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Autore: RoseScorpius    03/01/2015    33 recensioni
"Draco Malfoy, nonostante avesse quarant'anni suonati e fosse indubitabilmente un Purosangue ossigenato, non era poi così male. Insomma, per essere un noiosissimo adulto che aveva sposato mia madre, avrebbe potuto andargli peggio.
Almeno, questo era quello che pensavo da quando era entrato a far parte ufficialmente della mia incasinatissima famiglia. Pensavo, in effetti, che Draco Malfoy fosse l'ultima persona sulla faccia della terra a cui sarebbe venuto in mente di farmi quel discorso. Così come, d'altronde, pensavo che tra me e Scorpius non ci sarebbero più stati malintesi e che a Hogwarts non sarebbe mai successo nulla di più pericoloso di una lezione del professor Rüf.
Me illusa.
È scientificamente provato che a Hogwarts deve per forza succedere qualcosa di oscuro e misterioso, almeno una volta ogni cinque anni. Quanto al discorso... sì, beh, quello magari si sarebbe potuto evitare..."
SEQUEL DI "PERCHE' SUL CAMPANELLO DI CASA MIA C'E' SCRITTO WEASLEY-MALFOY?!"
Genere: Avventura, Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Albus Severus Potter, Dominique Weasley, James Sirius Potter, Rose Weasley, Scorpius Malfoy | Coppie: Draco/Hermione, James Sirius/Dominique, Rose/Scorpius
Note: Lime | Avvertimenti: Incest, Triangolo | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'La vita è un biscotto ma se piove si scioglie'
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La cosa divertente è che vi farei anche un riassunto per fare il punto della situazione, ma nemmeno io mi ricordo cosa stava succedendo nella storia. Per fortuna ho tutta la plotline che mi ero scritta secoli fa, quindi so cosa devo scrivere nei prossimi capitoli.
E niente, per la serie chi non muore si rivede. Buon 2015 a tutti :)

(Sì, lo so che il capitolo non è all'altezza dei precedenti in materia di scrittura, probabilmente ve ne accorgerete dopo un paio di righe. Sono disgustosamente arrugginita, in più non è stato betato e non ho neanche riletto tutte le parti, che comunque ho scritto piuttosto di fretta tra una pausa e l'altra durante lo studio. Questa volta va così, il tempo manca e si fa quel che si può. Però c'è il primo POV di Scorpius di sempre, e quello l'ho scritto con una certa cura: non odiatemi. D'altronde un po' di caratterizzazione in più a quel poveraccio gliela dovevo. Mi seccava troppo averlo mandato a Serpeverde senza spiegazioni e facendo passare per idiota il Cappello Parlante :D )

Rose



Extra 2

In amicizia

 

POV Scorpius

 

Il rigido inverno scozzese era ormai giunto agli sgoccioli e l'intera scuola sembrava aver approfittato del primo sabato soleggiato che si fosse visto da mesi per riversarsi nei prati attorno al Lago Nero. Visti dalle finestre del castello, gli studenti apparivano come centinaia di puntini colorati sullo sfondo del prato ancora brullo e scuro.

La biblioteca, come era facile intuire dal concerto di grida e risate che si levavano da fuori le mura, era deserta, fatta eccezione per un gruppetto di Tassorosso del terzo anno alle prese con un tema di Trasfigurazione particolarmente difficile e due ragazzi degli ultimi anni imboscati ad un tavolino nella sezione di Storia Medievale. A prima vista si sarebbe detto che fossero una coppia – per il semplice fatto che nessuno sano di mente frequentava mai la sezione di Storia Medievale, a meno che non stesse cercando un po' di privacy per motivi che esulavano dallo studio – ma sbirciandoli da più vicino sarebbe apparso ovvio che nessuno dei due era entusiasta di trovarsi in compagnia dell'altro. Lei, bionda e troppo magra, sedeva con le gambe accavallate e le sopracciglia notevolmente inarcate, un'espressione di puro scetticismo dipinta sul volto. Lui, altrettanto biondo e molto più a disagio, sedeva sulla punta della sedia tamburellando un piede sul pavimento e stava cominciando a pensare che quella conversazione era stata davvero una pessima idea. Davvero molto una pessima idea.

Dominique lo trapassò con uno sguardo gelido.

« ...E perché vieni a chiedere consigli a me? »

Domanda più che lecita.

Ciononostante, Scorpius avrebbe volentieri invocato il proprio diritto a farsi sbranare da un'Acromantula piuttosto che rispondere. Solo per qualche stupida questione di dignità – non che gliene restasse molta – si costrinse a non distogliere lo sguardo.

« Perché sei la sua migliore amica e perché hai molta più esperienza di me in materia » rispose sinceramente.

Più ci pensava e più gli venivano in mente milioni di cose che avrebbe potuto tentare prima di ridursi ad avere una conversazione del genere con Dominique Weasley. Tentare il suicidio rientrava tra quelle, probabilmente – si disse, fingendo di non aver notato lo sguardo a metà fra il divertito e l'impietosito che gli venne rivolto.

Dominique dovette mordersi le labbra per trattenere una risata di scherno (con scarsi risultati, peraltro). Scorpius non seppe se apprezzare lo sforzo o trovarlo solo più offensivo.

« Scorpius, sul serio » disse lei, quando fu in grado di aprire la bocca senza scoppiargli a ridere in faccia. « Più o meno tutti gli studenti dal quinto anno in su hanno più esperienza di te in materia ».

Decisamente, nemmeno Dominique era immune alla sindrome genetica da deficienza di tatto tipica dei Weasley. Scorpius soppresse l'istinto di andare a sotterrarsi da qualche parte e, dopo aver soppresso con una certa difficoltà anche la vocina che gli stava domandando con crescente insistenza perché perseverasse nell'umiliarsi in quel modo, si costrinse a completare la demolizione della propria dignità, come si era prefisso.

Tra l'altro, perché mi prefiggo sempre degli obiettivi così suicidi? Tipo, non lo so, uscire con Rose Weasley.

« Appunto » borbottò, chiedendosi con una certa stizza da quando la propria vita sessuale fosse diventata di pubblico dominio (le continue e per nulla velate allusioni di Rose all'argomento “sesso” stavano cominciando a diventare piuttosto moleste). « Ho disperatamente bisogno di aiuto ».

Patetico.

In effetti, non era da escludere che l'unico motivo per cui Dominique aveva accettato di passare un pomeriggio in sua compagnia fosse che provava troppa pietà per dirgli di no. O forse – anche se Scorpius non era stato così meschino da ricordarglielo – si sentiva in debito per averlo usato come confidente, psicologo e asciuga-moccio l'estate prima, quando aveva avuto bisogno di parlare di James con qualcuno.

Comunque fosse, Dominique non sembrava farsi particolare scrupolo di nascondere che avrebbe ritenuto quel pomeriggio molto meglio speso facendosi la ceretta o scrivendo un tema di Pozioni.

« E non potevi chiederlo ai tuoi compagni di dormitorio? » indagò, scrollando i ricci biondi con impazienza. « Ti stupiresti di scoprire quante e quali esperienze hanno fatto ».

Il che era esattamente il motivo per cui Scorpius aveva rifiutato categoricamente di farsi impartire lezioni in merito da Marshall o Mortimer. Quello, e il fatto che non era minimamente interessato al genere di informazioni che avrebbero potuto dargli.

« Non sono sicuro di voler fare certe scoperte... » ammise. « Che Marshall non sia vergine mi sembra abbastanza ovvio, ma preferisco non pensare al fatto che anche Lily potrebbe non esserlo più, sinceramente ».

Dominique storse la bocca, forse realizzando che nessuno in pieno possesso delle proprie facoltà mentali avrebbe mai chiesto lezioni di sesso a Marshall Matthews e Mortimer Burns, o forse solo disgustata dall'allusione fatta a sua cugina.

« Mi trovi perfettamente d'accordo su questo punto. Ma non mi stavo riferendo necessariamente a Matthews: hai anche un migliore amico a cui chiedere ».

Scorpius dovette fare un notevole sforzo per mantenere un'espressione neutra e disinteressata.

« Al... non è vergine? » finì comunque per gracchiare in modo ben poco dignitoso.

Si rendeva conto che era stato ingenuo da parte sua presumere che se Al avesse perso la verginità si sarebbe sentito in dovere di comunicarlo al proprio migliore amico, ma nonostante tutto doveva ammettere di sentirsi vagamente oltraggiato da quella scoperta.

« Né davanti né dietro, per quello che ne so » confermò Dominique.

A quel punto non gli rimase altro da fare che rinunciare ad ogni pretesa di dignità ed accasciarsi sul tavolo tossendo.

Bene, ora non mi devo nemmeno sforzare per sembrare patetico.

Evitò di andare a rannicchiarsi in posizione fetale in qualche angolo solo perché era conscio di avere lo sguardo di Dominique puntato addosso.

« D'accordo... questo non lo volevo sapere... »

Dominique sembrò rendersi conto di aver appena demolito ogni residuo della sua infanzia e gran parte della sua sanità mentale, con quella rivelazione, perché borbottò: « Sì, forse avrei potuto evitare di dirtelo, anche perché non è stato Al a farmi avere queste informazioni... »

Sì, in effetti avrebbe potuto evitare.

E poi uno crede di conoscere il proprio migliore amico...

« In ogni caso sono maschi e dotati di un pene, Scorpius » continuò lei. « Dovresti davvero chiedere a loro, se hai bisogno di alcuni consigli per quanto riguarda l' “esecuzione pratica” della faccenda ».

« Sì, certo, grazie tante... » ...per avermi rovinato l'infanzia. « Non vedo l'ora di venir istruito sulle posizioni più bizzarre del Kamasutra. E magari anche sulle cose da dietro, a quanto pare » sibilò Scorpius.

D'accordo, forse la stava prendendo un tantino male. C'era anche da dire che Albus aveva una gran faccia tosta a pretendere di essere informato di ogni singolo avvenimento nella vita sentimentale del proprio migliore amico, se poi tralasciava di comunicargli dettagli cruciali come il fatto che aveva perso la verginità o che, a quanto pareva, era bisessuale.

Scorpius allontanò la sedia dal tavolo un po' più bruscamente di quanto avrebbe voluto. Nel farlo urtò una gamba del tavolo con il piede ed il libro di Pozioni che vi era aperto sopra cadde a faccia in giù sul pavimento. Un singolo foglio di pergamena, riempito di una grafia pomposa ed ostentatamente arzigogolata, sfuggì dalle pagine gonfiate ed increspate dai vapori che impregnavano costantemente l'aula di Blaster. Scorpius si chinò a raccogliere la lettera, senza muoversi troppo in fretta né troppo lentamente, e mentre la riponeva tra le pagine del libro ebbe cura di nascondere la firma di Lucius Malfoy allo sguardo di Dominique.

Richiuse il libro simulando un sorriso e decise di cambiare strategia. Dominique non sembrava molto interessata alle sue personali paranoie, ed in effetti era difficile biasimarla. In ogni caso, gettare palate di fango sulla propria dignità sperando di fare pena a qualcuno non lo avrebbe portato molto lontano nella vita, come Lucius gli ripeteva spesso quando Scorpius abitava ancora a Villa Malfoy. La maggior parte dei ricordi che Scorpius aveva della residenza di famiglia risalivano a dopo la morte di sua madre, quando Draco passava giorno e notte a lavorare al Ministero e Scorpius trascorreva il proprio tempo seguendo il nonno attraverso le sale di rappresentanza del maniero ed ascoltando le storie dei suoi nobili ed illustri antenati. Già allora, prima che Draco iniziasse la relazione con Hermione, Lucius aveva fatto di tutto per rendergli chiaro che non approvava le scelte di suo padre. L'unico motivo per cui permetteva a Draco di vivere a Villa Malfoy era lui, Scorpius, un ragazzo così diligente, brillante, concentrato sui propri studi. Tutto quello che Draco, a suo tempo, non era stato.

« Sono certo che continuerai a portare avanti il buon nome dei Malfoy » gli ripeteva Lucius, mostrandogli l'albero genealogico tracciato su un vecchio libro man mano che menzionava i nomi e i meriti dei suoi bisnonni e trisavoli. « Per quanto la vita che conduce tuo padre possa... ah... risultarti imbarazzante, questo non fa di te nulla in meno di quello che sei. Appartieni a una delle più illustri e rispettate famiglie Purosangue della Gran Bretagna, non lo dimenticare ».

Quando Draco era finalmente riuscito a farli sbattere fuori di casa, Scorpius lo aveva odiato. Erano sempre stati i suoi nonni ad occuparsi di lui e Draco, con la sua inadeguatezza e la sua relazione con una Sanguesporco, era riuscito a portargli via l'unica vera famiglia che gli restasse, o perlomeno l'unica parte della famiglia a cui importasse qualcosa di lui – aveva pensato con rabbia. Avere una patetica cotta per la figlia della suddetta Sanguesporco, negli anni passati, non gli aveva mai impedito di disprezzare le numerose bizzarrie dei Weasley.

Solo trascorrendo l'estate in quella villetta troppo piccola per ospitare la spinosa convivenza Weasley-Granger-Malfoy, popolata da libri ed elettrodomestici Babbani (la cui funzione non sempre gli era chiara) al posto dei quadri e delle armature di Villa Malfoy, Scorpius era riuscito a capire perché Draco avesse scelto quella vita. In alcune occasioni, perfino con Rose che faceva del proprio meglio per disturbarlo dalla mansarda del piano di sopra (era innegabile che, almeno nelle prime settimane, i tonfi e la musica molesta fossero stati del tutto intenzionali), Scorpius era stato genuinamente felice di trovarsi lì e non a Villa Malfoy.

Dominique tossicchiò e Scorpius si riscosse dai propri pensieri con un leggero sussulto.

« Scusa, mi rendo conto di essere molesto » disse, tornando alle maniere cortesi che erano state il suo pane quotidiano prima di entrare a far parte dell'affollato e quantomai poco ortodosso clan dei Weasley. Non era come mentire, ma nemmeno come dire la verità: in qualche modo, la cortesia lo faceva sempre sentire meno “nudo” davanti alle persone e gli dava l'opportunità di pensare in modo più lucido. « La verità è che non riesco a capire cosa passa per la testa di Rose in questo periodo e ho pensato che, se c'è qualcuno in grado di capirla, quella sei tu ».

Per quanto Dominique fosse generalmente troppo irritabile per perdere tempo ad ascoltare gli altri, la lusinga non cadde a vuoto. Scorpius vide la sua posa rilassarsi e la linea delle spalle farsi impercettibilmente meno rigida.

« E chi la capisce » sbuffò Dominique, abbandonando i toni ostili.

Scorpius capì immediatamente di aver fatto centro. Frequentando Rose era facile dimenticare quanto poco ci volesse per ottenere quello che si voleva dalle persone, se solo uno sapeva arrivarci usando le parole ed i modi giusti. Non che non apprezzasse le maniere semplici e dirette di Rose – per quanto, spesso e volentieri, fossero sinonimo di uscite imbarazzanti e prive del benché minimo tatto –: come ogni altro Purosangue di buona famiglia, Scorpius era stato educato fin troppo e fin troppo bene alla falsità. Era cresciuto in una gabbia di convenzioni Purosangue e cose non dette abbastanza a lungo da apprezzare la sincerità anche quando era offensiva, ma questo non significava che non vedesse l'utilità di un'accorta scelta di parole quando ve n'era bisogno. Soprattutto, non significava che essere completamente sincero lo facesse sentire a proprio agio. Un Weasley, in fondo, non lo era mai stato.

Cambiò posizione sulla sedia e si sistemò la cravatta – una parte di lui era ben consapevole che quei gesti erano stati appositamente studiati per sembrare più a disagio di quanto si sentisse in realtà. Nell'ultimo periodo si sentiva sempre leggermente in colpa quando notava quanto gli risultasse facile e familiare, quasi rassicurante, quel gioco di maschere e buone maniere, di parole e piccole cose che non erano menzogne, ma nemmeno gesti spontanei.

La sottile differenza tra il tentare di essere sincero con Dominique, ben sapendo che ciò lo avrebbe fatto sembrare un idiota, ed il comportarsi volutamente come un patetico idiota per ottenere ciò che voleva era in realtà un abisso, per Scorpius. Mettersi in ridicolo non gli era mai piaciuto, ma farlo consapevolmente, e per un preciso scopo, lo rendeva calmo, freddo. Gli dava l'impressione di avere la situazione sotto controllo.

Forse lo aveva sempre fatto senza pensarci, ma da quando usciva con Rose gli sembrava di essere una persona parecchio ipocrita.

Tossicchiò e distolse lo sguardo – lo avrebbe fatto anche se non fosse stato così conveniente per recitare la parte del fidanzato senza speranze, si disse. E comunque il fatto che sembrare un fidanzato senza speranze fosse probabilmente l'unico modo per convincere Dominique a parlare non significava che Scorpius non lo fosse davvero. Anche se stava per mentire spudoratamente.

« Rose è vergine, che tu sappia? » chiese.

Dominique scoppiò a ridere, attirandosi addosso uno sguardo seccato da parte dell'arcigna bibliotecaria.

« Credimi, lo è ».

Scorpius non rispose subito. Dominique sembrò interdetta dalla sua mancanza di reazioni, poi – come Scorpius aveva immaginato – si prese la briga di considerare seriamente le sue parole.

« Perché, credevi che Rose potesse non essere vergine? » domandò, perplessa.

Scorpius scrollò le spalle. Ad ogni modo lo aveva creduto davvero, prima che Rose stessa lo smentisse.

Rimase in silenzio, sperando che Dominique abboccasse e parlasse ancora. Non era del tutto sicuro di quale fosse il tasto giusto da toccare, e se voleva muoversi per tentativi era meglio lasciare che fosse lei a parlare il più possibile.

« Scorpius, seriamente... Ma l'hai vista? Non si comporta esattamente da donna adulta e matura... » insistette Dominique.

« È questo il punto » disse Scorpius, sperando di non fare un passo falso. « Insomma, a volte credo che lei voglia solo... Sai, credo che lei pensi... »

Lasciò la frase in sospeso, fingendosi troppo imbarazzato per continuare. Non che non lo fosse, comunque. Se c'era una cosa al mondo che Scorpius detestava con tutto se stesso, quella era essere costretto ad intrattenere conversazioni imbarazzanti sulla propria vita privata.

Dominique lo guardò in modo strano, a metà tra il perplesso e l'ostile.

« Cosa? » chiese, sospettosa.

Scorpius fece vagare lo sguardo tra gli scaffali, chiedendosi se azzardare ancora una mossa o lasciar perdere. Non era sicuro del perché Rose stesse facendo tutto ciò – le continue allusioni al sesso, l'atteggiamento freddo ed i tentativi maldestri di negare tutto ciò di cui sopra. A volte si sentiva un idiota per non averglielo mai chiesto direttamente e si riprometteva di farlo alla prima occasione, al diavolo tutto. Ma la verità era che non era abbastanza Weasley da affrontare di petto quella situazione senza sapere di cosa si trattava. Se le sue teorie in merito erano azzeccate, in effetti, si sentiva anche piuttosto in diritto di avercela con Rose e non vedeva perché avrebbe dovuto prendersi il disturbo di correrle dietro e farsi maltrattare ad oltranza finché lei non si fosse decisa ad esporgli il motivo – senza dubbio alquanto infantile – per cui di punto in bianco aveva deciso che: a) lo odiava e b) dovevano fare sesso quanto prima. Le due cose, da un punto di vista prettamente logico, non andavano molto d'accordo, nemmeno nell'universo in cui i ragionamenti contorti di Rose avevano un senso.

A meno che lei non pensi...

« Beh, sai... » tentennò Scorpius.

Qualunque cosa le avesse detto, sarebbe arrivata alle orecchie di Rose. L'unica speranza che aveva di tenerla all'oscuro di quella conversazione era convincere Dominique di essere in cerca di qualche consiglio pratico per evitarsi una figuraccia tra le lenzuola – cosa che, tra l'altro, avrebbe potuto tornargli utile sul serio.

Qualunque fosse il motivo per cui Rose era tanto ansiosa di perdere la verginità, non era di certo per la smania di fare l'amore con lui. Non aveva molta esperienza in quel campo, ma non era così idiota da non rendersi conto che Rose si stava comportando in quel modo perché credeva di avere un punto da provare. Forse era ancora fissata con la storia di Tessa, forse qualcuno dei suoi cugini l'aveva convinta che nessuna relazione seria poteva andare avanti a lungo senza finire a rotolarsi tra le lenzuola, o forse semplicemente la sua idea di relazione seria dava la precedenza alla messa in pratica del Kamasutra piuttosto che a comportamenti adulti come, per esempio, parlare.

Comunque fosse, Scorpius era sicuro che Rose se ne sarebbe pentita nel giro di cinque minuti se avessero fatto sesso, e sinceramente non era così smanioso di mandare tutto a rotoli per qualche stupido giochetto psicologico su cui la sua ragazza si era fissata.

« Scorpius, non ho tutto il pomeriggio » lo incitò Dominique.

« Scusami » borbottò Scorpius. Poi, tutto d'un fiato, aggiunse: « A volte penso che Rose non si fidi di me ».

In realtà ne era piuttosto sicuro. L'unico dubbio che gli restava era quale motivo le avesse dato per pensare una cosa del genere. L'idea che si trattasse ancora di Tessa, dopo che ne avevano parlato all'incirca venticinquemila volte, lo irritava non poco, ma era pur sempre preferibile all'unica altra possibilità che gli fosse venuta in mente.

Dominique gli lanciò uno sguardo penetrante, e Scorpius si sentì quantomai consapevole della lettera nascosta dentro al suo libro di Pozioni. Dovette combattere contro l'istinto di afferrarlo e nasconderlo dentro la borsa.

« Perché Rose non dovrebbe fidarsi di te? »

Scorpius posò un gomito sul libro e lo attirò lentamente verso di sé.

« Non ne ho idea » mentì. « È solo che a volte penso che voglia fare sesso solo per... Che ne so, forse è ancora fissata con la storia di Tessa. Le ho detto che non è mai successo niente, ma non so se mi abbia creduto ».

« Decisamente, è ancora fissata con Tessa » confermò Dominique.

« Solo per quello? » incalzò Scorpius.

Dominique questa volta ci mise un po' prima di rispondere. Lo guardò in un modo strano, molto poco Weasley, e Scorpius si ritrovò a pensare che doveva essere molto più intelligente di quanto lasciasse ad intendere.

« E per quale altro motivo non dovrebbe fidarsi di te? »

Forse aveva tirato troppo la corda – si disse Scorpius.

« Non lo so » mentì. « È solo un'impressione. Forse... Lascia stare. Probabilmente mi sto solo facendo suggestionare da questa storia del sesso. È chiedere tanto sapere cosa diavolo vuole Rose? »

Dominique scoppiò in una risatina lugubre, ma a Scorpius non sfuggì che stava continuando a guardarlo allo stesso modo in cui gli studenti di Cura delle Creature Magiche scrutavano ogni nuova bestia di Hagrid, chiedendosi esattamente quanto pericolosa fosse e dove nascondesse gli artigli.

« Sarebbe già un passo avanti se Rose sapesse cosa vuole Rose » gli disse.

Scorpius le rivolse un sorriso nervoso.

« Hai ragione. Scusa per averti disturbata, e grazie per tutto. Ti lascerò in pace adesso, immagino che tu abbia da fare... »

Fece per alzarsi, ma Dominique lo bloccò.

« Non ti disturbare, vado io. Ti lascio a studiare » gli disse, e per tutto il tempo che ci mise a raccogliere le sue cose ed andarsene continuò a fissare lui ed il libro di Pozioni come se sapesse esattamente tutto quello che Scorpius le aveva taciuto.

Quando fu sparita tra gli scaffali, Scorpius ebbe finalmente il coraggio di ricominciare a respirare. Parlare con Dominique era stata davvero un'idea orribile. Dava l'idea di essere così fragile, magra al punto che sembrava potesse spezzarsi ad ogni passo e perennemente in crisi per via di James, che era facile dimenticare di come fosse in grado di tenere testa a chiunque, quando non si trattava di prendersi cura di sé stessa.

Che pessima idea.

La prossima volta che avesse avuto bisogno di parlare di Rose avrebbe scelto James. Ecco, James sembrava innocuo.

Anzi, no. Non James – cambiò idea subito dopo, ripensando al terrore cieco che si dipingeva sul volto di Marshall ogni volta che qualcuno nominava il fratello maggiore della sua ragazza.

Diavolo, non si può parlare con nessuno, in quella famiglia.

Scorpius aprì il libro di Pozioni e stese la lettera di Lucius sul tavolo. Le ultime righe gli balzarono davanti agli occhi, nitide nell'inchiostro nero sulla pergamena giallastra, come se si facessero beffa di lui e di ogni suo patetico tentativo di fare la cosa giusta.

 

Non ti nascondo la sorpresa con cui ho accolto questa tua ultima richiesta, Scorpius.

Non pensavo che volessi immischiarti in cose del genere – e sinceramente non sono sicuro che questo sia il momento più adatto per schierarsi in modo così chiaro – ma mentirei se ti dicessi di non essere molto lusingato ed orgoglioso.

Non sono più in contatto con quei circoli da molto tempo, almeno non in contatto stretto come lo ero una volta. Devi capire che di questi tempi bisogna prestare molta attenzione ad ogni parola scambiata con le persone sbagliate, e la nostra famiglia è da lungo finita nel mirino del Ministero. Tuttavia non posso negarti questo favore: farò quanto è in mio potere per soddisfare la tua richiesta e metterti in contatto con le persone giuste.

Tu prego, però, di essere molto prudente: dai fuoco a questa lettera non appena la avrai letta, e non dire niente a nessuno.

È importantissimo che nessuno nutra il benché minimo sospetto nei tuoi confronti.

 

Lucius Malfoy

 

Quando giunse al fondo della pergamena, Scorpius estrasse la bacchetta dalla tasca e sussurrò: « Incendio ». Rimase ad osservare la carta crepitare e sgretolarsi fra le fiamme, finché non rimase solo un mucchietto di cenere sul tavolo.

Non aveva commesso nessun passo falso con Rose – si ripeté per la centesima volta. Rose non sospettava niente. Era solo Rose, si rifiutava di parlare degli AntiBabbani perché non le importava nulla di scoprire chi ci fosse dietro e l'unico motivo che avesse per dubitare della sua sincerità era Tessa.

Ma c'era sempre Albus, e Albus non era un idiota. Se Albus avesse sospettato qualcosa? Perché avrebbe dovuto rifiutarsi di rivelargli le sue congetture sugli AntiBabbani, altrimenti? E in quel caso ne avrebbe parlato con lui per primo, o con Rose?

Forse Rose sapeva, e tutta quella follia per il sesso era solo perché credeva che non la amasse abbastanza. Scorpius si prese la testa tra le mani. Avrebbe voluto dirle che la amava davvero, e avrebbe voluto dirle la verità su tutto, ma sapeva che lei non avrebbe capito. E come avrebbe potuto? Era una Weasley, in fondo.

Sperava solo che quella storia del sesso si rivolvesse in fretta. Aveva già abbastanza problemi senza che le cose con Rose peggiorassero ulteriormente.

Ma forse era stata colpa sua, infondo, e non di Rose. Avrebbe dovuto parlarle da Tessa di subito invece di aspettare che fosse lei a tirare fuori l'argomento, se solo non fosse stato così in imbarazzo...

Merlino, si era dato dell'idiota in tutte le lingue a lui note e ignote quando aveva scoperto che Rose era vergine. Per qualche stupido motivo – forse perché gli sembrava impossibile che nessuno avesse voluto averla prima di lui, o che lei fosse stata abbastanza matura da evitare di perdere la verginità con il primo idiota di passaggio – era stato seriamente convinto che lei avesse molta più esperienza di lui sul campo, e c'era stato un periodo in cui era stato terrorizzato di arrivare al dunque e doverle confessare che, se le cose fossero dipese da lui, probabilmente non avrebbe nemmeno saputo da che parte infilare il preservativo. Avrebbe dovuto rendersi conto da subito che Rose di sesso capiva, se possibile, anche meno di lui. Forse, se avesse letto i segni correttamente dall'inizio e non si fosse fatto prendere dal panico, non sarebbero finiti in quella situazione.

L'unica cosa che Scorpius sapeva per certo, a quel punto, era che il sesso sarebbe stato un mostruoso disastro, partendo da quelle premesse. Si era trovato nella posizione di Rose l'anno prima – quando aveva deciso di perdere la verginità con Tessa solo per provare al mondo e a se stesso che non era cotto di Rose – e quello era il principale motivo per cui era tutt'ora vergine e lui e Tessa avevano chiuso.

Dio, sperava davvero che si trattasse solo di quello... Ma se Al sospettava? Era possibile che non le avesse detto niente?

 

 

 

***

 

POV Albus

 

« ...Davvero non ti ha detto niente di niente? » insistette Rose, che da quando aveva fatto irruzione nei dormitori maschili di Serpeverde non aveva fatto che marciare per la stanza come un tornado, fermandosi di tanto in tanto per gettare qualcosa a terra, sedersi nello spazio così ottenuto e rialzarsi pochi secondi dopo per riprendere a marciare.

Albus stese pigramente una mano fuori dal materasso per raccogliere sigaretta spezzata a metà che, all'ultimo assalto di Rose, era rotolata fuori dalla tasca di un paio di jeans appartenenti a Mortimer.

« Niente di niente a proposito di cosa? » chiese, studiando la sigaretta con interesse.

Non ebbe bisogno di rialzare gli occhi su sua cugina per sapere che Rose lo stava fulminando con un'occhiata omicida.

« A proposito dell'epidemia di dissenteria tra gli Ippogrifi di Hagrid. A proposito di cosa, secondo te?! » sbottò lei, infatti.

« Ah » Albus annuì con aria saputa e si portò la sigaretta, spenta, alle labbra. « Intendi il sesso ». Finse di aspirare una lunga boccata ed allontanò la sigaretta dalla bocca con un gesto allusivo ed elaborato. « Fai sempre metafore strane, quando si entra in argomento ».

Rose non parve apprezzare particolarmente l'umorismo.

« Stupido coglione. Ti sembra questo il momento di metterti a fare lo spiritoso? Sono in crisi, per Merlino! »

« Ahh... sì » concordò Albus, continuando a fingere di fumare la mezza sigaretta. « Ne avevo avuto il vago sentore quando hai fatto irruzione nella Sala Comune di Serpeverde minacciando di morte un paio di studenti del primo anno ».

« Noto con piacere che quello che ho appena detto riguardo all'essere spiritoso ti è entrato da un orecchio e uscito dall'altro come se niente fosse » sputacchiò Rose, gettando a terra una pila di libri e sedendosi al loro posto sulla scrivania con sdegno ostentato.

Albus le lanciò un'occhiatina di traverso e succhiò pigramente il filtro.

« Dovevo pur trovare un modo per mantenere intatta la mia sanità mentale in questa famiglia di schizzati ».

« La tua sanità mentale » ripeté Rose, con un'aria così oltraggiata che Albus dovette sforzarsi parecchio per non ridere. « Non sono venuta qui per discorrere di cose inesistenti, Sev ».

« No, giusto » Albus si professò d'accordo, sorvolando magnanimamente sull'appellativo che lei gli aveva rivolto. « Sei venuta qui per trapanarmi le palle a proposito del temibile... orribile... minacciosissimo... » qui, dopo aver sventolato in aria la sigaretta per sottolineare la climax, fece una breve pausa in cui le lanciò un'occhiatina di scherno. « Sesssso » disse infine, spingendo la lingua tra i denti per far sibilare le esse.

Rose si rialzò di scatto e ricominciò a misurare la stanza a passo marziale.

« Albus, sto per Schiantarti. Io ti avverto, nel caso che il proverbiale istinto di autoconservazione dei Serpeverde esista davvero ».

Con un grugnito infastidito, Albus si decise a lasciar perdere la sigaretta e si tirò a sedere.

« Oh, dacci un taglio » borbottò. « Allora, qual è il problema questa volta? Non sai se devi depilarti anche dietro le ginocchia o ti sei convinta di essere troppo grassa? No, perché quello si vede anche con l'uniforme addosso, in ogni caso, quindi se Scorpius non ti ha ancora piantata per questo motivo dubito che potrebbe farlo dopo che gli hai concesso le tue grazie ».

« L'utilità e il valore di incitamento morale dei tuoi consigli sono, come sempre, sconvolgenti » commentò Rose, tirando un calcio a qualcosa di pesante sul pavimento ed imprecando quando – Albus suppose – il suo alluce le ricordò che non era stata una grande idea.

« Se volevi consigli sulla biancheria intima potevi andare da Dominique. Di sicuro ti sarebbe molto più utile lei di me » le disse con aria di fatto.

Non che Albus non si divertisse a vederla dare di matto – ultimamente, in effetti, le crisi di coppia altrui lo mettevano di ottimo umore – ma aveva preso impegni per quel pomeriggio e Rose aveva tutta l'aria di volerla tirare per le lunghe.

« So già cosa mi direbbe Domi, grazie tante: » sbuffò Rose. « Non farlo se non ti senti pronta e tutte queste baggianate. Se sono venuta a chiedere consiglio a te ci sarà un motivo. Miseriaccia, Al, Scorpius è il tuo migliore amico! Deve averti detto qualcosa! »

Albus alzò gli occhi al cielo. Ed ecco che ricominciavano con la solfa del “deve averti detto qualcosa”. Per Merlino, ovviamente non gli aveva detto niente: si trattava di Scorpius, mica di un Tassorosso affetto da incontinenza emotiva.

« Oh, certo. Non parla d'altro » rispose, sarcastico. « Sveglia, Rose, stiamo parlando di Scorpius Malfoy, quello che pur di non raccontare i fattacci suoi agli amici va in terapia da uno psicologo. Cosa doveva dirmi, secondo te? “Hey, Albus, sai che ho proprio voglia di scoparmi tua cugina”?! ».

Lo sguardo di Rose non fu molto incoraggiante.

« Continui a non essere minimamente d'aiuto, ne sei consapevole, vero? »

« No, certo. Se non fosse per me non stareste nemmeno assieme, ma logicamente non sono minimamente d'aiut... »

« Oh, avanti, non ci credo che non avete mai parlato di sesso! » sbottò Rose, calciando il diciassettesimo oggetto nell'arco di cinque minuti. Al considerò che doveva esserci davvero un gran casino su quel pavimento, e si ripromise di convocare Marshall e Mortimer per una sessione comune di Incantesimi Riordinanti. (Pulire il dormitorio senza la presenza di Mortimer era fuori discussione, data la quantità di oggetti e sostanze illegali che nascondeva nei posti più insospettabili. Una volta Al si era ritrovato con dieci grammi di erba dentro la manica della divisa da Quidditch, durante una partita.) « Insomma, » continuò Rose, che apparentemente non si era resa conto di quanto poco Albus la stesse ascoltando. « Non dico necessariamente di sesso con me o simili, ma in generale! Siete maschi, diamine, non parlate d'altro! »

Ah, ecco, gli pareva che mancasse qualche ragionamento sessista del tipo “maschi ergo pene ergo incapacità di avere conversazioni intelligenti” per concludere il ragionamento. Questa volta Albus se ne fregò degli istinti di sopravvivenza e lasciò andare uno sbuffo ben udibile.

« Ti ringrazio per la profonda stima che nutri nei confronti del genere maschile e dei nostri argomenti di conversazione » disse. « In ogni caso sì, certo che ne abbiamo parlato. Il mese scorso, quando gli ho spiegato che i bambini non nascono da sotto i cavoli ».

Per un attimo pensò seriamente che Rose gli sarebbe saltata addosso e gli avrebbe azzannato la giugulare.

« ...Albus, io ti odio ».
 

 

Albus ripose la Mappa del Malandrino in tasca e, dopo aver controllato per l'ennesima volta che il corridoio fosse deserto, sgattaiolò fuori dal suo nascondiglio. Era in ritardo di quasi mezz'ora, e odiava essere in ritardo. Chissà cosa aveva combinato quell'incapace in sua assenza, poi: Albus non era presuntuoso, ma aveva dovuto imparare a proprie spese che presumere che la gente non fosse in grado di fare le cose da sola era sempre un ottimo punto di partenza.

Imprecò tra i denti ed accelerò il passo. Se Marshall e Scorpius non l'avessero trattenuto con tutte quelle domande moleste non sarebbe stato così in ritardo. Bella faccia tosta aveva Scorpius, comunque: erano settimane che spariva per ore con la scusa di andare in biblioteca, e poi si sentiva in diritto di fargli l'Inquisizione Spagnola quando lui era il primo a tramare qualcosa di losco alle spalle degli altri. Prima o poi Albus avrebbe dovuto scoprire cosa accidenti stava combinando.

Diamine, in un periodo normale lo avrebbe già scoperto da settimane, ma con gli AntiBabbani e tutto il resto aveva a stento avuto il tempo di notare che Scorpius si comportava in maniera strana. Aveva decisamente troppe cose per la testa, e non gli piaceva quella sensazione di avere troppo da fare e troppo che gli sfuggiva.

Albus imprecò di nuovo, sentitamente, e s'infilò all'interno di un'aula deserta.

Lui era là, intento a fischiettare una canzoncina alquanto irritante mentre mescolava il calderone con aria svagata. Ovviamente. Albus si chiese quanti danni fosse riuscito a fare in mezz'ora di libertà.

« Scusa per il ritardo » borbottò. « Ho avuto delle cose da fare ».

Principalmente sviare ogni sospetto e convincere i propri compagni di dormitorio che non stava andando in nessun posto che valesse la pena di scoprire, ma questo non c'era bisogno di farglielo sapere.

Calvin gli rivolse un sorriso che rese Albus molto scettico sulla possibilità che quell'individuo avesse in bocca solo trentadue denti. E che avesse mezzo neurone in testa, anche.

« Figurati. Sono andato aventi senza di te, ti secca? »

Non è che gli seccava. Gli faceva venire voglia di annegarlo nel calderone, più che altro.

Albus si risparmiò il sarcasmo e sbirciò la pozione oltre la spalla del Grifondoro. Non sembrava irreparabile, in effetti. Il colore era un po' troppo vivace e, a giudicare dall'odore di vaniglia, Calvin doveva aver aggiunto qualcuno dei suoi ingredienti a sorpresa, ma se non altro bisognava ammettere che gli effluvi di vaniglia erano meglio dell'odore pestilenziale di uova di rospo che la pozione emanava due giorni prima.

Cercare di convincere Calvin a seguire la ricetta dal libro era inutile, ormai Albus se n'era fatto una ragione. Non era nemmeno del tutto sicuro che Calvin sapesse leggere, in effetti (quello, se non altro, avrebbe spiegato molte cose).

« Allora, cos'è che hai aggiunto? » chiese Albus, rassegnato, mentre estraeva il quadernetto degli appunti per segnare le correzioni sulla ricetta originale.

Gli occhi di Calvin si accesero di quella scintilla d'orgoglio che Albus aveva imparato ad interpretare come la sua ingenua convinzione che qualcuno gli avrebbe dato un biscotto e una grattatina dietro le orecchie per aver selvaggiamente stuprato al ricetta di una pozione aggiungendo ingredienti a seconda dell'umore del momento.

« Oh, un po' di cose. Vedrai, sono sicuro che le mie idee ti piaceranno! »

« Ne dubito fortemente... » sussurrò Al, troppo piano perché Calvin potesse udirlo.

In realtà, ormai aveva anche smesso di prendersela sul serio.


 

Un'ora più tardi la pozione bolliva placidamente nel calderone, sopra ad un fuoco vivace. Albus osservò il liquido verdastro per un paio di secondi, poi si sfilò la penna da dietro l'orecchio, la intinse nel calamaio e scarabocchiò un appunto sul quadernetto che teneva aperto in bilico sulle ginocchia. Gli piaceva fare le cose con metodo e prendere nota di tutti i passaggi, anche se in quel caso almeno uno dei due intenti era fallito miseramente. Lanciò un'occhiata furtiva a Calvin, che stava giocherellando con un artiglio di drago, poi tornò ad abbassare lo sguardo sulla pergamena. Subit sotto “giorno 12: 48 min 25 sec, aggiunta menta tritata” e poco prima di “53 min ? sec, Calvin ha buttato qualcosa di marrone nel calderone e si rifiuta di dirmi cos'è” campeggiava il perentorio avvertimento: “SMETTILA DI GUARDARE L'IDIOTA COME UN IDIOTA”.

Tornò a guardare Calvin di sottecchi, mentre l'idiota – che chiaramente non aveva una dignità di cui preoccuparsi – usava le sue pinzette d'argento per sistemarsi le sopracciglia. Diavolo, avrebbe davvero dovuto piantarla.

Maledetti sua madre, suo padre e chiunque altro potesse essere ritenuto responsabile per il concepimento di un individuo così immensamente conturbante. Non che Calvin gli piacesse – a parte il fatto che era oggettivamente la cosa più scopabile che gli fosse capitata sotto gli occhi dai tempi in cui aveva rinvenuto la vecchia collezione di giornalini di Quidditch di sua madre, s'intendeva. In effetti, più che piacergli, Albus non ricordava di avercela mai avuta con qualcuno così tanto dai tempi in cui Rose era uscita con Marshall, al terzo anno. Ovviamente la versione ufficiale della cosa era stata che era geloso marcio di sua cugina, d'altronde gli ci erano voluti ancora un pio d'anni per rendersi conto di cosa fosse geloso in realtà.

Non che poi avesse ritenuto necessario informare Marshall o chiunque altro di una stupida cotta pre-adolescenziale: nel frattempo era uscito con ragazzi e ragazze altrettanto attraenti, e Marshall aveva dimostrato di essere romanticamente molto interessato ai Weasley, ma anche indiscutibilmente etero. Che se lo prendesse pure Lily, la cosa non lo sfiorava minimamente.

(D'accordo, poteva darsi che all'inizio avesse voluto soffocarla nel sonno per essersi messa con la sua prima cotta adolescenziale seria, ma era stato solo un istinto turbe e momentaneo. Ora era assolutamente entusiasta all'idea che due dei suoi migliori amici si potessero imparentare con lui.)

« Ehi, Albus? »

La voce di Calvin lo riscosse dai propri pensieri, che al momento vertevano su quale delle proprie cugine o conoscenti avrebbe potuto accoppiare con Mortimer.

« Cosa? » grugnì.

« Credo che per oggi abbiamo finito con la pozione » disse Calvin. « Dovrebbe essere pronta per la prossima settimana. Dici che Blaster sarà contento? »

Albus scrollò le spalle.

« Staremo a vedere. Continuo a pensare che il cubetto di cioccolata sia stato una cazzata enorme, sinceramente ».

Quando Blaster li aveva praticamente costretti a lavorare su quel progetto pomeridiano per rimediare al Troll che avevano preso nell'ultima pozione – seriamente, tirare in ballo la sua media immacolata in Pozioni era stato un ricatto in piena regola – Albus era stato a dir poco scettico sulla possibilità che la cosa funzionasse. In effetti, se ben ricordava, era scoppiato a ridere in faccia al professore ed aveva dichiarato che piuttosto che lavorare di nuovo in coppia con Davies avrebbe mangiato una cassa di Merendine Marinare scadute da qualche decennio.

Tutt'ora era assolutamente poco convinto delle abilità pozionistiche di Calvin: la fantasia gli andava riconosciuta, d'accordo, ma la sconsideratezza con cui quell'imbecille era capace di gettare letteralmente qualsiasi cosa dentro al calderone costituiva tutt'ora uno dei peggiori incubi di Albus. C'era anche da dire, però, che fino ad ora, lasciato a se stesso e alle sue idee deliranti, Calvin non era ancora riuscito a rovinare irrimediabilmente la pozione. Poteva anche darsi che in un paio di occasioni avesse avanzato delle proposte moderatamente intelligenti – ma questo Albus non lo avrebbe ammesso nemmeno dopo aver bevuto un intero calderone di Veritaserum.

« Bene, allora ci vediamo lunedì » sentenziò Albus, alzandosi.

Era già a metà strada verso la porta quando Calvin lo chiamò.

« Aspetta! Ti andrebbe di prendere una Burrobirra a Hogsmeade? »

Albus si voltò, già pronto a rispondergli che avrebbe bevuto una pinta molto più volentieri con il suo cadavere, ma la rispostaccia gli si bloccò in gola davanti alla scena di Calvin che si sfilava il maglione macchiato di pozione (rigorosamente senza sbottonarlo e restando incastrato con la testa per quasi un minuto).

Albus si chiese da dove venisse tutta quella saliva che di colpo si trovò in bocca.

« Io avrei da fare... » disse, molto debolmente e con così poca convinzione che era piuttosto certo di aver visto James fare i compiti di Trasfigurazione con più brio.

« Oh, avanti! » insistette Calvin, sfoggiando il solito sorriso da stupro per cui Albus lo odiava e lo avrebbe sempre odiato senza riserve. « Abbiamo ancora due ora prima del coprifuoco e poi non sono mai stato ad Hogsmeade. Dicono tutti che Mielandia è un posto spettacolare ».

Albus inarcò un sopracciglio e tossicchiò.

« Senti, Davies, non per essere scortese, ma nel caso non ti sia chiaro non sono minimamente interessato a... »

« Lo so » lo interruppe Calvin, senza che il suo sorriso si incrinasse di un millimetro. « Credi che perché sono gay non possa avere degli amici maschi? »

Pronunciò quelle parole senza che nulla nella sua voce allegra cambiasse, e fu peggio che se le avesse dette con aria seria: per una volta, invece di pensare a quando Calvin fosse idiota e conturbante, Albus si ritrovò a chiedersi se in fondo l'idiota, lì, non fosse lui stesso. Forse era stato il modo in cui Calvin aveva detto gay – così apertamente e con aria così tranquilla, come se si trattasse di un'ovvietà come tante altre. Ed in effetti era dannatamente ovvio che fosse gay, ma per quanto tutti a Hogwarts lo sapessero Albus non glielo aveva mai sentito dire. Era strano. Non aveva mai nemmeno avuto il coraggio di pensare gay – o bisessuale, o quello che era – per se stesso, nonostante sapesse di esserlo da quasi due anni ormai.

Albus aprì e richiuse la bocca un paio di volte, senza sapere cosa dire. Si chiese perché Calvin non la smettesse di sorridere come se niente fosse, e si chiese anche quante volte fosse stato trattato come un bambolotto arrapato senza che nessuno considerasse il fatto che potesse volere qualcosa di diverso dal sesso dalla gente. Certo, sembrava che le aspirazioni di Calvin non esulassero molto dal sesso, a voler essere sinceri, ma questa considerazione non lo fece sentire molto meglio.

Aveva sempre pensato, con un'abbondante dose di sarcasmo e malignità, che ci volesse un gran bel coraggio per andarsene in giro con una tale faccia da imbecille, e di colpo si rese conto che era vero. Ci voleva davvero molto coraggio per essere come Calvin. Albus, tutto quel coraggio, non lo aveva mai avuto.

« I-io... » balbettò Albus.

Non gli capitava spesso di trovarsi a corto di parole, e la sensazione gli piaceva se possibile ancora meno del fatto che a zittirlo fosse stato Calvin Davies, proprio quando Albus era sul punto di tirargli una rispostaccia a proposito del suo orientamento sessuale.

« Avanti » lo incoraggiò Calvin. « Ci divertiremo, vedrai ».

 

 

Albus riteneva di essere, tutto sommato, una persona dalla mentalità piuttosto aperta. Tuttavia non credeva di essere psicologicamente pronto per accettare il fatto che si potesse rimediare ad un cubetto di cioccolata fatto cadere accidentalmente nel calderone mentre facevano merenda, o il fatto che Calvin Davies non fosse proprio un totale idiota o, peggio del peggio, il fatto che probabilmente aveva una cotta per lui. Specialmente non se quelle constatazioni arrivavano tutte assieme nell'arco di un pomeriggio.

« Allora... grazie per la serata » borbottò Albus.

Erano uno di fronte all'altro, alla base della scalinata che portava dalla Sala d'Ingresso verso i piani alti, ed Albus non riusciva a ricordare un'altra situazione nel passato recente in cui avesse desiderato così ardentemente di morire dall'imbarazzo. Forse solo quella volta, durante le ultime vacanze estive, quando era tornato a casa con due ore di anticipo ed aveva trovato Harry e Ginny in atteggiamenti alquanto equivoci sul divano.

Calvin – tanto per cambiare – sorrise.

« Di niente. Allora buona notte ».

Albus annuì.

« Sì, uhm... buona notte ».

Fu piuttosto sorpreso quando Calvin, dopo avergli rivolto un ultimo sorriso ebete, gli voltò le spalle e se ne andò senza aggiungere altro. Non si era davvero aspettato che lo trattasse in quel modo per tutta la sera. In effetti, Calvin Davies che riusciva a passare un'intera serata senza dare l'impressione di starci provando era una cosa così bizzarra da risultare quasi offensiva delle leggi del cosmo.

Albus rimase con la mano che aveva voluto tendergli ferma a mezz'aria, sentendosi un idiota. Per qualche motivo, aveva sempre dato per scontato che dopo le Burrobirre sarebbero tornati assieme al castello e Calvin sarebbe tornato lo stesso Calvin di sempre e gli avrebbe dato un bacio della buona notte o qualcosa del genere.

Con una fastidiosa stretta allo stomaco, Albus dovette ammettere di essere piuttosto deluso. Il che lo portò anche a dover ammettere di essere il più colossale idiota nella storia dell'universo.

Estrasse la Mappa del Malandrino e controllò dove fossero i suoi amici: Calvin stava risalendo le scale verso la torre di Grifondoro, Scorpius era in biblioteca (Albus si chiese se stesse effettivamente studiando o se stesse combinando qualcosa di losco), Rose sembrava intenta a fare casino nella Comune di Grifondoro con gli altri cugini, Mort stava probabilmente facendo cose che era meglio non conoscere in posti che non risultavano sulla Mappa e Marshall era nel loro dormitorio con Lily.

Per qualche motivo, Albus fu quasi irritato di vederli assieme. Era da un po' che accoppiare i propri conoscenti non gli dava più la stessa soddisfazione di una volta.

 

   
 
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