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Autore: Hono    30/12/2014    2 recensioni
In realtà c’aveva rinunciato, Hermione.
Aveva rinunciato ad Harry nello stesso momento in cui aveva capito di amarlo.
Per questo s’era allontanata da lui. Perché aveva l’impressione che anche Ginny si fosse accorta di quei sentimenti e non poteva mettere a repentaglio la felicità della persona più importante della sua vita per puro egoismo.
Harry aveva preteso delle spiegazioni che non era mai arrivate e che, probabilmente, non sarebbero mai arrivate. O, almeno così credeva - sperava - lei. Eppure qualcosa era accaduto, ad un certo punto.
Genere: Angst, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ginny Weasley, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Harry/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Say Something

 

And I will swallow my pride
You’re the one that I love
And I’m saying goodbye
(Say Something - A Great Big World)

 

 

 

- Perché?
Trattenne a stento un singhiozzo, imponendosi di non abbassare lo sguardo e di non scoppiare in lacrime.
- Perché ti amo, Hermione, e voglio stare con te.
Il ragazzo le aveva sussurrato quelle parole prendendole il volto con entrambe le mani. Hermione sussultò appena, spalancando gli occhi color cioccolato e perdendosi nel verde delle iridi del suo migliore amico. Non poteva credere alle sue orecchie. Non poteva essere. Harry le aveva appena confessato di amarla. Quello doveva essere il giorno più bello di tutta la sua esistenza.
- Sul serio?
- Ti amo.
Harry le sorrise e si chinò per posare le proprie labbra su quelle di Hermione che erano morbide e bagnate dalle lacrime che sgorgavano dai suoi occhi. Fu un contatto dapprima casto, quasi uno sfioramento di pelli, e poi si trasformò in qualcosa di più intimo mentre lei andava a congiungere le mani dietro il suo collo, alzandosi leggermente sulle punte dei piedi perché il suo migliore amico era cresciuto di parecchi centimetri rispetto agli anni precedenti.
- Hermione, torna da me.
La giovane strega udì quelle parole e le sembrò che provenissero da un’altra dimensione. Interruppe a malincuore il bacio e si guardò intorno con confusione.
-  Ti prego. Torna da me.

 

Il ritorno alla realtà fu piuttosto brusco per Hermione. Quando aprì gli occhi avvertì una fitta lancinante alla testa e, per alcuni minuti, non riuscì a muovere ancora nessun muscolo. Lentamente, poi, voltò il capo alla sua destra. Un piccolo sorriso le increspò le labbra nel vedere l’espressione sollevata del suo migliore amico che, seduto accanto al letto su cui era distesa, le stringeva saldamente una mano. Aveva un aspetto trasandato, si ritrovò a constatare, l’accenno di barba sulla mascella, un paio di borse poco evidenti sotto gli occhi verdi, i soliti occhiali a fondo di
bottiglia leggermente storti e i capelli folti decisamente fin troppo scompigliati. Ma Hermione lo trovò ugualmente meraviglioso.
- Ehi. - sussurrò lei, la bocca impastata e la gola terribilmente disidratata.
- Ehi. - le sussurrò lui di rimando, sorridendole ancora di più. - Hai sete?
Lei si limitò ad annuire e accettò di buon grado l’acqua fresca che Harry le fece bere da un bicchiere dopo averla aiutata a sollevarsi quel tanto che bastava per non soffocarsi con l’acqua. Bevve dei lunghi sorsi prima di potersi ritenere soddisfatta. Ringraziò l’amico e poi sospirò, tentando di ricostruire da sola ciò che le era accaduto. Si trovava in una stanza d’ospedale, probabilmente al S. Mungo, e avvertiva dolore in più parti del corpo.
Ricordava di essere andata con Harry e Ron in missione per arrestare un paio di Mangiamorte che erano ancora in circolazione. S’erano ritrovati ad inseguirli fino a Nocturne Alley - era davvero strano che s’aggirassero ancora per la Londra Magica - e poi il buio più totale.
- Che cosa è successo?
- Due dei Mangiamorte che stavamo inseguendo sono riusciti a schiantarti contemporaneamente. Sei stata scagliata contro una parete di mattoni e hai riportato un leggero trauma cranico e parecchie contusioni lievi. - spiegò lui giocando nervosamente con le proprie dita. - Per fortuna sei ancora qui. Per un attimo ho pensato che tu fossi…
S’interruppe, deglutendo e scuotendo appena il capo. Hermione gli strinse con forza le mani, cercando di infondergli tutta la calma possibile. Ma, improvvisamente, lei parve ricordarsi del fatto che non poteva più toccare liberamente il suo migliore amico come voleva e interruppe il contatto con un movimento brusco. Harry se ne accorse ma non disse nulla.
- Comunque, li abbiamo presi tutti, alla fine. - continuò lui dopo qualche istante, facendo finta di nulla. - Ho quasi rischiato di uccidere accidentalmente i due che ti hanno colpita. Forse sono anche riuscito a farli passare al S. Mungo prima di sbatterli ad Azkaban ma, queste cose, non devono saperle necessariamente tutti, ti pare?
Hermione si ritrovò a scuotere appena la testa senza poter evitare il sorriso che, prepotente, le invase le labbra. Ad Harry importava ancora così tanto di lei, dopotutto.
- Grazie.
- Non devi ringraziarmi, Hermione. Sai bene che farei qualsiasi cosa per te.
Harry le riserbò uno sguardo intenso, uno sguardo che nascondeva altre mille parole, uno sguardo che riuscì a metterla completamente a disagio.
- Hermione…noi…io credo che noi dovremmo parlare. - asserì dopo alcuni minuti di silenzio totale.
Hermione deglutì leggermente, affondando gli incisivi nel labbro inferiore, senza riuscire a distogliere gli occhi da quelli del suo migliore amico.
- Harry, sto bene. Ne abbiamo già parlato.
-
Non abbastanza. - continuò lui, prendendo un po’ più di coraggio e utilizzando un tono più autoritario.
- Io…
Lei ci provò. Ci provò sul serio a cominciare quel discorso, a cercare di dare tutte le reali spiegazioni che Harry si meritava ma la porta della piccola stanza venne spalancata da un tornado di vitalità e capelli rossi.
- Hermione! Sei sveglia!
Ginny si precipitò ad abbracciarla, facendo attenzione a non stringerla troppo per evitare di farle male. Hermione finse un sorriso di circostanza, ricambiando a malapena l’abbraccio, utilizzando la scusa di non potersi ancora muovere liberamente perché si sentiva a pezzi. Il che non era una vera bugia. La minore dei Weasley s’avvicinò, poi, al suo ragazzo, posandogli un veloce bacio sulle labbra a cui Harry rispose passivamente. La riccia s’irrigidì, stringendo con forza i pugni sotto le ruvide coperte, quasi infilzando le unghie nei palmi delle mani. Non riusciva più a guardare quei due che si scambiavano effusioni. Era troppo per lei. Faceva male. Terribilmente male. E, a quel punto, si ritrovò a rivivere il sogno di poco prima, quello in cui Harry le confessava di amarla. E lo desiderò ardentemente, con tutte le sue forze. Perché avrebbe voluto essere lei quella che aveva la possibilità di toccarlo, di baciarlo, di farsi stringere dalle sue braccia. Avrebbe voluto essere lei la prima persona che lui avrebbe visto ogni mattina, la persona che amava con tutto sé stesso. Ma, invece, non era così. Perché lui amava Ginny. Perché tutti s’aspettavano che quei due si sposassero. E i sentimenti che Hermione provava per Harry, quelli che andavano ben oltre il normale rapporto d’amicizia, erano sbagliati. Perché lei avrebbe dovuto amare Ron - non stavano più insieme da quasi un anno, ormai -  e non Harry.
Perché lei avrebbe dovuto voler sposare Ron, come aveva sempre sognato da ragazzina, e non Harry. Perché era questo che tutti s’aspettavano da loro, perché era questa la cosa giusta da fare.
- Hai dormito per due giorni interi ed Harry non si è mai mosso da qui. - esclamò Ginny, portandosi una mano al petto con un sospiro. - Eravamo davvero tutti molto preoccupati. Sono felice che tu ti sia svegliata.
- Grazie, Gin. Ne sono felice anche io. - il suo fu un leggero mormorio, con un sorriso appena accennato sulle labbra e lo sguardo che ritornava ad essere spento come i giorni precedenti.
- Immagino che tu voglia riposare, adesso. Su, andiamo Harry.
La rossa afferrò un bracco dell’occhialuto e sorrise all’amica, salutandola calorosamente.
- Aspetta devo parlarle! - protestò Harry, quasi riuscendo a staccarsi dalla presa ferrea della sua ragazza ma quest’ultima non volle sentire ragioni, continuando a tirarlo via.
- Le parlerai domani! Ha bisogno di riposo; è stata schiantata contemporaneamente da due idioti, per la barba di Merlino!
Hermione finse una risata, agitando appena la mano nel rispondere al loro saluto. Lo guardava, pregandolo dentro di lei di dire qualcosa - qualsiasi cosa - perché stava rinunciando all’amore che provava nei suoi confronti. Lo guardava, come se lui fosse già a conoscenza di quei sentimenti, mentre lo supplicava inconsapevolmente di non lasciarla andare. Ma Harry non capiva. Non avrebbe mai potuto farlo, pensava Hermione, accecato da ciò che Ginny era per lui. Ed Hermione perse definitivamente le speranze. Ci rinunciò sul serio e non appena la porta si richiuse con un tonfo, la sua espressione s’incupì di colpo e dovette cercare di trattenere le lacrime che premevano per uscire dai suoi occhi.

**

Ginny era sempre stata una donna con uno sviluppato sesto senso per certe questioni. S’era accorta subito che c’era qualcosa di più che turbasse Hermione. E dopo tutte quelle settimane di tormento era stata solo esasperata da quella faccenda e ciò che l’aveva spinta a fare quel che aveva fatto, erano state le espressioni frustrate e le lacrime rabbiose che aveva visto scorrere dagli occhi del suo ragazzo e della sua migliore amica, senza che loro lo sapessero, naturalmente.
Ginny sapeva perfettamente a cosa stava andando incontro. Aveva sempre visto il modo in cui interagivano Harry ed Hermione. Aveva notato i loro sguardi, i loro abbracci, il loro modo di guardarsi e sorridersi. Era un qualcosa che apparteneva solo ed esclusivamente a loro. Ginny era arrivata a pensare che non potessero sopravvivere senza la presenza dell’altro accanto. E, forse, era davvero così. Lei era intelligente, ma soprattutto, era una donna e aveva capito che tra di loro, ormai, non v’era più una semplice amicizia ma qualcosa che era maturato lentamente negli anni e che andava ben oltre. E poi, tutti - persino un muro - avrebbero potuto vedere chiaramente quanto quei due dipendessero l’uno dall’altra. Quando erano vicini riuscivano ad isolarsi in una bolla, estraniandosi da tutto il resto, come se tutto ciò che avevano intorno non fosse abbastanza importante o, addirittura, che non esistesse affatto.
Ginny, sin dal primo momento, aveva sempre saputo che cosa implicasse avere una relazione con Harry. Lo sapeva perché Hermione veniva prima di ogni cosa per Harry. Lui correva sempre prima da lei per qualsiasi cosa, prendeva continuamente le sue parti, cercava di esserle vicino, parlava perennemente di lei. Ginny però non aveva mai detto nulla. Certo, s’era lamentata qualche volta, ma Harry l’aveva liquidata ogni volta rispondendole con le stesse solite frasi: “E’ Hermione, tesoro. E’ la mia migliore amica. E’ normale che parli di lei.”, “ Ginny, non ricominciare a sparare cavolate. E’ solo Hermione, okay? E io ho bisogno di lei.”, “ Ancora con questa storia? Mi dispiace, tesoro, ma lei ora ha bisogno del suo migliore amico e non posso abbandonarla.”.
Anche se lo sapeva fin dall’inizio faceva male vedere che Harry fosse più preso da quella che continuava a definire solo migliore amica che da quella che, invece, era la sua ragazza. Alcune volte avrebbe solo voluto tirare tutto fuori, urlandogli contro ogni fottuta cosa e imponendogli di scegliere una volta e per sempre. Ma non l’aveva mai fatto perché aveva una fottuta paura. Ginny non avrebbe mai potuto reggere il confronto, ne era consapevole. Harry avrebbe scelto sempre e solo Hermione in qualsiasi frangente e non voleva rischiare di perderlo perché desiderava ardentemente trascorrere la sua vita con lui.
Ginny, dunque, era una donna molto attenta su certe questioni ed era riuscita a comprendere perfettamente che Hermione si fosse sfortunatamente resa conto dei propri sentimenti. Avrebbe dovuto odiarla a morte a questo punto ma non poteva; Hermione aveva cercato di nasconderli in tutti i modi, di reprimerli, di allontanarsi dal suo migliore amico per evitare di rovinare quell’equilibrio precario che s’era silenziosamente stabilito dopo tutte le conseguenze che la guerra aveva portato. Ginny questo l’aveva apprezzato terribilmente e tutto ciò rendeva ancora più difficile riuscire ad odiarla perché, per quanto avesse voluto, Ginny non ce la faceva proprio. Le voleva bene, era una sua buona amica e vederla stare male in quel modo, vederla dimagrire sempre di più, vederla stanca e perennemente triste la faceva star male. Come se non bastasse, vedere Harry, allo stesso modo, soffrire per quell’improvviso cambiamento, vederlo fissare da lontano la sua migliore amica con uno sguardo triste e frustrato la faceva stare persino peggio.
Per questo aveva deciso di fare qualcosa, perché quella situazione era diventata soffocante sia per lei che per tutti gli altri, ma anche, e soprattutto, per Ron che, dall’alto della sua ignoranza, non sapeva cosa inventarsi per far si che le cose tra i suoi migliori amici ritornassero come prima.
Certo, forse disarmarli e rinchiuderli entrambi nella soffitta alla Tana, intimandogli a gran voce di sistemare la situazione una volta per tutte, non era stata una delle sue migliori trovate ma, almeno, era riuscita - con l’aiuto di Ron, naturalmente - a farli restare insieme da qualche parte.
- E ora? - chiese il rosso con fare ansioso, passandosi le mani sulla stoffa dei pantaloni nel tentativo di asciugare i palmi appena sudati.
- Aspettiamo.
- Ginny…- Ron fece un grosso sospiro, grattandosi con nervosismo la nuca per qualche secondo. -  io mi sono rassegnato con Hermione, questo…questo lo sai. Ho rinunciato a lei da tempo e quando ci siamo lasciati beh…ho pensato che forse avrei dovuto odiarla ma non ci sono riuscito. - Sua sorella gli lanciò un’occhiata confusa.
- Che cosa stai cercando di dirmi?
- Che, forse, quando Harry ed Hermione usciranno da lì le cose potrebbero cambiare…drasticamente, ecco. E forse potresti arrivare persino ad odiarli ma lascia che ti dica una cosa. Sai perché non sono riuscito a biasimare Hermione? - Ginny scosse la testa, vagamente consapevole di ciò che suo fratello avesse intenzione di dirle. - Perché loro hanno un rapporto tutto speciale. Certo, noi tre siamo migliore amici, praticamente fratelli. Ne abbiamo passate così tante insieme e abbiamo sempre cercato di sostenerci a vicenda ma…per Harry ed Hermione è sempre stato diverso, come se nessuno potesse entrare nel loro piccolo mondo.
- Ron, io…- cercò di dire la rossa ma suo fratello scosse la testa, lasciando andare via il nervosismo e acquistando più sicurezza.
- Lasciami finire, Gin. - prese un altro grosso respiro prima di continuare. - Io non ho mai visto due persone amarsi così tanto e allo stesso tempo non farlo per timore di ferire qualcuno. Sono un pessimo fratello perché dovrei proteggerti e spaccare il naso ad Harry non appena uscirà da quella porta per dirci che ha capito ogni cosa ma non lo farò. Non ce la faccio, Ginny, mi dispiace. Sono i miei migliori amici, fanno parte della nostra famiglia, e sarei completamente felice per loro perché sono stati così male in questi anni, probabilmente molto più di noi, che meritano un po’ di vera felicità, non credi?
Ginny fece un lungo respiro anche lei, mordendosi l’interno della guancia e ricacciando indietro le lacrime con forza. Gli angoli della bocca si sollevarono e guardò con tristezza il ragazzo che aveva di fronte.
- Questa è una delle poche volte in cui sono costretta a darti ragione perché è la verità e mi sembra strano che tu ci sia arrivato tutto da solo.
Ron spalancò gli occhi, guardando male per qualche istante sua sorella.
- Guarda che anche io ho gli occhi.
- Non lo metto in dubbio ma, di solito, sono occupati a guardare il cibo ed è strano che tu l’abbia notato. - si lasciò scappare una risata liberatoria mentre suo fratello cominciava a rincorrerla per le rampe di scale, come se fosse ancora un bambino che insegue la sorellina perché gli ha appena fatto la linguaccia.
- Ehi! Prima o poi ti prendo, sorella!

**

In realtà c’aveva rinunciato, Hermione.
Aveva rinunciato ad Harry nello stesso momento in cui aveva capito di amarlo.
Per questo s’era allontanata da lui. Perché aveva l’impressione che anche Ginny si fosse accorta di quei sentimenti e non poteva mettere a repentaglio la felicità della persona più importante della sua vita per puro egoismo.
Harry aveva preteso delle spiegazioni che non era mai arrivate e che, probabilmente, non sarebbero mai arrivate. O, almeno così credeva - sperava - lei. Eppure qualcosa era accaduto, ad un certo punto.
Evidentemente la situazione era stata fin troppo estenuante non solo per loro ma anche per chi gli stava intorno, aveva supposto Hermione, ma non si sarebbe mai aspettata che proprio Ginny e persino Ron avessero fatto qualcosa per costringerli a chiarire.
Certo, rinchiuderli in quella soffitta buia senza neanche una bacchetta a portata di mano non era stata una gran bella idea ma il piano, alla fine, sembrava procedere, nonostante tutto. Erano seduti in prossimità della porta, senza neanche guardarsi, l’uno al fianco dell’altra. Le loro spalle si sfioravano appena e i loro respiri erano sincronizzati. Il silenzio era terribilmente opprimente ma Hermione lo preferiva di gran lunga alle parole che doveva al suo migliore amico.
- Ormai siamo qui, no? Tanto vale parlare.
La riccia sospirò bruscamente, rannicchiandosi ancora di più contro la parete e posando il mento sulle proprie ginocchia. Non avrebbe potuto trovare nessuna via di scampo, non quella volta.
- Parliamo.
- Mi spieghi il motivo di tutta questa messinscena, Hermione? Perché io non credo di riuscire a capire. Stai male, si vede lontano un miglio che c’è qualcosa che non va, e non usare la solita dannata scusa degli incubi e della guerra perché quello è un problema di tutti e tu, fino a qualche mese fa, stavi decisamente migliorando. Cos’è successo, quindi?
Hermione esitò, stringendo maggiormente le gambe prima di borbottare una risposta.
- Sono solo stanca.
Harry scosse la testa prima di abbandonarla sul muro dietro di lui.
- Stanca di cosa?
- Stanca di combattere, stanca di andare avanti, di pensare, di parlare, del lavoro. Stanca di tutto, Harry, stanca di tutto e di tutti. - il suo era stato a malapena un mormorio, timorosa che la voce potesse spezzarsi.
- Sei stanca anche di me, Hermione?
Hermione dovette trattenere a stento un singulto ma s’impose di non cedere alla gran voglia di piangere che avvertiva e si limitò a lasciare che le parole affluissero da sole, senza alcun freno, stanca di reprimere quei sentimenti, bisognosa di cacciare via tutto.
- Tu…tu sei la ragione principale. Sei tu la persona a cui non posso smettere di pensare, Harry. E’ ciò che provo per te che non posso più reprimere perché fa terribilmente male. Sei tu, sei sempre tu e sarai sempre tu. - prese un grosso respiro, lasciando che anche le lacrime accompagnassero quella confessione. - Ti amo, Harry. Credo di averti amato da sempre anche se l’ho capito solo da un po’. Ho lasciato Ron perché ero confusa, non sapevo cosa mi stesse accadendo ma mi ero resa conto di volergli bene come se fosse stato mio fratello, capisci? E poi sono arrivata alla conclusione che sei tu l’unica persona che amo. Ma è sbagliato. Perché io dovrei amare Ron e non te. Perché tu ami Ginny. Perché tutti si aspettano questo da noi, Harry ma non posso più nascondere ciò che provo perché non ce la faccio. Sono stanca. Ti amo ed è così frustrante limitarmi a guardarti da lontano perché non posso averti. Sarebbe sbagliato. Ma ti amo, ti amo sul serio.
Harry non ci credeva. Quelle parole avevano risvegliato qualcosa in lui e per un attimo si dimenticò di tutto il resto. Non c’erano più Ginny, Ron, la famiglia Weasley, i loro amici. Harry vedeva solo ed esclusivamente il corpo rannicchiato di Hermione, scosso da singulti violenti. Era davvero così sbagliato il fatto che lo amasse? Il fatto che anche lui l’amasse? Perché Harry lo sapeva da molto prima. Harry aveva capito di amare Hermione durante quella notte a Godric’s Hollow, quando avevano bevuto la Pozione Polisucco e avevano visto per la prima volta le tombe di James e Lily. Era stato un qualcosa di sorprendente, come un fulmine al ciel sereno. Perché lei era sempre lì, accanto a lui, ovunque andasse e s’era ritrovato a desiderare di volerla accanto a sé per il resto della sua esistenza. Ma non aveva avuto molto tempo per pensarci perché avevano avuto altro di cui occuparsi. Alla fine della guerra, poi, aveva dovuto pensare alla ricostruzione di Hogwarts, alla cattura di tutti Mangiamorte rimasti - quella lotta che durava ancora anni più tardi -, alla sua nomina di capo Auror. Non c’aveva ripensato fino a quando Hermione non s’era allontanata gradualmente da lui e aveva cominciato a sentirsi vuoto, come se gli mancasse una parte di anima. E lì i ricordi lo avevano invaso e aveva potuto darsi una spiegazione plausibile a quel vuoto pressante nel petto. Aveva pensato che Hermione non volesse più avere a che fare con lui e c’era stato terribilmente male. Scoprire, invece, che il motivo era proprio l’esatto opposto riuscì a farlo sentire al settimo cielo. Le si avvicinò, così, scostando le mani dal sul viso per asciugare con i pollici parte delle lacrime che ancora sgorgavano dagli occhi leggermente arrossati.
- Hermione...e tu dovresti essere la strega più brillante della nostra età?
La strega lo guardò con fare interrogativo ma non ebbe la possibilità di replicare perché Harry aveva già premuto le labbra contro le sue. In un primo momento Hermione restò immobile e incapace di risponde ma l’attimo dopo aveva già stretto la maglia che indossava all’altezza del petto con entrambe le mani, avvicinandolo il più possibile. Per entrambi fu come ritornare a respirare dopo essere stati per un lungo periodo sott’acqua e quasi non riuscirono a staccarsi nemmeno quando i polmoni cominciarono a richiedere ossigeno.
- Ti amo. - Harry glielo disse in un sussurro, gli occhiali che gli erano scivolati leggermente lungo il naso e gli occhi verdi che brillavano. Hermione si perse inevitabilmente in quelle iridi a lei così calde e familiari.
- Ripetilo.
- Ti amo.
- Ancora.
- Ti amo, Hermione. Ti amo sul serio e mi dispiace. Avrei dovuto dirtelo tempo fa ma credevo che tu non ricambiassi e… - Hermione lo interruppe, unendo le loro labbra per la seconda volta.
- E’ sbagliato. Ma non ho mai amato uno sbaglio così tanto.
Harry si ritrovò a ridacchiare, stringendola in un abbraccio mozza fiato, affondando il viso nei suoi ricci e inspirando quell’odore di vaniglia che amava tanto.
- Non mi importa di ciò che penseranno gli altri, Hermione. Ho sempre fatto ciò che tutti si aspettavano da me e adesso, per una volta, voglio decidere da solo.
- Ne sei sicuro? - gli domandò lei con il volto affondando nell’incavo del suo collo. - Molte persone soffriranno a causa di questo. Soprattutto Ginny e lei non si merita tutto questo.
- Lo so ma sono stanco. E non voglio illudere più Ginny proprio perché si merita di meglio. - fece una pausa, assumendo un espressione ancora più seria della precedente. - Hermione non sono mai stato così sicuro di qualcosa in tutta la mia vita. Voglio te al mio fianco e nessun’altro. Come sempre è stato…
- E come sempre sarà.
Hermione lasciò finalmente che il sorriso raggiante che stava trattenendo sino a quel momento esplodesse sulle sue labbra ed Harry non poté fare a meno di ricambiarlo, per poi rubarle l’ennesimo bacio e stringerla ancora di più contro il suo petto.
Si, si disse,
quella era l’unica cosa giusta.



L'Angolo di Hono

Sono tornata con una Harmony dopo quelli che sembravano secoli. Decisamente, avere due OTP è un qualcosa di completamente frustrante ma non si può fare a meno, no?
Non ho molto da dire riguardo queste OS. E' uscita dal nulla, come tutte le altre, e l'ho scritta l'altra notte dopo aver visto un video di Harry ed Hermione proprio con Say Something in sottofondo. Dire che è stato devastante è dire assai poco ma non voglio dilungarmi troppo.
Uhm, beh, voglio solo dire che mi sono impegnata molto perché mi ha particolarmente segnato e non so neanche perché.
Quindi spero che vi sia piaciuta, sul serio. Fatemi sapere cosa ne pensate con una recensione se vi va!
Alla prossima
Hono






  
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