abbastanza. - continuò lui, prendendo un
po’ più di coraggio e
utilizzando un tono più autoritario.
- Io…
Lei ci provò. Ci provò sul serio a cominciare quel discorso, a cercare di dare tutte le
reali spiegazioni che
Harry si meritava ma la porta della piccola stanza venne spalancata da
un
tornado di vitalità e capelli rossi.
- Hermione! Sei sveglia!
Ginny si precipitò ad abbracciarla, facendo attenzione a non
stringerla troppo
per evitare di farle male. Hermione finse un sorriso di circostanza,
ricambiando a malapena l’abbraccio, utilizzando la scusa di
non potersi ancora
muovere liberamente perché si sentiva a pezzi. Il che non
era una vera bugia.
La minore dei Weasley s’avvicinò, poi, al suo
ragazzo, posandogli un veloce
bacio sulle labbra a cui Harry rispose passivamente. La riccia
s’irrigidì,
stringendo con forza i pugni sotto le ruvide coperte, quasi infilzando
le
unghie nei palmi delle mani. Non riusciva più a guardare
quei due che si
scambiavano effusioni. Era troppo
per
lei. Faceva male. Terribilmente male. E, a quel punto, si
ritrovò a
rivivere il sogno di poco prima, quello in cui Harry le confessava di
amarla. E
lo desiderò ardentemente, con tutte le sue forze.
Perché avrebbe voluto essere
lei quella che aveva la possibilità di toccarlo, di
baciarlo, di farsi
stringere dalle sue braccia. Avrebbe voluto essere lei la prima persona
che lui
avrebbe visto ogni mattina, la persona che amava con tutto
sé stesso. Ma,
invece, non era così. Perché lui amava Ginny.
Perché tutti s’aspettavano che
quei due si sposassero. E i sentimenti che Hermione provava per Harry,
quelli
che andavano ben oltre il normale rapporto d’amicizia, erano sbagliati. Perché lei
avrebbe dovuto amare Ron - non stavano
più insieme da quasi un anno, ormai - e
non Harry.
Perché lei
avrebbe dovuto voler sposare Ron, come aveva sempre sognato da
ragazzina, e non
Harry. Perché era questo che tutti s’aspettavano
da loro, perché era questa la cosa
giusta da fare.
- Hai dormito per due giorni interi ed Harry non si è mai
mosso da qui. -
esclamò Ginny, portandosi una mano al petto con un sospiro.
- Eravamo davvero
tutti molto preoccupati. Sono felice che tu ti sia svegliata.
- Grazie, Gin. Ne sono felice anche io. - il suo fu un leggero
mormorio, con un
sorriso appena accennato sulle labbra e lo sguardo che ritornava ad
essere
spento come i giorni precedenti.
- Immagino che tu voglia riposare, adesso. Su, andiamo Harry.
La rossa afferrò un bracco dell’occhialuto e
sorrise all’amica, salutandola
calorosamente.
- Aspetta devo parlarle! - protestò Harry, quasi riuscendo a
staccarsi dalla
presa ferrea della sua ragazza ma quest’ultima non volle
sentire ragioni,
continuando a tirarlo via.
- Le parlerai domani! Ha bisogno di riposo; è stata
schiantata contemporaneamente
da due idioti, per la barba di Merlino!
Hermione finse una risata, agitando appena la mano nel rispondere al
loro
saluto. Lo guardava, pregandolo dentro di lei di dire qualcosa - qualsiasi cosa - perché stava
rinunciando all’amore che provava nei suoi confronti. Lo
guardava, come se lui
fosse già a conoscenza di quei sentimenti, mentre lo
supplicava inconsapevolmente
di non lasciarla andare. Ma Harry non capiva. Non avrebbe mai potuto farlo,
pensava Hermione,
accecato da
ciò che Ginny era per lui. Ed Hermione perse
definitivamente le
speranze. Ci rinunciò sul serio e non appena la porta si
richiuse con un tonfo,
la sua espressione s’incupì di colpo e dovette
cercare di trattenere le lacrime
che premevano per uscire dai suoi occhi.
**
Ginny era
sempre stata una donna con uno sviluppato sesto senso per certe questioni. S’era accorta subito
che
c’era qualcosa di più che turbasse Hermione. E
dopo tutte quelle settimane di
tormento era stata solo esasperata da quella faccenda e ciò
che l’aveva spinta
a fare quel che aveva fatto, erano state le espressioni frustrate e le
lacrime
rabbiose che aveva visto scorrere dagli occhi del suo ragazzo e della
sua
migliore amica, senza che loro lo sapessero, naturalmente.
Ginny sapeva perfettamente a cosa stava andando incontro. Aveva sempre
visto il
modo in cui interagivano Harry ed Hermione. Aveva notato i loro
sguardi, i loro
abbracci, il loro modo di guardarsi e sorridersi. Era un qualcosa che
apparteneva solo ed esclusivamente a loro. Ginny era arrivata a pensare
che non
potessero sopravvivere senza la presenza dell’altro accanto.
E, forse, era
davvero così. Lei era intelligente, ma soprattutto, era una
donna e aveva
capito che tra di loro, ormai, non v’era più una
semplice amicizia ma qualcosa
che era maturato lentamente negli anni e che andava ben oltre.
E poi, tutti - persino
un muro - avrebbero potuto vedere
chiaramente quanto quei due dipendessero l’uno
dall’altra. Quando erano vicini
riuscivano ad isolarsi in una bolla, estraniandosi da tutto il resto,
come se
tutto ciò che avevano intorno non fosse abbastanza
importante o, addirittura,
che non esistesse affatto.
Ginny, sin dal primo momento, aveva sempre saputo che cosa implicasse
avere una
relazione con Harry. Lo sapeva perché Hermione veniva prima
di ogni cosa per
Harry. Lui correva sempre prima da lei per qualsiasi cosa, prendeva
continuamente
le sue parti, cercava di esserle vicino, parlava perennemente di lei.
Ginny
però non aveva mai detto nulla. Certo, s’era
lamentata qualche volta, ma Harry
l’aveva liquidata ogni volta rispondendole con le stesse
solite frasi: “E’
Hermione, tesoro. E’ la mia migliore
amica. E’ normale che parli di lei.”, “
Ginny, non ricominciare a sparare
cavolate. E’ solo Hermione, okay? E io ho bisogno di
lei.”, “ Ancora con questa
storia? Mi dispiace, tesoro, ma lei ora ha bisogno del suo migliore
amico e non
posso abbandonarla.”.
Anche se lo sapeva fin dall’inizio faceva male
vedere che Harry fosse più
preso da quella che continuava a definire solo migliore
amica che da quella che, invece, era la
sua ragazza. Alcune volte avrebbe solo
voluto tirare tutto fuori, urlandogli contro ogni fottuta cosa e
imponendogli
di scegliere una volta e per sempre. Ma non l’aveva mai fatto
perché aveva una
fottuta paura. Ginny non avrebbe mai potuto reggere il confronto, ne
era
consapevole. Harry avrebbe scelto sempre e solo Hermione in qualsiasi
frangente
e non voleva rischiare di perderlo perché desiderava
ardentemente trascorrere
la sua vita con lui.
Ginny, dunque, era una donna molto attenta su certe questioni
ed era riuscita a comprendere perfettamente che Hermione
si fosse sfortunatamente resa conto dei propri sentimenti. Avrebbe
dovuto
odiarla a morte a questo punto ma non poteva; Hermione aveva cercato di
nasconderli in tutti i modi, di reprimerli, di allontanarsi dal suo
migliore
amico per evitare di rovinare quell’equilibrio precario che
s’era
silenziosamente stabilito dopo tutte le conseguenze che la guerra aveva
portato.
Ginny questo l’aveva apprezzato terribilmente e tutto
ciò rendeva ancora più
difficile riuscire ad odiarla perché, per quanto avesse
voluto, Ginny non ce la
faceva proprio. Le voleva bene, era una sua buona amica e vederla stare
male in
quel modo, vederla dimagrire sempre di più, vederla stanca e
perennemente
triste la faceva star male. Come se non bastasse, vedere Harry, allo
stesso
modo, soffrire per quell’improvviso cambiamento, vederlo
fissare da lontano la
sua migliore amica con uno sguardo triste e frustrato la faceva stare
persino
peggio.
Per questo aveva deciso di fare qualcosa, perché quella
situazione era diventata
soffocante sia per lei che per tutti gli altri, ma anche, e
soprattutto, per
Ron che, dall’alto della sua ignoranza, non sapeva cosa
inventarsi per far si
che le cose tra i suoi migliori amici ritornassero come prima.
Certo, forse disarmarli e rinchiuderli entrambi nella soffitta alla
Tana, intimandogli
a gran voce di sistemare la situazione una volta per tutte, non era
stata una
delle sue migliori trovate ma, almeno, era riuscita - con
l’aiuto di Ron,
naturalmente - a farli restare insieme
da qualche parte.
- E ora? - chiese il rosso con fare ansioso, passandosi le mani sulla
stoffa
dei pantaloni nel tentativo di asciugare i palmi appena sudati.
- Aspettiamo.
- Ginny…- Ron fece un grosso sospiro, grattandosi con
nervosismo la nuca per
qualche secondo. - io
mi sono rassegnato
con Hermione, questo…questo lo sai. Ho rinunciato a lei da
tempo e quando ci
siamo lasciati beh…ho pensato che forse avrei dovuto odiarla
ma non ci sono
riuscito. - Sua sorella gli lanciò un’occhiata
confusa.
- Che cosa stai cercando di dirmi?
- Che, forse, quando Harry ed Hermione usciranno da lì le
cose potrebbero
cambiare…drasticamente, ecco. E forse potresti arrivare
persino ad odiarli ma
lascia che ti dica una cosa. Sai perché non sono riuscito a
biasimare Hermione?
- Ginny scosse la testa, vagamente consapevole di ciò che
suo fratello avesse
intenzione di dirle. - Perché loro hanno un rapporto tutto
speciale. Certo, noi
tre siamo migliore amici, praticamente fratelli. Ne abbiamo passate così tante insieme e abbiamo
sempre
cercato di sostenerci a vicenda ma…per Harry ed Hermione
è sempre stato diverso, come
se nessuno potesse entrare
nel loro piccolo mondo.
- Ron, io…- cercò di dire la rossa ma suo
fratello scosse la testa, lasciando
andare via il nervosismo e acquistando più sicurezza.
- Lasciami finire, Gin. - prese un altro grosso respiro prima di
continuare. -
Io non ho mai visto due persone amarsi
così tanto e allo stesso tempo non
farlo
per timore di ferire qualcuno. Sono un pessimo fratello
perché dovrei
proteggerti e spaccare il naso ad Harry non appena uscirà da
quella porta per
dirci che ha capito ogni cosa ma non lo farò. Non ce la
faccio, Ginny, mi
dispiace. Sono i miei migliori amici, fanno parte della nostra
famiglia, e sarei
completamente felice per loro perché sono stati
così male in questi anni,
probabilmente molto più di noi, che meritano un
po’ di vera felicità,
non credi?
Ginny fece un lungo respiro anche lei, mordendosi l’interno
della guancia e
ricacciando indietro le lacrime con forza. Gli angoli della bocca si
sollevarono e guardò con tristezza il ragazzo che aveva di
fronte.
- Questa è una delle poche volte in cui sono costretta a
darti ragione perché è
la verità e mi sembra strano che tu ci sia arrivato tutto da
solo.
Ron spalancò gli occhi, guardando male per qualche istante
sua sorella.
- Guarda che anche io ho gli occhi.
- Non lo
metto in dubbio ma, di solito, sono occupati a guardare il cibo ed
è strano che
tu l’abbia notato. - si lasciò scappare una risata
liberatoria mentre suo
fratello cominciava a rincorrerla per le rampe di scale, come se fosse
ancora
un bambino che insegue la sorellina perché gli ha appena
fatto la linguaccia.
- Ehi! Prima o poi ti prendo, sorella!
**
In
realtà
c’aveva rinunciato, Hermione.
Aveva rinunciato ad Harry nello stesso momento in cui aveva capito di
amarlo.
Per questo s’era allontanata da lui. Perché aveva
l’impressione che anche Ginny
si fosse accorta di quei sentimenti e non poteva mettere a repentaglio
la
felicità della persona più importante della sua
vita per puro egoismo.
Harry aveva preteso delle spiegazioni che non era mai arrivate e che,
probabilmente, non sarebbero mai arrivate. O, almeno così
credeva - sperava - lei. Eppure
qualcosa era
accaduto, ad un certo punto.
Evidentemente la situazione era stata fin troppo estenuante non solo
per loro
ma anche per chi gli stava intorno, aveva supposto Hermione, ma non si
sarebbe
mai aspettata che proprio Ginny e persino Ron avessero fatto qualcosa
per
costringerli a chiarire.
Certo, rinchiuderli in quella soffitta buia senza neanche una bacchetta
a
portata di mano non era stata una gran bella idea ma il piano, alla
fine,
sembrava procedere, nonostante tutto. Erano seduti in
prossimità della porta,
senza neanche guardarsi, l’uno al fianco
dell’altra. Le loro spalle si
sfioravano appena e i loro respiri erano sincronizzati. Il silenzio era
terribilmente opprimente ma Hermione lo preferiva di gran lunga alle
parole che
doveva al suo migliore amico.
- Ormai siamo qui, no? Tanto vale parlare.
La riccia sospirò bruscamente, rannicchiandosi ancora di
più contro la parete e
posando il mento sulle proprie ginocchia. Non avrebbe potuto trovare
nessuna
via di scampo, non quella volta.
- Parliamo.
- Mi spieghi il motivo di tutta questa messinscena, Hermione?
Perché io non
credo di riuscire a capire. Stai male, si vede lontano un miglio che
c’è
qualcosa che non va, e non usare la solita dannata scusa degli incubi e
della
guerra perché quello è un problema di tutti e tu,
fino a qualche mese fa, stavi
decisamente migliorando. Cos’è successo, quindi?
Hermione esitò, stringendo maggiormente le gambe prima di
borbottare una
risposta.
- Sono solo stanca.
Harry scosse la testa prima di abbandonarla sul muro dietro
di lui.
- Stanca di cosa?
- Stanca di combattere, stanca di andare
avanti, di pensare, di parlare, del lavoro. Stanca di tutto, Harry,
stanca di
tutto e di tutti. - il suo era stato a malapena un mormorio,
timorosa che
la voce potesse spezzarsi.
- Sei stanca anche di me, Hermione?
Hermione dovette trattenere a stento un singulto ma s’impose
di non cedere alla
gran voglia di piangere che avvertiva e si limitò a lasciare
che le parole
affluissero da sole, senza alcun freno, stanca di reprimere quei
sentimenti,
bisognosa di cacciare via tutto.
- Tu…tu sei la ragione principale. Sei tu la persona a cui
non posso smettere
di pensare, Harry. E’ ciò che provo per te che non
posso più reprimere perché
fa terribilmente male. Sei tu, sei sempre
tu e sarai sempre tu. - prese un grosso respiro, lasciando
che anche le
lacrime accompagnassero quella confessione. - Ti
amo, Harry. Credo di averti amato da sempre anche se
l’ho capito
solo da un po’. Ho lasciato Ron perché ero
confusa, non sapevo cosa mi stesse
accadendo ma mi ero resa conto di volergli bene come se fosse stato mio
fratello, capisci? E poi sono arrivata alla conclusione che sei tu
l’unica
persona che amo. Ma è sbagliato.
Perché io dovrei amare Ron e non te. Perché tu
ami Ginny. Perché tutti si
aspettano questo da noi, Harry ma non posso più nascondere
ciò che provo perché
non ce la faccio. Sono stanca. Ti
amo
ed è così frustrante limitarmi a guardarti da
lontano perché non posso averti.
Sarebbe sbagliato. Ma
ti amo, ti amo sul serio.
Harry non ci credeva. Quelle
parole
avevano risvegliato qualcosa in lui e per un attimo si
dimenticò di tutto il
resto. Non c’erano più Ginny, Ron, la famiglia
Weasley, i loro amici. Harry
vedeva solo ed esclusivamente il corpo rannicchiato di Hermione, scosso
da
singulti violenti. Era davvero così sbagliato il fatto che
lo amasse? Il fatto
che anche lui l’amasse? Perché Harry lo sapeva da
molto prima. Harry aveva
capito di amare Hermione durante quella notte a Godric’s
Hollow, quando avevano
bevuto la Pozione Polisucco e avevano visto per la prima volta le tombe
di
James e Lily. Era stato un qualcosa di sorprendente, come un fulmine al
ciel
sereno. Perché lei era sempre lì, accanto a lui,
ovunque andasse e s’era
ritrovato a desiderare di volerla accanto a sé per il resto
della sua esistenza.
Ma non aveva avuto molto tempo per pensarci perché avevano
avuto altro di cui
occuparsi. Alla fine della guerra, poi, aveva dovuto pensare alla
ricostruzione
di Hogwarts, alla cattura di tutti Mangiamorte rimasti - quella lotta
che
durava ancora anni più tardi -, alla sua nomina di capo
Auror. Non c’aveva
ripensato fino a quando Hermione non s’era allontanata
gradualmente da lui e
aveva cominciato a sentirsi vuoto,
come se gli mancasse una parte di anima. E lì i ricordi lo
avevano invaso e
aveva potuto darsi una spiegazione plausibile a quel vuoto pressante
nel petto.
Aveva pensato che Hermione non volesse più avere a che fare
con lui e c’era
stato terribilmente male. Scoprire, invece, che il motivo era proprio
l’esatto
opposto riuscì a farlo sentire al settimo cielo. Le si
avvicinò, così,
scostando le mani dal sul viso per asciugare con i pollici parte delle
lacrime
che ancora sgorgavano dagli occhi leggermente arrossati.
- Hermione...e tu dovresti essere la strega più brillante
della nostra età?
La strega lo guardò con fare interrogativo ma non ebbe la
possibilità di
replicare perché Harry aveva già premuto le
labbra contro le sue. In un primo
momento Hermione restò immobile e incapace di risponde ma
l’attimo dopo aveva
già stretto la maglia che indossava all’altezza
del petto con entrambe le mani,
avvicinandolo il più possibile. Per entrambi fu come
ritornare a respirare dopo
essere stati per un lungo periodo sott’acqua e quasi non
riuscirono a staccarsi
nemmeno quando i polmoni cominciarono a richiedere ossigeno.
- Ti amo. - Harry glielo disse in un sussurro, gli occhiali che gli
erano
scivolati leggermente lungo il naso e gli occhi verdi che brillavano.
Hermione
si perse inevitabilmente in quelle iridi a lei così calde e
familiari.
- Ripetilo.
- Ti amo.
- Ancora.
- Ti amo, Hermione. Ti amo sul serio e mi dispiace. Avrei dovuto
dirtelo tempo
fa ma credevo che tu non ricambiassi e… - Hermione lo
interruppe, unendo le
loro labbra per la seconda volta.
- E’ sbagliato. Ma non ho
mai amato
uno sbaglio così tanto.
Harry si ritrovò a ridacchiare, stringendola in un abbraccio
mozza fiato,
affondando il viso nei suoi ricci e inspirando quell’odore di
vaniglia che
amava tanto.
- Non mi importa di ciò che penseranno gli altri, Hermione.
Ho sempre fatto ciò
che tutti si aspettavano da me e adesso, per una volta, voglio decidere
da
solo.
- Ne sei sicuro? - gli domandò lei con il volto affondando
nell’incavo del suo
collo. - Molte persone soffriranno a causa di questo. Soprattutto Ginny
e lei
non si merita tutto questo.
- Lo so ma sono stanco. E non voglio illudere più Ginny
proprio perché si
merita di meglio. - fece una pausa, assumendo un espressione ancora
più seria
della precedente. - Hermione non sono mai stato così sicuro
di qualcosa in
tutta la mia vita. Voglio te al mio fianco e nessun’altro.
Come sempre è stato…
- E come sempre sarà.
Hermione lasciò finalmente che il sorriso raggiante che
stava trattenendo sino
a quel momento esplodesse sulle sue labbra ed Harry non poté
fare a meno di
ricambiarlo, per poi rubarle l’ennesimo bacio e stringerla
ancora di più contro
il suo petto.
Si, si disse,
quella era l’unica cosa
giusta.
L'Angolo di Hono
Sono tornata con una Harmony dopo quelli che sembravano secoli. Decisamente, avere due OTP è un qualcosa di completamente frustrante ma non si può fare a meno, no?
Non ho molto da dire riguardo queste OS. E' uscita dal nulla, come tutte le altre, e l'ho scritta l'altra notte dopo aver visto un video di Harry ed Hermione proprio con Say Something in sottofondo. Dire che è stato devastante è dire assai poco ma non voglio dilungarmi troppo.
Uhm, beh, voglio solo dire che mi sono impegnata molto perché mi ha particolarmente segnato e non so neanche perché.
Quindi spero che vi sia piaciuta, sul serio. Fatemi sapere cosa ne pensate con una recensione se vi va!
Alla prossima
Hono