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Autore: Sara Scrive    01/01/2015    7 recensioni
Quante ragazze sognano di essere diverse dalle altre e fare grandi cose?
Chocolat sperava di riuscire a trovare qualcosa in lei che l'avrebbe resa felice e appagata, voleva avere un talento fuori dal comune ma...

‘L’unica cosa di cui ero certa, era che stavo riscrivendo il passato e facendo innamorare di me una futura superstar’
Genere: Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Harry Styles, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 6
 
Più conoscevo Rose, più pensavo che fosse migliore di me e mi sentivo in colpa per tutto quello che le stavo facendo fare per conto mio, ma le ero veramente grata: in una manciata di minuti, dopo essersi allontanata per parlare con William Sweeny, era tornata da me con un sorrisone.
«Iniziamo domani a casa sua, studiamo con lui!»
Sorrisi di circostanza come mio solito, per farle vedere che ero contenta che avesse convinto quel ragazzo. Nonostante inizialmente non avessi avuto intenzione di studiare di più e conoscere altre persone, Rosie era riuscita a convincermi dicendo:«Se riusciamo ad avere dei buoni voti, in futuro potremmo avere delle borse di studio per l’Università»
Borse di studio e Università erano le due parole che nella mia vita da ventenne desideravo più dell’oro. Mi sarebbe piaciuto diventare un architetto, un’arredatrice di interni, una garden desiner o cose del genere in quel settore, ma se volevo trovare un lavoro del genere, il foglio del diploma non serviva a nulla.
In effetti, il ragionamento di Rose non faceva una piega: studiare, andare bene a scuola= borsa di studio e università finito il liceo.
Non avevo mai visto bene William, forse di sfuggita a scuola, finchè il giorno dopo andai a casa sua con Rose: era un ragazzo alto, con una maggiore quantità di brufoli di Harry, ma dei bellissimi occhi azzurri in contrasto con i capelli castani acconciati alla leccata di vacca.
Appena arrivate, ci fece accomodare nella sala da pranzo e sua madre, Emma, ci offrì i biscotti che aveva preparato sua nonna dicendo: «Non capita molto spesso che qui ci siano ragazze»
William arrossì e fece il gesto di andare via a sua madre, che dopo poco uscì di casa per andare a portare suo fratello di sei anni a casa di un amichetto.
In un primo momento, Rose e William si confrontarono sul programma delle varie materie per capire se eravamo allo stesso punto dei libri di testo e organizzarsi sulle cose da studiare.
Nonostante fosse un tipo gentile e davvero disponibile, io non riuscivo a sentirmi a mio agio in quella situazione, mi sentivo il terzo incomodo.
Ogni volta che provavamo un esercizio, Rose e William lo finivano contemporaneamente oppure se entrambe incontravamo delle difficoltà, Rose capiva al volo la spiegazione e William le sorrideva mentre io facevo più fatica.
Forse non lo facevano apposta, ma con quella specie d’intesa che avevano creato in un’ora erano riusciti ad estromettermi dalla situazione. Persino mentre ci fermavamo a mangiare un paio di biscotti loro chiacchieravano ed io li ascoltavo in silenzio.
 
Ci vollero più o meno altre tre settimane affinchè lo spazio-tempo capì che ero davvero intenzionata a studiare e i miei voti iniziassero a superare, anche se di poco, la sufficienza.
Questo però, non bastava a garantirmi una borsa di studio per l’Università: avevo interrogato mia madre nel presente e mi aveva riferito che gli esami d’ammissione li avevo superati, ma dato  che mia madre non poteva permettersi di spendere la somma d’iscrizione  ed io non ero abbastanza brava da meritare un aiuto economico, non ero riuscita ad entrare.
Da un lato la cosa mi aveva buttato giù, dall’altro invece mi aveva fatto capire che stavo proseguendo nella giusta direzione, ma mancava qualcosa…e a mio malincuore, anche se non amavo fare il terzo incomodo fra Rose e William, ammisi che se avessi aumentato gli incontri di studio forse sarei riuscita nel mio intento.
Quel giorno nel sogno, mentre camminavo per le stradine di Holmes Chapel con l’immancabile ombrello a portata di mano, ero combattuta se proporglielo oppure no.
E se a Rose e Will bastasse quello che già avevano? Oppure mi avrebbero capita e si sarebbero trovati d’accordo.
Bussai alla porta, aspettandomi che venisse Rose ad aprirmi, ormai aveva preso l’abitudine di arrivare sempre mezz’ora prima di me ed invece, mi ritrovai faccia a faccia con Harry Styles.
«Ciao -dissi imbarazzata- Em…io credevo che qui abitasse William Sweeny, forse ho sbagliato casa»
‘Che idiota sei, ma come parli?!’ mi dissi guardando altrove.
«No, no – rispose Harry con la voce più roca del solito – abita qui. Will, è arrivata Chocolat!» aggiunse urlando verso l’interno della casa.
«Falla entrare, mica la vuoi tenere fuori al freddo, idiota!» sentii la voce di Rose che sghignazzava allegramente.
«Senti chi parla! - ribatté Harry scuotendo la testa con un sorrisetto – sembra fatta di peperoncino questa ragazza» mi disse sposandosi per farmi entrare.
Appena raggiunsi la sala da pranzo e posai sul tavolo le mie cose, guardai Rose con aria interrogativa, della serie: ‘Che cosa ci fa lui qui?!’, molto tipica dei film.
«Harry e William sono migliori amici» esordì dopo aver sorriso maliziosa.
‘Ah ecco, adesso si spiega tutto’
«Oggi mi unisco alla vostra equipe di grandi studiosi» m’informò Harry quando posai lo sguardo sull’astuccio estraneo dall’altro lato del tavolo.
«Ma non fare il commediante, caprone, che mi hai pregato di aiutarti per la verifica di letteratura» esplose William in una risata coinvolgendo anche Rose.
«Sta zitto – Harry sembrò offeso – che se non intervenivo io non avresti avuto il coraggio di chiederle di uscire!»
Un altro sguardo assassino verso Rose: ‘Ti ha chiesto di uscire?!?’
Lei annuì sorridendo.
‘E tu?!’
Fece nuovamente cenno di sì.
«Okay, Okay, ora basta facciamo i seri» disse William aprendo il libro d’inglese.
Nel momento in cui mi accorsi che persino Harry riusciva a parlare allegramente con William e Rose senza sembrare il terzo incomodo, capii che ero io che non sapevo relazionarmi con una persona e venivo bloccata dalla timidezza.
Anzi, con Harry era anche più difficile sentirmi a mio agio a parlare ed ovviamente Rose, da pettegola, doveva farlo notare anche agli altri: «Ehi Cher, ma ti hanno mangiato la lingua?»
Quando lo disse Harry e William alzarono lo sguardo e mi fissarono.
‘Maledetta stronza, vedi come ti metto sottosopra appena usciamo da qua’
«No – risposi scandendo bene le parole – è che…»
Non mi sarei lasciata intimidire da Harry Styles, ne tanto meno da Rose e le sue battute stupide.
«Stavo pensando che potremmo studiare di più, magari vederci anche domani ad esempio…» e buttai lì la mia proposta, come un piatto in tavola, aspettando che qualcuno rispondesse.
«Io magari potrei aggiungermi a voi sempre più spesso…» aggiunse Harry e guardò Will con uno strano sguardo.
«Ma sì dai - disse Rose prendendo il diario – almeno stiamo tutti insieme e non da soli»
Infine, guardammo tutti e tre William, il nostro genio che avrebbe dovuto sgobbare di più per noi comuni mortali.
«Si può fare»
‘Evviva! Ho raggiunto il mio obbiettivo!!’
 
Dopo un po’, Avevo  iniziato a ‘convivere’ con la mia vita alternativa dei sogni, tant’è che quando andavo a dormire nel presente, sceglievo di risvegliarmi nel passato in tempo per andare a scuola, in modo da accertarmi che facessi bene le verifiche e alzassi la mano ogni tanto per farmi vedere partecipe alla lezione.
Non c’erano stati particolari cambiamenti nel presente, l’unica cosa che cambiava a poco a poco era solo il mio andamento scolastico che migliorava.
Jennifer la vedevo spesso nel passato a casa a chiacchierare con mia madre e Joe si era fatto sentire solo una volta, per dirmi che mi stavo abituando a questi sogni e a malincuore aveva ammesso che stavo anche affinando il controllo nell’influenza le cose.
Ed eccomi di nuovo per le strade di Holmes Chapel mentre correvo sotto la pioggia per arrivare in tempo a scuola. Quella mattina mi ero svegliata in ritardo, mia madre era già andata a lavoro e neanche chiudendo gli occhi e desiderando di essere già vestita ero riuscita a darmi qualche vantaggio.
Il peggio dell’Inghilterra è quel venticello del cazzo che inclina la pioggia in modo da rendere l’ombrello del tutto inutile.
«Dio mio, sono tutta bagnata!» esclamai guardando com’ero conciata.
«Ah beh, se io ti sembro messo meglio…» mi voltai e vidi Harry con i capelli attaccati al viso e le goccioline che scendevano dalla punte dei capelli.
«Ehi, ciao, Harry»
«Ciao Cher»  rispose sorridendo.
«Niente ombrello?» chiesi inarcando il sopracciglio.
«Oggi mi sono svegliato in ritardo, quindi me lo sono scordato» ammise imbarazzato ed insieme ci avviammo verso i bagni per asciugarci.
«Credo che entreremo in seconda ora» aggiunsi guardando le mie e le sue condizioni, menomale che avevo indossato gli stivali di gomma, altrimenti l’acqua mi sarebbe entrata persino nelle scarpe.
A differenza di Bristol la scuola ad Holmes Chapel era più pulita e fornita: nei bagni c’era persino il phon ad aria calda che asciugava le mani!
Quando uscii, sperai che Harry mi avesse aspettato o stesse per uscire dal bagno maschile, non sapevo per quale motivo mi ritrovai ad aspettare cinque minuti fuori in corridoio, per poi darmi della stupida e tornare in classe.
Mi sedetti al mio posto, chiedendo scusa alla professoressa ed indicando le chiazze umide sui miei vestiti ed i capelli ancora leggermente bagnati.
Lei annuì leggermente e mi avviai al mio posto, salutai con lo sguardo Rose e quando mi avvicinai al mio banco vidi che Harry non era ancora rientrato in classe.
‘In effetti era messo peggio di me’ pensai rincuorata dal fatto che non se ne fosse andato senza aspettarmi.
Verso la ricreazione richiesi conferma a Rose per l’incontro di studio extra di quel giorno.
«Sì, ci vediamo nuovamente a casa di William alla stessa ora» rispose mentre si mangiava  dei biscotti.
Andare a casa di Will e non fargli smuovere il culo era il minimo che gli dovevamo e potevamo fare per ringraziarlo del suo aiuto. Ma dopo tutto… non gli dispiaceva ormai passare il tempo con Rose, dato che l’aveva persino invitata ad uscire quel sabato.
Quella settimana fortunatamente  non c’erano verifiche, ma conoscendo il mio cervello, se non ripassavo avrei scordato tutto nel giro di pochi giorni.
Quando tornai a casa, sperai che mia madre mi avesse preparato il pranzo ed immaginai che sul mio letto ci fossero i vestiti appena lavati e stirati.
‘Ah almeno questa è una cosa positiva’ pensai rincasando e trovando un biglietto con ‘ il pranzo è nel frigo’ e vedendo in camera gli abiti piegati. Potevo far accadere tutto ciò che volevo, doveva soltanto essere una cosa possibile in base al tempo in cui mi trovavo, alle possibilità economiche ed altre circostanze del genere.
Certo, potevano succedere piccole cose e potevo cambiare solo alcuni dettagli, ma sinceramente era meglio che niente. Jennifer mi aveva spiegato che nonostante fosse un sogno, quello che stavo vivendo era anche una cosa vera e per mantenerla in modo realistico non potevo immaginarmi cose come unicorni, vampiri, concerti dei Jonas Brothers sotto casa e similari.
Prima di andare a casa di Will chiusi gli occhi e desiderai che al posto dell’ombrello inutile che stringevo in mano, indossassi un impermeabile bianco sopra la tuta azzurra.
Un’altra qualità di William, oltre la pazienza, era il suo modo di parlare: era fluido e aveva sempre la risposta pronta con le cose giuste da dire. Avrebbe potuto benissimo fare l’insegnante, soprattutto perché riusciva a spiegarmi e farmi digerire o addirittura farmi interessare ad argomenti che in classe i professori non erano riusciti a farmi apprezzare.
Sembrava avessi una specie di gene del ritardo e mi ritrovai a correre per i marciapiedi sperando di arrivare in tempo.
Con il fiatone e le gambe che non vedevano l’ora di sedersi citofonai esausta al campanello.
Non fui sorpresa di ritrovarmelo davanti: «Ciao Harry, sono stanca morta»
In un certo senso avevo acquistato confidenza con lui, che a differenza di Will e Rose non mi aveva mai fatto battutine per mettermi a disagio.
«Lo vedo» disse facendomi passare.
«Ragazzi – esordii alzando la voce per farmi sentire – facciamo un attimo di pausa, non ho la forza di aprire un libro al momento» finii di appendere le mie cose in corridoio e mi voltai verso la cucina.
«Non credo ci sia bisogno di chiedere una pausa» commentò Harry alle mie spalle, mentre fissavo con aria interrogativa la sala da pranzo vuota con gli zaini di Rose e Will sulle sedie.
Mi voltai verso di Harry, che precedendomi leggendo il mio sguardo rispose:«Timmy stava giocando in salone, anzi correva e quando è inciampato sul divano ha sbattuto il mento per terra»
«Non lo voglio sapere…» mormorai pensando schifata al sangue della ferita.
«Non ti preoccupare, prima di uscire Emma mi ha detto dove trovare il panno e l’alcol e ho disinfettato tutto»
«Sono al pronto soccorso?» chiesi, ma già sapevo la risposta.
«Sì – disse con voce ferma – quando sono arrivato io era appena successo il macello, tant’è che mi ha aperto Rose che aveva già il capotto mentre Will teneva in braccio suo fratello con un pacco di ghiaccio sul viso»
Annuii avendo inquadrato la situazione.
«Anche se lo chiama peste, Will è molto protettivo verso Timmy» esordì Harry.
«Già» fu tutto quello che uscii dalla mia bocca.
Poi, silenzio.
Il più assoluto silenzio, si sentivano persino le lancette dell’orologio della cucina che ticchettavano.
Ormai era evidente che per oggi non sarebbe successo nulla, magari io ed Harry avremmo potuto avvantaggiarci qualcosa o sarei direttamente potuta tornare a casa.
«Beh ma… -dissi con un velo di imbarazzo – non disturbiamo a stare qui senza padroni di casa?»
Non guardai in faccia Harry e attesi una risposta.
«Il problema è che nella fretta Emma si è scordata le chiavi sulla mensola» indicò vicino a me.
Io di sicuro potevo andarmene, ma avrei fatto la figura della maleducata ed egoista, soprattutto perché avrei lasciato solo Harry e poi… cosa avrebbero pensato Rose e Will al loro ritorno?
‘Chocolat è passata, ma quando ha visto che non c’eravate se n’è andata subito’ immaginai la voce di Harry e le facce contrariate che avrebbero fatto.
«Magari possiamo svolgere gli esercizi a pagina 215 se ti va …-proposi avvicinandomi al tavolo – così quando tornano glie li facciamo copiare» di sicuro non sarei rimasta nell’imbarazzo totale in silenzio con Harry a fianco.
«Ottima idea!»
Non è che Harry fosse stupido, ma la maggior parte delle volte che doveva applicarsi, se era in gruppo faceva sempre di tutto per distrarsi e concentrare tutta l’attenzione su di lui.
Stavolta, invece di fare lo scemetto, si concentrò e finì prima di me gli esercizi di chimica, così copiai le ultime righe da lui.
«Grazie» dissi infine.
Di nuovo silenzio, ne io ne Harry sapevamo cosa dire, il che era piuttosto imbarazzante: un conto era scambiarsi qualche parola mentre compilavamo il libro, un altro conto era rimanere seduti uno di fronte all’altra senza nulla da fare.
«Ti va di…- disse tutto ad un tratto – ti va di disegnare?»
Alzai immediatamente la testa sorpresa da ciò che mi aveva chiesto.
«Disegnare?» domandai guardandolo mentre guardava in basso verso il tavolo.
«Beh – iniziò a girare i pollici – io ti ho visto, ti vedo a lezione  mentre scarabocchi sul quaderno degli appunti…»
Schiusi le labbra e finalmente Harry mi guardò.
«E comunque il disegno dell’aquila era bellissimo» aggiunse sorridendo.
«Grazie» annuii arrossendo.
‘Oddio, perché mi sto sentendo così’ mi chiesi, sapevo che dovevo rispondere qualcosa oltre al ringraziamento, ma rimasi a fissarlo per una manciata di secondi mentre la sua espressione tornava seria.
«Va  bene – risposi prendendo una matita e aprendo una pagina del quaderno a caso – ti avverto che comunque non sono così brava»
«Shhh» mi zittì.
«Okay – sospirai attirando la sua attenzione – cosa vuoi che disegni?»
«Non lo so – ammise stringendosi nelle spalle – quello che vuoi» e continuava a guardarmi dritto negli occhi e immaginai che nessuno dei due conoscesse il motivo per cui non interrompevamo quel contatto visivo.
Non c’era imbarazzo, lo guardavo e basta, osservavo la sua pupilla nera in cui vedevo il mio riflesso, l’iride verde-grigio piena di sfumature, le ciglia nere e il modo in cui le sopraciglia gli contornavano gli occhi.
Senza accorgermene, puntai la matita sul foglio e cominciai a tracciare linee.
Quando mi chinavo per disegnare, con la coda dell’occhio lo beccavo che si sporgeva curioso a sbirciare il foglio, quando alzavo la testa, tornava a guardarmi dritto negli occhi.
Alla fine, quando fu il momento di passare alle sfumature,  cercai una matita nera e una gomma con i bordi spigolosi ed iniziai a pensare ai dettagli e i punti luce.
Non mi ci volle tanto tempo. Infondo, stavo solo disegnando degli occhi, e il suo sguardo aveva  catturato così tanto la mia attenzione, da ispirarmi.
Posai la matita sul tavolo e abbassai lo sguardo.
Non ero sicura di volergli passare il quaderno per fargli vedere il risultato finale.
Rimasi a fissare il ritratto senza sapere cosa stavo facendo.
«Sono davvero colpito – esclamò alle mie spalle facendomi sobbalzare – sembra che mi stia fissando allo specchio» non mi ero accorta che si fosse alzato in piedi.
Sorrisi leggermente.
«Non è niente di che…» risposi.
«Ah – replicò facendo una smorfia – non fare la modesta con me, tutti sono bravi in qualcosa. Siamo tutti diversi e abbiamo talenti diversi. Io sto cercando ancora di capire quale sia il mio, forse il canto mah…chi lo sa?»
Fece le spallucce con quell’espressione cordiale che sembrava non abbandonargli mai il viso.
«Ma sono comunque sicuro che il tuo sia un dono!»
Sorrisi nuovamente.
‘Harry Styles degli One Direction…’
Oh, dovevo farlo, dovevo chiedergli di cantare, perchè era ovvio che sapeva cantare.
«Fammi sentire qualcosa» gli chiesi inarcando il sopracciglio. Avevo un’espressione che diceva ‘ora è il tuo turno’.
Improvvisamente bussarono alla porta, Harry si precipitò ad aprire lasciandomi da sola con il disegno in mano.
Guardai un attimo fuori dalla finestra e notai che senza rendercene conto si era fatto buio, sentii qualcuno entrare e poi guardai l’orologio: era quasi l’ora di cena.
«Harry» riconobbi la voce di Will e mi affrettai a nascondere il ritratto degli occhi di Harry.
«Sì, scusa amico, abbiamo avuto dei problemi, c’era fila e quando è successo è stato improvviso che siamo subito andati in panico- sentivo William parlare ancora vicino l’ingresso – No, Rose l’abbiamo riaccompagnata a casa, vi ringrazio per essere rimasti, avevamo persino lasciato le chiavi qui – rimisi tutto nel mio zaino e mi avvicinai a loro – Davvero Harry, grazie…Oh Chocolat, vieni, ti riaccompagnamo a casa. Tu invece puoi restare a cena se vuoi»
«Oh, per me va benissimo» gli rispose Harry.
Intanto mi avvicinai all’appendiabiti.
«Sarà per la prossima volta…» mormorai lasciando William perplesso e Harry con un ghigno imbarazzato.
«Se vuoi, puoi venire questo sabato alle prove del nostro gruppo» disse mentre mi infilavo l’impermeabile.
Lo guardai un attimo e colsi lo sguardo complice che lanciò a Will, che si limitò ad annuire.


 
#Dattebayo
Io mi scuso infinitamente per il ritardo che ho impiegato nell'aggiornare questa fanfiction. Quest'anno è stato molto difficile per quanto riguarda le fanfiction, mi dispiace averci messo cos' tanto a rimettermi a posto, ma dopo tutto... anno nuovo vita nuova :)
Spero di sapere se la storia vi piace, grazie a tutti quelli che continuano a seguirla! :D
 
   
 
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