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Autore: wick_    02/01/2015    0 recensioni
'sposi la famiglia non il tuo amore' 'natale con i tuoi pasqua con chi vuoi' 'la famiglia non si sceglie'. In questo momento mi accorgo come lui possa trovarsi bene con loro: il suo riso e il suo parlare sono diversi, più veri, per questo non posso competere e quanto mi piacerebbe cedere loro ogni colpa, ma non è così; per quanto è duro ammetterlo lui ha bevuto il latte da quel seno, ha dormito accanto alle vipere, ha vissuto insieme al fratello. Sono stati loro ad averlo fatto diventare l’uomo che è ora, non lo posso dimenticare. Anzi forse li dovrei ringraziare. Una battuta.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Si  dice che durante il matrimonio sposi la famiglia non l’amore della tua vita ed io ho avuto modo di capire. Sfortunatamente.
Ludovico, mio marito, è l’ultima prole di Carla donna creata dal fuoco del diavolo solo per amare tutto ciò che ha partorito e odiare il resto.
Paolo, marito di Carla e padre di Ludovico, morì agli inizi del nuovo millennio, non ebbi modo di conoscerlo, ma in qualunque caso sarà stato un povero martire.
Carla diede vita a Claudia, Carlotta, Alessandro e Ludovico.
La più grande può essere definita come il boss crudele, non lasciatevi convincere dal suo candido aspetto: quella cascata liscia e perfetta d’oro che ha al posto dei capelli servono ad ammaliare le povere vittime insieme a quei graziosi occhi color miele e al fisico perfetto. Avrà ormai raggiunto il suo scopo della vita: ottima posizione in uno studio legale, marito dal bel aspetto dalle veci di un cagnolino e una sua piccola sé dell’età di quattro anni. Letale. Carlotta, dall’animo più dolce prende posto alla sua sinistra: bella donna, dai capelli ricci e corti di un castano scuro con due gemme blu al posto degli occhi, sposata con un pediatra e gravida di gemelli, più amorevole ma da non sottovalutare. Alessandro, un uomo barbuto e muscoloso, forse troppo effemminato per i soliti canoni single per scelta non si può definire cattivo o odioso rispetto alle sorelle. Ultimo di questa famiglia Ludovico. I miei sogni in un soffio di parola, la guida della mia vita. Possiede un tratto di ogni familiare: gli occhi di Carlotta, i capelli e gli zigomi di Claudia, il fisico di Alessandro e il suo sorriso, quello può essere solo suo. Mi ha conquistato proprio con quello un Giovedì sera comune agli altri. Il tempo non risparmia nessuno e un anno e mezzo dopo ormai fidanzati ufficialmente mi portò a conoscere quello che lui chiama famiglia ed io inferno. Ricordo perfettamente lo sguardo gelido di Carla che con una stretta di mano diede inizio ai giochi. Non mi porse molta retta, non volle sapere com’era avvenuto il nostro incontro, non le importava la felicità del figlio. Lei mi voleva fuori da quella casa. Una scarica di adrenalina, una stretta di denti e continuai dritta per il mio cammino. Di certo non poteva intralciare il nostro amore. Qualche giorno più in là le due sorelle mi invitarono a passare insieme a loro il pomeriggio al centro commerciale. Un lampo di luce, forse ero stata accettata? Neanche in un sogno. Tra un stand di vestiti e l’altro le due mi isolavano e continuavano a parlare. Mi diedi della stupida, solo perché mi avevano invitato non dovevo essere io la protagonista, dovevo rimettermi in carreggiata, farmi sentire, diventare loro amica! Al termine del lungo pomeriggio decisero di prendere un caffè nel bar, non potrò mai dimenticarlo. Consumarono ciò che avevano ordinato e con una semplice frase mi lasciarono in tronco con un conto e con l’amarezza in bocca “Tu non mi piaci e non lo meriti mio fratello”. A dare parola a questi sentimenti chi poteva essere se non il boss? Tornata a casa ritrovai un Ludovico pieno di vita sul mio divano: “ Le mie sorelle si sono divertite moltissimo” disse tra un bacio e l’altro “Ti adorano e vogliono rifarlo” elettrizzato più che mai assecondai le presunte parole di quelle due e lasciai tutto alle spalle rincuorata di non doverle più rivedere. Un mese più avanti, in un periodo in cui Ludovico era particolarmente stressato per il lavoro, Alessandro mi invitò a passare con lui una serata in un bar: una nuova porta? Qualcuno che finalmente mi accetta? Non saprei definirlo. Quella sera provò in qualunque modo a farmi sparlare e a farmi tradire il mio angelo biondo con alcuni passanti ubriachi. Cercai di definirlo un test, voleva forse vedere quanto fedele potevo essere? Quanto forte? Quella notte, però, tra un bicchierino di troppo capì com’era formato il vero Alessandro. Forse troppo ubriaco, forse stracolmo di tristezza mi raccontò di quanti flirt mandati all’aria per qualche incertezza, si liberò del peso della cattiveria della sua famiglia, di quante volte le due sorelle lo mettevano in imbarazzo e mi confidò la sua più grande paura: perdere il fratello “senza di lui è come andare in guerra in mutande”. Rincasata però il mio fidanzato  mostrava un’ampia gelosia sulla serata, forse per la prima volta durante la nostra storia. Non mostrava rancore per gli estranei perché farlo con il fratello? Arrivai alla conclusione che gli era stato riferito qualcosa di storto. Sorvolai anche su quello. Sorvolai sempre su tutto. Finalmente il nostro matrimonio. Il  sogno idilliaco fatto realtà. Una band dalle candide note, un luogo degno per una principessa e un catering pronto a soddisfare ogni capriccio. Evitare la sua famiglia per l’intera serata una missione quasi impossibile, ma ci riuscì. Qualcuno lì in cielo volle regalarmi un giorno speciale.
‘’NATALE CON I TUOI, PASQUA CON CHI VUOI”
Qualche anno più avanti Ludovico ed io ci siamo assestati in una adorabile villetta in un quartiere molto calmo. Ormai lui è cosciente del rapporto sofferto con la sua famiglia e un po’ deluso declina spesso gli ampi inviti di Carla sebbene una volta a settimana corre da lei a passare una mattinata madre e figlio. Un ottimo equilibrio? Per me si. L’unica pecca che sporca la nostra perfezione: le feste. Casualmente ogni Pasqua siamo impegnati in escursioni sui dei monti sperduti insieme a dei nostri amici. Ludovico decide tra il cenone di natale o capodanno da passare con l’orrore della sua famiglia a casa nostra. Non sono così crudele da non volervi vedere mai, in alcune feste è d’obbligo averli vicini. Quest’anno mi è toccato averli  miei ospiti per entrambi gli eventi. Quanta tentazione di avvelenarli o di sedarli. Quanto odio represso nei miei stessi confronti: teoricamente dovevamo passare il Bianco Natale a New York dalla fretta ho dimenticato di avvertire a lavoro. Anche se non lo dava a vedere il mio coniuge spruzzava allegria da ogni suo poro se solo li vedesse come sono realmente. Tra uno scherzo crudele e l’altro, tra un abbraccio affettuoso ed uno no mi sono ritrovata a cadere giù da una rampa di scale. In un primo momento credevo di essere morta, poi di aver tutto rotto ed infine passate tutte le tappe del dolore solo qualche graffio tra le braccia. Le scuse arrivarono dalla piccola nipotina anche se innocente. E di nuovo tutto alle spalle.
LA FAMIGLIA NON SI SCEGLIE
Le ultime ore di questo anno passate in cucina per preparare qualche pietanza a quei piccoli diavoli, il meglio no? Neanche l’ironia può servire.
Solo fatiche per rendere quel giorno memorabile. Lunghissime file per la spesa alimentare e per i regali. Giornate con la scopa in mano per far splendere la casa per poi cosa? A Natale si è più buoni, ma non solo io.
Le lancette in quell’orologio corrono fino a fermarsi sul nove e puntuali come gli svizzeri suonano al campanello. Neanche il tempo dei saluti che la bambina scappa via e i commenti sarcastici di Claudia prendono forma. Come sempre fingo che nulla di quel che dicono mi tocca e mi complimento del grande pancione di Carlotta. Ludovico corre verso di loro abbracciandoli, anzi no stritolandoli mostrando loro un affetto indescrivibile. La madre chiude gli occhi e cerca di vivere  quel docile momento con il figlio. I mariti delle vipere mi prendono sotto braccio e mi conducono verso la cucina porgendomi insieme a qualche battuta di cattivo gusto a tema sessuale qualche bottiglia di vino. Solo il pediatra, uomo dalle caratteristiche insolite, ha avuto questo grande pensiero. Il resto di quella nave si è presentato a mani vuote con un sorriso malizioso pronti a criticare le mie opere. Prendono posto in cucina le due sorelle mentre il resto degli uomini e la nonnina giocano con la piccola stronzetta che continuano a definire perfetta. Qualche sguardo e poi il boss all’attacco con quelle cattiverie che regala gratis, stritolo un po’ di prezzemolo tra le mie mani curate e ci rido su. L’entrata in scena di Alessandro mi salva, se cosi si può dire e il discorso si declina su altri campi. Le sorelle gli parlano, ma lui sembra assente, continua a guardare le mie mani che abili stringono un coltello che separa dei pezzi di carota. Ed in un attimo le due vipere vanno via e nella stanza rimaniamo solo Alessandro ed io. Continua a guardarmi con degli occhi spenti quasi assenti, esasperata mi fermo e gli rivolgo delle attenzioni, quelle che lui ha di bisogno per sciogliersi e forse non ero pronta a ricevere simili notizie, non da lui.

Finalmente a tavola, seduta, rilassata. I bicchieri iniziano a straripare di vino macchiando la mia tovaglia migliore ed il pavimento. In questo momento mi accorgo come lui possa trovarsi bene con loro: il suo riso e il suo parlare sono diversi, più veri, per questo non posso competere e quanto mi piacerebbe cedere loro ogni colpa, ma non è così; per quanto è duro ammetterlo lui ha bevuto il latte da quel seno, ha dormito accanto alle vipere, ha vissuto insieme al fratello. Sono stati loro ad averlo fatto diventare l’uomo che è ora, non lo posso dimenticare. Anzi forse li dovrei ringraziare. Una battuta mi ha fatto ritornare sulla terra, una di quelle cariche di stronzaggine, quelle che fanno male e non puoi tenere dentro. “Non avere mai figli, non me la racconti giusta”. Non sarò perfetta, non avrò le loro stesse esperienze, ma il mio essere è limpido come la verità. Per ora incasso il colpo e mi preparo a vederli lì fermi immobile. Uno sguardo su mio cognato che come me porta un grande peso sulla coscienza e negli ultimi dieci minuti dell’anno vecchio entrambi in piedi apriamo bocca. allo stesso tempo diciamo cose diverse. Un caos di parole e di urla. Poi un silenzio per dare tempo di spiegare. Prima io annuncio il mio stato interessante lasciando tutti a bocca aperta, poi Alessandro il suo coming out. Quattro, tre, due, uno. Buon anno. Stappiamo la bottiglia e ad essere felici solo Alessandro ed io. O meglio: a mostrare felicità apertamente solo noi due, in modo più posato anche i mariti. Rinchiuse nella loro tristezza le tre C. Carla, Claudia e Carlotta mi spiace molto, non vi piaccio questo lo so, pagate il conto.

 

con l'aiuto della mia orrenda famiglia che mi ha regalato un inizio anno davvero brutto e un pizzico di immaginazione è uscita fuori questa storia. 
grazie per coloro che  leggono mentre mi sfogo. grazie alla mia famiglia che come ogni anno riesce a stupirmi sempre di più 

 
  
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