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Autore: amberxtomlinson    01/01/2015    6 recensioni
Dal testo:
"Eppure Ben lo sapeva che non sarebbe dovuto andare a quella stupida festa.
Lo sapeva benissimo, ma c'era andato lo stesso, da perfetto rincretinito qual'era.
Però, sul momento l'idea non gli era sembrata così malsana, soprattutto di fronte all'alternativa di dover passare la serata col suo "fratello prodigio".
Adesso invece capì quanto fosse stato incommensurabilmente idiota. Ma certo, Ben, perché non passare una serata chiuso nella stessa casa con adolescenti sballati e ubriachi? A dover, magari, prestare continua attenzione affinché qualche imbecille non ti vomiti addosso?
E, soprattutto, a dover avere continuamente davanti gli occhi la visione raccapricciante della tua cotta ossessiva dai tempi del primo anno a sbaciucchiarsi e toccarsi con la sua fantomatica ragazza dalle gambe lunghe?
Davvero, non si poteva essere più idioti"
Una festa deprimente per il povero Ben.
Almeno finché il destino (o quale dio per esso) non si è mostrato nel momento in cui, al tanto imbarazzante quanto scontato gioco della bottiglia, questa non avesse deciso di regalare quei sette minuti nello stanzino proprio a lui e alla sua irraggiungibile cotta.
Sette minuti in grado di cambiare tutto.
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shoujo-ai, Yaoi, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
Capitoli:
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Eppure Ben lo sapeva che non sarebbe dovuto andare a quella stupida festa.
Lo sapeva benissimo, ma c'era andato lo stesso, da perfetto rincretinito qual'era.
Però, sul momento l'idea non gli era sembrata così malsana, soprattutto di fronte all'alternativa di dover passare la serata col suo "fratello prodigio", di ritorno dal suo prestigioso college a Londra.
Adesso invece capì quanto fosse stato incommensurabilmente idiota. Ma certo, Ben, perché non passare una serata chiuso nella stessa casa con adolescenti sballati e ubriachi? A dover, magari, prestare continua attenzione affinché qualche imbecille non ti vomiti addosso?
E, soprattutto, a dover avere continuamente davanti gli occhi la visione raccapricciante della tua cotta ossessiva dai tempi del primo anno a sbaciucchiarsi e toccarsi con la sua fantomatica ragazza dalle gambe lunghe?
Davvero, non si poteva essere più idioti.
Per di più, aveva una sete assurda, visto che non si era arrischiato ancora a bere nulla. Così, andò in cucina, almeno per bere un po' d'acqua dal rubinetto.
Quando riuscì finalmente ad assetarsi, decise di incominciare la ricerca disperata di un posto tranquillo e lontano da ogni singolo essere vivente di quella casa.
Ma, ovviamente, non aveva preso in considerazione la possibilità di ritrovarsi una coppia a palparsi davanti la porta, un ostacolo ben peggiore di qualsiasi muro.
E non era certo una coppia qualunque,  figurarsi. Doveva essere LA coppia.
Cristo santo, ma oggi ovunque girasse se li ritrovava davanti!
Fece una smorfia di disgusto,  appurando che intorno a lui non vi erano vie di fuga, a parte la finestra. E, sinceramente,  in quel momento l'idea di usare quell'uscita di scena macabra era decisamente più allettante di dover avere davanti gli occhi il ragazzo di cui era innamorato e la sua ragazza pomiciare in un modo che avrebbe fatto invidia a qualsiasi polipo.
Rimase quindi appoggiato al bancone nella speranza che si levassero in fretta. Guardò il viso di Mark, ritenendosi incredibilmente patetico nel trovarlo bellissimo anche in quella situazione. Eppure, dopo tanti anni avrebbe dovuto mettersi il cuore in pace e capire finalmente che lui ERA ETERO, e decisamente più interessato alla sua ragazza tutta curve che a un ragazzino patetico che lo osservava da lontano ogni giorno, arrossendo come da copione ogni volta che i suoi occhi azzurri si posavano casualmente su di lui. E invece, non c'era niente da fare: ogni volta che lo vedeva (anche in quella situazione odiosa), il suo cuore iniziava un elaborato numero di tip tap, e la sua attività celebrare calava sotto lo zero.
A vederlo così avvinghiato alla sua ragazza, le solite sensazioni tristemente familiari lo sommersero. Lo guardò stringerla tra le proprie braccia (quelle braccia che facevano sbavare tutte le ragazze della sua scuola, e in un esiguo numero anche i ragazzi), e baciarla con passione,  e in un attimo di pura follia e masochismo si chiese come sarebbe stato esserci lui tra quelle braccia.
Arrossì fino alla punta dei capelli e allontanò lo sguardo, rendendosi conto solo in quel momento la presenza di un'altra persona. Una ragazza sconvolta come lui, che fissava la scena con espressione sofferente.
Probabilmente era un'altra delle tante che veneravano Mark.
Improvvisamente sentì uno sguardo su di sé,  e quando spostò il suo, rimase del tutto spiazzato nel constatare che Mark lo stesse fissando. Mentre Lily, la sua ragazza,  gli baciava il collo con eccessiva avidità,  Mark socchiuse i begli occhi azzurri nella sua direzione, alzando un angolo della bocca in un ghigno. Cosa significava? E per quale fottuto motivo lo fissava mentre si baciava con la sua ragazza?
Ben sgranò gli occhi quando Mark fece passare la lingua sulle labbra, con un chiaro gesto provocatorio che, Cristo, se lo era! Non aveva la più pallida idea di quale droga gli stesse scorrendo in circolo, ma non riuscì a separare il proprio sguardo da quello di Mark, rimasto completamente incatenato da quegli angelici quanto diabolici occhi azzurri. Mark inclinò leggermente la testa, mordicchiandosi il labbro, il tutto sempre mentre lo fissava con i suoi occhi penetranti. Inutile dire che il suo sguardo si posò istantaneamente su quelle labbra, e che il suo respiro si fece alquanto asmatico. Cosa cazzo stava succedendo?!
Te lo dico io che succede, Ben, la tua cotta millenaria sta flirtando con te, il tutto mentre palpeggia la sua ragazza. COSA?
Arrossì di botto, come se qualcuno gli avesse gettato un barattolo di succo di pomodoro in pieno viso.
Infischiandosene del dover attraversare il quadretto d'amore per uscire, attraversò la porta, cercando disperatamente di ignorare i patemi che si stavano formando nel suo cervello.
Un attimo prima di allontanarsi, però, sentì qualcuno afferrargli il braccio e si congelò sul posto nel sentire una voce che riconosceva molto bene.
-Scusa...-
Si girò a guardarlo, sentendo le guance in autocombustione istantanea e il cuore esibirsi in un elaborato triplo salto mortale, con tanto di avvitamento e spaccata finale. Avrebbe voluto chiedergli cosa volesse, ma sentì improvvisamente la gola secca e la certezza che se avesse parlato probabilmente sarebbe sembrato una specie di anatra strozzata.
Mark gli rivolse un sorriso sghembo e sexy da morire (non lo aveva pensato davvero, giusto? ) e uno sguardo malizioso. Il tutto mentre Lily, con ancora le braccia intorno al suo collo, osservava la scena stupita.
-Hai qualcosa qui...- disse Mark, portando la mano sulla sua guancia e prendendo ad accarezzarla delicatamente. Oh mio Dio. Oh mio Dio. Oh mio Dio.
Ben odiava questi momenti in cui si sentiva una tredicenne in piena crisi ormonale che probabilmente nemmeno sa cosa significhi "crisi ormonale", ma davvero, stava letteralmente per trasformarsi in gelatina fusa e accaldata.
Portò il pollice a sfiorare le sue labbra,  causandogli un brivido lungo tutta la schiena, segno che la fase gelatina stava per avverarsi, e accaldandolo su tutto il viso.
Poi l'incanto si spezzò, quando allontanò la mano e gli rivolse uno sguardo capace di sballare il suo punto di forza di gravità.
-Fatto- disse, sorridendo compiaciuto e divertito.
Lily, sorprendentemente,  alzò gli occhi al cielo con un sospiro esasperato, poi rivolse un'occhiata lampo alla ragazza che era ancora in cucina, e riprese ad avvinghiarsi a Mark.
Ben rimase imbambolato come uno stoccafisso, incapace di intendere e di agire. Girò sul posto e con movimenti forzati si allontanò, chiedendosi ancora cosa significasse tutto ciò.
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Alcuni minuti dopo, Ben si ritrovò a ripetere per la quattromillesima volta che no, non voleva giocare al gioco della bottiglia.
Non seppe mai come poi si ritrovò seduto in quello stramaledetto cerchio, a fissare con panico quella stramaledetta bottiglia di plastica, e chiedendosi cosa caspio aveva fatto di male nella vita per avere quella stramaledetta sfiga.
Quest'ultima, quel giorno, sembrava essere davvero andata a mangiare carciofi quando vide Mark e Lily unirsi al gioco, ovviamente avvinghiati come due polpi. C'era anche la ragazza che aveva visto in cucina, e che fissava con malcelato odio la coppia perfetta della scuola.
Ad aggravare la situazione, c'era anche lo sguardo che Mark gli rivolgeva ogni volta che toccava a lui, o a Ben stesso, girare la bottiglia. Anche a questo suo turno, mentre Mark girava e gli rivolgeva uno sguardo intenso che non riusciva a decifrare, Ben deglutì e arrossì, sperando disperatamente che la bottiglia passasse oltre, e allo stesso tempo pregando perché si fermasse su di lui. Effettivamente, aveva le idee un po' incasinate.
Ben osservò la punta della bottiglia fermarsi su di lui con emozione e terrore. Non gli sfuggì il sorriso che Mark gli rivolse a quella coincidenza.
Un coro di "Ooooooohhhh" e risatine si diffuse nel gruppo, mentre Mark gli rivolgeva la domanda.
- Bacio o sette minuti in paradiso?-                                      
Ben cercò di riflettere razionalmente. Quei "sette minuti in paradiso" significavano sette minuti chiusi nello sgabuzzino, e la sola idea di condividere uno spazio tanto stretto con il ragazzo di cui era innamorato da un secolo era capace di fargli riprendere in considerazione l'idea di un'uscita di scena per la finestra. L'alternativa era morire di imbarazzo.
Certo, però, che per quanto gli sarebbe piaciuto baciare Mark (il suo stomaco si esibì in una serie di capriole a questo pensiero), farlo davanti a tutti gli altri avrebbe significato fuggire in Messico e costruirsi una nuova vita subito dopo, oppure direttamente sotterrarsi vivo per l'imbarazzo. A questo punto scelse la via che riteneva più sicura.
- Sette minuti in paradiso - borbottò, tenendo lo sguardo basso e sperando di non essere diventato un pomodoro vivente.
Mentre altre frecciatine e risatine lo uccidevano di imbarazzo, si alzò e seguì Mark verso lo sgabuzzino, con l'aria di un condannato a morte. Quando lui chiuse la porta, si rese conto di quanto fosse piccolo quello stanzino, e soprattutto di quanto fosse vicino Mark, pensiero che gli procurò un brivido.
Sentì il calore del suo corpo dietro di sé e, con il cuore in gola, si girò verso di lui. Pessima idea.
Mark era ancora più vicino di quanto pensasse e si sentì perdere un battito alla vista dei suoi occhi azzurri così intensi. Dalle sue labbra socchiuse sentì il respiro di Mark solleticargli il viso e farlo immediatamente andare a fuoco. Il ragazzo mise una mano sul muro, al lato della sua testa e (e qui Ben fece un balzo, così come il suo stupido cuore atletico) appoggiò l'altra sul suo viso.
Adesso sì che era sicuro che sarebbe andato in autocombustione. Diamine, non poteva prendere fuoco al minimo contatto!
Cercò di prendere dei respiri profondi per calmarsi, ma era davvero difficile mentre era chiuso in uno stanzino con un ragazzo dagli incredibili occhi azzurri, il quale tra l'altro sembrava piuttosto impegnato ad accarezzargli il viso.
-Cosa fai?-  disse, sentendo la lingua improvvisamente secca. Cristo, ma doveva dirlo per forza con quella ridicola voce acuta?
Mark sorrise e Ben si stupì nel vedere come i suoi occhi avessero perso il luccichio malizioso per farsi ancora più intensi, come se bruciasse un fuoco azzurro in quelle iridi magnifiche. Questo nuovo sguardo lo lasciò senza fiato e diede motivo al suo cuore di esibirsi nelle ennesime acrobazie olimpiche. Che razza di esibizionista.
-Secondo te...? - mormorò Mark in risposta, con voce bassa e roca. Ben non si ricordò nemmeno di cosa stessero parlando, completamente perso nei suoi occhi. Mark fece scivolare la mano sul suo collo, facendolo rabbrividire, per poi farla passare tra i suoi capelli. Sicuramente doveva sembrare una specie di pomodoro maturo in quel momento, per quanto si sentiva arrossato.
Poi la mano ritornò sul suo volto, e lo stesse fece l'altra, staccandosi dal muro, cosicché Mark tenesse il suo viso tra i palmi delle mani. Le sue mani erano fredde sulle sue guance in fiamme, talmente accaldate che era sicuro sarebbe riuscito a cuocerci un uovo sopra. Ben, senza rendersene conto, si era schiacciato contro il muro, e adesso che aveva le spalle al muro Mark lo teneva imprigionato. Non che avesse la benché minima voglia di scappare, figurarsi. Certo, poi ci sarebbe stato tutto il tempo per fuggire in Messico, ma almeno adesso voleva godersi quel momento con Mark. Anche se poi sarebbe tornato dalla sua ragazza perfetta...
Quel pensiero lo irrigidì, riuscendo a farlo sbollire un po'.
-Perché lo stai facendo?- chiese, duro, riuscendo ad abbassare gli occhi con un gigantesco sforzo di volontà.
-Credevi che non mi fossi accorto di come mi fissi sempre da lontano? - mormorò Mark, il viso a un millimetro dal suo. Ben chiuse gli occhi, girando un po' la testa di lato, sopraffatto dalle sensazioni.
Ecco, adesso gli avrebbe detto quanto fosse patetico, e come tutto questo fosse solo uno scherzo per prenderlo in giro. Davvero patetico da parte sua cascarci come un scemo...
-Non sai quanto mi eccitino quegli sguardi -
Ben ci mise qualche secondo per elaborare quelle parole.
Poi spalancò gli occhi, guardandolo col viso più rosso che mai.
-Che...? Co...? Come?! - si spiaccicò ancora di più contro il muro, il cuore andato a puttane.
Lui sorrise con occhi maliziosi, avvicinando il viso al suo.
-Già piccolo, non sai quanto sia stato faticoso per me trattenermi- sentì il suo respiro sulla sua pelle.
-Ma tu hai una ragazza!- fu la debole, disperata protesta di Ben, che stava cercando in tutti i modi di non farsi venire un infarto per quell'ultima frase.
Lui fece una risatina.
-Non stiamo insieme: la nostra è una relazione platonica per necessità - Ben lo guardò interrogativo e lui sospirò, poi iniziò a strofinare il pollice lungo le sue labbra, gli occhi incollati lì mentre parlava - Vedi, Lily è lesbica. Non succede niente tra noi mentre siamo soli, ma quando vogliamo far ingelosire qualcuno... ad esempio, in cucina, lei voleva far ingelosire quell'altra ragazza che c'era, perché non l'aveva chiamata dopo che si erano baciate e lei le aveva dato il suo numero... Ma adesso non ho davvero voglia di parlare della sua vita sentimentale. Direi che abbiamo già sprecato tempo più che a sufficienza a parlare, e sinceramente ho una gran voglia di baciarti...-
-A...aspetta!- fece Ben, con tono stridulo - Hai detto che è una relazione per necessità. Se Lily ti usa perché è lesbica, allora tu...-
-Sono gay, sì. E adesso sta zitto e baciami-
E allora Mark gli alzò il viso e lo baciò.
Le sue labbra erano incredibilmente morbide e si muovevano gentili sulle sue. Ben non si rese nemmeno conto di star trattenendo il respiro finché non si sentì mancare l'aria nei polmoni. Mise di slancio le mani sulle sue spalle per avvicinarlo, mentre il suo cuore pompava sangue in quantità industriale e a una velocità inconcepibile per il genere umano.
Sentì improvvisamente la necessità di approfondire quel bacio, ma si vergognava troppo di fare il primo passo. Aprì piano le labbra per incitarlo a entrare, ansioso e spaventato. Istintivamente, fece passare la lingua sul labbro inferiore di Mark, preso dall'improvviso desiderio. Il suo sapore era buono, caldo e dolce. Mark rabbrividì e avvicinò ancora di più il corpo a Ben, poi unì la lingua con la sua, in un'esplosione di piacere ed eccitazione che sconvolse entrambi. Mark abbassò le mani, circondando con le braccia il busto di Ben e avvicinandolo a sé.
Con l'unico neurone ancora attivo, Ben si rese conto di aver trovato la risposta all'interrogativo che si era posto precedentemente,  su come fosse essere circondato da quelle braccia.
La risposta? Tutto ciò che la sua mente elaborò fu: "Mmmmhhh...aaah mmmhhh cristo mhhh".
Ben fece scivolare le mani sul suo collo, portando poi le braccia a circondarlo e prese ad accarezzargli distrattamente i capelli, morbidi e pungenti tra le sue dita.
Le mani di Mark raggiunsero i suoi fianchi, per poi infiltrarsi sotto la maglia e accarezzargli la pelle nuda, procurandogli un brivido. Poi raggiunsero la schiena e salirono su e giù. Ben non si era accorto che una mano si era staccata finché non se la ritrovò sul sedere. Sobbalzò e allontanò il viso dal suo.
-Mark, mi stai palpeggiando? - chiese.
-Mmmhhh...- fu la sua risposta. Il ragazzo abbassò il viso sul suo collo, iniziando a riempirlo di baci e facendolo arrossire ancora di più,  vergognandosi dell'assurdo piacere che stava provando. Sobbalzò ancora quando Mark strinse la mano sul suo gluteo (perché lui era una persona educata, e diceva "gluteo", okay?) e sentì Mark ridacchiare per la sua reazione.
Stava per dire qualcosa, quando un'improvviso scoppio di risa, fuori la porta, lo gelò. Cazzo. Non aveva calcolato il fatto che chiunque avesse aperto la porta in quel momento li avrebbe trovati in una situazione moooolto imbarazzante.
Si schiarì la voce e, cercando di reprimere la voglia di saltargli addosso seduta stante,  disse:- Credo...che tu abbia dimenticato che tra qualche minuto dovremmo essere fuori di qui-
Mark si staccò dal suo collo per puntare lo sguardo nei suoi occhi. Ben si sentì allo stesso tempo soddisfatto e imbarazzato nel constatare lo stato pietoso dei suoi capelli, del tutto arruffati e senz'ordine, che erano in quelle condizioni esclusivamente per merito suo. Stessa cosa per le sue labbra arrossate e il respiro affannoso. E gli occhi accesi di desiderio, ovviamente, non dimentichiamoci di quei maledetti occhi che stavano per procurargli un orgasmo. Era davvero soddisfacente sapere che era in quelle condizioni per colpa sua.
Se Mark era conciato così, non voleva neanche immaginare il proprio aspetto!
Mentre era perso in questi pensieri, a osservarlo con un'aria sognante sicuramente da verginella innamorata, non si era accorto che Mark aveva levato la mano dalla sua schiena, questo almeno finché non la posò sulla sua cerniera (esatto, sulla cerniera, non certo su ciò che c'è sotto, figurarsi!). Fece un balzo, mentre l'eccitazione assopita per un momento tornava più forte di prima, pronta per il secondo round.
-Sai credo che...- mormorò,  le labbra appoggiate alle sue morbide come cuscinetti, a mordicchiarle con malizia - sette minuti mi basteranno...-
   
 
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