Cracked
Era passato moltissimo tempo, così tanto che Percy avrebbe
potuto dire di non riconoscere più quel posto, tuttavia, sebbene in tutti
quegli anni avesse cercato di dimenticarlo con tutto se stesso, non era mai
riuscito a scordarlo completamente, c'era sempre quel piccolo particolare,
quell'unico rimorso che lo riportava lì, come se, alla fine, non fosse mai
scappato.
Non tornava a Troy da quasi 4 anni, da quando era fuggito dalla sua "casa", o
almeno quel luogo che avevano imparato a chiamare così. A volte, a distanza di
mesi, era entrato in auto, da New York a Troy ci volevano soltanto tre ore, in
fondo. Ma puntualmente al casello autostradale
scoppiava a piangere e tornava indietro. Tutti quei ricordi, quelle esperienze,
erano ancora partecipi della sua vita, non erano ormai semplici incubi, non
sarebbero mai diventati dei brutti sogni e
basta, non sarebbe mai riuscito a svegliarsi sereno al mattino,
dimenticandosi ogni giorno che no, non doveva più farsi toccare il corpo, lentamente,
in modo straziante, fino a perdere tutto il pudore, fino a consumare tutte le
lacrime. Perché era questo che aveva fatto per tutta la sua vita, che lo
avevano obbligato a fare. A Troy,
dove Percy era cresciuto, viveva una bellissima
signora, Fanny Houghtman, sarebbe diventata sicuramente
una stella di Hollywood, ai suoi tempi, se non fosse stato per piccoli
inconvenienti di vario genere. Sì, era davvero una donna stupenda sebbene non
fosse più nel fiore degli anni, certo tutta quella bellezza era solo esteriore,
dentro aveva il marcio. Forse il suo cuore era marcito in seguito alla sua
carriera fallita e al divorzio con il suo adorato marito, oppure dopo alla
morte di sua figlia Angela, ma questo non spiegava certamente ciò che faceva. Fanny
accoglieva degli orfanelli in casa, li serviva e li riveriva, era davvero un
amore di donna, poi se quelle "adozioni" fossero in regola e da dove
provenissero i soldi per mantenere tutti quei bambini nessuno se lo domandava,
insomma, ci si poteva solo che fidare, di una persona amorevole così. E infatti cresceva quei bambini presi dalla strada nel
migliore dei modi: andavano tutti a scuola, erano sani, non si ammalavano mai e
avevano molti amici. Fanny li spingeva in
ogni modo possibile ad essere perfetti, lei si
aspettava il meglio dai suoi cari
trovatelli. Certo come tutti quei ragazzini facessero ad
essere svegli e freschi di giorno a scuola nessuno se lo spiegava, visto che
ogni sera la signora Houghtman riceveva vari ospiti
nella sua accogliente casa, ma insomma, lei stava per compiere una carriera
brillante, evidentemente erano tutti suoi vecchi amici appartenenti alle classi
più abbienti. Tuttavia quella bella signora rappresentava tutto ciò che ci
potesse essere di più orribile in quella società. Lei era cupidigia, era
avarizia, era perversione.
La maggior parte di quei bambini
lasciava la scuola a 15 anni per motivi di vario
genere -povera donna, non aveva abbastanza soldi, evidentemente!-, solo i più
forti continuavano. Nessun cittadino di Troy, ovviamente, poteva immaginare che
di notte quella donna così adorabile potesse fare
della sua casa un bordello. Ecco a cosa servivano tutti quei ragazzi. In un
primo momento i bambini, abituati alla malavita degli orfanotrofi o, nei casi
più gravi, alla vita per strada, abbandonati dai genitori biologici nella loro
più tenera età, amavano quella signora che li aveva accolti in casa sua,
trattandoli nel migliore dei modi, ma dopo qualche mese i più grandi si
accorgevano che la loro nuova mamma iniziava a trattarli diversamente e che non era una cosa affatto comune, fra i loro coetanei,
passare la notte con le mani di signori in giacca e cravatta nelle mutandine.
Percy era stato trovato
da Fanny quando aveva 12 anni e si ricordava
perfettamente di come, soltanto due mesi dopo la sua adozione, lo aveva consegnato nelle mani di una donna grassoccia
coni capelli biondo platino, "Ti trova molto carino, Perce"
gli aveva detto la sua mammina
"Comportati bene, è una nobildonna!".
I bambini imparavano a tenere la
bocca chiusa ben presto, rimanevano sempre ben impresse le punizioni, di gran lunga superiori e più temibili di una sculacciata,
riservate ai "ribelli ingrati", come la signora Fanny chiamava i
ragazzini che cercavano di chiamare la polizia o altro.
Percy era stato
preso quasi nello stesso periodo di un altro bambino che allora aveva 8 anni: Nico Di Angelo, orfano di entrambi i genitori a
causa di un incidente. Lui, sin dai primi tempi, era stato sfruttato più che
altro per piccoli lavori di casa a vantaggio della padrona, considerato troppo
magro e troppo pallido per poter piacere a qualcuno.
Nico era stato spesso vittima di invidia o di prese in
giro da parte degli altri bambini, alcuni risentiti perché a lui molto
raramente spettava di dover passare la notte con signori grandi e grossi come
loro dovevano fare, altri invece si sentivano superiori perché loro ricevevano
soldi per quello che facevano, mentre lui si sporcava le mani in cucina e
basta. Inutile dire che Percy, spinto da quella sua
bontà e dal quel senso di protezione innato, fece subito amicizia con Nico,
cercando di distrarlo più che poteva da quella sporca realtà in cui vivevano.
La maggior parte dei ragazzi, una
volta cresciuti, scappavano, così come aveva fatto Percy, di certo Fanny non si poteva permettere di perdere
la sua merce preziosa lasciandola andare allo sbaraglio. Tuttavia, quando uno
dei suoi figliocci si dava alla fuga,
lei non se ne curava più di tanto, certa che non sarebbero riusciti ad andare
molto lontano. Soprattutto per questo motivo molti dei ragazzi rimanevano con
lei, dicendo che ormai erano abituati a quella vita, faceva parte di loro. Era proprio questa la cosa più orrida, Fanny cresceva così quei bambini,
insinuando quasi nei loro cervelli l'idea
che fosse giusto e normale vendere il proprio corpo. Percy
era rimasto basito e schifato quando la maggior parte degli altri ragazzi più o meno coetanei, cresciuti con lui in quella casa,
rifiutarono di fuggire con lui, sentendosi dire cose del tipo "Alla fine
non è così male, Perce, qui abbiamo tutto". Così
se ne era andato infuriato all'età di 18 anni,
lasciandosi alle spalle tutti gli altri e i loro auguri di trovare qualcosa di
migliore. In quel momento, seduto sulla panchina di fronte Casa Houghtman, gli sfuggiva davvero il motivo per cui non aveva
portato Nico con sé, abbandonandolo lì da solo a marcire, nonostante lui, all'epoca
quattordicenne, avesse chiaramente espresso il desiderio di scappare con lui. A
quella richiesta Percy aveva semplicemente detto che
era troppo piccolo, non poteva correre tutti quei rischi, ma in ogni anno
passato lontano da quel posto era venuto alla conclusione di esser stato solo un
fottuto egoista. Allora aveva declassato Nico al livello di tutti gli altri
compagni, troppo arrabbiato con loro e ritenendoli così ottusi e accecati da
Fanny da non capire che la libertà valeva molto di più di una misera banconota donatagli
dai clienti dopo una notte di sesso.
Forse era proprio per quel motivo che non riusciva a lasciarsi quel posto
nefando alle spalle, il ricordo degli occhi tristi e malinconici e i singhiozzi
di Nico al momento della sua partenza erano stati il suo grande rimorso della
sua fuga; e forse era proprio per quel motivo che era tornato, ormai
ventiduenne, davanti a quella casa a Troy, cittadina a tre ore da New York. Sperava
di rivederlo, sperava di poterlo portare con sé questa volta, rimediando all'errore commesso 4 anni prima.
In quel momento qualcuno uscì dalla
casa, probabilmente doveva buttare la spazzatura, portava un grosso sacco
appresso. Ormai era sera e Percy non seppe
riconoscerlo. Si chiese se in quegli anni Fanny fosse riuscita ad incastrare altri poveri bambini. La figura si avvicinò al
cassonetto che si trovava a qualche metro di distanza dalla panchina di Percy. Fu proprio quando si trovò accanto al secchione, sotto la luce di un lampione, che lo riconobbe.
Era Nico. Era cresciuto moltissimo, doveva avere più o meno
18 anni. Aveva mantenuto i suoi lineamenti dolci nel viso, ma
quel pallido malaticcio aveva lasciato posto ad una pelle candida, quasi marmorea;
si era alzato e sebbene fosse magro come Percy lo
ricordava, la canottiera nera che indossava tradiva un fisico atletico. Dopo
aver buttato l'immondizia si sciolse i capelli che
teneva legati, lasciandoli disordinati, gli arrivavano quasi alle spalle. Alzò
la testa verso il cielo e a Percy sembrò di vederlo
sospirare. Dopo qualche minuto passato a contemplare le stelle che non si
vedevano a causa delle luci del centro abitato, Nico si girò, tornando verso la
casa. Quando ormai si trovava a metà strada, però, si girò di nuovo, come se
avesse notato qualcosa. Fu in quel momento che vide la figura di Percy.
NDA
Aaaallora, non so bene che dire perché è una
cosa che ho scritto di getto questo pomeriggio. Mi rendo conto di aver scritto
una cosa grossa, forse delicata, quindi capisco anche che non so se riuscirò a
proseguire questa long nel migliore dei modi, non ho pensato nemmeno ad un'eventuale fine, tutto nascerà da questo primo mini
capitolo. Quindi, spero soprattutto di non lasciarla in sospeso, visto che ci tengo molto, difatti ho intenzione di
approfondire al massimo i caratteri dei due personaggi principali. Tuttavia non
credo includerò altri personaggi della saga, ma tutto
può cambiare, ripeto che non ho ancora la minima idea di come proseguire ed
argomentare il tutto, ahimè. In ogni caso spero vi piaccia e mi farebbe tanto tanto taaaanto piacere se
recensiste, dicendomi cosa ne pensate, visto che è
solo un'idea di fiction, ecco.
P.s. Sono ancora stanchissima da ieri, come penso la maggior parte di voi, quindi scusate se la struttura
è un po' contorta e se ci sono errori. Comunque spero che tutti voi abbiate
passato un felice Capodanno c: