Un sorriso risplende nell'oscurità. I denti bianchissimi producono luce propria. L’organismo si muove silenziosamente fra le rovine del luogo. La preda si muove silenziosamente fra i detriti senza far rumore. Fra le mani sta trasportando un fucile di precisione. Col suo Sig SG-550 Sniper si appresta ad attaccare. La preda è a sua volta cacciatore sebbene la preda sia diversa. La sua preda è una ragazza che sta cacciando. Cerca senza troppa fretta il luogo ideale per appostarsi. Dopo la guerra non ci sono più molti palazzi abbastanza alti, a dir vero non ce ne sono molti che si reggano ancora in piedi senza esser stati ridotti alla rovina. La postazione scelta non è delle migliori, una finestra diroccata al dodicesimo piano. I vetri sono stati rotti dall’onda d’urto di una bomba ed il telaio d’alluminio è parzialmente stato fuso. Il tiro non è facile e neanche pulito ma il tiratore si accontenta, gli basta un secondo per portare ad adempimento il suo incarico. Ispeziona un’ultima volta il suo fucile, ogni parte dalla cassa fino al mirino viene revisionata. Si posiziona per il tiro, inspira e tiene l’occhio fisso sul mirino.





Il palazzo è un cumulo di macerie se comparato a quello di fianco. Le mura sono tutte ricoperte dalla muffa mentre la natura si è ripresa il suo posto che le era stato rubato da tempo. Non si è fatta scrupoli, ha aspettato pazientemente ed allo scoppiare della guerra si è subito mobilitata per reclamare tutto. La ragazza avanza sicura fra le rovine. Cerca di fare meno rumore possibile ma non ci riesce. Ad ogni passo una crepa di forma sotti i suoi piedi tradendola mentre la espone ai pericoli esterni ed agli animali che brucano in giro. La ragazza si ferma ad apprezzare la visione di un cerbiatto che bruca a 400m da lei. Ha deciso, quello sarà il suo bersaglio. Inforca un freccia sulla corda del proprio arco. Il bersaglio non si degna di annusare l’aria per rilevare l’eventuale pericolo ma continua a brucare con indifferenza. Il vento è ad un quarto di nodo, l’aria è satura ed il bersaglio non si muoverà ancora per molto. La ragazza tende l’arco con eleganza, non ha fretta per colpire il suo bersaglio. Vuole essere certa di colpirlo al cuore, non vuole che patisca troppo. Il cecchino aspetta senza scomporsi, il momento propizio arriva sempre basta aspettare. L’organismo nell’ombra intanto si è avvicinato sempre più, sempre nell’ombra col sorriso pronunciato senza paura d’essere avvistato. La sua preda è immobile ad aspettare di colpire un bersaglio che non toccherà mai. I suoi movimenti sono ridotti al minimo, non un suono proviene da essi né da dove i suoi piedi toccano il terreno. Come un predatore animale la sua visione è perfetta, nulla sfugge ai suoi sensi acuminati. Avverte la temperatura del bersaglio, il suo respiro controllato ed il suo odore di erba allucinogena. L’organismo si trova a mezzo metro dal suo bersaglio, avrebbe più di un’arma a sua disposizione ma non vuole esporle. Prima che lui spari alla ragazza lo blocca in una morsa d’acciaio. Con una mano li pianta il pollice sul dorso della mano che avrebbe usato per sparare il colpo, usando anche l’indice glielo spezza tanto non gli servirà più. Allo stesso tempo con l’altra mano ed utilizzando le medesime dita gli afferra la prima vertebra cervicale restringendogli i movimenti prima che possa soltanto capire che cosa stia succedendo. Quello è paralizzato ma riesce a ancora a muovere gli occhi, in essi non vi è altro che paura. Il terrore d’esser divenuto la preda un predatore più grande e letale di lui. “Ma che cattivo bambino, non si fa del male alle donne. Specialmente quando non sono consce del pericolo.” Gli sussurra nell’orecchio ghignando mentre guarda attraverso il mirino telescopico. “È bella, non credi? È raro trovare un fiore di tale bellezza di questi tempi. Adesso tu la guarderai mentre uccide quell’animale come tu l’avresti uccisa e poi… io e te ci divertiremo per un po’ assieme.” Sogghigna sadico mentre gli accosta l’occhio al mirino. La freccia viene silenziosamente scagliata con la sola potenza di un arco da 200 libbre silenziato. Il volo è veloce ed efficace. La punta si impianta nella carne senza riscontrare alcuna resistenza  mentre scava nello spazio fra due costole colpendo direttamente i polmoni infilzandoli come se fossero carta. La morte arriva veloce ed immediata senza alcun accenno di dolore mentre l’animale cade subito sul fianco. “Bello vedere un’uccisione eseguita così a sangue freddo? Adesso potresti vedere quello che so fare io.” Gli rammenta l’organismo mentre tira fuori un coltello. Il filo affilato taglia i vestiti come se fossero fatti di burro.  “Ebbene amico mio prima il dovere e poi il piacere!” sbuffa l’organismo sempre col suo sorriso stampato in viso mentre gli incide sul petto prima di recidergli la gola con un movimento fluido e professionale senza scomporsi.





Ciao a tutti. Nulla è come sembra e nulla sarà chirao d'apprima. Con un po' di calma tutto sarà spiegato, forse.
Naruto non è quello che conoscevate e neache Hinata lo sarà. Un futuro tanto lontano quanto indefinito.