Anime & Manga > Shaman King
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Autore: Mao chan    15/11/2008    0 recensioni
Shaman Fight.
Va avanti, continua. Uno scontro dopo l'altro. Ancora e ancora.
Yoh combatte, e con lui tanti altri. Combatte contro Hao e contro sè stesso.
E Hao Asakura lo guarda andare avanti, lo aspetta al varco.
Perchè tanti parlano della tragedia accaduta 500 anni prima, e tremano al solo ricordo.
Ma nessuno sa cosa sia successo ancora prima, durante il suo primo Shaman Fight.
E ora, dopo mille anni, qualcosa ritorna.
E quel qualcosa, non è disposto a perdonare.
Shaman Fight.
Shaman Fight senza pietà.
Si prova ad amare e vivere. Si soffre.
Shaman Fight. Riuscirai a trovare te stesso all'uscita di quest'incubo?
Genere: Avventura, Generale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Anna Kyoyama, Hao Asakura, Horo Horo, Yoh Asakura
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Incompiuta
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Darò un’ultima chance a questa storia

Darò un’ultima chance a questa storia.

Con questi ultimi due capitoli (il prossimo, conclusivo, è in arrivo) la chiuderò, per poi continuare il seguito con un’altra fanfic.

Per non lasciare questa incompiuta, un termine che odio, e dare un’altra possibilità alla trama che avevo ideato quasi quattro anni fa.

Ma, ahimé, non c’è nulla di certo.

 

Capitolo 17_ Ask me if you’re late.

 

Erano passati due giorni da quando Tamao aveva rivelato a Tsukay la sua scoperta, e nei momenti di tregua dall’allenamento, la ragazza aveva passato la maggior parte del suo tempo a chiedersi come la novizia del kokkuri avesse avuto accesso a quelle informazioni. Trascorse quello che le rimaneva per fare ulteriori ricerche sui Tao, ma finì per ripassare le vecchie nozioni.

« Niente. Niente di niente. » sbuffò lasciando cadere sulla scrivania l’ennesimo antico volume di famiglie sciamaniche.

« Nessuna traccia, nessun indizio, nessun albero genealogico che ci porti a una conclusione decente… »

« Forse questi libri sono troppo vecchi. » disse Tamao mentre ne sfogliava uno altrettanto massiccio.

« Non credo, in questo ho trovato un albero che comprendeva anche Ren. So che probabilmente “Kaori” è solo un nome falso, ma non c’è nessuna ragazza che possa avere la sua età, niente di niente. »

« Ehi, Ren aveva una sorella, giusto? »

« Sì, si è scontrata con Yoh tempo fa, me l’hanno detto. »

Tsukay rovistò tra i vecchi volumi sparsi sul tatami, e ne raccattò uno più grosso e polveroso degli altri. Trovò immediatamente la pagina giusta.

« Eccolo, il più completo albero genealogico della famiglia Tao che io abbia rinvenuto. »

Studiò gli ultimi rami.

« Umh, è lei. Jun Tao, una doshi. Dovrebbe avere circa diciassette anni, non può essere lei. E comunque Yoh l’avrebbe riconosciuta. »

Lasciò cadere il libro e si distese annoiata sul futon.

« Siamo ad un punto morto, Tamao-chan. »

La ragazzina parve esitare.

La guardò mordendosi il labbro inferiore, poi sospirò.

« Senti, io studio kokkuri da molti anni ormai, eppure sono ancora una novizia… Però, pensavo che…avresti potuto…provare…a usarlo tu, il kokkuri. »

L’ultima parte la pronunciò tutta d’un fiato. La sciamana si voltò sorpresa.

« È una cosa che si può fare? »

« Sì, ma occorre molto potere. »

che dev’essere tutto ciò che a me manca.

« Ah… Quindi, se ci provassi io, potrei ottenere altre informazioni? »

« Sì e no. »

Tamao aprì la borsetta rosa che teneva costantemente a portata di mano, e ne estrasse un libricino del medesimo colore.

« Che significa “sì e no”? »

« Beh… Hai mai usato il kokkuri? »

Un sorrisetto fatale si delineò sulle labbra dell’altra.

« Hai voglia di scherzare? Non so nemmeno cosa sia esattamente il kokkuri. »

« Okay… Ehm… » la ragazzina si morse le labbra. « È una forma di divinazione che si basa sulla raccolta psichica delle informazioni. »

« Oh. Ora si che è tutto chiaro. » commentò ironica Tsukay, deponendo il libro.

« Non so come renderti l’idea, dovresti provare… »

« Bene, proviamoci allora. »

Tamao annuì. Sfilò un tappetino rosso dalla borsa e lo adagiò atterra, attenta a non formare pieghe, scostando le pile di libri che invadevano il pavimento. Poi vi adagiò sopra la borsa stessa.

« Io funzionerò da catalizzatore… » mormorò, esitante. « Tu dovrai immergere la tua mente nell’immagine di quella ragazza e io… io ti manderò nel mondo del kokkuri. »

Tsukay s’inginocchiò accanto a lei, cercando di fissarla negli occhi.

« Siamo sicuri che non ci sia pericolo? »

« Tu potresti riconoscere le informazioni che a me mancano. »

Evitava di rispondere. Pessimo segno.

« Okay, facciamolo! » esclamò la sciamana, tentando di infondersi un po’ di coraggio.

Non aveva la minima idea di quello che stava per affrontare, e ciò la inquietava lievemente.

 

 

...1000 years ago…

 

« Per favore, mostrati! »

I grandi occhi viola di Momoya erano dilatati dalla supplica e dallo sforzo.

Inginocchiata su una grossa pietra di fiume, davanti alla cascata, sporca e ferita, teneva le mani giunte in segno di preghiera.

« Ti prego… » mormorò rivolta alle grandi Niagara.

Per tutta risposta, da una fessura nelle rocce si liberò un raggio di furyoku che la colpì in pieno petto, scaraventandola nell’acqua.

La ragazza riemerse per l’ennesima volta tossendo, con qualche graffio in più.

Non capiva. Sul serio non capiva perché Spirit of Wind continuasse a respingerla in quel modo.

Era abbastanza certa che la causa non fosse lo sterminio dei Fuochi Fatui che aveva inconsapevolmente attuato la prima notte.

C’erano momenti in cui non percepiva più se stessa, il mondo le vorticava dolorosamente nella testa, e qualcos’altro s’impadroniva di lei.

Come quando aveva recuperato il Quarto Sigillo, come quando aveva minacciato Mid Night, come quando aveva detto ad Hao di conoscere il modo per aprire la Stella a Cinque Punte.

Non era stata lei.

Scosse la testa e s’immerse nell’acqua fredda per scacciare quei pensieri.

Tutto quello che poteva fare ora, era raggiungere il villaggio dei Pache con Spirit of Wind.

La spiegazione più logica per cui lo spirito non collaborava, era che non la ritenesse all’altezza di manovrarlo.

Ormai erano già passati sette giorni. Non poteva permettersi di perdere altro tempo.

Si aggrappò di nuovo alla pietra sulla quale era inginocchiata poco prima e riemerse.

Riprese in mano la sfera che doveva fungere da veicolo e ricominciò la meditazione.

Spirit of Wind sarebbe stato suo.

A qualsiasi costo.

 

Non ho mai dubitato di farcela.

Sapevo qual era il mio destino.

Ti avrei raggiunto.

Sì…

L’avrei fatto.

*

Era come viaggiare nel mondo esterno abbandonando il proprio corpo. Vedeva con gli occhi dell'anima e dello spirito, ogni cosa sfumata di un azzurro leggero, e le informazioni che ricercava brillavano.

« Questo è il mondo del kokkuri. »

La voce di Tamao la raggiunse calda nella mente.

« Dove sei? » chiese Tsukay, colpita.

« Sono collegata a te perché ti sto tenendo la mano. Non puoi vedermi, ora. »

« Okay. Dimmi cosa devo fare. »

« Cercare informazioni sul passato di Kaori. Da quello che sono riuscita a capire io, Kaori è il suo vero nome, mentre il cognome “Horaki” è fittizio. »

« Come avevi avuto accesso a quelle informazioni? »

La ragazzina esitò.

« Mi ero spinta troppo oltre, fino ai confini con la Cina. »

« Ehi, io sto facendo fatica adesso. E non capisco nulla delle immagini che mi passano davanti. »

« È normale. »

« Allora perché non ci riprovi tu? »

« Quando l’ho fatto, stavo per perdere me stessa. Ho avuto paura. »

« Ma allora è pericoloso! »

Le immagini, già scolorite e molto confuse, si mischiarono ulteriormente negli occhi della sciamana.

« Non ti agitare! Bisogna restare calmi e avere fiducia in se stessi. »

« È una parola. »

Cercò di mantenere ferme le iridi, e viaggiò in lungo e in largo con il suo corpo privo di materia.

Si spingeva lentamente sempre più avanti.

« Stai andando benissimo! » la incitò Tamao, sorridente.

Tsukay sorrise, o almeno credette di farlo.

Proseguì.

Tao. Kaori. Ren.

Queste erano le parole su cui si concentrava.

Parevano esserci un’infinità d’informazioni su “Tao” e “Ren”.

Nessuna su Kaori.

Poi, una luce prese a brillare di più.

Tsukay la seguì.

Kibya non aveva potuto seguirla nel mondo del kokkuri, e senza di lei, le cose si rivelarono più difficili.

Ce la farò, si disse mentalmente.

Ma più si avvicinava a quella luce, più avanzare le risultava pesante e difficile.

Finché non fu abbastanza vicina, e allora quella fonte luminosa prese a tirarla a sé come una furia.

Cercò di resistere, presa dal timore.

« Tamao! »

Nessuna risposta.

« Tamao, dove diavolo sei finita?! »

Fu inutile.

Quella… cosa la risucchiò dentro, in un vortice di emozioni orribili e spaventose.

 

Tamao era stata sbalzata fuori dal collegamento.

Quando si era risvegliata, stava ancora stringendo le dita di Tsukay.

La castana, però, era stesa sul tatami, priva di sensi.

Provò a chiamarla, ma quella non si mosse. Respirava appena.

Colta dal terrore, si fiondò di sotto a chiamare Anna e Yoh, prima di ricordarsi che quest’ultimo era stato convocato per il suo ultimo incontro, e Anna non aveva voluto restare a casa ad aspettarlo.

« Preferisco andarmene. » aveva detto, con la sua solita espressione scocciata.

Stranamente, nemmeno Pirica e Horo Horo erano in casa.

« Che cosa faccio…? » biascicò, scivolando a terra, presa dallo sconforto.

Aveva paura di aver condannato a morte l’amica.

Si trascinò fino al frigo, e ne trasse una bottiglia d’acqua gelida, poi salì le scale, appesantita dal terrore di trovarla morta nella loro stanza.

Tsukay non era morta, respirava ancora.

Tamao le versò alcuni schizzi d’acqua sulle guance.

« Ti prego… ti prego, svegliati… » gemette, cominciando a piangere.

Come se l’avesse sentita, la ragazza ritornò in sé di colpo, sussultando e respirando affannosamente.

La più piccola sgranò i grandi occhi rosati, e passò qualche secondo immobile prima di abbracciarla di slancio.

« Tsukay! Mi hai spaventato a morte! » gridò, le guance rigate di lacrime.

La sciamana ci impiegò alcuni istanti prima di mettere nuovamente a fuoco la situazione.

Sorrise appena.

« Credo… di essere stata nella mente di Kaori. »

Tamao si staccò da lei e la fissò.

« Stai scherzando? »

L’altra scosse la testa.

« No. All’inizio mi respingeva, poi mi ha risucchiato. È stato orribile. Non ho mai visto tanta tenebra. »

« Come hai fatto ad uscire? »

« Credo mi stessi spingendo troppo in là, perché alla fine mi ha spinto fuori. »

Kibya comparve, fluttuando a pochi metri dal pavimento.

« Cos’hai saputo? »

Tsukay trasse un profondo respiro.

« Ren Tao e Kaori sono cugini. »

*

« Ci si rivede. » disse Yoh, allegro.

« Già. Finalmente. » sibilò lo sciamano cinese, impugnando già l’arma.

I due si fronteggiarono, ascoltando il frusciare del vento nella foresta circostante.

Il sole stava tramontando, tingendo il cielo di un arancione brillante e nostalgico.

« Sembra che alla fine, solo uno di noi due passerà alla fase successiva. »

I profondi occhi gialli dell'avversario si fissarono sui suoi, senza lasciargli possibilità si sfuggire a quello sguardo.

« Yoh Asakura. Questa notte, qui, tu morirai. »

Altre iridi, arrossate da anni di agonizzante dolore, seguivano l'incontro.

Vuote come quelle di un morto, trasparenti come quelle di uno spirito.

 

 

…1000 years ago…

 

Nuda, infreddolita e stanca, Momoya fissava la cascata, decisa.

Nelle sue orecchie, il rumore assordante di acqua che incontrava altra acqua.

« Uccidimi. »

L’acqua continuò a scorrere.

« Uccidimi, e combatterò con te da spirito a spirito. »

Ancora nessuna risposta.

« Uccidimi! » gridò ancora la ragazza, sovrastando il frastuono.

Presa dalla foga, entrò in acqua, ignorando gli scogli appuntiti che le ferivano i piedi, e corse verso il Niagara.

Sotto la cascata.

Tanto forte da stordirla.

Uccidimi, fallo adesso.

E finalmente, lo spirito si mostrò.

*

Gli Oracle Bell suonarono.

Tutti quelli ancora attivi, presero a trillare insistentemente nello stesso istante, rumorosi come non erano mai stati.

« Ci siamo. » sussurrò Silva all’amico, dall’alto di un tetto.

« Sì. Ormai c’è solo un Oracle Bell che deve ancora attivarsi. »

Gli sciamani ancora in gara erano stati avvertiti.

Dovevano radunarsi. Erano pronti. La seconda fase del torneo stava per iniziare.

Tamao abbracciò Tsukay, prima che lei e Kibya uscissero di casa, correndo contro la sorte, felici e ansiose allo stesso tempo al punto di piangere.

Horo Horo riemerse dai boschi e andò a prendere la sorella, rimasta ad aspettarlo.

Ryu sorrise ed ammiccò all’indirizzo di Yohmei Asakura, mentre Mikihisa gettava uno sguardo distratto al suo polso.

Sciamani di tutte le età, di ogni razza e potenza, si avviarono alla grande arena di Tokyo.

Una lunga chioma scura venne scossa.

« Signor Hao…? »

« Dimmi, Opacho. »

« È ora. »

Sorriso.

« Già. Andiamo. »

*

Jun Tao si grattò il braccio, nervosa.

« Ti prego, padre. Devi ascoltarmi. Ren… »

Ren diventerà Shaman King.

Ren vendicherà la famiglia Tao.

Esitò.

Il mostro davanti a lei sembrò finalmente rivolgerle uno sguardo.

« Parla, se vuoi parlare. »

Muori, se vuoi morire.

Ma questo, i Tao non lo chiedevano mai.

« Ti chiedo di lasciarlo libero. »

L’essere gigantesco si mosse appena, nell’ombra.

« Libero? »

« Sì… » Jun si morse il labbro e continuò, decisa. « Tu non hai capito quanto gli ideali che gli avete inculcato da piccolo lo stiano facendo soffrire. »

Attese una risposta che non arrivò, quindi riprese parola.

« Lui in realtà è un ragazzo dolce e riservato, ma tutte le morti a cui ha dovuto assistere fin da bambino, tutto questo non gli ha insegnato altro che a distruggere tutto. »

Un sottile ringhio la raggiunse.

« Jun. Tu non credi più negli ideali di questa famiglia. »

« Io… »

« Pensi che quello che facciamo sia sbagliato. »

La ragazza abbassò gli occhi, spaventata e risentita.

Ma non si perse.

« È così. Mi dispiace. »

Sospiro.

« Quindi tu ti ribelli. Mi hai molto deluso, figlia mia. »

« Aspetta padre, io non… »

Prima che potesse finire la frase, una delle tombe agli angoli della stanza si scoperchiò, e un kyonshi balzò verso di lei, la lama che riluceva orribilmente.

Pyron si scaraventò nella stanza velocemente, demolendo il cadavere con un calcio un attimo prima che questo colpisse la doshi.

« Vedo che hai riparato il tuo giocattolo. » sibilò l’uomo.

« Jun, stammi vicino! »

Lei capì che ormai ogni possibilità di parlare con il padre era sfumata, e sfilò i talismani dal nastro sulla coscia, pronta a combattere.

Tutte le tombe si aprirono.

En Tao sogghignò, viscido.

« Vediamo quanto vali, figlia mia. »

*

« Sono entrambi fortissimi! »

Horo Horo si agitava davanti allo schermo, saltellando qua e là in preda all’eccitazione.

« Smettila fratellino, stai disturbando gli altri! » sbuffò Pirica.

« Che m’importa degli altri! Io voglio vedere l’incontro di Yoh e di quel cinese scorbutico! »

In quel momento, Ren dimostrò tutta la potenza del suo nuovo over soul con un colpo accecante che colpì in pieno l’avversario.

« Accidenti, Yoh! »

Tsukay dovette far ricorso a tutto il suo autocontrollo per non alzarsi dal suo tavolo e correre ad attaccarsi allo schermo.

Horo Horo non ci provò nemmeno.

« YOH!! »

Il colpo alla testa della sorella lo mandò al tappeto.

« Adesso smettila, hai gridato abbastanza! Siediti! »

Obbediente e dolorante, il ragazzo eseguì, prendendo posto vicino a Tsukay.

« Certo che Ren è davvero spaventoso. Mi chiedo ancora come tu l’abbia sconfitto… »

« Ti ripeto che non l’ho sconfitto! » disse la sciamana, esasperata. « Anzi, la sua potenza era nettamente superiore alla mia. Spero tanto che Yoh ce la faccia. »

Kibya e Kororo si voltarono a guardare la folla di sciamani dietro di loro.

Ce n’erano di davvero spaventosi.

L’ainu sorrise.

« Ce la farà, vedrai. Non per niente, mi deve la rivincita. »

« Già. E poi anch’io voglio combattere contro di lui. »

« Certo che vincerà. Yoh deve diventare Shaman King. » sorrise Manta.

Avrebbe voluto essere al fianco di Yoh, in quel momento, ma era stato lo sciamano stesso a chiedergli di aspettarlo al raduno.

Non voleva che venisse coinvolto, non di nuovo.

« Ma che diavolo dici?! Sarò io a diventare Shaman King! » sbraitò Horo Horo, senza accorgersi che, nel frattempo, il moro si era rimesso in piedi e aveva colpito Ren Tao, facendolo cadere dal cavallo bianco che si era portato dietro.

« Vi ricordo che ci sono anch’io. » s’intromise Tsukay, accigliata.

« Se, se. »

Lei gli scoccò un’occhiata ardente.

« Che vorrebbe dire “se, se?! Non mi ritieni in grado di diventare Shaman King, solo perché sono una ragazza?! »

« Beh… più o meno. »

« COSA?! »

La sciamana balzò sul tavolo e gli fece per allungargli un pugno. Lui si slanciò indietro per schivarlo, ma la sedia perse l’equilibrio e lo mandò lungo disteso.

*

 

Contemporaneamente, Yoh andò a terra un’altra volta.

Cominciava ad essere difficile, e il suo livello di furyoku calava pericolosamente.

Doveva trovare il modo di chiuderla al più presto.

« Arrenditi. » sibilò Ren Tao, mentre si avvicinava per vibrargli l’ultimo fendente. « Con me non hai speranze. »

Il ragazzo sorrise appena.

« Amidamaru? »

« Dimmi, Yoh. »

« L’ultimo colpo dovrà essere quello decisivo. »

Sentì lo spirito del samurai concentrarsi.

Poi, il ragazzo pronunciò una formula in cinese, e il suo oversoul si caricò di tutta la potenza del suo furyoku.

« AMIDARYU…! »

L’Harusame venne pervasa dal massimo del suo potere.

I due accecanti oversoul si scontrarono.

E la notte esplose.

 

Continua…

 

Che dire? Prima di tutto ringrazio di cuore la Shark e Krisma per aver commentato il capitolo precedente. Vi adoro!!

Ringrazio anche tutti quelli che mi hanno letto e i pochi che mi leggeranno.

Con il prossimo capitolo, ho intenzione di chiudere almeno la prima parte della storia.

Se l’ispirazione dovesse tornare, proseguirò con la seconda, che riguarderà interamente la famiglia Tao.

Il discorso finale, lo lascio per il prossimo capitolo! XD

=kiss=

  
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