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Autore: thembra    14/11/2008    2 recensioni
Lo scontro col demone volpe visto non solo con gli occhi di un ninja, ma con quelli di un marito e di un padre. Raccontato in prima persona da Minato, spero vi piaccia TH
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Yondaime
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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If it was possibile,

I would have been with you forever…

 

 

 

 

 

Se mi fosse stato concesso avrei voluto prenderti in braccio ancora…

 

 

 

Il vento ulula di una furia selvaggia, solleva il mio giaccone e se non faccio attenzione rischio di perdere l’equilibrio.

Sembra una sciocchezza, ma da quassù le folate assumono quasi la forza di un tornado.

 

Di fronte a me c’è il fuoco, vedo il terrore che oltrepassa la mia postazione per giungere ai confini del villaggio, portato nei cuori delle persone che incapaci di difendersi scappano verso la selva.

Sento le grida, odo i pianti dei bambini separati dai loro genitori e alcune voci che invocano dei nomi a cui nessuno risponderà mi fanno chiudere gli occhi per la rabbia.

 

Era un villaggio pacifico la mia Konoha fino al tramonto di poche ore fa.

La gente sorrideva e si salutava per strada, i bambini all’accademia studiavano il loro futuro, le due pesti sotto al mio comando bisticciavano fra di loro e tu mia piccola luce dormivi beato sognando cose di bimbo.

 

A casa nostra la luce della lanterna sfuocava le ombre verso i muri, tu le guardavi e ridevi divertito stringendo con le tue piccole dita l’indice della tua mamma con una forza dolcissima, e io vi avrei guardati in eterno.

Gli occhi schiusi del mio amore in un’espressione che solo una madre sa mostrare, le tue iridi cobalto spalancate sul mondo di quella stanza, il sorriso che vi nasce identico sulle labbra, le tue grida euforiche e gli improvvisi silenzi quando ti volti verso di me e mi fissi ancora confuso, perché non sai chi sono, non riesci ancora a comprendere che sono l’altra metà del tuo mondo rappresentata per ora solamente da lei.

 

I tuoi occhi sono una continua meraviglia ogni volta che mi guardi, alzi le sopracciglia spalancando ancora di più le palpebre, la tua bocca si apre e si chiude e le tue gambe scattano in continuazione.

Ignoro cosa stai provando, ma so che stai imparando una cosa nuova.

 

“Lui è il papà…”

 

Ti prende in braccio e vi avvicinate a me, esiti un poco mentre ti distanzia da sé ma poi ti fidi e allunghi le braccia verso i miei palmi, sfiori coi tuoi la punta delle mie dita e un calore improvviso mi pervade.

Sbotti un gridolino, mi guardi e sorridi in silenzio, batti le tue piccole manine sul dorso delle mie, non ti opponi alla stretta che opero attorno al tuo petto ora che ti prendo, che ti avvicino al mio collo per donarti un bacio sulla testa chiara dalla quale spuntano solamente alcuni ciuffi biondi.

 

E in un attimo siamo vicinissimi, le tue braccia si posano sul mio petto, la tua testolina ascolta il battito del mio cuore e i tuoi occhi pian piano si socchiudono e si addormentano.

 

“Lo metto a letto…”

“No, lasciamelo tenere ancora un attimo…”

 

Sei così leggero e piccolo che ho quasi paura di romperti, i tuoi respiri somigliano allo sbatter d’ali delle libellule, lievi ma continui, corti e ravvicinati.

Sei uno scricciolo, ma il calore che emani e la gioia che mi infondi sono immensi.

 

 

Ti dono un ultimo bacio sulla fronte, poi ti consegno alle braccia di tua madre che ti posa nella tua piccola culla di vimini, la guardo coprirti, baciarti e sussurrarti la buona notte, mi avvicino a lei e la abbraccio baciando i suoi capelli ramati, inspirando quel profumo di mamma che vi circonda entrambi, invidiando il legame che già vi unisce.

 

Vorrei baciarla e stringerla a me, ma d’improvviso le campane di allarme suonano prepotenti, mi precipito a chiudere le finestre per evitare che il rumore ti svegli, ma arrivo tardi perché le tue grida spaventate già riecheggiano nella stanza.

 

Guardo tua madre prenderti e cullarti, ti vedo calmare poco a poco, mi avvicino, la bacio e poi esco prendendo al volo il mio giaccone bianco e arancio e in un attimo sono al cancello principale.

 

Hokage-sama…laggiù!”

 

Seguo lo sguardo della sentinella ed il sangue mi si gela nelle vene, davanti a noi a circa venti, trenta chilometri a nord, dal profondo della selva si innalza feroce l’immensa sagoma del demone volpe.

Il suo pelo riluce degli stessi riflessi del sole al crepuscolo, le sue code guizzano selvagge scattando ad ogni falcata che percorre mentre velocissima si avvicina al villaggio.

 

 

“Dichiarate lo stato d’emergenza livello A, salvate i civili, richiamate anbu jonin e avvisate il Terzo…”

 

La guardia mi guarda annuendo, eseguirà i miei ordini è bene allenata, ma nei suoi occhi scorgo il puro terrore corrodergli l’animo.

Gli poggio la mano sulla spalla voltandomi verso la direzione da cui sono giunto.

I vetri della facciata sono intatti, la fievole luce ancora vibra e sono sicuro che voi due siate dentro, sono sicuro che ti sarai calmato e che avrai ripreso a dormire, sono certo che tua madre sarà accanto a te e ti proteggerà perché è esattamente ciò che farò io.

 

Con uno scatto improvviso salto all’esterno delle mura, percorro decine di metri in pochissimi secondi, dietro di me avverto le presenze dei ninja richiamati, procedo senza timore, la retroguardia è di ottimo livello.

 

Non riesco a pensare che a te mentre corro incontro al demone, ai tuoi occhi che sono il riflesso dei miei, alle tue espressioni e ai tuoi miagolii di neonato, ma il rumore dei suoi passi farsi sempre più vicino mi fanno tornare alla realtà.

Il terreno vibra ogni volta che le sue zampe dilaniano la terra, vedo le cime dei centenari alberi di Konoha venir sradicate come fossero pagliuzze al vento.

 

Due secondi e mi trovo di fronte ad esso, minuscola macchia bianca al confronto con l’enormità della sua stazza.

 

Attacco non appena avverto la retroguardia essermi vicina, la circondiamo e mentre il corpo dei maestri del sigillo provano ad indebolire il demone noi ninja lo attacchiamo nei punti chiave.

Occhi, giunture punti vitali e articolazioni.

Facciamo presto i conti con la sua agilità, una sua zampata e la cerchia dei sigillatori è spazzata via,  la nostra forza è dimezzata ma non ci abbattiamo, alcuni colpi vanno a segno, sembrano azzopparla e il  mio kunai addirittura la acceca, la sua furia esplode in un attacco spirituale e ci ritroviamo a terra quasi privi della vita.

 

I miei occhi la vedono incedere come una furia verso il villaggio, e anche se scompare quasi subito sento il rumore dei crolli e il polverone innalzato al cielo dai cumuli di macerie.

 

In pochi attimi divampa il fuoco e il cielo sopra il villaggio risplende a giorno, le case si trasformano in pire e il terreno che vibra ad ogni crollo mi porta il frenetico rombare di mille passi terrorizzati.

 

Fra la folla ci sono vecchi e bambini.

Fra la folla ci sarete di sicuro anche voi due.

 

Non ho bisogno di pensare altro, mi alzo e traballante incomincio a correre mentre il vostro pensiero mi da forza, sembra lenire le ferite del mio corpo e darmi coraggio.

Porto il pollice alla bocca, serro gli occhi e mordo la pelle, arresto d’improvviso la mia avanzata sotto ai resti del portone principale e pianto il palmo a terra.

 

“Tecnica superiore del richiamo!”

 

Un’enorme sbuffo di fumo e subito dopo mi ritrovo alla sua altezza.

Ora la guardo negli occhi e il suo ringhiare seppur spaventoso non fa altro che incrementare la mia rabbia.

 

La distruzione che ha seminato e la morte cha ha portato con sé saranno la sua condanna ma so anche che in un combattimento diretto non riuscirei mai ad averla vinta.

 

Chiudo gli occhi mentre la sola ed unica soluzione si fa spazio fra le mie idee e facendosi man mano più chiara fa sbiadire le immagini che ho di te e di voi.

 

 

 

Se solo avessi potuto ti avrei amato…

 

 

 

 

Scatto all’attacco con Gamabunta mordendomi nuovamente il pollice per attivare una tecnica che non richiederà come compenso solamente qualche goccia del mio sangue.

 

Richiamo a me il potente dio dei morti, e quando lo vedo apparire capisco ciò che dovrò fare.

Non sarò il solo a venire condannato, e questo è forse il mio più grande rimpianto.

 

Mentre la mia evocazione distrae la volpe con uno scatto mi porto sul suo dorso e subito le mani evanescenti dell’oni ghermiscono dal corpo del demone il suo spirito.

Ti accorgi troppo tardi di ciò che sto facendo, l’oni ha già risucchiato gran parte della Tua anima e mentre stremato cadi a terra ritorno sulla testa di Gamabunta sfidando il tuo sguardo pieno di maledizioni e ira.

Ma ridi nella morte perché prima di tutti hai capito una cosa fondamentale, il tuo spirito verrà sigillato mentre il mio sarà disperso.

Tu avrai un’altra possibilità invece io no.

 

Mi rendo conto della vittoria solamente quando l’oni si presenta davanti a me per richiedere la sua contropartita.

 

Mi guarda negli occhi e in quell’attimo tutto si blocca.

 

I miei occhi non si chiudono più, il respiro cessa di invadere i polmoni e resta sospeso nel vuoto assieme al tempo che per me si è fermato.

Posso vedere il mio corpo perdere l’equilibrio e cadere dalla testa dell’enorme rospo che fa appena in tempo a prendermi fra le zampe prima che mi schianti a terra ai piedi dei ninja sopravvissuti accorsi per aiutarmi.

 

Capisce solo in quel momento ciò a cui sono ricorso, lo sento imprecare contro il destino, vedo le sue zampe palmate schiudersi attorno al mio corpo anche se non sento il loro calore.

In quel momento è come se mi trovassi in mezzo alla folla, un semplice spettatore della mia stessa fine, la beffa del dio dell’inferno.

 

Vedo il mio corpo venir adagiato a terra, leggo lo sconforto sul viso del Terzo e il dolore negli occhi dei superstiti ma so anche che un pericolo è stato sventato, so che l’alba di domani risplenderà su una Konoha un poco ammaccata ma ancora esistente.

 

E poi so che voi due starete bene.

 

 

e lo sento chiaro in questo preciso istante il tuo vagito fra mille pianti di bimbo, il bruciore che provoca il manifestarsi del sigillo sul tuo ventre non ti da pace, le candele poste attorno alla tua culla bruciano e scottano la tua pelle ancora sensibile…

 

Nessuno sembra accorgersene, ma due lacrime scendono dai miei occhi ormai ciechi sul mondo, le uniche parti di me che rimarranno in questa terra assieme alla maledizione che ti ho inflitto.

Ho segnato la tua vita per sempre figlio mio, e con le poche parole che mi sono rimaste ho chiesto che non ti sia portato odio per ciò che sarai.

 

Ma sei già trattato da nemico dalla gente che deve unicamente a te la sua salvezza, e non hai ancora sei giorni di vita.

 

 

 

 

 

 

 

Avrei guardato in eterno le espressioni serene di tua madre…

Avrei voluto sentire le tue dita attorno alle mie…

Avrei voluto diventare l’altra metà del tuo mondo e rimanere sempre con te…

 

 

 

 

 

 

ma sono l’Hokage, e non mi è concesso che di morire per permettere a te di vivere…

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

TH

 

Ah-hem….

Non so che dire ma mi piace un casino u.u

XD

È un omaggio al Quarto Hokage,

prima sfogliando la cartella delle immagini

 ho trovato una sua immy in cui è l’incarnazione

della devozione, del coraggio e della

forza e quel suo sguardo triste e puro al contempo mi ha ispirato

questa one shot.

Non mi aspetto molti consensi dal momento che è la pria

Volta che tocco il sacro Quarto,

ma ho voluto provare a scrivere di lui…

che altro aggiungere…

 

fatemi un fischio se ne avete voglia…^__-

 

Chu!

  
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