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Autore: _antigone    30/12/2014    6 recensioni
{Stydia} ♥ {post season 4}
“Devi promettermi una cosa.”
“Cosa?”
“Che anche se le cose cambieranno, non ci lascerai andare.”
Genere: Introspettivo, Romantico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Lydia Martin, Scott McCall, Stiles Stilinski
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'A strong connection, an emotional tether.'
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Leaving California
 
Per la lettura,
consiglio di ascoltare
questa
canzone.
 
 
Even if the sun crashes up to us
I won't let go, I won't let go
And I can be your light
Stay with me tonight
I won't let go, I won't let go

Yeah

You can put the pieces
Fight to hold on
Putting back together, do it all for love
Never let it go
Oh yeah
Cause I don't need a reason
Just to hold ya
One more of your teasing
Lock you in the eyes
Baby please don't go
Oh yeah
But if you run now
Wait I won't be alright




La prima volta che l’aveva letto era stata in Ottobre.
Ricordava solo che era domenica e faceva caldo, ma a volte l’Autunno, come a voler ribadire la sua presenza, tornava sotto forma di fastidiose raffiche di vento.
Da quel giorno doveva aver letto almeno mille volte quel messaggio – quel dannato, fottuto messaggio – nella speranza che il suo testo mutasse come per magia.
Ed invece quelle parole rimanevano lì, ferme ed immortali su quel display  – quello stupido, inutile display.
“Yale mi ha presa.”
Stiles si era imposto di essere felice.
Devi essere contento, si era detto. Non capita tutti i giorni che la propria ragazza venga presa da Yale.
Ma allora perché curvare le labbra all’insù – doveva solo curvare le labbra all’insù, dannazione – gli risultava così difficile?
 
 

La prima persona a cui l’aveva detto, naturalmente, era stata Scott.
“Quindi non verrà alla San Diego con noi, vero?” gli aveva chiesto cauto il mannaro, quasi facendo una constatazione.
“Non se accetta Yale, no”
E Scott, senza preavviso, gli aveva poggiato una mano sulla spalla e l’aveva stretta forte.
Stiles non capì mai se l’avesse fatto perché  la tristezza aveva un odore e lui l’aveva captato o se, più semplicemente, ormai lo conosceva fin troppo bene.
 
 

Lydia aveva inviato due richieste di ammissione: una a Yale, l’altra alla San Diego University.
Quella di accettazione della San Diego non era ancora arrivata, ma Stiles era certo che, anche se l’avessero accettata, lei avrebbe comunque scelto Yale. Chiunque l’avrebbe fatto.
“Ci hai già pensato? Al college, intendo” le aveva domandato una volta, seduti a bere un caffè al bar.
“No” aveva risposto Lydia bevendo un sorso del suo cappuccino. “E non  intendo farlo.”
Stiles non aveva ribattuto nulla.
 
 

“Devi promettermi una cosa” aveva detto un giorno Lydia.
Stavano guardando Le pagine della nostra vita sul divano di casa sua, stretti l’uno all’altra.
Lui l’aveva guardata curioso, un sopracciglio inarcato.
“Cosa?”
“Che anche se le cose cambieranno, non ci lascerai andare.”
Stiles non ci aveva messo molto a capire chi intendesse con quel ci. “Dopo tutti gli anni che ho impiegato per arrivare fino a questo punto? Non se ne parla.”
Lydia a quel punto aveva sorriso. E Stiles l’aveva imitata.
C’era riuscito, quella volta. Con lei sorridere era più facile.
In fondo, doveva solo curvare le labbra all’insù.
 
 

La seconda volta che aveva riletto quel sms era stata in Gennaio e l’aria era fredda e pungente.
Aveva preso in mano il cellulare ed era andato a ripescare quel messaggio – quel dannatissimo,  fottutissimo messaggio – e rileggendolo aveva perso un battito.
C’è ancora tempo, Stiles, si era detto sforzandosi di sorridere , Lydia non se ne andrà. Non ancora.
Ma non c’era riuscito.
Curvare le labbra all’insù era difficile, senza Lydia.
 
 

Stiles era stato sul punto di dirglielo, una volta.
Non andare.
Non lasciare la California.
Era Marzo e forse la sua pazzia aveva contagiato pure lui.
Ci aveva messo diciotto anni per stare con lei ed ora uno stupido e prestigioso college voleva portargliela via come se niente fosse.
E la fissava, ed era così bella, e voleva lui. Tra tutti, voleva lui. Voleva Stiles Stilinski.
Erano nel suo letto – lo stesso dove lei era sdraiata mentre lui le srotolava il filo rosso dalle dita – , sotto le coperte – aveva aspettato così tanto quel momento e gli sembrava magico.
“Anche tu devi promettermi una cosa” le aveva detto guardandola negli occhi.
“Sì?”
“Che anche se le cose dovessero cambiare e ti dovessi ritrovare circondata da ragazzi più cool e belli di me, non ci lascerai andare. Che tu… tu penserai a me, al logorroico e goffo me”
Lydia aveva ridacchiato, gli aveva preso il viso fra le mani e l’aveva baciato.
“Devo prenderlo come un sì?” aveva domandato Stiles con una smorfia confusa.
“Tu che dici?” aveva replicato maliziosa Lydia.
Stiles aveva sorriso.
“Dico di sì”
 
 

“Secondo te cosa dovrei fare?”
Lydia era stata accettata anche dalla San Diego. La lettera era arrivata un po’ in ritardo per via di un problema del sistema postale, ma alla fine era arrivata.
Stiles non poteva credere che gliel’avesse chiesto per davvero. Insomma, che cosa voleva che le potesse dire?
Dovresti mandare a quel paese Yale e New York e restare con me.
Dovresti solo baciarmi, cosa altrimenti?
“Penso che tu debba fare ciò che è meglio per te” aveva biascicato alla fine grattandosi la nuca.
Lydia lo aveva guardato a lungo, un’espressione strana sul viso, quasi triste.
Stiles sapeva cosa stava pensando.
Cosa è meglio per me?
Nessuno dei due provò a curvare le labbra all’insù, quella volta: non ci sarebbero riusciti.
 
 

I giorni passavano, ma Lydia non prendeva una decisione.
“Andrà tutto bene, Stiles”
Scott non era certo delle sue parole, Stiles lo sapeva, eppure la sicurezza con cui le pronunciò lo tranquillizzò un pochino.
“Io non voglio separarmi da lei, lo capisci, non è vero?”
Scott aveva sorriso malinconico. “Sì, lo capisco”
Dal suo sguardo vuoto, volto ad un punto imprecisato oltre le sue spalle, Stiles capì che stava pensando ad Allison.
 
 

Era successo così, all’improvviso. Stiles non lo aveva pianificato, solo, in lui si era acceso l’irrefrenabile  bisogno di andare da lei. Aveva suonato al campanello di casa Martin sperando con tutto il cuore che ad aprire venisse Lydia e non sua madre, tremando per il freddo: si era dimenticato il giubbotto.
 “Stiles? Che ci fai qui? È mezzanotte.”
Il viso di Lydia era una maschera di stupore… e sonno. Stiles fu grato alle stelle di averlo ascoltato.
“Dobbiamo farlo insieme, capito?” aveva detto in fretta.
“Che… che cosa stai dicendo, Stiles?” aveva replicato confusa Lydia.
“La lettera al college” aveva aggiunto allora Stiles, “la manderemo insieme”
La bocca di Lydia si era semiaperta, e poi lei aveva aggrottato la fronte, la faccia tra il confuso e l’arrabbiato.
“C’era bisogno di correre qui a mezzanotte per dirmelo?”

 
 

“Ho deciso” gli aveva detto Lydia al telefono un pomeriggio.
Stiles si era quasi strozzato con la propria saliva.
“Stiles?” aveva ripetuto preoccupata lei.
“Sto bene” aveva esclamato Stilinski, “sono quasi morto tipo due secondi fa, ma ora sto bene. Cosa hai deciso?”
Prima, di parlare, Lydia aveva preso un respiro. “Yale”
Lui non aveva risposto.
“Stiles, dimmi che sto facendo la cosa giusta. Dimmi che sto facendo bene a lasciare la California, dimmi che non sto sbagliando. Ti prego.”
“Io…”
“Di’ quello che stai pensando, dimmelo, Stiles.”
“Fa’ tante foto, mi è sempre piaciuta New York”
Stavolta era stata Lydia a tacere.
 
 

Era una domenica mattina di Giugno quando qualcuno, alle otto e trenta di mattina, aveva bussato alla porta di casa Stilinski.
Stiles era sceso, ancora assonnato, e si era trovato davanti la sua ragazza, vestita in modo impeccabile, come sempre, e nervosa.
“Io lo so che stavi mentendo, quel giorno al telefono”
“Buongiorno anche a te” borbottò lui di rimando.
“Buongiorno un cazzo
Le sopracciglia di Stiles si erano aggrottate. Era raro che Lydia dicesse parolacce.
“Io non voglio andarci a New York. Non… non senza di te.”
Le era costato tanto ammetterlo, lo sapeva.
“Dovrai.”
“No, Stiles, io – ”
“Non lascerò che ti rovini la vita solo per me!”
“Andiamo, dopo tutto questo tempo ancora non l’hai capito?” Lydia alzò la voce all’improvviso. “La mia vita è migliore con te, e peggiorerà se ti starò lontana. Lo sono stata per i primi sedici anni della mia vita e guarda com’è andata”  aggiunse con un verso di scherno.
Stiles la squadrò incredulo: era la stessa Lydia Martin che aveva conosciuto dodici anni prima?
Doveva esserlo: quei capelli tra il biondo e il rosso, quegli occhi verdi dalle venature così particolari, quelle labbra rosse e carnose, tutto di lei era impossibile da replicare.
 Eppure sembrava così diversa… Era stato lui ad averla cambiata?
“Stiles, basta che tu dica una parola ed io rimarrò.” sussurrò Lydia. “Una parola soltanto”
Stiles la conosceva, quella parola. Era quella che gli vorticava in testa da mesi e mesi, ormai.
Resta.
Resta resta resta resta resta resta.
Stava per dirlo.
Resta.
Resta resta resta resta resta resta.
 “Hai promesso, Stiles. Hai promesso che non ci avresti lasciati andare.” gli ricordò Lydia con un mormorio quasi impercettibile.
Quasi perché Stiles l’avrebbe sempre sentita. Sempre. Non gli serviva l’udito da lupo mannaro.
E finalmente riuscì a dirlo:
“Resta, Lydia. Resta.”
Lydia si fiondò con così tanta foga sulle sue labbra che Stiles si chiese da quanto si stesse contenendo.
 
 
 
La lettera alla fine erano andata a consegnarla in tre: lui, Lydia e Scott.
Quest’ultimo e Stiles si erano abbracciati forte, orgogliosi l’uno dell’altro; Lydia li aveva guardati sorridendo intenerita.
Prima di andarsene, aveva lanciato uno sguardo strano a Stiles. Poi si era voltata ed si era diretta verso la propria auto.
Lui era rimasto fermo a fissarla, indeciso sul da farsi.
“Credo che dovresti andare da lei, sai?” gli disse Scott con una pacca sulla spalla. Sorrideva.
Stiles annuì, ringraziandolo con gli occhi.
Ed iniziò a correre.
Lei stava per aprire lo sportello, ma vedendolo venirle incontro si era fermata.
“Stiles? Che cos – ”
Lui ignorò il suo tono sorpreso e la sua espressione confusa.
Le prese il viso fra le mani e, semplicemente, la baciò.
“Dovrai sopportarmi per un altro po’ di anni, dunque” le mormorò praticamente sulle labbra, le sue mani ancora a tenerle il viso.
Lei gli strinse le dita e sorrise. “Non vedo l’ora”
Per una volta, non c’era sarcasmo nella sua voce.
Stiles non ebbe problemi a curvare le labbra all’insù, stavolta.



 
 
Anche se il sole si schiantasse su di noi 
Non ti lascerò andare, non ti lascerò andare 
E posso essere la tua luce 
Stai con me stasera 
Non ti lascerò andare, non ti lascerò andare 
sì 
Puoi  rimettere in ordine i pezzi 
Combatti per tenerli su
Mettendoli di nuovo insieme, fare tutto per amore 
Non lasciarlo andare 
oh, sì 
Perchè non ho bisogno di un motivo 
Solo per tenerti
Uno in più dei tuoi dispetti
Ti blocco negli occhi 
Bambina ti prego non andare 
oh, sì 
Ma se vai via ora 
Aspetta, io non starò bene.




 
Note:

E niente, sono almeno due giorni interi che ascolto ininterrottamente questa canzone dei Maroon 5 e loro un po' in generale ed appena ho letto il titolo di questa ho pensato a Teen Wolf.
Il testo non c'entra molto con la storia, già. COMUNQUE.
Visto che sono una dannatissima romantica ho deciso di far finire la storia bene. Non ce l'ho fatta, perdonatemi.
Ho pensato che alla fine i nostri protagonisti dovranno andare al college e lasciare Beacon Hills, è una cosa che spero verrà trattata con attenzione nel telefilm - se si arriverà a quel punto.
Ho messo la nota what if? e OOC perchè, facendo dei calcoli, ho capito che parte della storia si ambienterebbe se non nella quarta stagione, molto vicino questa ed è purtroppo impossibile che Stiles e Lydia stiano insieme.
La nota OOC  è perchè credo che Lydia soprattutto un pochino lo sia, anche se "dovete" immaginare che la relazione con Stiles sia piuttosto matura.

Se vi va, fatemi sapere cosa ne pensate.
Per una volta non mi dilungo.
   
 
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