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Autore: ReaRyuugu    03/01/2015    3 recensioni
"Mangerò un cioccolatino per ogni azione rude che farai da qua a quando ci tireranno fuori. Se da qui a quando arrivano i soccorsi la scatola è ancora piena per metà, ti prendi i cioccolatini rimanenti e ti compro io quello che tu eri venuto a prendere. Promesso."
{Un Hanamiya particolarmente misantropo costretto in un ascensore bloccato con la sua nemesi.}
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Makoto Hanamiya, Teppei Kiyoshi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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{ In ascensore

 

Cosa numero uno.
Hanamiya odiava uscire di casa da solo. Odiava soprattutto l’idea di non poter girarsi e parlare con le poche persone a cui permetteva di gravitargli intorno se e quando incontrava qualcuno con cui non voleva interagire.
Cosa numero due.
Più in generale, Hanamiya odiava essere circondato dalla gente. Che fossero uno, due o cinquanta persone, l’umanità lo metteva infinitamente a disagio.
Cosa numero tre.
In mezzo a tutto questo, l’aria carica di finti buonismi e sentimenti fasulli classica del Natale era qualcosa che a malapena riusciva a sopportare.
Considerato tutto ciò, si domandò per quale assurdo motivo il 23 Dicembre si trovasse da solo in un centro commerciale straripante di persone. Ah, giusto: il karma aveva deciso di girare, stroncandogli l’unico paio di scarpe un po’ più pesante poco prima dell’epica nevicata che aveva da poco imbiancato Tokyo. E lui, nelle sue gelide scarpe di tela, si era bardato come un sultano per raggiungere il primo posto decente per acquistare un maledetto paio di scarpe prima di perdere i propri piedi per assideramento.

Ma, naturalmente, al peggio non poteva esserci mai fine.

In effetti, lì per lì gli era parso strano di aver trovato un ascensore completamente vuoto in un giorno pieno come quello, ma senza farsi più di tante domande ci si era infilato dentro silenzioso come una faina, premendosi contro l’angolo più remoto mentre osservava i numeri succedersi l’uno dopo l’altro sul piccolo monitor. Il negozio di scarpe era all’ultimo piano, pertanto cercò di non adirarsi troppo quando l’ascensore si fermò più o meno a metà strada per far salire qualcuno.
Solo che, non appena lo guardò in faccia, la tentazione di fare un buco nel pavimento e calarsi di sotto fu più forte che mai.

Era matematicamente impossibile non riconoscere quella statura da gigante e quello sguardo imbecille incorniciato da due siepi incolte di sopracciglia (e per dirlo lui, che le sopracciglia di qualcuno erano indecenti, ce ne voleva): non poteva essere nessuno di diverso da Kiyoshi Teppei, spinto lì direttamente dalla mano di chissà quale Dio malvagio che voleva rendergli la giornata ancor più infernale di quanto non lo fosse.
Affondò il viso nella sciarpa, Hanamiya, rimanendo premuto nell’estremo opposto dell’ascensore senza proferir parola. L’altro si era voltato subito verso la pulsantiera, quindi sperò, nel fondo della sua sporca anima, che magari non l’avesse notato.

Non avrebbe avuto problemi ad incrociarlo se si fossero trovati in un campo da gioco (e se, preferibilmente, ci fossero stati con sé i suoi compagni di squadra). L’avrebbe sfidato senza esitazione, si sarebbe divertito, pure, a vederlo arrancare per colpa di quel ginocchio chiaramente ancora malato; ma in quel momento, nel dannato ascensore di un maledetto centro commerciale? No, e dovendo scegliere, avrebbe preferito sparire e non tornare mai più piuttosto che affrontare una conversazione con lui.
"Scendi, scendi, scendi!” si ripeteva mentalmente, aspettando a gloria il momento in cui quella scatola di metallo si sarebbe fermata per far scendere quella pertica; e lo stop arrivò, facendo sospirare Hanamiya di sollievo, ma né il rumore delle porte che si aprivano né quello della robotica annunciatrice che esplicitava il piano raggiunto raggiunsero le sue orecchie.

No, dai.

Non poteva essere vero.

- Ah, mi sa che siamo bloccati, Hanamiya. -
Sobbalzò, diventando di dieci colori diversi. Quindi si era accorto perfettamente di lui, l’aveva solo bellamente ignorato fino a quel momento! Non poteva continuare a fare finta di niente?
Beh, lui avrebbe sicuramente continuato a farlo: lo ignorò mentre lo superava senza problemi e piantava la suola delle scarpe sulle porte, iniziando a riempirle di pedate.
- E apritevi, stronze… - sibilò tra i denti stretti, frustrato da ogni tentativo che finiva immancabilmente a vuoto. La cosa peggiore? Sentiva quell’altro ridacchiare come un imbecille, al punto che, irritato, si voltò immediatamente verso di lui.
- Che cazzo hai da ridere?! - gli abbaiò contro, completamente paonazzo. Teppei non poté che sorridere ancora più sfacciatamente, agitando tranquillo una mano.
- Non stare a stancarti, ho premuto il pulsante dei soccorsi! Tra un po’ ci collegano con l’operatore e ci tirano fuori di qua. -
- Ma chi ti ha chiesto niente?! - replicò sempre più inutilmente aggressivo, smettendo però di martoriare le porte di colpi e schiantandosi di nuovo contro la parete. Dio, quanto era irritante.

Forse forse, lo irritava più dell’uscire da solo, della gente e del Natale.

 - Mi irriti più dell’uscire da solo, della gente e del Natale. - fece eco ai suoi stessi pensieri, massaggiandosi le tempie con lenti movimenti circolari.
- … prego? -
- In che lingua te lo devo dire? Sei fastidioso. - continuò, imperterrito. Tanto ormai erano lì, no? Ed era risaputo che lui, tanti scrupoli davanti alle persone non se li era mai fatti - L’ultima volta che ho visto qualcuno di così stupidamente positivo è stato quando ho letto Pollyanna. Cosa ci trovi di bello nel cercare per forza il bene in tutti? Cosa diavolo c’è di così tanto appagante nel voler fare del bene? Aspetti che arrivi il tornaconto? Non dovresti sopravvalutare così le persone; chiunque riceva un favore di solito se lo tiene senza ricambiarlo, e quello che s’è prodigato tanto per far felice il prossimo finisce per prenderla in tasca. -
Cadde il silenzio. Teppei lo guardò con occhi pieni di sorpresa, uno sguardo che innervosì il capitano della Kirisaki ancor più del dovuto. Cos’era quella faccia da pesce lesso? Era uno sfogo estemporaneo di qualcosa che covava dentro dal primo giorno in cui l’aveva visto, non aveva bisogno di guardarlo come se fosse un alieno sbucato da chissà dove!
- … non so bene da dove arrivi tutto questo, ma… - oh, finalmente si era deciso a rispondere. Hanamiya lo guardò con aria di sufficienza, ascoltando comunque le sue parole - … non cerco mica un tornaconto, hahah! Quando mi prodigo per gli altri lo faccio solo perché voglio vederli felici, niente di più. È una bella sensazione, lo sai? -

Da non credere.

Gli aveva appena dato la conferma definitiva che, di fatto, loro due se ne stavano agli antipodi. Lui, appagato dalla sofferenza dolce come miele dei suoi avversari; l’altro rincoglionito dai sorrisini e dalle paroline carine che riceveva dopo ogni sua gentilezza. Quanto era disgustosamente patetico…
- Dovresti provare anche tu! -
Alzò di nuovo gli occhi verso di lui, che nel frattempo si erano abbassati fino al pavimento.
- Provare a fare che. -
- Ad essere gentile. -
- Ah? E che ci guadagno? -
L’altro parve pensarci su: - Hm… questa è una bella domanda. -
Tirò fuori da una busta una scatola di cioccolatini, scuotendola leggermente.
- Magari sacrifichiamo questa ad un bene superiore, hm? - commentò, divertito - Mangerò un cioccolatino per ogni azione rude che farai da qua a quando ci tireranno fuori. Se da qui a quando arrivano i soccorsi la scatola è ancora piena per metà, ti prendi i cioccolatini rimanenti e ti compro io quello che tu eri venuto a prendere. Promesso. -

Ok, ennesima conferma. Stavolta che era fuori come un terrazzo e suonato come una campana.
Lo scosse uno sbuffo beffardo, mentre si stringeva nelle spalle. Gli sembrava tanto una scusa per ingozzarsi e svuotare per metà quella scatola, ma alla fine non aveva così tanto da perdere.
Anche se… si conosceva. Era bravo a far finta di essere un bravo ragazzo davanti agli altri, ma solo davanti a coloro che non conoscevano ancora i suoi veri colori. Sarebbe stata una sfida non indifferente.
- Come ti pare. Basterebbe tecnicamente che io me ne stia in silenzio, no? Allora non starei facendo niente di rude. -
- Hm… in effetti non hai tutti i torti. -

In quel momento, un rumore come di statico si diffuse dagli speaker, e la voce di qualcuno iniziò a parlare.
- Pronto? Siete ancora in attesa? Avete premuto voi il pulsante d’emergenza? -
Seguì un attimo di sussurrato bisticciare, mentre Kiyoshi scaricava su Hanamiya la responsabilità di parlare con l’operatore e questi se ne rifiutava. Ne uscì comunque sconfitto, e nel processo già due cioccolatini finirono nella bocca del più alto.
- Sì, uhm. - mormorò il ragazzo dai capelli neri, cercando di suonare gentile e disponibile - L’ascensore non si smuove di un millimetro e la stessa cosa vale per le porte, sarebbe gradito se riusciste a mandare dei soccorsi… -
Kiyoshi gli mostrò il pollice alto e Hanamiya, di riflesso, gli mostrò il medio. Un altro cioccolatino andò perduto.
- Provvediamo immediatamente. Dove si è fermato? -
- A metà tra il… sesto e il settimo piano. -
La comunicazione si interruppe, lasciando i due al loro destino. Hanamiya sospirò, quasi esausto da quell’inutile sprazzo di umanità, mentre Kiyoshi si perse in un applauso.
- Visto, non è andata così male! Restano ancora tredi… -
- Vaffanculo. -
- … dodici cioccolatini. -

Dopo quel momento, Hanamiya decise di rinnovare il suo voto del silenzio. Tanto stavano arrivando, no? Era inutile cercare altre interazioni con l’altro presente, presto li avrebbero liberati ed eventualmente se ne sarebbe tornato a casa senza spendere un soldo. Che il destino stesse cercando davvero di risanare i suoi nervi già smembrati?
Aggrottò le sopracciglia, inquieto. No, aveva un pessimo presentimento riguardo a tutto ciò; se il pomeriggio era iniziato male, chiaramente non c’era modo che potesse finire ‘meglio’.
E immerso in questo dubbio, attese.

Attese e attese.

Attese forse un po’ più del previsto.

No, anzi. Attese definitivamente troppo.

- Dove cazzo sono finiti quei figli di puttana giuro che gli taglio la gola… - armato di queste parole marciò impettito contro la pulsantiera, premendo insistentemente sul tasto d’emergenza. Stavolta, la risposta fu pressoché immediata.
- Pronto? Abbiamo appena controllato lo stato dell’ascensore e sembra perfettamente funzionante. -
- Ah sì? E secondo lei da dove stiamo comunicando, dalla Luna?! - sbraitò nel microfono, così irritato che se il tecnico fosse stato davanti a lui non avrebbe avuto vita lunga - Non le è balzato in mente, per caso, di controllare l’altro ascensore? -
- Ma l’altro ascensore è fuori servizio. -
- CERTO CHE È FUORI SERVIZIO, CI SIAMO CHIUSI DENTRO NOI, CAZZO! -
- Voglio dire, lo è da stamattina. -
- E un FOTTUTO cartello vi faceva schifo metterlo?! Pensa forse che io abbia la sfera di cristallo?! Eh!? -
Non sapeva cos’era più irritante, se l’idea di star parlando con un cretino o le velate accuse di stupidità che questi gli stava mandando.

Ma fu una la cosa che fece traboccare il vaso.

Quella cosa che lo fece voltare con aria demoniaca, gli occhi iniettati di sangue e le mani piene di voglia d’uccidere.

Quel risolino leggero, e quel sorriso compiaciuto di qualcuno che ingozzandosi sapeva benissimo di aver vinto una scommessa.

"Oh, ma ride bene chi ride ultimo."

~~~~

- Perdonate gli imprevisti, purtroppo non abbiamo verificato a dovere gli avvisi lasciati alle porte dell’ascensore e—- s-signore?! Signore, sta bene?! -
La scena che i tecnici si trovarono davanti fu qualcosa di completamente inaspettato.
Un ragazzo alto molto più di ognuno di loro era riverso a terra, un occhio nero e un’espressione beota sul viso praticamente tumefatto.
Tanto erano sconcertati da una simile visione che a malapena si accorsero della fuga silenziosa dell’altro presente, che infilandosi tutto zitto nella piccola folla si affrettò a tornare ai suoi affari.

Non prima di aver gettato alle proprie spalle una scatola vuota, e di essersi passato una mano sulle labbra sporche di cioccolata.

 

 

 

Salve a tutti!
Questa era una delle entry che ho scritto per ‘Prompt sotto l’albero’, un’iniziativa carina carina che ha avuto luogo nel periodo di Natale!

“In cui i due [Kiyoshi e Hanamiya] sono in un centro commerciale per recarsi al negozio sportivo a comprare scarpe nuove (o altro di simile) e si ritrovano bloccati in ascensore. Costretti ad aspettare i soccorsi, Hanamiya chiede a Kiyoshi cosa ci trovi di bello nell’essere buono, e quanto trovi irritante la sua spontaneità. Teppei allora propone al ragazzo di provare ad essere buono per quel tempo che rimarranno bloccati promettendogli di pagargli il prossimo acquisto. (Commedia)” Appena ho visto questo prompt ho deciso di provare a mettermi alla prova, e di cercare di scrivere qualcosa di comico su questi due. A quanto pare sembra riuscirmi molto bene strapazzare e stressare personaggi non esattamente conosciuti per la loro pazienza e amore per il prossimo, quindi posso dire che il risultato mi soddisfa molto.

Spero diverta anche voi! Al solito, grazie in anticipo per ogni lettura e/o recensione, apprezzo davvero tantissimo ~

Alla prossima!

   
 
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