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Autore: _unintended    01/01/2015    2 recensioni
Bandit prese tra le mani una foto rovinata e ingiallita che ritraeva la sua famiglia, tutti e tre insieme seduti al divano della loro vecchia villa, quella vicina al lago, dove aveva passato tutta l’infanzia. Vide se stessa sulle ginocchia di sua madre, che la stringeva protettivamente, e vide suo padre, in tenuta militare, con quello sguardo intenso che lo aveva sempre caratterizzato fino all’ultimo istante della sua vita. Quello sguardo intenso che soltanto un’altra persona, in tutto il mondo, aveva saputo sostenere e ricambiare altrettanto intensamente. Soltanto una.
Quella sbagliata. In tutti i sensi.
"Se vuoi che non butti questi scatoloni non c’è problema, sai?"la rassicurò sua nipote vedendola così turbata.
"Sarah"
"Sì?"
"Devo raccontarti una storia."
Genere: Drammatico, Guerra, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Bandit Lee Way, Frank Iero, Gerard Way, Mikey Way | Coppie: Frank/Gerard
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Saaaalve amikeh bll!
Questa è la prima ff che ritengo abbastanza degna di essere pubblicata, perciò siete clementi pls<3
È nata come una semplice idea mentre aspettavo nientepocodimenoche capodanno e poi si è sviluppata nella mia mente contorta, e non appena è scoccata la mezzanotte e tutti erano lì a scambiarsi auguri e convenevoli… io meditavo su come sviluppare la storia (si nota che sono una persona molto sociale sì vero sì).
Beh vi lascio al prologo, spero vi piaccia e susu commentateee
Un bacio
M.
 
 
PROLOGO- The past
 
"Nonnaaaa cosa sono queste vecchie cose in soffitta?"urlò Sarah di sopra.
Bandit sospirò e raggiunse faticosamente la nipote su per le scale fino alla piccola porticina che dava sulla soffitta. Lei era lì, inginocchiata tra vecchie scartoffie e scatoloni polverosi, e la fissava interrogativa.
"Oh santo cielo, ma perché devi proprio buttar via tutto?"domandò seccata. Odiava che si frugasse tra le sue cose, trasloco o no.
"Magari, se mi dici cosa sono, potrei decidere di lasciarli qui a prendere ulteriore polvere"replicò la nipote sarcasticamente.
Dopo che la madre di Sarah era morta, due anni prima, le cose erano davvero precipitate. Sarah doveva iniziare l’università e aveva bisogno di soldi, la scuola era in città e distava un’ora di strada da casa loro, Bandit era vedova ormai da anni e la pensione bastava a malapena per sostenere le spese principali e pagare le bollette.
Perciò avevano deciso di vendere la casa. Era un dolore, per Bandit, separarsi da quelle quattro pareti che l’avevano protetta e accolta per più di cinquant’anni, ma non poteva farci molto. Era necessario, e lei doveva farlo per sua nipote.
Del resto, si chiedeva ancora perché Sarah avesse deciso di portarla con sé. Portarsi un peso come lei, un’anziana con mille acciacchi, in un’altra casa, di nuovo. Forse…forse aveva davvero bisogno di sua nonna, forse era l’unica persona rimasta al mondo a cui fosse legata, forse le sarebbe rimasta accanto fino alle ultime ore della sua vita.
Quando ci pensava, Bandit stava un po’ meglio, e si sentiva un po’ meno sola.
Eppure, quando la vide a curiosare tra la sua roba, le salì un inevitabile moto di irritazione, un sentimento che veniva dalla vecchia sé stessa, quella che era in gioventù: la ragazza ribelle e volubile, che non si lasciava comandare da nessuno, che era autonoma e indipendente come nessun’altra sua coetanea.
Quella che aveva ereditato tutto ciò dal padre.
Ricacciò indietro l’irritazione mista a nostalgia e si accovacciò accanto alla nipote, avvicinando a sé uno scatolone.
Lo aprì e rimase senza fiato. L’ondata di ricordi la colpì in piena come un treno in corsa, travolgendola e mozzandole il respiro, facendole dimenticare il mondo circostante.
Prese tra le mani una foto rovinata e ingiallita che ritraeva la sua famiglia, tutti e tre insieme seduti al divano della loro vecchia villa, quella vicina al lago, dove aveva passato tutta l’infanzia. Vide se stessa sulle ginocchia di sua madre, che la stringeva protettivamente, e vide suo padre, in tenuta militare, con quello sguardo intenso che lo aveva sempre caratterizzato fino all’ultimo istante della sua vita. Quello sguardo intenso che soltanto un’altra persona, in tutto il mondo, aveva saputo sostenere e ricambiare altrettanto intensamente. Soltanto una.
Quella sbagliata, in tutti i sensi.
Accarezzò la foto con le dita rugose e sorrise.
"Nonna?"domandò Sarah, sporgendosi in avanti per guardare anche lei."Quella sei tu?"
Bandit annuì silenziosamente.
"E quelli sono i bisnonni? I tuoi genitori?"
Annuì di nuovo. Non riusciva a smettere di fissare il sorriso di ognuno di loro.
Posò la foto e frugò ancora nella scatola, trovandoci delle lettere che non ricordava di possedere ancora. Lettere di suo padre dal fronte.
Si portò una mano alla bocca e trattenne le lacrime."Oh…"sospirò, aprendone una.
 
“27 novembre 1942
Cara Lindsay, cara Bandit,
Finalmente sono riuscito a trovare un momento di quiete per potervi scrivere. Ci siamo accampati questa sera e ognuno di noi, chi sano e chi ferito, si è ritirato in tenda per poter scrivere ai propri familiari.
Inutile dire quanto mi manc…”
Bandit posò di scatto la lettera, deglutendo il groppo in gola.
"Se vuoi che non butti questi scatoloni non c’è problema, sai?"la rassicurò sua nipote vedendola così turbata.
Doveva farlo. Era da tanto che quel pensiero era diventato un pallino fisso per lei, e ora che, ironia della sorte, era venuti a galla tutti quei ricordi dolorosi, doveva più che mai soddisfare il suo bisogno di sfogarsi e tramandare quel segreto, quel pezzo di vita a qualcuno.
"Sarah."
"Sì?"     
"Io devo raccontarti una storia."
   
 
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