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Autore: Egomet    14/11/2008    2 recensioni
Seguito de 'La macchina del capo ha un buco nel...motore'. Davide e Alice sono tornati, ma non sono soli. Tra Calvin Klein, i genitori, gli amici e una casa da ridipingere... come andrà a finire?
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Un portafoglio scuro, aperto a metà, lascia intravedere il suo contenuto. Fra le pieghe ci sono delle carte varie.

Uno scontrino della spesa di chissà quale negozio, una tessera di un qualche supermercato.

Poi delle banconote da dieci, fresche fresche di bancomat. Appunto la tessera della banca, poi altre carte varie.

Ad una prima impressione, quel portafoglio non appartiene ad una persona propriamente ordinata.

Poi, ad osservare meglio fra le pieghe, si può vedere della carta più spessa.

Ora noi faremo finta di avere uno zoom millimetrico e ingrandiremo quella zona.

È una fototessera, di quelle che si fanno nelle macchinette accanto ai supermercati.

Ci sono un ragazzo e una ragazza.

Fin qui mi pare tutto normale, no?

La ragazza è più piccola di lui, ha entrambe le braccia strizzate attorno al collo di lui, che sembra volersi ritrarre.

Lei gli sta stampando un bacio sulla guancia, e il ragazzo ha gli occhi alzati ma sembra stia per scoppiare a ridere.

Okay, ora possiamo lasciar perdere il portafoglio.

Subito dopo un ragazzo attraversa il corridoio velocemente, alla ricerca di qualcosa; si ferma davanti al mobiletto dell’ingresso, apre il tiretto e quasi getta all’aria tutto il contenuto.

-Dannazione a me!- esclama nervoso.

Rinuncia alla ricerca e chiude il tiretto sbuffando. Si guarda nello specchio davanti a sé.

 

I capelli castani gli cadono in vari ciuffi sulla fronte, la barba è un po’ più cresciuta di come la ricordavamo, ma gli occhi verdi e l’espressione preoccupata sono identiche.

Davide appoggia le mani ai lati del mobile e sbuffa seccato.

Non trova le chiavi della sua macchina.

Gira tutto il suo appartamento, disperato.

La cucina, più piccola della metà della metà dell’aula della sua università, si illumina alla luce spenta di un lampadario. Cerca di nuovo nei cassetti, sotto i giornali.

Niente.

Poi attraversa nuovamente il piccolo appartamento ed è già nella camera da letto.

Vestiti sparsi ovunque, lenzuola sfatte, appunti su appunti, libri e una scrivania che potrebbe assomigliare ad una discarica.

Davide attraversa il disordine e rovista sulla scrivania.

Ancora nulla.

Poi vede un barlume di salvezza. Il Nokia grigio posato sul comodino.

Lo afferra sdraiandosi sul letto e guarda soprasotto il display. Nessuna chiamata e nessuna risposta.

Ci pensa un attimo, poi decide.

Fa un numero e attacca il telefono all’orecchio.

Sta squillando.

Poi gli risponde.

-Pronto?-

La voce alterata dall’apparecchio gli parla con tono divertito.

-Dì la verità- dice il ragazzo, sorridendo e mettendosi a pancia in su.

-Di che parli?-

-Oh andiamo… lo sai di che parlo-

-Invece no-

La ragazza all’altro capo del telefono ride.

-Dai non farmi spendere soldi-

-Ma io non so davvero di che parli Davide…- ma mentre lo dice ride ancora.

Dall’altra parte il ragazzo sente un rumore strano.

-Ma dove diavolo sei?- chiede.

-Eh sapessi…- fa lei, enigmatica.

-Come sapessi? Dove sei?-

-E che, ti devo dire anche dove sono, con chi parlo, quando mangio…?-

-Sì, per il bene mio e degli altri-

-Antipatico-

Davide sorride di nuovo.

È sempre la stessa.

-Quando ci vediamo? Dai che domani ho un sacco di cose da fare…- le chiede, cambiando tono.

-Beh non saprei…-

-Sapresti, sapresti… vabbè okay… ti lascio con l’energumeno di martedì allora-

Sa che dicendo così la fa andare fuori dai gangheri.

-Oh senti!- la ragazza cambia tono e si fa battagliera -giusto quella sera tu dovevi trovarti con me vero? E non è colpa mia se ho tanti fan!-

Davide ridacchia.

-Presuntuosa… dov’è la mia macchina?- chiede all’improvviso.

Silenzio per un secondo dall’altra parte.

-Alice è inutile che cerchi una scappatoia. Ti ho scoperta-

-……… non vale…- gli risponde una voce flebile.

-Dove sei?-

-Ehm…- sente un rumore strano -la linea non prende bene… ci sentiamo dopo!-

Così dicendo gli chiude il telefono; il ragazzo ride, stiracchiandosi.

Ha scoperto che fine hanno fatto le sue chiavi.

 

Alice si morde un labbro, chiudendo lo sportello del suo Motorola. Quello dorato, ricordate?

Poi accende il motore e alza il volume dello stereo. C’è Ligabue con ‘Il giorno dei giorni’.

È l’unica cosa sua nella macchina di Davide. Si sistema nello specchietto laterale.

Degli occhiali da sole scuri le coprono gli occhi e un bel sorriso le incornicia le labbra.

Poi tira il freno a mano e parte.

Esce dallo spiazzale ed entra in strada.

Conosce bene la città, ci ha vissuto per ben diciannove anni. Da poco compiuti.

Imbocca la strada del corso cittadino.

Non vede l’ora di arrivare sotto casa sua. Non vede l’ora di vedere la sua faccia.

Adora fargli le sorprese.

Come quando si era presentata davanti casa dei suoi. Al vederla lì Davide era sbiancato; ma lei, perché Alice ha una reputazione da mantenere, non si era persa d’animo e aveva salutato tutti senza problemi.

Così aveva conosciuto il padre, la madre, il fratello e la sorella. Una bella famiglia.

Anche suo padre è un bell’uomo, aveva pensato.

Ma non aveva dubbi su chi preferisse tra lui e il figlio.

Adorava vederlo spiazzato.

Una volta gli aveva detto di essere incinta per il solo gusto di vederlo quasi avere un infarto sul momento.

Poi gli aveva praticato una respirazione bocca a bocca, naturalmente.

Morale della favola: niente più gioco del dottore senza preservativo.

 

Alice fa una curva a destra, entra nella via.

Poi si parcheggia un po’ malamente, ben sapendo che lo farà arrabbiare.

Scende veloce e citofona. Senza chiedere già le apre.

Ma non la invita a salire, invece scende lui.

Fa le scale dal quarto piano in giù a rompicollo, arrivando all’ingresso.

-Ma che hai combinato stavolta?- le chiede divertito.

Alice non gli dà il tempo di aggiungere altro e lo bacia.

-Mmm… dai…- protesta quando si stacca.

-Che hai fatto, avanti-

Davide si mette a braccia conserte e attende la risposta.

Alice lo guarda negli occhi.

-Prometti che non ti arrabbi?-

-Promesso. E tu prometti che non prendi più la mia macchina di nascosto?-

-Beh….- lei esita.

Il ragazzo dice, strafottente

-Guarda che non ti porto più in giro-

-Uffa, antipatico. Promesso-

Ribatte con la migliore faccia d’angelo, ma lui non può notare le dita incrociate dietro la schiena.

Allarga le braccia verso l’auto.

Davide è allibito.

-Non può essere…ma come…-  guarda prima la Opel, poi la ragazza.

Alice ride.

-L’ho portata all’autolavaggio!-

  
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