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Autore: TeenAngelita_92    31/12/2014    3 recensioni
"Ci risiamo, l'ennesima volta.
Siamo di nuovo uno di fronte all'altro in questo tuo buio ufficio, o per meglio dire, in questo tuo buio "rifugio segreto" a urlarci contro tutto il rancore non solo del presente, ma degli anni passati, accumulatosi man mano in un angolino della nostra anima.
Qui, in questa stanza testimone delle nostre innumerevoli discussioni, del dolore che con tanto impegno abbiamo voluto infliggerci a vicenda senza smettere un solo attimo, degli aggettivi di poco gusto che ti è sempre piaciuto attribuirmi e... Testimone di quei nostri sguardi colmi di passione, quasi potrei azzardarmi a dire che siano stati colmi d'amore. Questo luogo, testimone dei miei battiti troppo veloci, del mio respiro troppo accelerato, di tutte quelle volte che ho disperatamente desiderato di stringerti tra le mie braccia, di riscaldare quel freddo, gelido vuoto dentro di te con le mie mani calde e di accarezzare le tue labbra con le mie. "
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Francisca Montenegro, Raimundo Ulloa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Amnesia
 
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Puedo escribir los versos más tristes esta noche.
Escribir, por ejemplo : 'La noche está estrellada,
y tiritan, azules, los astros, a lo lejos'.
El viento de la noche gira en el cielo y canta.
Puedo escribir los versos más tristes esta noche.
Yo la quise, y a veces ella también me quiso.
En las noches como ésta la tuve entre mis brazos.
La besé tantas veces bajo el cielo infinito.
Ella me quiso, a veces yo también la quería.
Cómo no haber amado sus grandes ojos fijos.
Puedo escribir los versos más tristes esta noche.
Pensar que no la tengo. Sentir que la he perdido.
Oir la noche immensa, más inmensa sin ella.
Y el verso cae al alma como al pasto el rocío.
Qué importa que mi amor no pudiera guardarla.
La noche está estrellada y ella no está conmigo.
Eso es todo. A lo lejos alguien canta. A lo lejos.
Mi alma no se contenta con haberla perdido.
Como para acercarla mi mirada la busca.
Mi corazón la busca, y ella no está conmigo.
La misma noche que hace blanquear los mismos arboles.
Nosotros, los de entonces, ya no somos los mismos.
Ya no la quiero, es cierto pero cuánto la quise.
Mi voz buscaba el viento para tocar su oído.
De otro. Será de otro. Como antes de mis besos.
Su voz, su cuerpo claro. Sus ojos infinitos.
Ya no la quiero, es cierto, pero tal vez la quiero.
Es tan corto al amor, y es tan largo el olvido.
Porque en noches como ésta la tuve entre mis brazos,
mi alma no se contenta con haberla perdido.
Aunque ésta sea el último dolor que ella me causa,
y éstos sean los últimos versos que yo le escribo.

- Pablo Neruda
 
"Don Raimundo."
E' Mariana ad aprirmi la porta della Casona, con fare alquanto sorpreso mentre con un pizzico di agitazione negli occhi si guarda velocemente attorno.
"Salve Mariana." la saluto e lei sembra ancora essere sorpresa. Ora ricordo, capisco perchè: non sono più il benvenuto qui da quando... Da quando ti ho ingannato, da quando hai iniziato a credere che tutto l'amore che dicevo di provare per te aveva un solo ed unico scopo: i tuoi soldi.
E' passata solo una settimana o poco più da quando non mi hai più permesso di baciarti, di accarezzare la tua pelle, di stringerti tra le mie braccia o semplicemente di avvicinarmi a te e... Dio, la tua assenza inizia a farsi sentire e a me sembra un'eternità.
Stringo lievemente gli occhi per cacciar via tutti questi pensieri che altro non fanno che distruggermi dentro.
"Cosa vi porta qui, Don Raimundo?" mi chiede Mariana facendomi gentilmente strada per entrare. Pare essersi tranquillizzata.
"Sono venuto a trovare mia nipote Maria. E' qui?"
"Si, solo un secondo, vado a chiamarla."
"Si, certo." annuisco leggermente.
"Ah, date pure a me il cappotto e..." la interrompo.
"No, non preoccuparti. Non resterò molto, si tratta solo di un saluto."
"Va bene, arrivo subito."
Mariana si avvia per le scale che portano a Maria, ed il mio sguardo inizia a posarsi su ogni cosa presente in questa stanza cosi grande e impregnata di troppi ricordi, impregnata del tuo odore.
Ecco: quel piccolo divanetto, si quello li al centro...

"Ti vedo cosi poco che la tua compagnia mi emoziona."
"E' vero, ultimamente ho avuto molte faccende di cui occuparmi."
"E ne hai trascurate altre."
"Mio caro Raimundo, ti senti ancora abbandonato?"
"Ho nostalgia della tua compagnia, mi manchi."
"Troverò il tempo per rimediare e andare a fare una passeggiata con te."
"Non credo sarà sufficiente."
"Cosa pretendi allora?"
"Francisca ciò che voglio è svegliarmi con te. Condividere il tuo tempo, le tue pene e la tua allegria."
"Ti stai facendo trasportare, ora sei sentimentale."
"No Francisca, non ci resta molto tempo e quello che rimane voglio passarlo con te se anche tu lo vuoi."
"E cosa vorresti?"
"Lasciamo stare i legami simbolici e rendiamo la nostra unione definitiva. Francisca, mi concedi l'onore di sposarti?"


I tuoi occhi e il tuo viso e... La tua espressione che ne allora, ne ora saprei definire. Mi guardasti e per un attimo temetti di perderti, di perdere l'unica speranza rimasta di averti accanto per il resto della vita. Per un attimo dimenticai di quei tuoi maledetti soldi e di Sebastian, di mio figlio.

"Non so cosa dire."
"Dimmi che mi ami come io amo te e che accetti con gioia la proposta che ti ho fatto."
"Credo siamo troppo grandi per fare questo tipo di follia."
"Non posso continuare cosi, o ti prendo come moglie o me ne vado in America per non tornare."


Ti voltasti e Dio solo sa cosa pensasti, quale espressione giaceva sul tuo volto che mi sembrò troppo strano, cosi come le tue mani torturate da un continuo ed inspiegabile tremolio.
Non avrei dovuto, non avrei dovuto costringerti in questo modo, non avrei dovuto ingannarti ma... Io in realtà non ti ho mai ingannato, tutto ciò che dicevo di provare per te era vero, vero più di qualunque altra cosa nella mia intera vita.

"Ed io accetto Raimundo, ci sposiamo."
"Sei sicura?"
"Non mi hai sentita?"
"Mi rendi l'uomo più felice del mondo."


Ti baciai, le mie mani ancora incredule quanto me di ciò che stava accadendo si protesero desiderose verso la tua guancia e l'accarezzai, l'accarezzai con estrema delicatezza e...
"Nonno." la voce di Maria mi fa sobbalzare distogliendomi dall'illusione di riuscire ancora a sentire il sapore delle tue labbra sulle mie.
"Maria." le vado incontro fingendo un sorriso e regalandole un semplice abbraccio che spero le faccia piacere.
"Come state? Mia madre mi ha informato del vostro malore solo stamattina e sarei venuta oggi stesso a trovarvi."
Già, il mio "malore".
Il solo sentir pronunciare dalla bocca di Maria quella piccola e semplice parola, mi porta a nascondere l'improvviso tremolio alle mani e a fingere che nel mio petto non si sia appena formato un peso che mi opprime il cuore e non mi lascia respirare.
E' paura? Mi chiedo. Si, probabilmente si. Quella stessa paura che mi ha avvolto qualche giorno fa, nel preciso istante in cui le mie gambe hanno deciso che il mio corpo era troppo pesante da poter sostenere, istante nel quale il mio cuore, d'accordo con i polmoni, ha deciso di battere troppo forte ed impedirmi di respirare e gli occhi... Gli occhi miei si sono appannati per poi oscurarsi del tutto e lasciarmi nel vuoto, nel buio più totale.
Paura, si. Ho avuto paura e non mi provoca nessuna vergogna ammetterlo, perchè la mia non era paura di morire, era il terrore di non poter mai più tornare a contemplare il tuo volto, il tuo dolce volto. Terrore di non poter mai più accarezzare la tua pelle, ascoltare il suono della tua voce o sentire semplicemente il tuo profumo.
Le mie gambe, il mio cuore, i miei occhi, il mio intero corpo aveva deciso di cedere e l'unica mia più grande paura era non vederti li, li accanto a me, sapere che tu non c'eri e non ci saresti stata.
"Non è qui, ora. Lei non c'è." ricordo di aver pensato, poi più niente, vuoto.
"Sto bene piccola mia, sto bene." sospiro pesantemente, cercando di non farlo notare.  Sto ancora fingendo? Non ne ho idea, ormai non riesco più a distinguere quando recito e quando no.
"Perchè siete venuto? Avreste dovuto restare ancora un po' a letto a riposare, potreste..."
"Maria." la interrompo dolcemente, mi intenerisce cosi tanto la sua continua preoccupazione per me. "Sto bene, credimi piccola mia, sto bene. Non avrei mai potuto perdermi una giornata cosi bella standomene a letto e poi come ti ho già detto, ora sto bene."
"Sapete, a volte penso che mia madre sia una santa con tutta la pazienza che ha per starvi dietro." mi dice ridendo, la sua risata contagia anche me ed iniziamo a ridere di gusto.
"Nonno.."
"Si?" vedo il suo sorriso indebolirsi man mano, c'è forse qualcosa che le da troppi pensieri? Mi chiedo. "Cosa succede Maria? Quale terribile pensiero è stato cosi forte da spegnere la tua cosi bella risata?" le chiedo, preoccupato.
"Niente... Niente di grave, solo mi chiedevo..." si ferma, come per trovare le parole giuste.
"Ti chiedevi cosa, Maria?"
"Voi e mia... Beh mia..."
"Io e Francisca?" le chiedo senza neanche pensare, quasi come ad aver un disperato bisogno di pronunciare il tuo nome, ma non sono sicuro che lei si riferisse a questo.
"Si nonno." confessa abbassando lo sguardo "Quale avvenimento o discussione tanto forte ha potuto dividervi cosi? Non vi degnate di uno solo sguardo o di una sola parola quando fino ad una settimana fa vi guardavate cosi desiderosi di abbracciarvi, di stringervi forte e non facevate altro che cercarvi l'un l'altro." continua, liberando il suo cuore da questo peso che fino a qualche attimo fa sembrava opprimerla. Se solo potesse sapere... Se solo potesse sapere cosa ti ho fatto, quanto dolore ti ho causato per la seconda volta.
"Maria, noi semplicemente..." mi interrompe.
"No nonno, non stancatevi ad inventare scuse perchè so bene che questa volta non è stata semplicemente una divergenza, un disguido a farvi separare, ne qualcosa di poca importanza. Riesco a sentirlo, riesco a percepirlo dal modo in cui lei parla, in cui si comporta cosi come voi, nonno."
E' cosi intelligente e sensibile che solo ora mi rendo conto di non aver capito proprio niente se insisto a volerle nascondere la verità. Solo... Non voglio dirle cosa ti ho fatto, non voglio ricordare i tuoi occhi vuoti di qualunque emozione, se non di rabbia e profonda pena mentre mi spiegavi tutti ciò di cui era stato capace mio figlio... Mio figlio e... Basta, devo fermarmi.
"Sei cosi intelligente piccola mia, dovrei abituarmi ormai al fatto che non sei più una bambina e che non posso sempre nasconderti tutto. Ma vedi, stavolta sono stato io a farle del male e ricordarlo peggiorerebbe solamente i miei già insistenti sensi di colpa." cerco di giustificarmi, ma in realtà è cosi.
"Non preoccupatevi, non sentitevi obbligato a raccontarmi niente nonno. Solo, non lasciatela andare via, non abbandonatela, lei non... Non lo merita e neanche voi meritate di perdere lei. Qualunque cosa abbiate potuto farle, non potrà mai essere più forte dell'amore che per anni avete continuato a provare l'uno per l'altro."
Se solo potesse essere cosi, piccola mia, se solo le sue parole potessero risultare realtà ora...
"L'unica cosa di cui sono certo ora è l'amore che provo per lei e di certo non la lascerò andare senza prima aver combattuto. Voglio però che tu non ti appesantisca il cuore con problemi che riguardano noi, sii serena e sorridi piccola mia, sorridi." le dico, accarezzandole delicatamente la guancia. "Forse ora è meglio che vada se non voglio che tua madre si arrabbi quando torno." le sorrido, intenzionato a salutarla ed uscire.
Sto per voltarmi, per camminare verso la porta e lasciare che il tempo passi, passi e che io non torni ma prima che io possa muovere qualsiasi muscolo sento dei passi, i tuoi passi... Io so riconoscerli.
Questo stupido cuore ha ripreso a battere regolare e tranquillo solo ora, finalmente, solo dopo una settimana dal momento in cui varcai la soglia di questa casa convinto che non avrei mai più potuto vederti. Hai appena finito di scendere le scale ed io ora riesco a vederti e...
"Dio..." sussurro tra me e me quando i miei occhi possono vedere con più chiarezza le ferite che torturano il tuo volto. Le avevo già viste, si, ma io non credevo... Stringo la mia mano in un pugno che se solo avessi la possibilità scaglierei contro il mostro che ti ha fatto tutto questo, ma in realtà non posso perchè chi ti ha fatto tutto questo è mio figlio e... Mio figlio è morto.
I miei occhi si inumidiscono, sto davvero per piangere?
Sei di spalle ora, ti stai dirigendo al tuo ufficio e resti in silenzio, neanche riesco a capire se ti sei accorta della mia presenza, non ho potuto incrociare il mio sguardo con il tuo.
"Madrina..." è Maria a chiamarti con voce apparentemente flebile, forse con l'unico scopo di fermarti. "Come vi sentite oggi?"
Noto con estremo stupore che ci è riuscita, ti sei voltata e per un solo, interminabile attimo i tuoi occhi hanno incontrato i miei.
"Mi sento meglio, Maria." rispondi lentamente, come se la tua voce improvvisamente non avesse più forza, ne alcuna emozione. Il tuo sguardo, seppur apparentemente pieno di rabbia e rancore, è spento, tu sembri spenta, fragile, allo stremo delle forze. Francisca Montenegro non si è mai permessa di essere debole.
"E... Avete bisogno di qualcosa? Magari una coperta o..." la interrompi.
"No Maria, non preoccuparti. Ho solo bisogno di restare un po' da sola, ma ti ringrazio tanto." le sorridi lievemente, il sorriso più finto che abbia mai visto.
"Va bene madrina." è l'ultima cosa che Maria riesce a dirti prima che tu ti chiuda nel tuo ufficio, in quel tuo rifugio che dopo cosi tanto tempo non riesco ancora ad apprezzare.
"Avete visto le sue ferite, nonno?" mi chiede lei, fissando le porte ormai chiuse del tuo ufficio.
"Si Maria... Si." dico e solo ora mi accorgo che la mia voce trema.
"Non sono ancora riuscita a farmi dire come o chi gliele abbia procurate. Provo a chiederglielo ogni volta che sono io a disinfettarle e a controllarle."
Le parole di Maria rimbombano nella mia testa come un eco intenzionato a non finire, sto pensando a tutt'altro: devo vederti, devo parlarti e provare a spiegarti. Io non voglio perderti.
"Devo parlarle." dico, mentre con velocità e sicurezza a me totalmente sconosciute mi dirigo verso le porte del tuo ufficio.
"Nonno" Maria mi afferra un braccio impedendomi di fare un altro passo. "Forse ora non è..."
"Quando sarà il momento giusto? Domani? Dopo domani? Tra mesi, anni? Il momento giusto sarà quando l'avrò persa per sempre?" dico, il Raimundo combattivo e testardo sembra essere tornato dopo un terribile periodo di abbattimento. Afferro delicatamente la mano di Maria per allontanarla dal mio braccio e voltandomi, torno a camminare verso il tuo ufficio.
Arrivato, appoggio la mia fronte ad una delle porte e lascio ancora un po' di tempo ai miei polmoni per fare scorta d'aria, perchè so che quando entrerò e ti vedrò questo non sarà più possibile. Afferro con sicurezza le maniglie e in corrispondenza del mio ultimo respiro, permetto l'accesso a me stesso a questo tuo tanto amato rifugio.
Sei seduta alla tua scrivania mentre le tue dita stanno tormentando uno dei tanti fogli che ci sono poggiati. Entro completamente mentre chiudo la porta alle mie spalle.
Resto in silenzio, contemplandoti.
Sono già preparato ad una delle tue grida quando entro senza permesso nel tuo ufficio, ma sorprendentemente tu non dici niente, niente.
"Francisca." pronuncio il tuo nome con tale insicurezza e paura della tua reazione che non so se riuscirò più a parlare da ora in poi.
Già, pronunciare il tuo nome davanti a te... Mi è mancato cosi tanto.
Mi avvicino, voglio stringerti la mano che continua a tremare da quando ho varcato la soglia di questa stanza. Voglio stringertela e calmarla con il calore della mia.
"Credevo di essere stata abbastanza chiara quando ti ho detto di non volerti più vedere." mi dici e come immaginavo la ritrai. Sembra tanto che tu voglia sembrare arrabbiata, terribilmente infastidita dalla mia presenza ma la tua voce trema e dimostra l'esatto contrario. "Ma evidentemente no, o forse sei tu a non aver capito."
"Cosa c'è da capire?" ti chiedo. Credi che sia io a non capire quando in realtà sei tu.
"C'è davvero bisogno che io te lo spieghi, Ulloa?" continui, il tuo sguardo basso, apparentemente distratto.
"Sei tu a non capire, Francisca."
"Già... Francisca, non capisci." dici in tono ironico a te stessa, un sorriso disperato e triste si disegna sulle tue labbra. "Vattene Raimundo, vattene." continui.
"Non me ne andrò." ti rispondo. Stavolta no, non lo farò cosi facilmente.
"Non te lo ripeterò ancora Ulloa, esci da questa stanza e fa in modo di non tornarci mai più." c'è rabbia nelle tue parole, guardi fisso un punto qualsiasi della tua scrivania. Perchè non guardi me?
"I tuoi occhi stanno continuando ad evitare i miei. Dimmi, allora è davvero questo ciò che hai iniziato a fare da quando ho varcato la soglia di questa stanza l'ultima volta? Far finta che io non esista ora, Francisca? Che non sia mai esistito?"
"Per quanto mi piacerebbe poter credere che tu non esista e non sia mai esistito, non aspiro a tanto. Voglio solo saperti il più lontano possibile da qui, da me." stringi in un pugno qualcosa che non riesco a riconoscere, gli occhi miei sembrano essersi appannati da un sottile strato di lacrime che non lascerò cadere per queste tue menzogne, perchè di menzogne si tratta. Tu vuoi solo vendicarti del male che ti ho fatto, vuoi solo fare a me ciò che io ho fatto a te. Io lo so, sono certo che ciò che è appena uscito dalle tue labbra non corrisponde al vero, lo so perchè mentre lo confessi non mi guardi, tu non mi guardi e tremi.
"Allora guardami Francisca. Rinnega ciò che davvero provi e confessa che preferiresti non avermi mai incontrato, ma guardandomi negli occhi." ti chiedo, ma tu resti immobile, in silenzio. Non ci riesci, vero? Tu non potresti mai farmi questo piccola mia, e ti prego, non farlo ne ora ne mai.
"Cos'è che vuoi ancora da me, maledetto locandiere? Perchè sei ancora qui?" alzi lo sguardo, finalmente, ed i tuoi occhi mi guadano, mi guardano e sembrano volermi supplicare di andar via e contemporaneamente di restare.
"Voglio spiegarti..." mi interrompi senza lasciarmi alcuna possibilità di farlo.
Ti alzi dalla tua sedia e ti avvicini con fare minaccioso, ma so che stai solo sentendo il bisogno di difenderti da me, ancora.
"Spiegarmi cosa? Del tuo cosi profondo amore per me? Del tuo voler condividere le mie pene e le mie allegrie? Del tuo voler passare ciò che ti resta della vita al mio fianco? Del tuo incontrollabile desiderio di svegliarti con la mia testa poggiata su.." la tua voce trema per un attimo, impedendoti di continuare. "Sul tuo petto?" finisci.
Le tue parole si sono trasformate in grida mentre citi con rabbia e con perfetta memoria ognuna di quelle mie frasi che ancora credi siano state frutto di un bugia, una grande bugia. Vorresti piangere, piccola mia? Vorresti prendermi a pugni probabilmente e non ti biasimo, hai accumulato troppa rabbia per poter pretendere da te che tu possa ascoltarmi in silenzio, comprendermi, che tu possa comprendere i motivi e le cause delle mie azioni.
"Se solo tu..." ci riprovo ma tu mi interrompi ancora.
"Se solo io cosa? Se solo io avessi continuato davvero a credere a quelle menzogne? A quella montagna di bugie che giorno dopo giorno ti divertivi a costruirmi addosso?"
"E' questo che preferisci credere! Che siano state menzogne solamente perchè mentre ti confessavo il mio amore io..." mi fermo. Io cosa? Mi chiedo, ma io so qual è la risposta, io lo so molto bene: io ero diventato ciò che mai avrei potuto immaginare, ciò che non avrei mai voluto essere.
"Solamente perchè tu eri diventato un truffatore." sei tu a finire, aiutandomi a trovare le parole giuste. "Un truffatore insieme allo stesso figlio che alla fine del gioco, sarebbe stato capace di tradire anche te..." continui, la tua voce sembra essere cosi tanto impregnata di pena e rabbia.
"Dio no, no..." stringo forte la mia testa tra le mani ed inizio inevitabilmente a tormentarmi, come se non l'avessi già fatto per cosi tanto tempo. "Io stavo solo, disperatamente cercando un modo per salvare mio figlio!”
“Un modo che avrebbe danneggiato me per salvare colui che…” ti fermo, non voglio sentirtelo ripetere ancora, non voglio.
“Come potevo saperlo? Come potevo sapere che ti avrebbe fatto del male?" grido, il mio petto si svuota.
Ci risiamo, l'ennesima volta.
Siamo di nuovo uno di fronte all'altro in questo tuo buio ufficio, o per meglio dire, in questo tuo buio "rifugio segreto" a urlarci contro tutto il rancore non solo del presente, ma degli anni passati, accumulatosi man mano in un angolino della nostra anima.
Qui, in questa stanza testimone delle nostre innumerevoli discussioni, del dolore che con tanto impegno abbiamo voluto infliggerci a vicenda senza smettere un solo attimo, degli aggettivi di poco gusto che ti è sempre piaciuto attribuirmi e... Testimone di quei nostri sguardi colmi di passione, quasi potrei azzardarmi a dire che siano stati colmi d'amore. Questo luogo, testimone dei miei battiti troppo veloci, del mio respiro troppo accelerato, di tutte quelle volte che ho disperatamente desiderato di stringerti tra le mie braccia, di riscaldare quel freddo, gelido vuoto dentro di te con le mie mani calde e di accarezzare le tue labbra con le mie.
E quella scrivania, quella scrivania alla quale ti stai disperatamente aggrappando ora, se solo potesse parlare mi racconterebbe di tutte le volte che l'hai presa a pugni dalla rabbia, che hai tramato contro di me e di tutte quelle volte che hai pianificato uno di quei tuoi perfetti progetti con il tuo fedelissimo Mauricio.
Ti ho urlato contro piccola mia, ma è l'unico modo che ho per poterti fermare. In realtà non voglio, non voglio farti credere che io sia arrabbiato con te, semplicemente non so come fare, non so come fare per spiegarti che non era una menzogna quando ti dicevo che ti amavo e che desideravo passare il resto della mia vita al tuo fianco.
"Io come... Come potevo sapere che un altro uomo ti avrebbe sfiorata provocandoti dolore?" deglutisco duramente, disgustato al solo pensiero di ciò che ti hanno fatto. Sento i miei occhi inumidirsi ancora mentre mi avvicino pericolosamente a te e con stupore e felicità noto che tu non sembri volerti allontanare o evitare la mia vicinanza.
Ora riesco a sentire il tuo respiro irregolare ed il tuo corpo tremare, tremare terribilmente.
"Hai... Tu hai dovuto fingere di amarmi per tuo figlio, hai dovuto baciarmi e promettermi di restare con me mentre lui altro non faceva che tramare alle tue spalle. Come ci si sente locandiere?" stai cercando di allontanarmi con queste tue brutte parole, vuoi farmi del male come io ne ho fatto a te ma la tua voce trema ancora, che ti succede piccola mia?
"Shh..." sussurro avvicinando lentamente il mio viso al tuo. "Sai che non è cosi, tu lo sai.." continuo.
"Come ci sente ad essere traditi dalla persona che più amiamo? Di cui ci fidavamo ciecamente? Eh locandiere?" continui perchè forse sai di non poter riuscire ad allontanarmi con una semplice spinta, dunque lo fai con la tua voce, le tue parole, forse l'unica cosa che il tuo corpo bloccato tra il mio e la scrivania è ancora capace di fare. Non ho alcuna intenzione di lasciarti andare, non ora.
"Perchè tremi?" ti chiedo mentre lascio una mia mano dirigersi il più cautamente possibile verso il tuo volto.
"Non... Non toccarmi. " dici mentre cerchi di allontanarti, ma non te lo permetto.
"Francisca, stai tremando..." le mie dita hanno lentamente raggiunto una delle tue ferite, quella sul sopracciglio. L'accarezzo il più delicatamente possibile ma tu stringi le palpebre in segno di dolore.
Non volevo procurarti dolore piccola mia.
"Ti fa male?" ti chiedo e tu annuisci lievemente solo dopo qualche secondo, i tuoi occhi ancora chiusi. "Mi... Mi pequeña..." sussurro ancora mentre lascio che ora la mia mano si sposti su un'altra delle tue ferite, quella sul labbro inferiore: il mio pollice percorre il più lentamente possibile la sua perfetta forma e quando arrivo a sfiorare quel cosi profondo taglio… Tu mi afferri la mano stringendola.
Potrei dire che il contatto con la tua pelle torna a farmi vivere, che è stata esattamente questa la causa per la quale un brivido mi ha appena percorso la schiena, ma tu me la stringi forte ed un dubbio comincia a tormentarmi: Perché? Perché mi stringi cosi forte la mano e non mi permetti di sfiorare il tuo volto? Hai… Tu hai paura di me?
"Ra...Raimundo." pronunci insicura il mio nome ma le mie dita fermano le tue labbra prima che tu possa dire qualunque altra cosa.
"Va tutto bene Francisca, va tutto bene, io..." mi fermo, e per un attimo anche il mio respiro si ferma quando riesco a sentire il tuo ancora irregolare sul mio viso e le tue labbra che tremano sotto il tocco delle mie dita. Hai paura, paura che possa farti del male come te ne hanno fatto loro.
“Ti prego, non toccarmi… Non…” mi supplichi ed il tuo corpo tanto sembra fatto di vetro, pronto a crollare in mille pezzi tra le mie braccia.
“Io non permetterò a nessun altro di farti del male." Continuo. Lascio ora che siano le mie labbra, tremanti e timorose di un tuo rifiuto, a percorrere lo stesso viaggio delle mie mani sul tuo volto, sulle tue ferite. La prima ad essere baciata è quella sul sopracciglio, poi la guancia e poi... Poi ci sono le tue labbra.
"Sei tu." inizi a dire con respiro tremendamente corto "Sei tu che continui a farmi del male Raimundo."

Spazio Autrice:
Avrei tanto voluto mettere questo "spazio autrice" all'inizio, solo per avvertirvi che probabilmente questo mio piccolo "sclero di fantasia" (termine con il quale amo chiamare tutto ciò che scrivo) su questa meravigliosa coppia che solo da qualche mese ho iniziato a seguire, sarebbe potuto sembrare poco piacevole da leggere, visto che è da molto che non scrivo qualcosa ed avevo il cosi grande desiderio di immaginarmi una piccola scena dedicata solo a loro due, che l'ho fatto con tanta velocità. Ho provato ad immaginarmi qualcosa di diverso da ciò che è accaduto realmente nella serie, cambiando alcuni particolari dell'originale, per esempio Maria che non conosce la vera motivazione della loro separazione, o il malore di Raimundo ecc... Insomma, avevo davvero bisogno di un dolce momento tra questi due che tra odiarsi/amarsi non hanno mai pace. Ho voluto inoltre dividere il mio testo in 2 parti (o capitoli, più o meno) quindi è una cosa molto corta, ma non si sa mai mi venga in mente qualche altra idea, le parti potrebbero diventare tre. Per ora ho solo voluto fare un piccolo tentativo, e spero di cuore vi sia piaciuto e non vi abbia annoiato, e continuerò non appena avrò ricevuto qualche vostra opinione (o critica, in caso ce ne fosse bisogno, mi servono molto ahahah). Vi ringrazio tanto per aver letto e per la vostra attenzione.
Un abbraccio.
TeenAngelita_92
  
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