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Autore: Glaudrung    02/01/2015    2 recensioni
Era una notte buia e gelida, e in una piccola e desolata casa nella campagna di Birmingham, viveva una famiglia, la famiglia Powell. Essa era composta dal padre Peter, la madre Alice e il piccolo Peter, il figlioletto di Peter e di Alice. In quella notte fredda il piccolo Peter decide di coricarsi presto, e incomincia a sognare. Fa il suo primo incubo, nel quale sogna di essere torturato dal demonio, ma alla fine si sveglia, piangendo. Da questo avvenimento il bambino incomincia ogni notte a fare sogni sempre più paurosi, ma assieme alla sua paura si incomincia a contrapporre una sensazione di fascino verso il mondo dell'incubo. I genitori sono molto preoccupati per il piccolo Peter, per via dei sogni a che si ripetono ogni notte e per l'atteggiamento che dimostra a scuola e dallo psicologo dove viene frequentemente mandato. Quindi il bambino vive la sua infanzia all'insegna dell'incubo, fino al punto di diventare onironauta dei suoi stessi sogni, e quindi di essere cosciente di sognare all'interno di questi, ma la sua passione per l'incubo lo trascinerà in un paradosso onirico tra la realtà e l'Incubo stesso...
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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I



Era notte fonda. Il sole era già calato da un pezzo e tutti gli abitanti di quella piccola contrada di Birmingham erano andati a dormire, tutti tranne la famiglia Powell. La famiglia Powell, già, quella con quel bambino strano,  timido, quasi sempre muto con gli estranei, il piccolo Peter. Quest'ultimo aveva appena sei anni, compiuti nove giorni prima, nel solstizio d'inverno. Appunto per questo era ben conosciuto da molti, vicini e non, perché quasi nessuno nasceva proprio quel giorno. I suoi genitori erano Peter e Alice, due individui beneducati, ambo ricchi, che condividevano le stesse abitudini e gli stessi atteggiamenti. Peter era più alto di sua moglie, con i capelli neri e corti, vestito sempre con abiti sobri ed eleganti, a differenza di Alice, vestita come se fosse una senzatetto povera, con quei abiti logori e sgualciti a cui evidentemente ella non teneva molto. Infine il piccolo Peter era basso, con i capelli castani, più chiari che scuri, e gli occhi verdi ereditati da sua madre. Ora, però, ritorniamo alla nostra piccola e stellata notte nel cielo della contrada di Birmingham, e alla famiglia Powell.
 
Il piccolo Peter, il quale fino ad allora non si era destato, si avvicinò alla mamma Alice seduta sul tavolo, arrabiata, aspettando l'arrivo degli ospiti: la famiglia Alexander, solita ad arrivare in estremo ritardo.   
<< Mamma, posso andare a letto? >>, chiese con voce esitante il bambino, aspettandosi uno schiaffo un rimprovero.
<< Oh, certo che no, Peter! Dobbiamo aspettare gli ospiti, anche se arrivano in ritardo >>, rispose la madre, seccata.
<< Lascialo in pace quel bambino e fallo andare a letto! >>, si intromise il padre, seduto su una sedia a leggersi il giornale.
<< Taci tu! >>, rispose Alice a Peter, << decido io chi va a letto o meno se aspettiamo ospiti che sono amici miei! >>.
<< Ai vostri ordini! >>, disse sarcasticamente il piccolo Peter mettendosi a sedere sulla sedia davanti al focolare.
Il bambino allora stette a guardare l'orologio sopra al camino, seguendo il movimento della lancetta dei secondi, molto veloce. Levò poi lo sguardo verso la finestra e vide la neve, bianchissima, che cadeva soffice sul cortile, e notò anche le tettoie delle case innevate, la strade ghiacciate, i focolari delle case accesi mentre le persone dormivano. Il bambino decise di aprire la finestra per vedere meglio e subito sentì una folata di vento sparata in faccia; Percepì il silenzio dell'inverno, sovrastato dal lieve rumore che fa il vento in quella stagione e da quello ancora più dolce che fa la neve quando si posa sul terreno.
Uscì il braccio dalla finestra per sentire la neve sulla mano ma subito lo rientrò, perché l'aria era molto gelida e chiuse lentamente le infisse, ritornando a riscaldarsi  le mani colle  fiamme del camino.
Il Tempo intanto passava e nessuno si faceva vedere da quella strada ghiacciata, Alice batteva i piedi per terra infastidita e Peter (il padre) sfogliava velocemente il giornale. Erano le undici, e un bambino come il piccolo Peter a quell'ora non poteva che avere sonno, infatti aveva gli occhi rossi, penzoloni e con le borse sotto.
<< Hai sonno, vero piccolo Peter? >>, disse Alice.
Il pargolo fece cenno di sì.
<< E va bene, allora vai a letto, vorrà dire che diremo agli Alexander che eri in campeggio con gli amici. Mettiti bene sotto le coperte >>, aggiunse la madre.
Il piccolo Peter allora si avviò lentamente verso le scale, appoggiandosi alla balaustra e non appena fu al primo piano si precipitò nella sua stanza oscura, illuminata da un lume blu che usciva dalla finestra. Si avvicinò al comodino e prese la lampada ad olio, giacchè ogni volta che il bambino andava a letto leggeva sempre una parte di "Oliver Twist per bambini", regalatogli dai nonni paterni, di origini londinesi.
Quindi si sdraiò sul letto sotto le coperte calde di lana, mise sotto la sua ascella il suo peluche di orso "Teddy", un orsacchiotto bianco, col naso blu, la camicia gialla, papillon rosso e salopette blu, dopo prese il libro e si mise a leggere. Mentre leggeva, tendeva a chiudere le palpebre, sentendo il bisogno di dormire, così  dopo un po' spense la lampada ad olio, posò il libro sul comodino e strinse Teddy.
 
Dal fondo del corridoio si sentono dei rumori. il piccolo Peter, dei rumori brutti, come di chi si avvicina. Non trova Teddy.  Decide di alzarsi e di avviarsi verso il corridoio, dove sente i rumori strani, con passo felpato e lento. All'improvviso sente dei passi, passi veloci, svelti, svelti come quelli di un giaguaro. Quei passi si stanno avvicinando verso di lui, ma lui sta fermo ed è curioso di sentire chi si avvicina. Non lo capisce. È tutto buio.
<< Fatti avanti >>, dice la voce cavernicola e metallica.
Peter non risponde.
<< Fatti avanti! >>, urla la voce cavernicola e metallica.
All'improvviso dal buio esce un mostro con la saliva alla bocca e i canini a sciabola, pelle nera, corna a forma di demonio. È il diavolo  .
<< Adesso ti torturo >>, dice il diavolo.
Peter corre. Non sa dove corre. Corre nel buio. All'improvviso vede la sua stanza e danza saltellando intorno ad essa. Danza. Si sente una musichetta semplice, una semplicità paurosa, tanto paurosa da far piangere Peter.
Compaiono le note della musichetta. La musichetta è stridula, con note alte. Le note si ripetono e Peter danza, danza sul volere del demonio, anche se non vuole. Peter piange. Il demonio ride.
Peter è a letto adesso, non danza più, ma all'improvviso qualcosa gli salta addosso, qualcosa lo tortura, la sua pancia prende la forma di diavolo. È il diavolo. Urla, si sentono Urla. Peter piange.
Una biblioteca. Peter è seduto e legge un libro. La biblioteca diventa scura. Vede un mostro che danza verso di lui che urla e dice parlole incomprensibi. All'improvviso si ferma e lo guarda. Lo fissa. Lo fissa con occhi vitrei e orribili. Peter piange. Il mostro è il diavolo.
Peter è in una casa, in un letto, davanti la sua stanza c'è un corridoio che porta ad un'altra sala, la sala delle torture. Quella è una sala buia, senza colori. Nera. Da lì esce un mostro lento, dalle formi semplici, una semplicità paurosa, tanto paurosa da far piangere Peter. Il mostro ha una faccia sconvolta e costante, un'espressione che non cambia. Pester si mette sotto le coperte per non vedere il mostro, ma si fa coraggio e se le toglie. Il mostro sorride lui piange, perché il mostro è il diavolo.
<< Adesso giochiamo a torturarci >>, dice una voce cavernicola e metallica.
Tutto bianco, Un'immensità bianca. Oh! C'è una macchia nera in fondo. Peter si chiede cos'è. La macchia nera è semplice, così semplice da far piangere Peter. La semplicità fa paura quando è ignota. Tanto semplice che non si capisce cos'è. La macchia si avvicina e Peter è fermo. Si sente un "tic-toc" di sottofondo che diventava sempre più veloce. Peter osserva la macchia. La macchia diventa un mostro e il mostro si avvicina e sorride, mentre Peter piange. Quando Peter piange e il mostro sorride, il mostro è il demonio. All'improvviso il demonio abbraccia Peter per ammazzarlo. Il demonio lo vuole ammazzare. Peter piange, mentre si vuole liberare. Il diavolo ride mentre Peter piange.
 
Alla fine Peter si svegliò di soprassalto, stringendo forte Teddy. << Non voglio dormire di nuovo! No! >>, mormorava piangendo tra sé e sé Peter. << Non voglio dormire, non voglio fare altri incubi, no! >>. Adesso c'era il silenzio, non si sentiva niente, soltanto la lancetta dell'orogio appeso al muro. Il Piccolo Petr notò che le luci del piano-terra erano spente e che quindi suo padre e sua madre erano andati a dormire.
<< Hai avuto paura, Teddy? >>, chiese sussurrando il piccolo Peter all'orsacchiotto.
<< Non ti ho trovato nell'incubo, Dove eri andato? Mi hai lasciato tutto solo…>>, continuò il bambino.
<< da solo…>>, continuò…addormentandosi piano piano. Incominciò a chiudere le  palpebre, lentamente e a farsi prendere dal sonno… all'improvviso, però, ricorda l'incubo e si sveglia.
<< Non devo dormire, non devo dormire! >>, disse ancora una volta tra sé e sé. L'incubo fu più forte di lui e il sonno lo prese nel suo grembo e lo riportò al sogno.
 
Dall'oscurità si vede un mostro che si avvicina, mentre tutto è buio. Peter allora sta a guardare il mostro ma all'improvviso…
 
Ancora una volta il piccolo  Peter si svegliò, saltando sul letto dallo sgomento.
<< No, no, non dormirò in pace se sto su questo letto, dovo andare dalla mamma! >>, disse il bambino, ma subito si voltò e vide il corridoio buio, troppo buio, ed il buio fa paura a Peter,  ma ebbe coraggio e tenendo per mano Teddy andò verso la stanza dei genitori, con gli occhi chiusi, correndo.
Alla chetichella riuscì ad andare dalla madre coricata a letto.
<< Mamma! Mamma! Ho fatto un incubo, quelli di cui mi hai parlato. Ho paura, fammi mettere nel tuo letto, ti supplico! >>, disse il piccolo Peter.
<< Oh, che è successo? >>, chiese assonnata la mamma Alice appena svegliata dal suo sogno
<< vuoi dormire nel mio letto? >>, continuò la madre.
Peter disse di sì e quindi lo mise tra lei e il padre sotto le coperte e poi lo abbracciò e disse lui: << Quindi hai fatto un incubo? Raccontami un po' cosa c'era >>.
<< C'era il diavolo mamma, faceva paura! >>, rispose il bambino.
<< Davvero? Oh, che brutta cosa, beh, allora chiudi gli occhi piccolo Peter, e pensa ai prati…>>, disse lentamente la dolce mamma.
<< i prati…>>,  fece eco il bambino.
<< pensa a prati…prati…prati verdi dove ci sono infinità di greggi, e conigli e alberi e infiniti spazi che ti sorridono. Immagina al sole che ti sorride, immagina a cose belle, Peter, pensa alle cose belle! >>, e alla fine la madre si addormentò e il bambino non fece più incubi, almeno per quella notte.
   
 
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