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Autore: Hiros    31/12/2014    4 recensioni
{ one-shot | Hiro and Tadashi centric }
Cosa posso fare se sei triste a causa mia? E cosa posso fare se l’ultimo suono diventa il migliore di tutti? E se questa è la nostra ultima conversazione, se questa è l’ultima volta che riusciamo a parlare, non perdere la speranza e non lasciarti andare, perché dovresti sapere che... se sei triste, se sei triste a causa mia allora è tutta colpa mia e lasciami rimediare, per favore, perché sai che per te ci sono sempre.
Il ragazzo più grande sentì ripetutamente più fitte al cuore. Non avrebbe mai voluto vederlo triste, eppure era successo.
Non avrebbe mai voluto che si lasciasse andare e si arrendesse…
... e c’era ancora speranza perché questo non accadesse.
Tadashi si guardò intorno nella stanza e si accorse di un rettangolo rosso che non doveva trovarsi lì in quel momento e che eppure c’era, che proprio come un barlume di speranza era comparso nel momento del bisogno.
Genere: Introspettivo, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Hiro Hamada, Tadashi Hamada
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Ragazzi perfetti dalle vite perfette non dovrebbero parlare di tragedia


 
Tadashi si risvegliò come da un lungo e profondo sonno. Un soffitto bianco fu la prima e unica cosa che i suoi occhi castani appena aperti incontrarono e appena riuscì a muovere nuovamente gli arti irrigiditi, si ritrovò ad accarezzare la morbidezza di quelle che dedusse fossero delle lenzuola fresche, le sue, quelle del suo letto; ne ebbe conferma quando, girando lo sguardo, riconobbe i contorni della sua stanza e alcuni oggetti famigliari. Eppure gli sembrò che il suo piccolo angolo personale fosse riempito più del solito, che ci fossero più cose di quelle che era consueto tenere nella sua stanza. Ciò gli sembrò strano e curioso allo stesso tempo, ma non ci fece troppo caso e si alzò dal letto. Si avvicinò al separè in bambù che divideva la sua aria personale  da quella del suo fratellino, visto che condividevano la stessa stanza, e lo spostò, scoprendo che nell’intero ambiente solo pochi spiragli di luce rompevano l’oscurità opprimente che lo avvolgeva, inoltre, su una poltrona, scorse il piccolo Hiro che teneva lo sguardo basso sul robot che usava per i bot duelli. Il suo viso era cubo e un po’ bagnato, segno che aveva pianto, e i suoi sospiri facevano intuire che qualcosa non andasse. Tadashi odiava vedere il suo fratellino così, non voleva che soffrisse, voleva vederlo felice e realizzato, infatti, da sempre, cercava continuamente di aiutarlo per la sua strada. Gli si avvicinò per chiedere cosa non andasse, ma appena gli appoggiò una mano sulla spalla – già stranito dal fatto che non si fosse girato al rumore dei suoi passi –, essa passò attraverso Hiro, senza toccarlo. In un attimo tutti i ricordi del giorno prima gli riaffiorarono alla mente e realizzò cosa stava succedendo, senza riuscire a crederci veramente.
Si guardò la mano, chiuse gli occhi, sospirò.
 
Cosa posso fare se sei triste a causa mia?
E cosa posso fare se ora ridi, ma piangi quando vai a dormire?
E cosa posso fare se ti toglie il respiro
e riesci a malapena a respirare?
E cosa posso fare se l’ultimo suono diventa il migliore di tutti?
 
Sapeva che se Hiro ora si trovava in quello stato, se il dolore distruggeva il suo piccolo e giovane petto da quattordicenne pieno di spensieratezza e di problemi che era quasi impossibile definire tali, era colpa sua. Le lacrime che non mostrava nemmeno quando sua zia entrava in stanza per chiedere se volesse mangiare, sgorgavano copiose solo la notte, togliendogli il respiro e facendolo a malapena respirare. La notte era quando ricordava la ultima conversazione allegra e rilassata con suo fratello, prima che l’esplosione e il fuoco avvolgessero l’edificio in cui Tadashi decise di buttarsi. Hiro ricordava ancora vividamente quel giorno, in particolare la voce del fratello, le sue parole che sempre cercavano di farlo riflettere e gli infondevano sicurezza, quando aveva scherzato dicendo che la sua cerniera era aperta, quando guardando intensamente la scuola per Nerd gli aveva parlato di cosa li avrebbe aspettati appena Hiro vi avrebbe cominciato a studiare.
Hiro si ricordava bene di quel momento e avrebbe voluto ancora poter ascoltare quella voce di cui sempre aveva avuto bisogno.
 
Cosa posso fare se ciò che voglio ti rende triste?
E la colpa è solo mia o posso rimediare, ti prego?
Perché sai che per te ci sono sempre
Perché sai che per te ci sono sempre
 
Tadashi sapeva che era tutta colpa sua. Avrebbe voluto rimediare, ma non sapeva come. Avrebbe voluto parlagli e consolarlo, ma non poteva. Ma lui c’era sempre e sempre ci sarebbe stato per lui e sperava che il suo fratellino lo sapesse. Avrebbe voluto farglielo capire in qualche modo, in qualunque modo, eppure, per la prima volta, non sapeva come avrebbe potuto fare.
 
Cosa posso fare se perdi la fiducia in me?
Cosa posso fare se ti vengono dubbi ogni volta che non riesci a vedere?
E cosa posso fare se ti blocchi
e non riesci a trovare la chiave?
E cosa posso fare se questo ti fa chiedere come farai a lasciare andare tutto?
 
Grazie alla grande sintonia che avevano sempre avuto, Tadashi provò la sensazione di riuscire a sentire ciò che Hiro provava, i suoi pensieri, le sue emozioni. Sentiva una grande tristezza e al contempo una grande rabbia mischiata alla delusione. In un attimo di debolezza, sentì il ragazzo – che intanto si era alzato dalla poltrona - essere preso dalla rabbia, rabbia contro il mondo, rabbia per Tadashi che si era buttato senza pensare nell’edificio e la delusione per il fatto che non era tornato, che l’aveva lasciato solo, che avrebbe dovuto, da quel giorno in poi, andare avanti senza una guida e un punto di riferimento. Aveva già perso sua madre e suo padre, e ora anche Tadashi non avrebbe fatto più ritorno.
Il ragazzo più grande sentì ripetutamente più fitte al cuore. Non avrebbe mai voluto deluderlo, eppure era successo. Non avrebbe mai voluto vederlo arrabbiato, eppure era successo. Non avrebbe mai voluto vederlo triste, eppure era successo.
Non avrebbe mai voluto che si lasciasse andare e si arrendesse…

 
Cosa posso fare se ciò che voglio ti rende triste?
E la colpa è solo mia o posso rimediare, ti prego?
Perché sai che per te ci sono sempre
Perché sai che per te ci sono sempre

… e c’era ancora speranza perché questo non accadesse.
Tadashi si guardò intorno nella stanza, quella che li aveva ospitati quando i loro genitori se ne erano andati, quando il mondo sembrava esserli irrimediabilmente contro, senza voler dare loro tregua, si accorse di un rettangolo rosso che non doveva trovarsi lì in quel momento e che eppure c’era, che proprio come un barlume di speranza era comparso nel momento del bisogno.
Un’idea gli balzò alla mente e sorrise furbamente. Con uno scatto fulmino fece cadere, grazie alla scia di vento che si portava dietro al suo passaggio, proprio come facevano i fantasmi, il piccolo robot per duelli che Hiro stava giusto appunto sistemando sulla scrivania; questo cadde e colpì il piede del quattordicenne, facendogli provare un lieve dolore che bastò per attivare Baymax, il robot che lui stesso aveva creato e che faceva parte della sua essenza e che pensò, avrebbe potuto aiutare suo fratello da quel momento in poi, al posto suo.
 
E se questa è la nostra ultima conversazione
Se questa è l’ultima volta che riusciamo a parlare
Non perdere la speranza e non lasciarti andare
Perché dovresti sapere che


Il grande robot bianco tondeggiante si avvicinò al ragazzo e gli parlò. Gli chiese se provasse dolore e come poteva rendersi utile. Dietro di lui, Tadashi sorrideva tendendosi le mani congiunte dietro la schiena. Quel robot avrebbe aiutato Hiro, ne era certo, avrebbe risollevato il morale al suo fratellino, avrebbe colmato il vuoto che provava in quel momento, riportando il sorriso e la vitalità sul suo volto.
Mentre Hiro discuteva con Baymax sul fatto che non si era fatto niente e che non provava alcun dolore, il quattordicenne rivide nel modo di fare del robot il comportamento di suo fratello, quell’atteggiamento forse un po’ tenace e insistente che però voleva essere solo generoso e fare del bene, che riuscì a infondergli un po’ di conforto.
 “Non perdere mai la speranza e non lasciarti andare”, questo augurò il fratello al fratellino, e anche se Hiro non poteva sentire Tadashi nè poteva sapere che fosse lì, quelle parole gli sarebbero arrivate comunque, qualche tempo dopo.

 
Se sei triste,
Se sei triste a causa mia
Allora è tutta colpa mia e lasciami rimediare, per favore
Perché sai che per te ci sono sempre
 E se la colpa è solo mia, allora ti prego, lasciami rimediare
 
Hiro aveva gli occhi incollati sullo schermo a osservare l’immagine di suo fratello che filmava i suoi progressi con la telecamera interna dell’operatore personale, mentre cercava ogni giorno di migliorare e far funzionare al meglio il robot bianco di sua invenzione. Quel video mostrava tutti gli sforzi di Tadashi, le notti insonni e l’entusiasmo, lo sconforto e la determinatezza che venivano alimentate ogni volta che riusciva a fare anche solo un modesto passo avanti con la nuova creazione. Il quattordicenne appoggiò una mano sulla pancia di Baymax, ovvero sul video che era appena finito, e osservò la figura di suo fratello quando era ancora in vita, con un sorriso nostalgico e commosso bagnato da alcune lacrime che avevano iniziato a sgorgare poco prima, che sembrava – ed effettivamente era così – volergli dire di non perdere la speranza e di non lasciarsi mai andare, perché anche lui, nonostante la fatica, i problemi e lo sconforto che a volte si era preso possesso di lui era riuscito a far funzione correttamente Bayax. Hiro riuscì anche a comprendere per la prima volta le parole che sempre gli avevano continuato a ripetere, ovvero che Tadashi non se n’era andato veramente ma era ancora lì, con loro, accettandole e non provando più la sofferenza che aveva sentito, quel dolore che toglieva il respiro. Dal canto suo Tadashi, che aveva sempre seguito il fratellino per assicurarsi che stesse bene, potè finalmente rilassarsi e sorridere. Era riuscito nella sua missione. Era riuscito, attraverso la creazione di cui andava tanto fiero, a fare in modo che Hiro non si lasciasse andare e che riacquistasse vitalità. Era riuscito a fargli arrivare i suoi sentimenti anche se non poteva comunicare direttamente con lui, era riuscito a fargli sapere che per lui c’era sempre.
 
Perché sai che per te ci sono sempre





 
 NOTE AUTRICE.
Buonasera a tutti e buon futuro anno nuovo. E' così che spuntai il 31 Dicembre, sei ore prima di mezzanotte, con questa one-shot totalmente introspettiva e riflessiva che spero chi si accingengerà a leggerla, apprezzerà. Questa fiction è la prima che scrivo su questo fandom e voi non sapere quanto io ami Big Hero 6 (insieme a Frozen. Mamma mia, la Disney si sta migliorando sempre di più ♥).
Non ho molto da dire. Spero che chi è riuscito ad arrivare fino alle note autore, sia riuscito a comprendere tutto ciò che ho scritto nella one-shot. Ho cercando di esprimermi nel modo più semplice possibile, ma la verità è che quando mi metto a parlare di sentimenti, scrivo poemoni da "riflessione" e descrivo poco i fatti. Grazie prof. delle medie, ahah. Però spero comunque che a qualcuno sia piaciuta! Con questo ho detto tutto. Di nuovo, buon anno nuovo! Haru.
 
   
 
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