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Autore: Maricuz_M    02/01/2015    22 recensioni
Ormai aveva toccato il fondo.
Non l’avrebbe mai ammesso, ma l’aveva toccato. E non solo: ne era pure fiero.
Come non esserlo? Riuscire a farsi guardare anche solo per una manciata di secondi da quegli occhi verdi era una delle più grandi fonti di soddisfazione di tutta la sua vita.
Okay, barava. Non era proprio tutta farina del suo sacco, ma in fondo il mondo faceva schifo, e lui non nuoceva a nessuno se non alle proprie tasche. L’importante era non sentirsi in colpa nei confronti di nessuno.
E va bene, non proprio nessuno. A volte, forse, aveva costretto i suoi amici ad accompagnarlo. Ma non tutti! O meglio, non tutti insieme. A volte toccava a Scott e Allison –sì, era disposto a fare il terzo incomodo, aveva proprio toccato il fondo-, a volte a Lydia –che si portava dietro Jackson, quindi ciao di nuovo, fondo-, a volte Isaac. Che bravo ragazzo, Isacc. Lui perlomeno gli faceva davvero compagnia.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Derek Hale, Stiles Stilinski, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Ormai aveva toccato il fondo.
Non l’avrebbe mai ammesso, ma l’aveva toccato. E non solo: ne era pure fiero.
Come non esserlo? Riuscire a farsi guardare anche solo per una manciata di secondi da quegli occhi verdi era una delle più grandi fonti di soddisfazione di tutta la sua vita.
Okay, barava. Non era proprio tutta farina del suo sacco, ma in fondo il mondo faceva schifo, e lui non nuoceva a nessuno se non alle proprie tasche. L’importante era non sentirsi in colpa nei confronti di nessuno.
E va bene, non proprio nessuno. A volte, forse, aveva costretto i suoi amici ad accompagnarlo. Ma non tutti! O meglio, non tutti insieme. A volte toccava a Scott e Allison–sì, era disposto a fare il terzo incomodo, aveva proprio toccato il fondo-, a volte a Lydia–che si portava dietro Jackson, quindi ciao di nuovo, fondo-, a volte Isaac. Che bravo ragazzo, Isacc. Lui perlomeno gli faceva davvero compagnia.
Doveva esser sincero al cento percento, però: era tutta colpa di Scott. Se solo lui gli avesse dato retta e avesse visto Star Wars prima che il cinema di Beacon Hills ne organizzasse le maratone, lui non avrebbe mai incontrato il suo demone tentatore.
Sì, okay, non è vero. Prima o poi in quel cinema ci sarebbe entrato comunque, ma lasciatelo sognare di non essere la fonte dei suoi stessi problemi.
Sempre che gli occhi meravigliosi di quella creatura potessero essere un problema. Il vero problema era Scott Non-Ho-Mai-Visto-Star-WarsMcCall, e Stiles voleva risolverlo, quel grande problema. Il fatto che quando si era ritrovato al cinema fosse rimasto imbambolato a fissare il ragazzo che gli porgeva i biglietti come un imbecille era senza dubbio un’imbarazzante conseguenza dei passati e perpetui errori del suo migliore amico, e ne era valsa la pena per due semplici ragioni: punto primo, Scott aveva visto la luce; punto secondo, Stiles aveva visto la luce.
Che poi l’avrebbe portato a toccare il fondo, che per convenienza avrebbe chiamato Bob.
Dopo tre mesi di corteggiamento, Bob aveva finalmente conquistato il liceale.
Inizialmente non voleva cedere. In fondo quel ragazzo era uno sconosciuto, e non sembrava neanche la persona più socievole del mondo.
Poi, due settimane dopo la maratona, sempre Scott l’aveva riportato lì dentro per vedere un film demenziale che, tra l’altro, aveva fatto morire dal ridere solo lui. E Stiles ci era ricascato, alla biglietteria. E grazie a Dio quella volta fu l’amico a parlare, altrimenti avrebbe rischiato l’attacco di panico. Il bigliettaio non si era fatto la barba, quella sera. Quella stessa barba che ancora lui non riusciva ad avere, tra l’altro, ma non era quello il punto.
Il punto era che il cuoricino di Stiles era ufficialmente marchiato. Da quella volta, ogni pretesto era buono per proporre di guardare un film. Al cinema, ovviamente.
Inutile dire che la fila, a prescindere dalla lunghezza, era sempre quella di fronte al bel moro dallo sguardo impenetrabile, che a giudicare dalle occhiatacce o gli sguardi dubbiosi che gli lanciava non era stupido.
Bello e intelligente, pensava Stiles, l’uomo della mia vita.
Fu quando raggiunse Bob che si rese conto quanto effettivamente avesse perso la testa per Mr. Bello-Intelligente.
Una sera, durante un’uscita di gruppo, venne deciso unanimemente –evento straordinario- di
andare al cinema.
“Ragazzi,” aveva detto Allison “l’altro giorno è uscito Big Hero 6.”
Erano bastate quelle parole, e Stiles dentro di sé già si immaginava il momento in cui BelloIntelligente gli avrebbe dato il biglietto con un sorriso smagliante e sguardo accattivante.
Non giudicatelo, era in piena fase Bob. I suoi film mentali avevano lui come protagonista, sia quelli fatti prima di addormentarsi che quelli fatti.. beh, in altre occasioni. Ormai, nei suoi tanti momenti di distrazione, era persino diventato inutile chiedergli cosa gli passasse per la testa. Anche Scott aveva capito.
Il suo entusiasmo venne demolito come il muro del video di Miley Cyrus quando, entrati nell’edificio, appurò che BelloIntelligente non era a vendere i biglietti.
Si era quasi convinto ad andarsene. In fondo, al cinema, ci sarebbe tornato volentieri un altro giorno, e Big Hero 6 sarebbe rimasto lì ancora un po’. Perché pagare il biglietto per quella sera e non per un’altra?
Ma no, non poteva abbandonare così i suoi amici. Lo avevano sopportato per tre mesi lì dentro, e per una volta che la visione di un film era per il bene comune se ne voleva andare? Brutto, brutto gesto, sarebbe stato.
Ecco cosa lo aveva portato lì, faccia a faccia con una donna mai vista –o mai notata- che gli porgeva il suo biglietto.
Lo prese sospirando e ringraziò mogio prima di girarsi e seguire i suoi amici nella sala dove avrebbero proiettato il film. Sperò profondamente che fosse bello come si diceva in giro, altrimenti quella sera come sarebbe riuscito ad addormentarsi con i suoi soliti pensieri positivi del post-cinema?
Affiancò Isaac sospirando ancora una volta, attirando subito la sua attenzione.
“Cosa?”
“Cosa cosa?”
“Che c’è?”
“Chi non c’è?”
“Cos- ah.” Annuì “Vabè.”
“No, non vabè. Vamà.” Replicò lamentoso.
“Che.. Okay, senti, non è la fine del mondo. Magari ha il giorno libero.”
“Di solito c’è sempre il Venerdì sera a quest’ora.”
“Questo è inquietante.” Commentò, prima di tentare ancora una volta “Allora forse si è ammalato. Inizia ad essere davvero freddo, adesso.”
“E io sono qui al cinema? Lui a letto con la febbre ed io qui a divertirmi con i miei amici?!” si agitò a quel punto Stiles, sentendosi il peggior fidanzato della storia. Ricordatevi di Bob.
Fu Isaac stavolta a sospirare, aprendo la porta della sala che nel frattempo Jackson gli aveva simpaticamente chiuso in faccia. Attese che passasse Stiles, continuando a discutere “Dovresti almeno cercare di aiutarmi ad aiutarti.”
Stiles gonfiò le guance, spostando il tendone rosso davanti a lui. Voltò la testa verso Isaac per replicare, ma prima che potesse svuotare volontariamente la bocca dell’aria trattenuta si scontrò contro qualcosa, facendogli emettere un suono a dir poco fraintendibile che avrebbe volentieri evitato di produrre. Si girò di scatto verso chiunque avesse colpito –sperando in cuor suo che fosse un estintore- per scusarsi, con le labbra coperte dalle sue stesse mani e con il pieno d’imbarazzo.
O almeno credeva fosse il pieno.
Quando vide quegli occhi verdi guardarlo tra l’infastidito e il divertito si sentì morire.
Si fissarono per un bel po’ di secondi senza dire niente. Stiles non ne aveva il coraggio, mentre BelloIntelligente.. Beh, lui che poteva dire? Il cretino che andava addosso alla gente e riproduceva peti con la bocca non era mica lui.
Oh mio Dio, ho riprodotto un peto con la bocca.
Se possibile, diventò ancora più rosso. E il sopracciglio destro di BelloIntelligente era sempre più vicino all’attaccatura dei capelli.
Divertente, la distanza tra il suo sopracciglio e l’attaccatura dei suoi capelli è direttamente
proporzionale a quella tra me e l’aldilà.
Isaac, che ne frattempo aveva atteso una sua qualsiasi mossa alle sue spalle, scosse la testa e cominciò a scendere gli scalini per raggiungere gli altri, già comodamente seduti. Non prima, ovviamente, di avergli dato uno schiaffetto sulla nuca per svegliarlo. Stiles strizzò gli occhi per un attimo, per tornare poi a ricambiare lo sguardo con l’altro.
Fcufa.” Pigolò, con ancora la bocca coperta.
BelloIntelligente, essendo comunque una persona apparentemente normale e senza super-udito, aggrottò la fronte e annuì “Se hai chiesto scusa, non importa. Altrimenti.. Non ho compreso.”
Stiles si tolse immediatamente le mani dalla faccia e cominciò a gesticolare come un pazzo “Sì, no, scusami! Sì, ho chiesto scusa, scusa.”
“Okay.” Sussurrò BelloIntelligente, alzando stavolta entrambe le sopracciglia per un attimo“Tranquillo. Succede.”
“Okay.” Sussurrò di rimando Stiles, ancora semi-paralizzato. Sarebbe rimasto a fissarlo come un coglione per ore, se solo le luci non avessero iniziato a spegnersi.
“Okay.” Ripeté, guardando Scott che si sbracciava per chiamarlo “Io.. vado. Scusami ancora.”
Non appena l’altro annuì, si lanciò come un fulmine per le scale, consapevole di avere lo sguardo perplesso dell’altro sulla schiena. Si infilò nel posto tra Scott e Isacc e, piano piano, osservato anche dai due amici, scivolò lentamente verso il basso “Figura di merda, figura di merda, figura di merda, figura di merda...”
“Mi sono perso qualcosa.”
“Niente,” cominciò a spiegare Isaac “Stiles come al solito non guarda dove va ed è andato a sbattere su coso. Facendo un verso strano con la bocca.”
“Che verso strano?” chiese Scott curioso, per poi ridere come un matto dopo la replica del verso da parte dell’altro.
“Grazie, Scott.” Piagnucolò Stiles, incrociando le braccia “Ma io dico, le uniche cose che gli ho detto in tutto questo tempo sono state titoli di film e ringraziamenti, per una volta che potevo variare dovevo proprio passare da idiota?"
"Beh, se ti deve conoscere è bene che ti conosca per quello che sei."
"Grazie ancora, Scott."
"Bene, tutto questo è molto bello, ma tra poco inizia il film, quindi.. ciao." Disse Isaac, invitandoli a fare silenzio. Stiles e Scott si lanciarono un'occhiata e, sospirando, dedicarono la loro attenzione al grande schermo.
Il film, per fortuna, permise a Stiles di distrarsi da quella che, per un bel po' -ma neanche tanto-, avrebbe catalogato come una delle sue più grandi figure di merda. Alla fine del primo tempo, però, la realtà gli tornò prepotentemente in mente.
Figura di merda.
Afflitto, pensò che era stato un cretino su più punti di vista: oltre ad essersi comportato da bambino speciale, non si era procurato né popcorn, né coca-cola. E lui, al momento, ne aveva bisogno.
Doveva ingozzarsi, lo percepiva. Si girò per controllare che BelloIntelligente non fosse all'entrata, poi avvertì gli altri che sarebbe andato a comprare qualcosa, sentendosi subito dopo un cameriere durante le ordinazioni. Memorizzò tutto e, velocemente, uscì dalla sala.
Due coca-cola alla spina, una lattina di aranciata, un pacchetto di noccioline e due di popcorn dopo, si ritrovò una seconda volta di fronte a quella maledetta porta, realizzando che aveva finito le mani a disposizione.
Fissò intensamente la superficie, optando per la telecinesi, fin quando una mano non afferrò la maniglia e tirò. Sollevato, Stiles fece per ringraziare, paralizzandosi una seconda volta.
E’ vicino, molto vicino, riuscì a pensare fissando quegli occhi chiari.
Accorgendosi di esser sul punto di passare da ritardato ancora una volta, si schiarì la voce.
"Gra-" e il pacchetto di noccioline, per fortuna l'unico chiuso, cadde a terra.
"Faccio io." Lo fermò l'altro, prima che si piegasse e rovesciasse tutto il resto. BelloIntelligente raccolse il pacchetto, sotto gli occhi sognanti di Stiles, e quando si tirò su guardò dubbioso tutto ciò che aveva comprato.
"Oh, ehm metti pure qua sopra, prometto che proverò a non farlo cadere. Probabilmente fallirò, ma tanto vale tentare."
"Penso che metterlo qui sia la scelta migliore.." disse l'altro, infilandogli le noccioline nella tasca della felpa. Stiles si sentì morire quando il suo addome venne sfiorato dalle nocche dell'altro per sbaglio. Bob lo aveva reso sensibile.
Rosso come un peperone, sentì il bisogno di dire qualcosa "Sapevo che non eri solo bello."
Silenzio.
Non poteva dire niente di più idiota. A quel punto persino Bob avrebbe tentato il suicidio.
Deglutì e senza aspettare la risposta dell'altro, che lo stava fissando come se non fosse sicuro di aver capito bene, attraversò la porta, che aveva intelligentemente tenuto aperta con un piede, per poi ritrovarsi incastrato nel tendone peggiorando la situazione. Gli veniva da piangere per la disperazione. Avrebbe volentieri gridato qualche parolaccia quando lo stesso ragazzo che lo aveva indotto alla fuga cominciò ad aiutarlo per farlo uscire indenne da quella trappola infernale.
Ormai libero, decise di non correre via, convinto che sarebbe successo qualcosa di imbarazzante per punirlo nel tragitto tra l'entrata e il suo posto, così rimase impalato e a testa bassa di fronte a BelloIntelligente.
"Mi dispiace per il disturbo. E anche per l'uscita infelice di poco fa. Cioè, non che non lo pensi, ma diciamo che mi avrebbe fatto piacere tenermelo per me. E grazie per le noccioline. E vorrei chiedere anche se è possibile comprare alcolici.”
La risatina divertita del ragazzo lo portò ad alzare la testa di scatto, sorpreso di aver causato una qualsiasi reazione positiva, anche se provocata dal suo esser inconsapevolmente ridicolo. Gli sfuggì comunque un sorrisetto quando notò gli occhi dell'altro brillare.
"Non credo tu abbia l'età per bere."
"Non ho detto di volerlo fare legalmente."
Sbuffò l'ennesima risata e scosse la testa "Vero. Comunque, fossi in te tornerei dai tuoi amici prima che si spengano le luci. Potrebbe succedere di tutto, altrimenti."
"Oh, sì, hai ragione. Grazie per l'aiuto e.. scusa di nuovo per il resto."
"Nessun problema."
Stiles si voltò e si stava incamminando verso le scale quando sentì ancora la voce dell'altro.
"Comunque io sono Derek."
"Sti-cazzo." Si mantenne in equilibrio, dopo essere inciampato sui suoi stessi piedi "Stiles." E si rifugiò, come aveva fatto prima, tra Scott e Isaac.
"Figura di merda, figura di merda, figura di merda..."
 
* * *
 
"Stiles, non capisco. Parla piano."
"Cosa non capisci, Scott?! Mi ha detto il suo nome di sua spontanea volontà! Nonostante tutte le cose imbarazzanti che ho fatto e detto! Ci sposiamo a Maggio."
"Uhm, okay. Ma perché mi hai chiamato adesso, alle nove e.. trentaquattro minuti del Sabato mattina? Non potevi dirmelo, non so, ieri sera dopo il film?"
"Mi era passato di mente."
"Eh?"
"Mi ero concentrato solo sulle figure di merda. Poi quando mi sono messo a dormire ho realizzato di potergli dare finalmente un nome! Non è facile quando il protagonista viene chiamato solo "Ehi" o
"Amico", e neanche troppo romanti-"
"Non mi interessano i nomignoli che vi date nei tuoi film mentali, Stiles.. Lasciami dormire.."
"Derek. Derek." Mormorò Stiles, invece "Che nome virile. Non senti la virilità? Io stesso mi sento più virile anche solo pronunciandolo."
"Oh, santissimi numi."
"Non poteva che chiamarsi Derek, perché non ci ho pensato prima?"
"Eh, chissà?"
"Esatto, Scott. Chissà!"
"Posso dormire?"
"Sai, quando ride i suoi occhi sono ancora più belli. Si illuminano! Per non parlare del sorriso! Non l'avevo mai visto sorridere, ero convinto fosse un musone. Forse lo è, ma sono talmente ridicolo che non è riuscito ad esserlo anche ieri sera. Oh, sarei disposto ad essere un cretino consapevolmente se solo avessi la certezza di farlo sorridere come ieri! E poi ho avuto la conferma che è intelligente! Quando sono cadute quelle tue noccioline del cavolo le ha raccolte e.. Scott?" si fermò, dubbioso. Si allontanò il cellulare dell'orecchio e guardò lo schermo.
Aveva riattaccato.
Sbuffò. Bell'amico. Aveva bisogno di sfogarsi e lui voleva dormire! Come se dormire fosse più importante dei suoi vaneggiamenti da adolescente mestruata.
Posta così, forse Scott non aveva tutti i torti.
Passò il resto della mattinata a riordinare casa e cercare di studiare, condendo il tutto con i soliti pensieri riguardanti Derek.
Derek. Quanto amava quel nome, adesso.
Non vedeva l'ora di rivederlo. Ma come? Tornando al cinema? E poi, perché non era a vendere i biglietti la sera prima? E che stava facendo? Forse aveva dato il cambio al tizio che controlla le sale di solito. O forse hanno capito che incute più timore lui del solito vecchietto che flesha la gente con la torcia.
Sospirò, iniziando a preparare il pranzo per quando suo padre sarebbe tornato a casa. Chissà come avrebbe reagito nel momento in cui avrebbe incrociato di nuovo il suo sguardo. Si sarebbe rincoglionito come al solito o si sarebbe dato una svegliata, magari flirtando anche un po'?
Stava seriamente pensando di provarci?
Come poteva anche solo sperare, Stiles, di conquistare quel pezzo di figo che era Derek? Che poi neanche sapeva se fosse interessato agli uomini o meno.
Beh, comunque gli aveva detto il suo nome.
Che c'entrava il nome, anche i centralinisti che chiamano per gli operatori telefonici ti dicono il nome.
Sospirò ancora una volta, aprendo il frigorifero. Magico, è vuoto. Mi tocca pure andare a fare la spesa. Era sabato pomeriggio, tra l’altro, come se di file non ne facesse a sufficienza al cinema.
Smise di pensare a Derek quando suo padre varcò la soglia di casa reclamando cibo.
 
* * *
 
"Dov'è la cioccolata? Voglio la cioccolata. Cioccolaaata." Canticchiò a voce bassissima, spingendo il carrello già semi-pieno. Voleva proprio vedere come sarebbe riuscito a portare tutta quella roba sulla jeep. Sì, era un giovane uomo nel pieno delle sue forze, ma non era nemmeno uno tra i più forti, ecco. Magari avrebbe fatto avanti e indietro sperando di non subire un qualsiasi tipo di furto. Per fortuna, comunque, mancava solo la cioccolata.
Che, puntualmente, era nello scaffale più alto. Ma andava bene così, era sufficientemente alto pure lui, non c'era bisogno di rinunciare alla sua marca preferita. Bastava mettersi sulle punte e allungare il braccio.
E dire che ce l'aveva quasi fatta.
Proprio in quel momento di equilibrio precario, qualcuno girò l'angolo finendo addosso al suo carrello, posto furbamente proprio dove non sarebbe dovuto essere, facendolo spostare. Per la serie effetto a catena, colpì proprio una costola di Stiles che, dolorante e colto alla sprovvista, cadde rovinosamente al suolo. Strillando come solo Lydia sapeva fare.
“Oh mio Dio.” disse una voce che si stava avvicinando. Non voleva aprire gli occhi e vedere a chi appartenesse, l’aveva già riconosciuta e.. no.
“Scusami, ero di fretta e non avevo visto il carrello.” Iniziò a giustificarsi l’altro, ormai di fianco a lui “Stiles..?”
“Sono vivo.” Si sforzò di dire, giusto per non fargli prendere un colpo e per premiarlo per essersi ricordato il suo nome “Un attimo.”
“Hai battuto la testa?”
“No, no. La spalla.”
“Oh. Mi dispiace. Vuoi una mano?”
“Non lo so.” Rispose automaticamente. Per una manciata di secondi non sentì risposta.
“Non lo sai?”
“Non sono sicuro di volermi alzare. Magari se sto fermo qui non do fastidio a nessuno e non metto a rischio l’incolumità della popolazione mondiale. E la mia.”
“Non credo che stando stesi in mezzo ad una corsia di un supermercato tu possa non dare fastidio.”
A quella affermazione, Stiles aprì un occhio e guardò Derek, accucciato alla sua sinistra “Giusto.”
Era surreale, quello che gli stava accadendo. Era così che doveva andare, da quel momento in poi? Incontrarlo ovunque e fare figuracce nonstop? Non era giusto, senza considerare che, fino a tre mesi prima, neanche l’aveva mai visto. E Beacon Hills non era esattamente una metropoli.
“Già. Non sono solo bello.” Disse il moro, porgendogli la mano. Che ovviamente non venne afferrata da nessuno. Stiles era rotolato in posizione prona e si era coperto il viso con le mani, deciso a tentare di svignarsela strisciando. La risatina sommessa dell’altro gli fece venire i brividi: era tentato di girarsi e guardare gli occhi verdi luminosi, davvero, ma far vedere il rossore sulle sue guance di nuovo era troppo da sopportare.
“Scherzavo. Dai, fatti aiutare.”
“Da te o da uno psicologo? Perché potrei aver bisogno di entrambi.”
Fermi tutti.
Gli aveva appena detto di aver bisogno di lui?
“No, basta, io me ne vado.” Stiles si alzò di scatto e senza neanche guardarlo cominciò a marciare verso la parte opposta. Si fermò dopo pochi passi, ricordandosi della spesa. Si girò ancora e vide Derek appoggiato al suo carrello con il solito sopracciglio alzato e le braccia incrociate.
“Vorrei prendere la mia spesa.”
“Prego.” Disse l’altro, spostandosi appena. Stiles afferrò il carrello e cominciò a spingerlo, borbottando cose come “E’ stato un piacere” o “Alla prossima figura di merda”.
Si mise in fila, quella che gli sembrava più corta rispetto alle altre, e attese il suo turno. Non si era mai sentito così tanto idiota. Tirò su il cappuccio della sua felpa rossa, aveva bisogno di protezione. In quel momento vedeva la possibilità che tutti lo stessero prendendo per il culo altamente probabile. E, per di più, non aveva neanche preso la cioccolata che voleva. Negli ultimi cinque minuti aveva racimolato un fallimento dopo l’altro.
Sobbalzò quando vide un paio di barrette di fronte agli occhi. Si voltò lentamente, consapevole della persona con cui sarebbe stato costretto a parlare. Immaginò di avere l’espressione più penosa della storia.
“Era questa la marca che stavi per prendere?” gli domandò Derek, inespressivo. Stiles, sforzandosi tantissimo, non parlò. Se annuisco e basta, pensò, magari non dico cazzate. Le accettò e le buttò sul carrello. Adesso, ringrazia. Ringrazia e basta.
“Grazie.” Mormorò a bassa voce.
“Non ringraziare. Non l’hai presa a causa mia.”
Deciso a mantenere il silenzio, fece spallucce. In realtà non l’aveva presa perché si era fatto prendere dal panico, e gli dispiaceva che si sentisse in debito con lui, ma ormai aveva il terrore di parlare, e chissà cosa avrebbe detto se avesse tentato di tranquillizzarlo.
Tranquillo, non è colpa tua! Sono io che quando ti vedo inizio a dire cose imbarazzanti. Ero distratto dalla tua bellezza e dal senso di disagio!” avrebbe gracchiato. Meglio il silenzio.
“Sei da solo?” gli chiese Derek. Annuì ancora.
“E come fai a portare tutta questa roba?”
“Ho una jeep.”
“E solo due mani.”
“Posso farcela.”
“Non credo.”
Stiles gli lanciò un’occhiataccia. Il fatto che avesse dei precedenti non significava che avrebbe sempre fatto cadere qualcosa. Poteva dargli un po’ di fiducia.
Sospirò sconsolato. Fiducia sulle basi di cosa?, si chiese.
“Posso darti una mano.”
Aveva sentito bene? Ma parlava con lui? Lo scrutò. Stava guardando Stiles. Controllò che dietro di lui non ci fosse nessuno, e non appena tornò su di lui notò Derek ridacchiare per quel gesto.
“Non.. Non c’è bisogno. Grazie.” Borbottò orgoglioso. Era il suo turno alla cassa, si fece dare delle buste ed iniziò a riempirle, facendosi violenza psicologica per non guardare l’altro.
“Sicuro?”
“Sì, sì.”
“Come vuoi.”
Poco dopo aveva davanti cinque buste e un pacchetto di tovaglioli che non entrava da nessuna parte. Pagò, salutò la commessa e fece un cenno con la testa a Derek, che ricambiò fingendo di non notare la difficoltà con cui Stiles cercava di prendere tutto e andarsene.
Riuscì a fare qualche metro, ma dovette fermarsi. Quegli stupidi sacchetti di plastica erano troppo sottili, gli stavano segando le mani in due. In più, la spalla continuava a fargli male. Se non fosse stato per quello forse sarebbe anche riuscito a raggiungere la jeep senza sembrare un imbecille. Si strofinò le mani, respirò profondamente e ricominciò a camminare. Era riuscito ad uscire dal supermercato, perlomeno. Doveva solo attraversare tutto il parcheggio.
Gli veniva da piangere. Forse avrebbe dovuto accettare l’aiuto di Derek. In fondo bastava stare zitto e ringraziare al termine del servizio.
Proprio durante la formulazione di questo pensiero, vide una delle buste posate a terra sparire sotto i suoi occhi. Si voltò allarmato, per poi arrossire di botto come di consueto.
“Allora..” stava dicendo Derek, prendendo un altro sacchetto “Qual è la tua jeep?”
“Ma non hai la tua spesa da portare?” chiese istintivamente.
“Ho comunque solo una borsa e neanche troppo pesante. Quindi?” e il solito sopracciglio prese vita.
Sostenne il suo sguardo per la maggior quantità di tempo possibile, poi si arrese “Okay, va bene. E’ quella laggiù, blu. Quella bellissima.”
“Non vedo nessuna bellissima jeep blu.” Rispose, cominciando a camminare.
“Ma come no, è quel- ha ha ha. Molto divertente.” Finse di ridere Stiles, affrettandosi per stargli dietro. Oh, le mani facevano molto meno male.
Non parlarono finché non ebbero raggiunto il veicolo e sistemato la spesa. Stiles per poco non gemette dal piacere quando ebbe i palmi liberi. Se li controllò velocemente, poi guardò Derek, il quale lo stava già osservando da chissà quanto.
“Allora.. Grazie.”
“Figurati. Avevi bisogno di me..” rispose Derek, con la migliore espressione da finto ingenuo.
Stiles spalancò gli occhi e boccheggiò per un po’, prima di salire sulla jeep. Chiuse lo sportello con violenza e lo fulminò con lo sguardo, mentre l’altro lo salutava con la mano accennando un sorrisetto divertito.
Partì, andò a casa, arrivò, parcheggiò e suonò il clacson sbattendoci la testa.
 
* * *
 
“Credo che il tuo talento, Stiles, sia una delle poche cose che non comprendo.”
“Talento?! Ma quale talento? Non ho un cazzo di filtro! E se ce l’ho, è un sadico e si diverte a vedermi fare figure di merda su figure di merda.” Si lagnò lui, mettendosi le mani nei capelli. Era lunedì, e Stiles aveva appena finito di raccontare al suo gruppo di amici quello che gli era successo due giorni prima. Ancora non si capacitava. E neanche gli altri ci riuscivano, radunati intorno al tavolo durante il pranzo, attenti a ciò che narrava.
“Basterebbe ragionare un minimo sulle risposte che hai intenzione di dare.” Continuò Lydia, controllando che lo smalto sulle unghie non si fosse rovinato.
“Non ci riesco!”
“Allora dovresti veramente valutare l’idea di andare da uno psicologo.” Commentò Isaac, ancora masticando il boccone.
“Che schifo, Lehay.”
“Non mi parlare di psicologi, per favore.”
“Che? Tu non mangi?” disse Isaac a Lydia, prima di rivolgersi ancora a Stiles “E allora datti una regolata.”
“Beh, ci ha provato.” Lo difese Scott, con aria pensierosa “In fondo nel parcheggio non aveva detto niente di particolare. Poi Derek l’ha preso per il culo per una sua uscita precedente.”
“E ci mancherebbe.”
“Isaac, ma da che parte stai?”
“Comunque,”  riprese Scott “non è la fine del mondo, Stiles. Sono convinto che se ti impegni riuscirai a passare da persona normale.”
“Consolante.” Mormorò Lydia.
“Sono d’accordo.” Intervenne Allison “Se ci pensi, non mi sembra ti abbia mai evitato nonostante gli accaduti, anzi. O sbaglio?”
“No, non sbagli, ma.. Cioè, se io in un universo parallelo volessi provarci, come.. Intendo dire, se tutto quel che dico mi porta ad un silenzio imbarazzante e ad una mia fuga, se esistesse la remota possibilità di.. Insomma, di esser ricambiato, come..”
“Stilinski, parla la nostra lingua.” Disse scocciato Jackson, nascondendo l’interessamento che comunque aveva per l’argomento.
“Come faccio a piacergli?” sbottò Stiles, chiaro e tondo, arrossendo lievemente.
“Ma già gli piaci, che problemi ti fai?”
Stiles fissò Lydia per un tempo interminabile. Eppure sembrava seria. Aggrottò la fronte, si grattò il mento e tornò ad incrociare le braccia sul tavolo.
“Ma in tutto questo tempo, hai sentito quello che ho detto?”
“Stiles, io capisco che tu abbia l’esperienza di un Pikachu in ambito amoroso, ma.. Se non gli interessassi nemmeno un pochino, perché diamine credi si sia comportato come si è comportato al supermercato?”
“Perché è gentile..?”
“Le persone gentili non prendono per il culo chi sbava loro dietro. Sono troppo gentili per quello.”
“Io non gli sbavo dietro!” urlò subito Stiles.
“Questa è bella.” Ridacchiò fra sé e sé Isaac.
“Beh, lui comunque non lo sa.”
“Sempre meglio.”
“Dite che lo sa?”
“Vuoi davvero la lista di tutti gli indizi che gli hai dato?” chiese Lydia, fintamente apprensiva.
“Credo proprio di no.” Si ammosciò Stiles, appoggiandosi a Scott.
“Allora, che farai?” chiese Allison, sporgendosi per guardarlo.
“Se è vero che gli interesso, aspetto.”
“Stai scherzando?” domandò sbalordita Lydia, come se avesse appena detto la cazzata regina delle cazzate.
“E che dovrei fare? Lasciargli il numero quando gli do i soldi per un film? Per chi mi hai preso?!”
“E’ esattamente ciò che devi fare, Stiles. E ti avevo preso per un uomo.”
“Anche lui è un uomo.”
“Sì, lo so bene, è molto uomo. E sappiamo che sarà l’attivo nel caso in cui voi due vi mettiate insieme, per cui è bene che facciate cose virili un po’ a turno.”
“Io mi ritengo offeso.” Borbottò Stiles “Potrei benissimo essere l’attivo.”
“Okay, continua a vivere nel tuo mondo fatto di sogni ed illusioni, io ho cercato di aiutarti.”
 
* * *
 
L’aveva fatto sentire quasi in colpa, quel Lunedì. Ed era solo per accettare il suo aiuto e rispettarla che lui, Scott ed Isaac erano davanti al cinema, quel Sabato sera, in attesa che Stiles si decidesse ad entrare.
“Amico, fa freddo.”
“Isaac, non mettergli fretta.”
“Sta congelando pure lui. Ha il naso rossissimo.”
“Pure tu.”
“Io non devo fare colpo su nessuno.”
“Il naso rosso potrebbe intenerirlo!”
“Non in faccia a Stiles.”
“Okay,” li zittì Stiles, che neanche li stava ascoltando, troppo impegnato a sbirciare la biglietteria “andiamo.”
“Sicuro?” Gli domandò Scott, prima di ricevere un pugno sul braccio da Isaac.
“No. Ma andiamo.”
Entrarono nell’edificio e appena sentirono il calore che aleggiava intorno a loro sospirarono in sincrono. Stiles si mise immediatamente in fila, affiancato dagli altri due che, dopo le raccomandazioni, l’avrebbero lasciato andare da solo su richiesta: non voleva altri spettatori, bastava passare da cretino con Derek.
“Stai tranquillo, mantieni la calma. Appena ti chiede i soldi, tu gli passi la banconota arrotolata intorno al foglietto con il tuo numero. E’ semplicissimo, vero?” lo incoraggiò Isaac, usando un tono da maestra d’asilo.
“Non preoccuparti delle conseguenze. Male che vada, te lo togli subito dalla testa!”
“Scott, sei idiota? Lo sproni a dare il numero a uno ricordandogli che potrebbe rifiutarlo?”
“Beh, non è poi così scontato che-“
“Lasciatemi solo e basta.” Li cacciò Stiles, prima che cambiasse idea. I due si ritirarono immediatamente, con espressione colpevole sul viso.
Altre tre persone e sarebbe toccato a lui. Sospirò profondamente e guardò il foglietto con le cifre, scritte con tanta cura un’ora prima dopo ben tre tentativi falliti. Manco dovesse scrivergli una lettera d’amore. Si morse il labbro inferiore dubbioso: dovrei davvero lasciarglielo?
Non gli sembrava poi la mossa più giusta da fare, anzi. Aveva paura di apparire, se possibile, ancora più ridicolo ai suoi occhi. Un imbecille che si scontra contro le persone, fa cadere noccioline, si impiglia nei tendoni, si fa abbattere da un carrello della spesa e non è in grado di tenersi i suoi pensieri per sé che dava il numero ad uno dei ragazzi più belli che avesse mai visto, con due occhi da far invidia a chiunque, un sorriso resuscita-morti e un atteggiamento totalmente contrario a quello di Stiles. Persino nella sua testolina sognatrice suonava insensato e, tra l’altro, inutile.
Non poteva, non poteva assolutamente dargli quel foglietto. Ed era giunto il suo turno.
“Buonasera.” Lo salutò spento, appoggiandosi al bancone.
“’Sera..” mormorò Derek, studiandolo perplesso.
“Tre biglietti per I pinguini di Madagascar, per favore..” disse, porgendogli immediatamente e solamente i soldi. Non riusciva neanche a guardarlo. Non era così giù di corda da mesi, ed era tutta colpa sua. Si era convinto di poter creare qualcosa quando, analizzando oggettivamente i fatti, era impossibile. Prese il resto che Derek gli stava porgendo e fece per andarsene.
“Stiles.” Lo richiamò l’altro, riuscendo stavolta a farsi guardare negli occhi “I biglietti.”
“..Certo. I biglietti. Giusto.” Li prese velocemente e, come al solito, cercò protezione tra i due che l’avevano accompagnato.
“Ehi, allo-”
“No.” Mormorò semplicemente. I due rimasero in silenzio, capendo che qualcosa non era andato come previsto. Si scambiarono un’occhiata indecisi sul da farsi, poi Isaac prese coraggio e si schiarì la gola.
“Dai, andiamoci a vedere i Pinguini. Se reggono il confronto con le scene avute nei film di Madagascar, vincono un Oscar.”
“Infatti,” iniziò Scott “e a quel punto superebbero anche Leonardo Di Caprio. Dai, dacci i biglietti!”
Stiles abbozzò un sorriso in direzione dei due amici e distribuì i biglietti “Ma ce ne ha dato uno in più o- oh.”
“Che?”
“Io.. Oddio.”
“Cosa?” chiesero Isaac e Scott contemporaneamente, seguendo poi lo sguardo allucinato di Stiles “Oh.”
“Lo vedete anche voi?” domandò Stiles sventolando il quarto pezzo di carta “Non ho le allucinazioni? Non mi sono drogato inavvertitamente, vero? Lo vedete?!”
Isaac, già innervosito dai movimenti dell’altro, gli afferrò il polso per tenerlo fermo “Cristo, ma ti fai di pile?”
“Non ci credo.” Ridacchiava intanto Scott, saltellando “Lo devo dire ad Allison, che lo dirà a Lydia, che lo dirà a Jackson, che lo dirà a tutti!”
“Facciamo allora che tieni la bocca chiusa, eh?” propose Stiles, un po’ meno entusiasta di prima. Il momento di calma non durò molto, però “Oh mio Dio. OH MIO DIO. Mi ha lasciato il numero. Oh, sostenetevi. Oh mio Dio, e se mi sta vedendo?!” si girò di scatto, ringraziando il cielo subito dopo: Derek stava lavorando tranquillamente, quindi non stava facendo l’ennesima figura.
“Non ci credo. E’ falso. E’ falso, vero? Controllate.”
“Cos- e come te lo controllo, genio? Datti una calmata. Entriamo nella sala così non rischiamo di sembrare ragazzine undicenni al concerto di Justin Bieber, intanto. Ho una reputazione, io.” Così dicendo, Isaac prese gli altri due ragazzi saltellanti per la giacca e li trascinò nella sala.
“Cioè, amico, ti ha dato il numero quando volevi darglielo tu!”
“Esatto! Ti immagini se anche io gliel’avessi dato?! Sarebbe stato..”
“Molto carino e coccoloso, per rimanere in tema, ma smettetela, vi prego. Mi sembra di essere andato a fare shopping con Lydia e Allison.” Si lagnò Isaac, praticamente lasciandosi cadere sulla poltroncina rossa assegnata a lui.Per sua sfortuna, gli altri due si accomodarono ai suoi lati, lasciandolo nel mezzo.
"E adesso? Che faccio? Gli scrivo? O lo chiamo? E che gli dico? Gli chiedo come va o lo invito ad uscire?
Oh Dio, aveva ragione Lydia, allora?!"
"Certo che aveva ragione, che domande! Non penso distribuisca il suo numero per beneficienza! Secondo me dovresti scrivergli un messaggio, magari su whatsapp, così sai quando lo visualizza."
"Salvatemi.."
"E se non avesse whatsapp? E se non mi cagasse, dopo un messaggio normale?"
"Sei serio? Ti dà il numero e poi ti ignora? E dicono pure che sei intelligente."
"Isaac, sei solo geloso."
"Okay, dopo questa mi ritiro. Sappiate che se entro l'inizio del film non avete concluso, vado da Derek e gli dico che sei il mio fidanzato."
"Ew."
"EW?" Ripeté scioccato e offeso il riccioluto "Il prossimo film te lo vedi da solo!"
"Comunque," fece finta di niente Stiles, troppo preso dall'argomento "che gli dico? Non sono bravo in queste cose.."
"Ci pensiamo dopo insieme. Glielo mandi o più tardi, o direttamente domani! Senza far passare troppo tempo, però, sennò pensa che tu abbia dubbi."
"Ma non dovrei farmi desiderare un po'?"
"C'è tempo per farsi desiderare."
"Scott."
"Cosa?"
"Non farmi pensare a cose sconce."
"Cosa.. No. Non intendevo.. Ma sei un pervertito!"
"A cosa mi tocca assistere?" Borbottava intanto Isaac, coprendosi la testa con le braccia come meglio poteva. Quando iniziarono i trailer che anticipavano il film, tirò un sospiro di sollievo.
"E cosa gli dico?" Bisbigliò Stiles.
"Gli chiedi come va, attacchi bottone. Gli chiedi del lavoro. Che ne so." Rispose l'altro, sempre in un sussurro.
"Ma gli devo dire chi sono, sennò come capisce che sono io!"
"Certo che glielo devi dire!" Ribatté perplesso Scott.
"Non so più neanche come commentare.."
"Isaac, smettila di lamentarti! Guardati i trailer!" Lo sgridò Stiles.
"Volentieri, peccato non riesca a sentirli! Ma non ne potete parlare dopo, a freddo, magari con toni meno femminili?" Li pregò, optando per gli occhioni a cucciolo. I due migliori amici sospirarono e annuirono.
Era inutile competere con gli occhioni dolci di Isaac.
 
* * *
 
Avevano parlato e riparlato del messaggio che gli avrebbe dovuto mandare, ma alla fine aveva solo più idee in testa e meno decisione di prima. Aveva scritto quel dannato SMS un centinaio di volte.
 
Ciao, sono Stiles, ho trovato il tuo numero e
 
No. Ho trovato il tuo numero? Non era un portafoglio che Derek aveva perso e che Stiles aveva intenzione direstituire.
 
Ehi! Sono Stiles, come stai?
 
Assolutamente no, sembrava una rima di una scarsissima canzone rap. Bastava aggiungerci uno "yo" in
fondo e chiamare una casa discografica per registrare il singolo.
 
Buonciao!
 
No, quel messaggio era da cancellare subito. L'unico lato positivo era quello di poter essere
immediatamente riconosciuto -chi mai userebbe buonciao?-, ma era meglio farsi portare sulla retta via dagli aspetti negativi.
Forse Scott aveva ragione, doveva buttarla sull'ambito lavorativo. Non sarebbe stato neanche troppo invadente. Lui lo conosceva principalmente come bigliettaio, no?
 
Salve! La serata è stata proficua?  -Stiles
 
Soddisfatto, ma soprattutto stanco di cercare la combinazione perfetta delle parole da scrivere in quel messaggio, inviò senza rifletterci più di tanto.
E si diede del deficiente subito dopo.
Erano le due e quarantanove della notte. Le due e quarantanove. Salve un cazzo.
Adesso Derek avrebbe supposto che Stiles pensasse a lui nel pieno della notte invece che dormire come un qualsiasi essere umano. Indovinando, tra l'altro. E sicuramente non gli avrebbe risposto a quell'ora, forse già dormiva, o forse stava cercando di farlo. Quindi Stiles avrebbe dovuto aspettare fino al mattino dopo, non riuscendo a chiudere occhio per l'ansia!
Era un deficiente. Aveva rovinato la sua love story con Derek ancor prima che iniziasse e pure una nottata di sano riposo.
Prese il cuscino e iniziò ad attuare il suo piano per suicidarsi, premendoselo sulla faccia. Poi sentì la vibrazione del suo cellulare e il suo cuore smise di battere per conto suo.
Di scatto si mosse sul letto per controllare chi lo stesse cercando, e quando vide il nome di BelloIntelligente, per poco non cadde sul pavimento. Si affrettò a leggere la risposta, sperando che non gli rinfacciasse -per la terza volta- la sua stupidità.
 
Sì, lo è stata. Il film ti è piaciuto? Non sembravi entusiasta, quando hai preso il biglietto.
 
Oh, si era accorto del suo avvilimento improvviso. Si sentì arrossire leggermente. Cosa poteva rispondere? Ignorare quell'affermazione e rispondere semplicemente alla domanda o dargli una spiegazione?
No, ma quale spiegazione? Non poteva dirgli quella vera, e che senso aveva inventarla? Meglio omettere.
 
Mi è piaciuto un sacco! Ho riso come un pazzo. Tu l'hai visto? E comunque scusami per l'ora, non avevo notato fosse così tardi
 
No, non l'ho visto ancora. E non preoccuparti.
 
Bene. E cosa avrebbe dovuto dirgli, adesso? Forse era stanco e avrebbe dovuto salutarlo per lasciarlo dormire. Però continuava a temere l'eventualità che non gli scrivesse più, in futuro. A giudicare dall'ultimo messaggio non sembrava molto preso..
 
Okay, forse dovrei lasciarti dormire..
 
Mi sta bene rimanere sveglio. Mi starebbe meglio se considerassi anche l'ultima parte del mio primo messaggio.
 
Ops. Si era accorto dell'omissione. E a quanto pareva quella di Derek non era neanche una considerazione fatta alla cazzo di cane. Cambiò posizione, cercandone una più comoda per favorire il corretto funzionamento del cervello.
 
Ti interessa davvero?
 
Ti ricordi che ti ho lasciato il mio numero, sì?
 
Ma non poteva rispondere con un sì o un no? Doveva fare il criptico? Forse era abituato così, forse era un'agente della CIA!
Stiles, concentrati. Ricordati che devi rispondere al messaggio prima che sorga il sole e passino ore.
 
Mi ricordo, sì.
 
E allora che domande fai? Non ti ci volevo far vincere alla lotteria, con quei numeri.
 
Sei sempre stato così acido?
 
Le tue mancate risposte mi inacidiscono.
 
Okay, pausa. Non stava respirando correttamente da cinque minuti buoni. Doveva ossigenare il cervello rapidamente, solo dopo sarebbe riuscito a formulare una qualsiasi frase. Si grattò la fronte, poi fece scorrerela mano tra i capelli. Che poteva dirgli? Non avrebbe lasciato perdere se avesse continuato a far finta di niente, la verità era l'unica opzione.
 
Avevo pensato a delle cose non molto positive. Contento?
 
Di vederti triste? Ti va di uscire, uno di questi giorni? Senza finirci addosso di punto in bianco.
 
Ma io voglio finirti addosso, pensò immediatamente Stiles. Per fortuna tramite cellulare era possibile prendere tempo prima di dire qualcosa e sparare cazzate come suo solito.
Un momento.
Rilesse il messaggio.
Gli aveva chiesto di uscire. Derek, BelloIntelligente, capitano della squadra OcchiVerdi e fondatore del club BelliDaMorire gli aveva chiesto di uscire.
Se solo non fossero state le tre passate di notte avrebbe gridato come una checca isterica. Aprì la finestra per respirare aria fresca, per poi darsi del cretino e richiuderla all'istante, strisciando sotto le coperte, soffocandosi con l'amico cuscino. Non sapeva come calmarsi. Non sapeva cosa rispondere.
Accettare, sì, ma come? Ci pensò profondamente, poi si decise ad inviare il messaggio, complimentandosi da solo per l'apparente calma.
 
Volentieri. Dimmi tu quando sei libero.
 
Se ti propongo domani pomeriggio entri nel panico?
 
No.
 
Non sei molto convincente.
 
Infatti Stiles si era già scaraventato fuori dal letto per aprire l'armadio e cercare il perfetto abbinamento per il giorno successivo. Quando vide la risposta di Derek, si obbligò a tornare a letto, come se l'altro potesse vederlo.
 
Non è colpa mia.
 
Sarebbe mia?
 
Non ho detto che è colpa tua.
 
Lo insinuavi.
 
Mi hai dato il tuo numero per tormentarmi?!
 
Non aspettavo altro. Allora? Domani pomeriggio va bene o vuoi prepararti psicologicamente un po' di più?
 
Colpito nell'orgoglio, Stiles fece una smorfia arrabbiata e digitò velocemente sul cellulare la risposta allaprovocazione di Derek.
 
Va benissimo. Sono prontissimo. Dimmi ora e luogo e mi troverai lì, fiero e imperturbabile! :D
 
Sogni ad occhi aperti? Ci vediamo alle 16 davanti alla caffetteria in piazza.
 
Ottimo. Ci vediamo lì. Buonanotte, sourwolf.
 
Sourwolf..? Buonanotte a te, Stiles. E lascia le "cose non molto positive" fuori dalla tua testa. Sei più divertente quando non la usi.
 
* * *
 
Era arrivato dieci minuti in anticipo nel luogo prefissato. Era uscito di casa correndo, come se fosse stato in ritardo, e sempre a passo spedito si era spostato tra le strade di Beacon Hills, in direzione della piazza principale. Appoggiato ad un palo della luce vicino all'entrata del locale, dopo un po’ iniziò a sentire il freddo di fine Novembre.
Sospirò piano, abbassando lo sguardo sul suo cappotto. Magari avrebbe sofferto meno la bassa temperatura se si fosse tirato su la cerniera.
E ci provò. Peccato si fosse bloccata all'altezza dello stomaco. Fece un po' più di forza, sperando che bastasse, ma proprio non voleva muoversi.
"Oh, andiamo.." sussurrò, non arrendendosi. Tirò e tirò, a volte tentando persino di coglierla di sorpresa, ma fallì ogni volta.
Possibile che dovesse sempre avere così tanta sfiga? Sentiva freddo al collo, non voleva ritrovarsi con la febbre il giorno dopo per colpa di una dannata cerniera difettosa.
"Fiero e imperturbabile, dicevi?"
Sobbalzò quando sentì queste parole improvvise. Lanciò un'occhiataccia a Derek, sia per averlo spaventato che per averlo preso per i fondelli come al solito, poi lasciò perdere la sua missione e si infilò le mani ormai congelate in tasca.
"Avevo freddo. Ciao, comunque." Mormorò, con un leggero broncio. Mai una volta che riuscisse ad apparire figo.
"Ciao. Vuoi che te la tiri su?"
"Non ci riusciresti. Sono cinque minuti che ci provo."
Derek lo guardò scettico, poi si avvicinò e, con una semplicità estrema, tirò su la zip. Per aumentare l'imbarazzo di Stiles, aggiunse un altro tocco di classe: gli sistemò il colletto e gli diede due pacche sul petto,con un sorrisetto ironico stampato sulla faccia.
"..Facevo finta di non riuscirci. Volevo farti sentire importante." Borbottò Stiles, distogliendo lo sguardo.
"Grazie per il pensiero." Resse il gioco Derek, con tono divertito "Allora? Vuoi stare qui a far compagnia al palo o entri con me?"
"Mi daresti il tempo di pensarci? No, perché sai, il palo tende ad esser più simpatico. E, in più, mi sostiene. Non mi prende in giro."
"Solo perché non parla." Gli fece notare Derek "E allora perché, se non sono simpatico quanto lui e ti prendo in giro, sei indeciso?"
Stiles lo fissò per un bel po', cercando di trovare una risposta adeguata a quella domanda bastarda. Beh, concentrarsi non era molto semplice, con quegli occhi verdi puntati addosso.
"Quindi?"
"Scusa, non mi viene in mente niente." Disse, dopo essersi svegliato da quel momento di contemplazione. Si congratulò con se stesso per quella affermazione e attese la reazione di Derek.
Il quale scrollò le spalle ed iniziò ad allontanarsi tranquillamente dicendo "Allora non ti rubo altro tempo, ci vediamo."
Se ne stava andando. Se ne stava seriamente andando?!
Stiles rimase a boccheggiare per qualche secondo, prima di ignorare l'orgoglio e corrergli dietro. Gli afferrò un braccio e lo fece girare, arrossendo quando incrociò il suo sguardo divertito.
"Non fare il bastardo." Disse, non sapendo come fermarlo.
"E' così che speri di fermarmi?"
"Scherzavo, prima."
"Davvero?"
"Sì."
"Dimostramelo."
"Non fare il bastardo." Ripeté, supplicandolo con gli occhi.
"Dimostramelo." Disse ancora l'altro, cercando di non palesare troppo il divertimento che stava provando.
"Non mi era venuto niente in mente perché non ci ho pensato tanto. Mi sono distratto guardandoti." Ammise, abbassando lo sguardo. Sperò che bastasse per farlo rimanere, non gli importava più la costante presenza di Bob. Era totalmente perso. Se l'avessero trattenuto, gli avrebbe fatto tutte le confessioni che richiedeva, anche le più imbarazzanti.
Poi Derek cominciò a camminare. E Stiles con lui, perché si era dimenticato di staccarsi dal suo braccio.
Guardò il profilo dell'altro, che tranquillo puntava gli occhi sulla strada davanti a sé.
"Ehm, non dici nulla?"
"Vuoi che ti rinfacci quello che hai detto? Pensavo di farti un favore." Rispose calmo Derek, guardandolo per un attimo.
"Beh no, ma potevi, non so.. Tipo ringraziare. O dire che sono riuscito a dimostrarti che scherzavo. O che non ci sono riuscito. O che fa freddo, che comunque è bel tempo.."
"Vuoi entrare o fare una passeggiata?" Gli chiese invece l'altro, fermandosi di nuovo davanti alla caffetteria.
"Non sono sicuro."
"Pensaci."
"Aiutami!" Sbottò Stiles, sotto pressione.
"Per me è lo stesso."
"Anche per me!"
Derek sospirò, tirò fuori dalla tasca una mano e sfiorò il viso di Stiles, pietrificandolo.
"Sei freddo."
"Eh." Riuscì a dire Stiles.
"Andiamo dentro?"
"Ah-ah." Annuì, continuando a fissarlo imbambolato. Si ritrovò dentro la caffetteria senza neanche rendersene conto, troppo impegnato a ricordare il tocco delicato di Derek sulla sua guancia.
"Siediti, intanto." Derek indicò con un cenno della testa un tavolino vuoto "Cosa ti prendo?"
"Ehm.. io.. una cioccolata calda." Riuscì a dire. Derek, annuendo, si diresse verso il bancone.
Okay, si disse Stiles, camminando verso il tavolino e tentando di aprirsi il cappotto, non sta andando male, in fondo. A parte questa cazzo di cerniera.
Di fianco alla sedia su cui avrebbe voluto posare le chiappe, infatti, Stiles stava lottando un'altra volta contro la zip, che continuava ad opporsi al suo padrone.
"Dannato il giorno in cui ti ho comprato." Borbottò, attirando l'attenzione di due anziane signore lì vicino.
"Stiles." Lo richiamò Derek esasperato, già vicino a lui e con due tazze in mano. Per quanto tempo era
rimasto lì a combattere?
"E’ difettosa.." si giustificò con tono lamentoso. Derek sospirò scuotendo la testa, posò le ordinazioni e lo aiutò a liberarsi, non nascondendo un sorrisetto intenerito.
"Grazie.." mormorò Stiles sedendosi, dopo aver sistemato il cappotto sullo schienale della sedia.
"Quando vuoi." Rispose l'altro, imitandolo. Stiles sbirciò il contenuto della sua tazza, mentre attaccava le mani fredde intorno alla propria.
"Anche tu cioccolata?"
"Ti sorprende?"
"Ti facevo più un tipo da caffè amarissimo."
"Devo compensare con un po' di dolcezza il mio essere acido." Spiegò, riportando alla luce uno dei
messaggi della notte precedente.
"Allora la cioccolata non basta." Lo stuzzicò Stiles, nascondendo una risatina nella tazza e guardandolo negli occhi. Derek, per rispondere, alzò un sopracciglio e si appoggiò sul tavolino.
"No, la cioccolata non basta."
E lo fissava. In silenzio. Senza fare niente, come se fosse in attesa di qualcosa. Stiles aggrottò la fronte e
posò la bevanda sul tavolo, ricambiando dubbioso lo sguardo.
"Che c'è?"
"Niente. Aspettavo tu capissi."
"Che devo capire?"
E Derek scoppiò a ridere. Stiles implose, guardando il viso dell'altro e sentendo quel suono paradisiaco. Continuava a non capire cosa dovesse capire, ma non gli interessava. Non più della risata di Derek, perlomeno.
"Sei assurdo." Commentò, iniziando anche lui a bere, ignorando l'espressione di adorazione mista a confusione di Stiles.
"Sì, me lo dicono spesso. Penso che nel corso della mia vita sia stato uno degli aggettivi più usati per descrivermi insieme a strano, rompiscatole e sfigato. Alla fine è anche quello meno offensivo." Disse, ragionando tra sé e sé con gli occhi rivolti verso il niente.
"Il mio non voleva essere offensivo." Chiarì allora Derek, ottenendo nuovamente l'attenzione dell'altro.
"Oh, sì, lo so! Cioè, lo immaginavo! Ho imparato a distinguere le intonazioni qualche tempo fa. Ma quanti anni hai?" Domandò infine, dal niente.
"Ventitré."
"Wow. Sei grande." Affermò Stiles, ammirato. Si chiese cosa ci facesse lì, con un ragazzo più grande di lui di ben cinque anni. Che aveva da offrirgli?
"Cose non molto positive?" Lo riportò alla realtà Derek.
"Mh?"
"Stavi pensando a cose non molto positive di nuovo?"
"Io.. no. Stavo solo.."
"Stiles, smettila di pensare e rilassati. E pulisciti, visto che ci sei. Hai un po' di cioccolata qui." Disse Derek, toccandosi il labbro superiore. Stiles seguì il movimento dell'indice, finendo con l'osservare attentamente la forma della bocca di Derek, chiedendosi come sarebbe stato baciarla e sfiorarla con..
Stiles, pulisciti, o sembrerai un bambino per un altro quarto d'ora, si rimproverò, imbronciandosi.
"Certo che sei lunatico." Osservò Derek, studiandolo mentre si strofinava un fazzoletto sulla faccia.
"Sono sensibile a quello che mi succede."
"Povero cucciolo."
"Certo, ci manca solo che mi chiami cucciolo, come se non mi sentissi già un poppante per conto mio."Borbottò, tornando a bere. Non sentì risposta per qualche secondo, così rialzò gli occhi. Derek lo stava guardando con aria sorpresa.
"Era questo il problema? Ti senti un poppante?"
"No. Inferiore in generale."
Cavolo, l'aveva detto ad alta voce.
Derek diede l’idea di star riflettendo su quello che aveva appena ammesso Stiles. Aveva la faccia di uno che aveva appena sentito l’affermazione meno comprensibile dell’universo, e questo ebbe due effetti sul più piccolo: innanzi tutto, si sentì onorato. Insomma, se proprio Derek non capiva come lui potesse considerarsi inferiore non poteva che prenderlo come un complimento. In secondo luogo, si offese. Adesso uno non poteva neanche avere un calo di autostima?!
"Ma.." cominciò Derek, la fronte aggrottata "Era questo che ti ha buttato giù al cinema, quindi?"
E' giunta l'ora del silenzio, Stiles. Si impose di parlare il meno possibile durante quella conversazione e scrollò le spalle, senza confermare o negare.
"Che complessi potrebbero mai venirti in un cinema? Qualcuno ti ha dato fastidio?"
Stiles lo guardò confuso "No. Perché mi dovrebbero dare fastidio?"
"E io che ne so? Cercavo di capire l'origine dei tuoi pensieri, quella domanda dovevo fartela!"
"Sono io l'origine dei miei pensieri!"
"E perché diavolo ti senti inferiore, allora?!"
Stiles lo fissò strabiliato "Ma sei serio? Davvero non capisci come una persona possa sminuirsi da sola? Ma ti hanno cresciuto a forza di pane e autostima?!"
Derek lo fulminò, prima di rispondere "Non sto parlando in generale. Sto parlando di te."
"Eh." Soffiò Stiles, in attesa della spiegazione. Che non arrivò. Derek si diede il classico "facepalm" e scosse la testa, esasperato.
"Non so come fare."
"Oh, scusami se ancora non ho imparato il tuo codice! Non sono un agente segreto come Mr. BelloIntelligente, qua!"
Derek lo guardò come se fosse un alieno "Stiles, ma cosa stai dicendo?"
"Niente."
"Allora," Derek drizzò la schiena con aria risoluta "chiudiamola qui."
Stiles si sentì morire, e non solo. Si sentì anche estremamente fragile. Tre parole erano riuscito ad abbatterlo in un attimo. E dire che a forza di sentirselo dire da suo padre e i suoi migliori amici aveva seriamente iniziato a credere di essere forte.
Solo in quel momento si rese conto che con l’arrivo di Derek e Bob, dipendeva solo ed esclusivamente dal moro, e non da se stesso. Ed erano bastati tre mesi di stalking e qualche parola scambiata nel giro di una settimana.
"Stiles, mi stai ascoltando?"
"Sì." Sussurrò, catalizzando tutte le sue energie negli occhi per non far uscire le lacrime.
"Ti vedevo assente, quindi mi sono fermato. Mi segui?"
"Sì."
"Dicevo," riprese Derek, tranquillo "chiudiamola qui. Forse abbiamo iniziato male, forse è colpa mia e ti ho lasciato credere per sbaglio di essere troppo piccolo, troppo poco e compagnia bella. In più, tu hai bisogno di una persona che i complimenti te li dica direttamente, non in codice, come faccio io."
Stiles deglutì. Cosa sta dicendo?
"Quindi, facciamo così. Ignoriamo i nostri precedenti incontri e conosciamoci di nuovo, come fanno nei film. Di solito si fanno una risata e funziona. In più, tenterò di non fare il bastardo. Ci stai?"
Stiles era senza parole -evento più unico che raro- e non aveva idea di cosa pensare. Si passò la lingua tra le labbra secche e tirò su col naso.
"Hai.. hai detto un sacco di cose tutte in una volta."
"Sì, mi hai influenzato con la tua compagnia."
"Mi dispiace."
"A me no."
"Perché tutto questo?" Domandò Stiles, agitato "Sono problemi miei se ogni tanto penso alle cose non molto positive, non c'è bisogno che ti sforzi per non farmi sentire un coglione!"
La faccia di Derek era impagabile. Sembrava sul punto di urlare. Respirò profondamente "Io ti ammazzo." Ringhiò.
"Cos- perché?!"
"Perché non capisci un cazzo!" Sbottò, sporgendosi verso di lui "Io non mi sforzo per fare niente! Cerco solo di farti comprendere che nonostante quello che tu possa credere di te stesso, io sono qui."
"Forse-"
"Non ti provare a dire che mi fai pena, Stiles, o questo posto verrà chiuso per le indagini di un omicidio."
"Fai paura quando minacci.."
"Ma stai valutando quello che dico? Perché mi sembra che tu faccia caso solo alle centinaia di sfumature nelle tue frasi, e non delle mie."
"Non ti seguo."
Altro ringhio. Wow. Non l'aveva mai sentito ringhiare così tanto. Anzi, mai sentito ringhiare in generale, ma immaginava fosse un tipo da ringhio.
Ma cosa si metteva a pensare? Non era il momento di vaneggiare.
"Sto dicendo.." cercò di esser paziente Derek "che quello che non vuoi sentire, non lo ascolti."
"Derek, io davvero vorrei parlare in codice con te, ma se mi spieghi il codice con un altro codice io-"
"Non sono un tipo che fa complimenti, Stiles." Disse chiaro Derek, interrompendolo "Ma te ne ho fatti almeno un paio."
"Un paio sono due. E sono tantissimi."
"Stiles, concentrati sul significato di quello che dico."
"E' più forte di me."
"Lo so. L'avevo inteso."
"AH!" Urlò dal niente Stiles, tappandosi poi la bocca. Le due signore di prima, stanche di tutto quel vociare, si arresero e cominciarono ad andarsene.
"Ah cosa?"
"Quindi quando prima mi fissavi parlando della tua acidità volevi farmi capire che mi trovi dolce!" Ammiccò esageratamente, soddisfatto.
"Sapevo che non eri solo bello."
Non avrebbe saputo spiegare come fosse successo neanche ore e ore di ragionamento successive all'accaduto, ma uno dei gomiti appoggiati sul tavolino scivolò e Stiles si ritrovò con un polso dolorante a causa dello scontro avvenuto con lo spigolo.
"Ho delle disfunzioni a livello neurologico." Diceva tra sé e sé, ignorando totalmente Derek e il suo volto confuso "Non è possibile, altrimenti. Ero stabile fino ad un secondo prima, me ne ero accertato."
"Okay." Sussurrava intanto Derek, finendo la sua cioccolata.
"Voglio dire, non sono neanche totalmente sicuro che una cosa del genere possa succedere. Fisicamente. Dovrei chiedere al professor Harris." Continuava Stiles, massaggiandosi la parte lesa "Come minimo mi risponderebbe che con la mia goffaggine la fisica non ha niente a che fare, ma sono davvero curioso."
"Hai finito?" Chiese Derek, riferendosi sia al suo monologo che alla bevanda. Stiles annuì tranquillo, ormai privo di dignità. Peggio di così non sarebbe potuta andare. Imitò Derek, che si stava alzando, e lo seguì verso l'esterno infilandosi quel dannato cappotto.
"Ehi, aspetta! Devo pagare!"
"No, non devi." Lo contraddisse l'altro, aprendogli la porta.
"Ehm, sì. Devo." Insistette Stiles, immobile davanti all'uscita. Derek, sospirando, lo afferrò per il colletto e lo spinse fuori, chiudendo finalmente la porta e salvando i clienti della caffetteria dall'ibernazione.  Subito dopo, si mise davanti a Stiles e gli tolse le mani dalla cerniera che stava tentando di chiudere.
"No, genio. Ho pagato io prima." Gli disse a un soffio dal viso, fissando la zip che stava sbloccando per la terza volta. Le prime due non avevano richiesto tale vicinanza, quindi, in fondo, il rossore di Stiles era doppiamente giustificato.
"Ah."
"Già, ah." Annuì Derek, alzando lo sguardo e incrociandolo col suo. Stiles deglutì, sostenendolo il più possibile, ma la tentazione di fissare le labbra era fortissima. Sbatté le palpebre. Mi sta seducendo. Mi sta decisamente seducendo.
Alzò un sopracciglio quando Derek sorrise divertito "Cosa?"
"Mi dici che ti sto seducendo con quella faccia concentrata e non dovrei sorridere?"
"Io non ti ho detto che.. L'ho detto?"
"L'hai detto."
"No, senti," gli posò una mano sulla spalla "guardiamo la cosa con occhi oggettivi, okay?"
"Okay." Lo assecondò Derek, curioso di sapere come avrebbe proseguito.
"Quello che faccio e dico in tua presenza non è normale. Perché, ti giuro, secondo il mio cervellino bacato, quella cosa l'ho solo pensata. Cioè, non mi sono nemmeno reso conto si aver aperto bocca e sprecato fiato, non so se mi spiego."
"Ti spieghi benissimo."
"Quindi, io chiedo a te perché sei testimone dei miei problemi mentali.." Spiegò Stiles, ormai sfinito da se stesso "Come faccio a curarmi?"
L'altro scosse la testa e ridacchiò "Non c'è proprio niente da curare."
"Io direi di sì. Non ti rendi conto perché tu sei.. tu. Se io fossi te, su questo punto di vista vivrei sicuramente più tranquillo."
"Se tu fossi me non mi piaceresti, però."
"E che cambia?"
Derek aveva un'espressione strana sul viso. Sembrava indeciso. Proprio in conflitto con chissà quale parte di sé.
"Se avessi questo scambio di battute con una persona normale mi offenderei, ma siccome questa persona sei tu, c'è la possibilità che quello che ho detto non sia arrivato come doveva arrivare."
"Perché ti offenderesti? Che ho detto?"
"Mi hai praticamente detto che, se non mi piacessi, ti sarebbe indifferente."
"Io non ho detto questo."
"L'hai detto."
"No!" Ribatté convinto Stiles, sicurissimo. Derek gli aveva detto che se fosse stato come lui non gli sarebbe piaciuto, e lui aveva chiesto cosa cambiasse perché tanto non gli piaceva! O perlomeno, questo credeva. E se invece.. "Oh."
"Mh-mh," annuì Derek "infatti."
"Quindi tu.. oh."
"Prenditi il tempo che ti serve." Disse, cominciando a camminare. Qualche secondo dopo, Stiles staccò i piedi da terra e gli andò dietro, inciampando giusto due volte.
"Aspetta! Non puoi dirmi queste cose e fare il finto tonto subito dopo! Dammi tregua!"
"Adesso vuoi dirmi che se fossi stato lì a fissarti mentre metabolizzavi avrei fatto meglio?!"
"Sì!"
"L'hai detto tu che ti distraggo, prima!"
"E tu avevi detto di ignorare le parti precedenti alla caffetteria!" Lo accusò, dandogli una gomitata.
"Quella era sulla borderline. E comunque pensavo fosse tutto risolto, visto che da quel momento non ti sei ammosciato più."
"C'è sempre tempo."
Derek sbuffò una risata "Con una frase riuscirei a ristabilire la situazione."
"Ma come sei sicuro di te!" Affermò Stiles, con voce volutamente grossa.
"Sicuro di me e di te."
"E questo che vorrebbe dire?"
"Niente di definito, è da interpretare. Da grande, quando avrai dei nipoti, forse capirai."
"Quando fai il simpatico sei particolarmente maltrattabile."
"Quando hai il naso arrossato per il freddo sei particolarmente carino." Ghignò Derek, guardando la strada davanti a sé.
Questa volta, invece del gomito, gli cedette un ginocchio. Stiles, per non cadere, si aggrappò al braccio dell'altro, che come se non avesse detto niente di letale stava continuando a passeggiare.
"Ma dico, sei pazzo?!"
"Io? Sei tu che non ti reggi in piedi."
"Scott aveva ragione." Affermò Stiles, quando si ricordò della conversazione del migliore amico e Isaac ascoltata passivamente la sera prima.
"Non so chi sia Scott e cosa abbia detto, ma evidentemente sì."
"Scott è il mio migliore amico!" Si animò, stringendo inconsciamente il braccio di Derek "L'hai visto. E’ venuto tante volte al cinema con me!"
"Due ragazzi sono venuti tante volte con te."
"Quello che viene con la ragazza mora è Scott! Lei è Allison. Ti sei accorto di chi è venuto tante volte con me?" Chiese poi, sorpreso, studiando in ritardo le parole dell'altro.
"Te l'ho appena detto, se proprio devi fare domande almeno falle intelligenti."
"Chiedevo conferma! Accidenti, sourwolf." Borbottò Stiles, guardando dall'altra parte. Sentì Derek sospirare.
"Un giorno capirò da dove hai tirato fuori questo sourwolf. Come va il polso?"
"Oh, è qui al calduc- oh, scusa." Si accorse allora di esser stato a braccetto con Derek fino a quel momento. Si staccò per non dargli fastidio e si allontanò anche un po'. L'altro lo guardava con il sopracciglio destro alzato.
"Potevi starci, eh."
"Mh, no."
"Beh, se non vuoi, allora.." Disse Derek, senza terminare la frase. Poco dopo, però, parlò ancora "Ma la spalla?"
"Cosa?" Chiese Stiles. Si abbracciò da solo per il freddo. Forse non doveva staccarsi, Derek era un'efficiente fonte di calore.
"Ti ha fatto male?"
"Perché?"
"Perché la scorsa settimana, nel supermercato, ci sei cascato sopra."
"Oh, giusto, giusto! No, non mi ha fatto male. Cioè un po' sì, ma il giorno dopo non sentivo più niente." Lo rassicurò. In realtà se alzava troppo il braccio un po' gli dava fastidio anche adesso, ma voleva fare il figo e mostrarsi indistruttibile.
"Meglio così. Lì per lì mi era preso un colpo."
"Perché mi vuoi tanto bene."
Eh, ormai l'aveva detta. Si diede semplicemente uno schiaffo mentale, poi attese la reazione di Derek, scrutandolo di sottecchi.
“Beh, in un certo senso.” Rispose sospirando, apparentemente non toccato da quello che aveva detto. C'era da dire che, nonostante tutte le brutte cose che gli erano sfuggite di bocca, Derek non si era mai scomposto, e questo era quasi ammirevole.
"Comunque," continuò "avere un morto sulla coscienza non mi sarebbe piaciuto."
"Ah." Disse stupidamente il più piccolo "Potrebbe nuocere alla tua pelle, effettivamente. Tipo disidratarla."
Derek cercò di non dargli la soddisfazione di averlo fatto ridere, ma fallì miseramente. E come al solito, Stiles si perse ad osservarlo. Ancora non si spiegava come fosse possibile che a uno come Derek piacesse.. lui. Non riusciva neanche a pensarlo, non senza perdersi in film mentali dove l'altro gli dichiarava il suo amore offrendogli la sua anima.
"Stiles."
"Mh?" si svegliò. Aveva fissato Derek per tutto il tempo e non si era accorto che si era fermato per mettersi davanti a lui. Stiles si era pure fermato. Era proprio andato.
"Ma dove te ne vai?"
"Da nessuna parte, mi hai fatto fermare."
"Intendo con la testa."
"La testa è attaccata al corpo."
"Stiles.." sospirò Derek, divertito.
"Sono iperattivo. A volte ho dei cali di attenzione, sai. E poi sono un tipo riflessivo."
"Riflessivo? Tu?"
"A giorni alterni."
"Allora sono stato sfortunato."
"In realtà" cominciò, con aria da saputello "sei molto fortunato. Dovresti anzi ringraziarmi perché sono qui, con te."
"Non credo proprio. Ho fatto tutto io." Ribatté l'altro, ghignando.
"Okay, io scherzavo, ma non è vero. Sono io che sono venuto al cinema un sacco di volte e sono io che ti sono venuto addosso. Così come sono stato io ad aver avuto bisogno di coca-cola e popcorn."
"Accidenti." Annuì Derek, guardandolo ammirato "Avresti ragione, ma.. sono stato io ad aiutarti aprendoti la porta e raccogliendo le noccioline."
"Erano di Scott."
"Ma, soprattutto, a srotolarti dal tendone."
"Sono insidiosi, quei cosi!" Incrociò le braccia.
"Poi sono stato io a venirti addosso la seconda volta. E sei scappato. Senza spesa."
"Ero di fretta."
"Poi ti ho aiutato a portarla nella jeep."
"Prima mi hai portato la cioccolata.."
"Giusto. E, infine, io ti ho dato il numero."
"Questo non è giusto, però! Anche io te lo stavo per dare! Mi hai.. anticipato." Mentì spudoratamente, abbassando la testa e guardandosi i piedi. Non voleva tornare sull'argomento, ossia sui suoi complessi. Per fortuna, o per sensibilità di Derek, non successe.
Quest’ultimo tirò fuori una mano dalle tasche e la usò per tirare su il viso di Stiles, con una delicatezza che non gli avrebbe mai attribuito. Si guardarono per un po' negli occhi. Stiles, se solo avesse avuto un po' di palle in quel momento, gli sarebbe saltato addosso per baciarlo.
No, anzi, ora lo faccio. No, il primo bacio no. O forse sì? No. Sì. No. Sì. No.
"Comunque," parlò Derek, tornando a mettere la mano in tasca "Ti ho chiesto io di uscire."
"Ma io ti ho scritto il messaggio. E ho accettato l'invito."
"Che sacrificio."
"Già, ma non amo vantarmene."
"Ecco perché mi piaci: sei così umile."
Contro ogni aspettativa, Stiles rise. Buttandola sullo scherzo, Derek era riuscito quasi a non fargli notare quello che provava. Sono un coglione, pensava intanto Stiles, funziono malissimo.
"Vedi, così è molto più bello flirtare, senza che ti incanti a fissarmi."
"Hai rovinato tutto!" Rise ancora più forte Stiles, divertito dall'espressione di Derek. Sembrava soddisfatto, eppure tentava in tutti i modi di nascondere il sorrisetto che aveva sul viso. Era bello anche quando voleva fare lo scorbutico.
"Non mi pare." Disse, facendo un passo avanti.
"Uhm, non far caso alla mia risata. È tutta scena. Non è vera." Prese fiato, poi iniziò a borbottare "Sento le lacrime ghiacciarsi sulla mia faccia."
"Vuoi che ti aiuti a scongelarle?"
"Mi aliti fuoco sul viso tipo drago?"
"Pensavo più all'autocombustione."
"Eh?" fu l'unica cosa che riuscì a dire prima che Derek si avvicinasse completamente per posare le labbra sulle sue.
E il mondo non esisteva più. I primi secondi non riuscì nemmeno a muovere un muscolo dallo shock -perché, dai, era stato davvero un gesto improvviso e il suo cervello aveva detto bye bye-, poi ricambiò e, riflettendo, effettivamente un po' di autocombustione aveva fatto la sua entrata in scena. Come poteva essere il contrario? Era arrossito per il contatto delle sue dita sulla guancia, figurarsi per un bacio!
Oh, jedi. Derek mi sta baciando.
Gli sembrava che quel contatto non finisse mai, eppure quando si ritrovò a ricambiare lo sguardo furbo di Derek avrebbe desiderato fosse durato di più.
"Bello."
Bello. Bello. Bello. Quella parola gli rimbombava in testa e non aveva intenzione di smettere. Bello.
Perché l'aveva detto?
Non solo era riduttivo, era anche stupido! Avrebbe potuto dire qualsiasi cosa, e se proprio non riusciva a trovare niente di figo, avrebbe comunque fatto meglio a stare zitto. Tipo a crogiolarsi nel verde degli occhi di Derek come faceva di solito.
"Beh, grazie."
"Scusa." Disse subito, chiudendo gli occhi e appoggiando la fronte sulla spalla dell'altro. Non l'avrebbe visto disperarsi "E' colpa di Bob."
"Bob?"
"Lascia stare."
"Okay."
Non dissero niente per qualche secondo, poi Stiles sentì una mano poggiarsi sulla sua nuca.
"Come puoi avere le mani calde?"
"Le ho tenute in tasca."
"Bel- no. Non dirò mai più quella parola." E la sua testa sobbalzò insieme al petto di Derek, che stava ridacchiando. Rialzò lo sguardo e no, Derek, non accarezzarmi i capelli o svengo.
"Sai che si è fatto tardi?"
"Mi stai mandando via?"
"Facevo per dirtelo. Non so quando sei abituato a tornare a casa."
"Dipende."
"Da te o cause esterne?"
"Entrambe le cose."
In teoria sarebbe dovuto andare a casa a preparare la cena a suo padre, visto che quel pomeriggio era di turno, ma non voleva rincasare proprio adesso che si era finalmente abituato all'idea che.. no, ancora non si era abituato, ma stava cominciando a non dubitare, ecco. Dopo il bacio, poi, i suoi complessi erano sempre meno complessi.
"Quindi?"
"Quin- Derek, adesso mi stai accarezzando come se fossi un cane, lo sai?"
Derek ridacchiò "Volevo vedere la tua reazione. Dicevi?" Lo spronò a continuare,   spostando la mano sul viso e accarezzandogli la guancia.
"Dicevo che dovrei andare, ma, insomma, non è che sono proprio di fretta, ecco. Voglio dire.." Stiles deglutì, percependo il lieve tocco di Derek sotto l'orecchio sinistro "Eeeeh.. con calma. Ho tutto il tempo del mondo."
"Ti accompagno a casa."
E lo fece. Smise di distrarlo con tutte quelle carezze che Stiles definì meschine, ma lo accompagnò. Per tutto il tragitto si scambiarono occhiate -tranquille da parte di Derek e imbarazzate da parte di Stiles-, a volte qualche battuta, ma se il più piccolo avesse dovuto raccontare cosa fosse successo dopo il bacio, avrebbe ricordato solamente il secondo, dato davanti alla porta di casa sua una volta arrivati.
"Che cliché."
"Mi sei venuto addosso, Stiles."
 
* * *
 
Come cambiavano le cose, con il tempo.
Se solo due anni prima gli avessero detto che un giorno avrebbe raccontato il suo appuntamento con un uomo più grande e molto più bello di lui ad una Lydia che pendeva dalle sue labbra, avrebbe riso e sarebbe tornato a giocare ai videogiochi con Scott.
Eppure stava succedendo, esattamente come una settimana prima. Persino Jackson, come gli altri suoi amici, sembrava preso dalla storia.
Peccato che il suo entusiasmo venne stroncato dalla domanda del suo migliore amico.
“Insomma, adesso state insieme?”
“Noi.. Beh.. No. Cioè, no niente, no.” Balbettò, in difficoltà.
“Non penso manchi molto.” Commentò Isaac, con l’immancabile panino tra le mani “Voglio dire, sono usciti, sanno di piacersi, si sono baciati..”
“Anche perché di solito la gente non bacia altra gente a caso, a meno che non siano ubriache. In ogni caso, non chiederebbero loro di uscire, prima.” Rincarò la dose Lydia.
“Non mi capacito di come sia possibile, ma.. Hanno ragione.” Ammise Jackson, guardando perplesso Stiles “State praticamente insieme.”
“Ma come vi siete salutati?” domandò curiosa Allison.
“Con un bacio, te l’ho detto!” ripeté Stiles, guardandola come se fosse scema.
“Sì, ma.. Vi siete detti che sareste usciti ancora o niente..?”
“Oh. Niente.”
Lydia ridacchiò “Mi piace questo Derek.”
“Sì, anche a me. Ma perché? Oddio, non è che non vuole più uscire con me? O che tipo uscendo con me si è accorto di non essere attratto o che gli sto antipatico? Oppure gli piaccio ma non gli piace come bacio e allora non può avere una relazione con me per questa mia carenza orribile?!” Stiles iniziò a straparlare, assalito dai tanti, troppi dubbi.
“Nel caso, mi sentirei molto più tranquillo.” Affermò Jackson, che venne bellamente ignorato.
“Vuole semplicemente che glielo chiedi tu, idiota.” Lo rassicurò la rossa, abbozzando un sorrisetto divertito.
“Ma se si è vantato per mezza giornata di quanto abbia fatto tutto lui!”
“Era un pretesto per ricordarti che gli piaci.” Roteò gli occhi Isaac.
“Ah. Okay. Okay, sì, potrebbe aver senso. Non ha senso che io da solo non ci arrivi una cazzo di volta, ma okay. Un giorno mi abituerò al paraocchi di Bob.”
“Bob?” chiesero tutti in coro.
“Lasciate stare. Stavolta però lo contatto su whatsapp. Ho controllato, ce l’ha.”
“Così vedi se visualizza!”
“Sì, Scott, così vedo se visualizza.” Annuì “E messaggio gratis.”
“E’ divertente come non valuti minimamente la possibilità di chiamarlo.” Borbottò Isaac, accartocciando la carta dove era il panino.
“Per balbettargli nell’orecchio? Ancora non sono pronto, per quello.”
“Nell’orecchio no e in faccia sì.”
“Isaac, silenzio.”
“Allora scrivigli, dopo scuola!” disse Allison sorridendo “Così parlate un po’ e intanto ti prepari per invitarlo a uscire, un giorno. O una sera.”
“O una notte.” Ammiccò Lydia, facendo ridere il gruppo. Tranne Stiles, che arrossì al solo pensiero di una notte con Derek. Non avrebbe saputo dove mettere le mani, letteralmente.
“Uhm, sì, okay. Gli scriverò.”
 
* * *
 
Ieri ci ho messo venti minuti per togliermi il cappotto.
 
Non aveva idea di come cominciare una conversazione. Non gli andava di scrivere un saluto classico, preferiva un inizio in medias res, ecco.
Era appena tornato a casa da scuola, e la verità era che non aveva voglia di studiare. Prima di finire sui libri avrebbe preferito parlare con l’altro, per cui non perse molto tempo. Sperò gli rispondesse subito, ma dopo dieci minuti ancora niente.
Okay, Stiles, devi cominciare. Ti permetto di smettere se risponde, però.
Si alzò dal pavimento –era a rotolare per terra, nell’attesa- e prese dei libri. Non aveva per niente voglia, e nemmeno la concentrazione sufficiente per sforzarsi. Persino a scuola non era riuscito a stare attento. Non che di solito ci riuscisse, ma una media di almeno venti minuti a lezione erano meglio di quello che aveva ottenuto quel giorno.
La verità era che non era mai stato così felice. Si sentiva proprio bene, come un bambino il giorno di Natale, e non riusciva a non ricordare frasi, azioni, sguardi e momenti che Derek aveva condiviso con lui il giorno prima.
Forse era questa la ragione per cui si scaraventò sul letto, sentendo la vibrazione del proprio cellulare.
 
In effetti mi sono chiesto come avresti fatto senza di me.
Ciao, comunque.       
  
 
Hehehe, in realtà mi ha aiutato mio padre. Credo non mi metterò mai più quel cappotto. E ciao anche a te!
 
Peccato. Iniziavo a divertirmi. Aiutarti a spogliarti, poi a rivestirti, poi a spogliarti di nuovo…
 
No, assolutamente no. Non poteva dirgli queste cose. Non poteva fare quel tipo di riferimento ad un povero ragazzo di diciotto anni in piena fase ormonale, vergine e palesemente attratto da lui. Avrebbe fatto bene a procurarsi un avvocato perché, dannazione, era da denuncia.
 
Ma sei serio?
 
Secondo te?
 
Vaffanculo. E io che volevo avere una conversazione normale con te.
 
Non sono pentito. L’unica cosa che rimpiango è non poter vedere la tua faccia.
 
Pensa a come mi sento io, allora, che non posso vedere la tua.
 
Col senno di poi, non avrebbe dovuto mandare quel messaggio. Sarebbe stata l’ultima cosa da fare in quel momento. Aveva appena firmato un contratto con la morte.
Derek, come risposta, gli aveva mandato una sua foto, o meglio, un selfie. Stiles sarebbe stato disposto ad accettarlo, se solo quel bastardo avesse evitato di inquadrare anche il suo mezzobusto. Nudo. E bagnato, tra l’altro.
Era in apnea. Aveva bisogno di ossigeno. E un fazzoletto, per la bava.
 
Come ti senti, adesso?
 
Preso per il culo.
 
Per quello c’è tempo.
 
DEREK, SMETTILA.
 
Mi era venuta in mente un’altra battuta collegata al tuo “SMETTILA”, ma mi son detto che può bastare così. Per adesso.
 
Ma sono veri?
 
Cosa?
 
Quei muscoli.
 
… Sì.
 
Ma perché sei bagnato? Volevi risaltare i pettorali? lol
 
Prima di rispondere ero a farmi una doccia.
 
Ah, ottimo. L’immaginazione di solito era considerata come un pregio, ma in quel momento Stiles desiderò ardentemente non averla. Come poteva sopravvivere con l’immagine di Derek sotto la doccia scolpita nella mente? Dopo quello che aveva visto –e che stava continuando a vedere poco distrattamente- poi, non era neanche troppo difficile essere realistici.
 
Ovvio. Certo. Potevo arrivarci da solo.
 
Nella mia doccia?
 
Derek, se non la smetti ti bombardo con un esercito di faccine.
 
Farò finta di non sapere che apprezzi quello che ti sto dicendo.
 
Anche se fosse, non sono affari tuoi.
 
Va bene.
 
Davvero. Voglio dire, anche se mi piacessero i tuoi commentini immaturi, rimangono comunque del tutto inappropriati per la situazione in cui siamo.
 
Quale situazione?
 
Questa.
 
Illuminami.
 
Io che faccio figure di merda, tu che mi prendi in giro e poi mi chiedi di uscire e mi baci.
 
Due volte.
 
Non capisco perché sia importante specificare, ma sì, due volte.
 
E che c’è di sbagliato in quello che dico?
 
Noi due non stiamo insieme!
 
Forse aveva sbagliato a scriverglielo. Quella era una cosa che doveva rimanere nella sua testa. L’aveva scritta anche male, gli sembrava avesse una sfumatura quasi cattiva. Ebbe seriamente paura di averlo offeso o, peggio ancora, ferito. Fissava il suo “Sta scrivendo…” con aria terrorizzata, sperando di non aver rovinato tutto.
 
Solo chi sta insieme può scherzare così?
 
Non lo so. Credo di sì.
 
E cos’altro fa, chi sta insieme?
 
Non è che abbia tutta quell’esperienza per poterti dire con certezza cosa si fa..
 
La tua opinione.
 
Se la stava facendo sotto. Non conosceva bene Derek, ancora non era in grado di capire il suo stato d’animo tramite messaggio e, in più, l’aveva visto sempre relativamente tranquillo –esclusa quella volta in cui, nella caffetteria, per poco non lo sbranava-. Non riusciva a interpretarlo. Deglutì, in preda all’ansia.
 
Uhm, a parte bacini e carezze?
 
A parte bacini e carezze.
 
Non lo so. Si fanno cose carine a vicenda. Tipo sorpresine sceme e simboliche. E.. Non lo so.
 
Non mi sembra molto di più rispetto a quello che c’è stato fra di noi.
 
… Perché hai usato il passato?
 
Minuti dopo, Derek ancora non aveva risposto. Eppure aveva visualizzato immediatamente il messaggio.
Dannato whatsapp, avrebbe preferito non sapere che l’altro aveva scelto di ignorarlo.
Fissava il cellulare con sguardo vuoto, mentre dentro di sé si teneva una vera e propria battaglia tra speranza e angoscia. Angoscia che, minuto dopo minuto, si avvicinava alla vittoria.
Non riusciva a crederci. Da un momento all’altro, a causa dell’imbarazzo provocato dalle battutine di Derek, aveva mandato a puttane ogni tentativo precedente dell’altro per rendere il loro rapporto meno difficile per Stiles. Si sentiva pure un’ingrata testa di cazzo, quindi.
“Stiles.” Suo padre spalancò la porta di camera sua all’improvviso, facendogli paura. Si alzò di scatto dal letto, improvvisamente attivo. Lo sceriffo lo guardava perplesso “Che stavi facendo?”
“Niente. Che volevi?”
“Volevo assicurarmi che tu stessi studiando. E non lo stai facendo.”
“Eh, no, ero in pausa! Vedi?” ed indicò i libri aperti sulla scrivania. Il padre sospirò poco convinto, poi lo scrutò dubbioso.
“Hai pianto?”
“Mh?”
“Hai gli occhi lucidi.”
“Ah,” pensò rapidamente ad una scusa “no, macché. Ero a studiare, sbadigliavo di continuo. Per questo.”
“Sicuro?”
“Sicurissimo!”
“Va bene.” Si arrese lo sceriffo “Allora puoi tornare a studiare.” Così dicendo, uscì e chiuse la porta alle sue spalle.
Stiles si ritrovò nuovamente solo in camera sua. Si guardò intorno per un po’, ma quando l’occhio ricadde sul cellulare –che nel frattempo non aveva mai vibrato- decise che, probabilmente, la cosa più intelligente da fare era veramente quella di studiare. Si sedette e riprese la tortura, che al momento era più allettante del non fare niente e riflettere su quanto fosse un imbecille.
Il tempo passava, fuori si faceva buio e il telefono ancora non aveva dato segni di vita. Quando finalmente vibrò, Stiles inizialmente non si mosse dalla sedia. Vibrò ancora. E ancora. Era una chiamata. Non poteva essere Derek.
Si alzò sospirando sconsolato e rispose “Ehi.”
Ehi, Stiles!
“Scott, dimmi.”
Che è quel tono?
“Quale tono?”
Quello che stai usando.”
“Stavo studiando..”
Se studi sei annoiato, non depresso.”
Quasi si sorprese della perspicacia di Scott in quel momento. Sospirò grattandosi la nuca, poi svuotò il sacco e raccontò la conversazione avuta con Derek ormai più di un’ora prima.
Ma lui è suscettibile.”
“Non è colpa sua..”
Beh, nemmeno colpa tua. Dagli tempo, si rifarà vivo. Oh, porcaccia put..” sentì vari rumori di sottofondo, così forti che dovette allontanare il telefono dall’orecchio.
“Scott..?” Altri rumori “Scott, sei vivo?”
Uh, menomale, funziona ancora. Scusa, mi è caduto il cellulare. E qualche libro. E la mensola. Dovevo dare retta a mia madre quando mi diceva di risistemarla..”
“Oh. Mi dispiace..?”
Tutto okay, tutto okay.
“Stiles.” Suo padre rientrò una seconda volta in camera sua “C’è un tipo alla porta che ti cerca.”
“Oh, arrivo.” Non aveva sentito il campanello.
Dove arrivi?
“No, Scott, parlavo con mio padre. Mi vogliono.” Rispose con voce paziente, scendendo le scale velocemente.
Ah. Vuoi che ti richiami dopo?
Ma chi se lo cagava più, Scott. Arrivato all’ingresso aveva spalancato gli occhi e la bocca, senza uscire dal suo ruolo di cretino protagonista, e tutto ciò che il suo cervello riusciva a registrare era la presenza di Derek in casa sua.
Sssì..” mormorò, riattaccando subito dopo.
“Ciao, Stiles. Belle pantofole.” Ecco. Iniziavano bene. Derek aveva già notato le sue pantofole rosa. Era un regalo idiota di Scott, che colpa ne aveva Stiles se tenevano i piedi caldi?!
“Derek.” Disse solamente, però. Un paio di secondi dopo, si fiondò di fronte a lui dispiaciuto e cominciò a scusarsi “Mi sono spiegato male, giuro che non volevo essere cattivo! Scusami, mi dispiace se ti sei offeso, davvero. Non era mia intenzione essere insensibile o testa di cazzo, in qualsiasi modo tu la voglia mettere. Scusami!”
Derek, intanto, lo guardava con un sopracciglio alzato e aria divertita.
“Sono anche un ingrato di merda! Perché tu hai cercato in tutti i modi di non farmi sentire uno schifo, ieri, e prima ho-”
“Stiles, guarda che non sei stato né cattivo, né insensibile, né testa di cazzo, né ingrato di merda.” Lo fermò, con un lieve sorriso sulle labbra. Dio, quelle labbra.
“Ma..”
“E non mi sono offeso, per la cronaca. Anzi, volevo scusarmi per non aver risposto subito, ma.. Volevo fare un po’ lo stronzo, lo ammetto.”
Stiles lo fissò in silenzio per dieci lunghissimi secondi. Sapeva che erano dieci, li stava contando per mantenere la calma e non saltargli addosso.
“Volevi fare un po’ lo stronzo.”
“Sì.”
“Non c’è bisogno che lo fai, credimi.”
Derek cercò di non ridere, vedendo l’espressione arrabbiata dell’altro, ma era davvero difficile. Anche perché Stiles aveva appena cominciato a gonfiare le guance per la reazione di Derek. Più uno rideva, più l’altro si incazzava, facendo ridere maggiormente chi già rideva.
Evidentemente troppo intenerito dall’espressione di Stiles, Derek decise di farlo sgonfiare piegandosi e lasciandogli un leggero bacio sul naso. Sceriffo, spero tu sia in un qualsiasi posto dove tu non possa vedere.
“Comunque,” iniziò a parlare subito dopo “sono qui per un motivo che ancora non mi hai chiesto.”
“Perché sei qui?”
“Perché voglio avere il diritto di farti battute a doppio senso.”
“Nobile.”
“Stiles, concentrati, da bravo.”
“Cosa? Che mi sono perso stavolta?” Non si sopportava più. Come facesse Derek ad avere così tanta pazienza, non lo sapeva. Questi, infatti, aveva sospirato e sorriso guardandolo. Stiles si sentì come un cucciolo di labrador. Anche perché il più grande aveva ricominciato ad accarezzargli i capelli.
Non ne era molto sicuro, ma avrebbe giurato che, in quel momento, avesse anche iniziato a baciarlo ripetutamente sulle labbra.
“Bacini e carezze..” sussurrò, estremamente vicino, mandando ancora più in tilt Stiles. Non si era nemmeno accorto che, in tutto quel lasso di tempo, Derek aveva tenuto la mano sinistra dietro la schiena. Quando si ritrovò davanti due barrette di cioccolato della sua marca preferita e il pupazzetto di Baymax, il supereroe di Big Hero 6, per poco non si mise a piangere istericamente. Forse aveva iniziato a comprendere.
“E cose carine, tipo sorpresine sceme e simboliche.” Terminò Derek, abbozzando un sorrisetto.
“Tu.. Tu..” Stiles non sapeva che dire. Era un ragazzo, quindi un uomo, okay, ma questo era.. Questo gesto avrebbe fatto uscire di testa anche il più virile fra gli uomini!
O perlomeno si disse questo, quando tirò su col naso fissando il peluche.
“Allora? Mi lascerai fare commentini immaturi?”
“Secondo te?” pigolò Stiles, guardandolo con gli occhi spalancati.
“Io dico di sì.”
“Sapevo che non eri solo bello.”




 

Okay, ciao a chiunque sia arrivato fino alla fine di questa one-shot senza pretese e grazie mille per la pazienza. <3
Ebbene, è la mia prima storia su Teen Wolf (indi anche la prima Sterek) e l'ho scritta principalmente perché avevo così tanti feelings repressi a causa di questi due coglioni che avevo bisogno di fargli fare che ca**o volevo io. :D (Per questo non ci sono grandi problemi ed è semplicemente un agglomerato di love dimostrato alla CDC)
Spero con tutto il cuore che nonostante tutto vi sia piaciuta e vi ringrazio ancora! :)
Un ringraziamento speciale anche a Maria, che mi sostiene e mi ispira per la creazione di figure di merda. <3

Buon anno a tutti!

Maricuz_M
   
 
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