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Autore: luciadom    03/01/2015    4 recensioni
Cosa sarebbe successo se durante la battaglia finale contro Naraku, in realtà Kagome fosse rimasta uccisa?
Se il Meido l’avesse comunque risucchiata, ed Inuyasha l’avesse seguita insieme a Sesshomaru per usare Tenseiga, sarebbe riuscito a riportarla indietro?
E come sarebbero andate a finire le cose con la Sfera dei Quattro Spiriti?
Piccola Shottina nata dopo aver visto, “Al di là dei sogni”, con il grande e compianto Robin Williams.
Genere: Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Inuyasha, Kagome, Sesshoumaru, Shippou, Un po' tutti | Coppie: Inuyasha/Kagome
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Gioie e dolori di un mezzo demone'
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Al di la dei sogni
 
Batté un pugno per terra, disperato.
Non era riuscito a proteggere nemmeno lei.
Nel giro di poco tempo aveva perso sia Kikyo che lei, Kagome, e adesso non sapeva che farsene della vittoria contro Naraku.
Semplicemente non aveva più senso.
Erano finalmente riusciti a batterlo.
Dopo tutto quel tempo trascorso a rincorrerlo, a cercarlo, a battersi anche contro le sue emanazioni, a lottare per i frammenti della Sfera dei Quattro Spiriti, quella lunga guerra poteva considerarsi conclusa.
Ma non glie ne importava più di tanto ormai.
 
-Inu… Inuyasha?- la timida e triste voce di Shippo gli arrivò alle orecchie, mista al pianto che lo stava pervadendo.
Non gli rispose, ma attese che continuasse.
Lui era ancora un cucciolo, in tutta quella storia non sarebbe nemmeno dovuto entrarci, fin dall’inizio.
 
-…Cosa possiamo fare?- Tirò su col naso e si affannò a continuare a fatica, a causa delle lacrime. -Kagome… lei… non può essere morta!- Shippo riprese a strillare e a piangere, senza sapere, o forse sì, che con quelle parole non aveva fatto altro che gettare il cuore del mezzo demone ancora di più nella più profonda agonia.
 
-Maledizione!-
 
Inuyasha continuò ad inveire contro non sapeva nemmeno lui chi, o che cosa.
Aveva visto il corpo esamine di Kagome risucchiato via dal Meido e non era riuscito ad impedirlo.
Non era riuscito ad impedire nemmeno che Naraku la colpisse, proprio come era successo con Kikyo, o che esprimesse chissà quale desiderio alla sfera.
Desiderio che glie l’aveva portata via.
Inoltre, completamente privo di ragione, poco prima l’aveva addirittura ferita lui stesso, sotto l’influsso del suo sangue demoniaco.
All’interno del corpo di Naraku, con Magatsuhi che aveva sigillato i poteri di Kagome, col miasma a farne da padrone, era diventato un demone completo, perdendo il controllo di se stesso. 
Se Kagome non l’avesse purificato, non appena aveva riacquistato il suo potere spirituale grazie a Sesshomaru, forse ad ucciderla sarebbe stato proprio lui.
Se fosse successo, sarebbe stato un dolore più atroce della sua stessa morte, ma adesso anche quello non aveva senso.
Kagome non era comunque più con lui.
Quindi, comunque sarebbero andate le cose, sarebbe stata comunque colpa sua.
Continuava a starsene inginocchiato per terra, lo sguardo basso, la mano che iniziava a fargli male, nonostante la sua forza, per i continui pugni sulla pietra.
Percepiva la presenza di tutti alle sue spalle, tutti i suoi amici, la vecchia Kaede, suo fratello, persino Jaken e la piccola Rin.
Sentiva i pianti silenziosi di Sango e Kaede, sentiva la rabbia di Miroku, il tremore di Rin, così piccola e già abituata al terrore al seguito di Sesshomaru, sentiva i singhiozzi di Shippo, il silenzio assordante di tutti.
Mancava solo lei.
Perché lei era morta.
Si alzò, aggrappandosi a Tessaiga.
Non poteva finire così, no!
 
“NO!”
 
Si voltò deciso a chiedere l’aiuto di suo fratello, il glaciale principe dei demoni. Sarebbe stato pronto anche ad implorarlo se necessario, avrebbe calpestato il suo orgoglio, avrebbe dimenticato ogni dissapore, qualsiasi cosa pur di fare anche un solo tentativo.
Magari non ce ne sarebbe nemmeno stato bisogno, perché Sesshomaru era cambiato molto grazie a Rin.
Anche se non lo dava a vedere, aveva scoperto l’amore per gli esseri umani che accomunava suo padre e suo fratello, e sarebbe allora intervenuto sicuramente, ma in quel momento la mente di Inuyasha annebbiata completamente dal dolore, gli permetteva di pensare solo a Kagome, e di fare qualsiasi cosa per lei.
Qualsiasi cosa pur di riportarla indietro.
Se lo ritrovò già di fronte suo fratello, una mano stretta a Tenseiga, apparentemente sempre serissimo e freddo, ma negli occhi gli lesse qualcosa di diverso.
Aveva rischiato di perdere Rin definitivamente, Tenseiga non aveva potuto salvarla per la seconda volta, e se non fosse stato per sua madre, quella piccola umana non sarebbe più potuta tornare indietro.
Forse lui poteva capirlo più di chiunque altro.
 
-Andiamo, Inuyasha.-
 
Senza aspettare risposta da suo fratello minore, Sesshomaru aumentò la stretta a Tenseiga, ed aprì il Meido.
Inuyasha non aveva avuto nemmeno il tempo di aprirlo da sé con Tessaiga, e ora già si trovava proiettato ai confini dell’aldilà fianco a fianco con colui che per anni lo aveva odiato, disprezzato, addirittura aveva meditato di ucciderlo, accecato dall’odio e dalla vendetta contro loro padre.
Non era la prima volta che si trovavano a collaborare, ma quella era… diversa.
 
-Tenseiga è l’unica possibilità che hai.-
 
-Non sono certo di essere in grado di usarla, però.-
 
Sesshomaru capì subito che doveva riferirsi evidentemente alla battaglia contro i Sette.
All’epoca c’era stato un momento in cui suo fratello non si sarebbe fatto scrupoli a combatterlo fino allo stremo, per poter poi usare i poteri curativi di Tenseiga. Sarebbe potuto succedere quando il veleno di Mukotsu, gli aveva quasi strappato via Kagome, Sango e Miroku in un colpo solo.
E lui in quell’occasione gli aveva detto, attraverso un miraggio, che non ne sarebbe stato capace.
 
-Proprio per questo sono venuto con te, mezzo demone.- gli rispose laconico Sesshomaru.
 
Come se non avesse sentito quel commento, quasi senza che se ne potesse rendere conto, nella mente di Inuyasha i ricordi iniziarono a farsi strada nel vuoto della sofferenza.
Prima fra tutti, proprio quelli legati alla Squadra dei Sette:
 
Aveva portato Kagome, Sango e Miroku all’aperto per farli respirare, come aveva detto Myoga, dopo che l’incendio al tempio e il veleno di Mukotsu, li avevano ridotti in fin di vita.
Sfogare la sua rabbia nella foresta e sfidare i rimanenti fratelli dei Sette non era servito.
Anche in quell’occasione aveva scaricato tutta la sua furia da solo, per terra,
addirittura gli era apparso un miraggio di Sesshomaru che non aveva fatto altro che
deriderlo, e ricordargli del suo punto debole.
“Sei solo uno sciocco mezzo demone!”
Ma quando era tornato  al prato, e aveva stretto Kagome tra le braccia convinto che non l’avrebbe mai più vista riaprire gli occhi, la sua voce flebile che gli diceva di non riuscire a respirare bene, aveva riacceso in lui la speranza.
Allora era stato il vecchio Myoga a salvarli, il suo piccolo, saggio e timoroso demone servitore, succhiando via tutto il veleno.
E quella volta non li aveva più persi per un pelo.
Solo qualche secondo, e l’avrebbe potuta perdere definitivamente.
 
Lì però Myoga non poteva aiutarlo.
Un altro ricordo ancora, riconducibile a quando avevano conosciuto Jinenji, mezzo demone come lui:
 
Dopo la battaglia e la riappacificazione tra Jinenji, sua madre e gli abitanti del villaggio, avevano preso le erbe medicinali per Kirara ed erano ripartiti.
Durante il viaggio di ritorno Kagome spinta dalla curiosità, e dall’affetto che provava per lui, gli aveva chiesto più volte se anche lui non avesse subito le stesse angherie di Jinenji, durante la sua vita.
Lui non le aveva risposto subito, ma quando poi si era lasciato andare, le aveva detto che era stato abituato fin da piccolo a dover contare solo sulle sue forze, di quanto ancora si sentisse inadeguato, di quanto non fosse in realtà né un umano, né un demone, di quanto credesse che la forza fosse l’unica arma per andare avanti.
Ma lei gli aveva risposto semplicemente dicendogli che non era più solo.
Era stato in quel momento che si era reso conto che la sua vita da solitario era finita.
Nella sua vita erano arrivati il piccolo Shippo, Miroku, Sango, Kirara, e soprattutto lei.
 
Ad aspettarlo là fuori c’erano tutti gli altri adesso, ma senza Kagome era comunque solo.
Solo lei lo completava veramente.
In tutto il tempo che avevano viaggiato per completare la sfera, lei gli era stata sempre accanto.
Ricordò ancora di come si erano conosciuti, di quando l’aveva vista la prima volta:
 
Lui era sigillato al Grande dio Albero con la freccia di Kikyo da cinquant’anni, e un odore incredibilmente simile a quello di colei che l’aveva imprigionato, l’aveva risvegliato.
All’inizio aveva schernito e deriso quella ragazza dagli abiti strani, all’apparenza debole e teorizzata da quel demone lombrico.
“La venerabile Kikyo che scappa da un demone da quattro soldi? Dovrebbe bastarti un solo colpo per ucciderlo, proprio come hai fatto con me!”
Poi aveva finalmente capito che quella lì non era Kikyo, era un’umana come lei, incredibilmente somigliante a lei, e che spinta dalle sue parole e dallo spirito di sopravvivenza, era poi riuscita con la sua sola forza a strappargli il sigillo.
Solo in seguito avevano capito tutti che lei di Kikyo altri non era che la reincarnazione.
 
I ricordi e le scene del loro passato insieme gli attraversavano veloci la mente e gli occhi.
 
L’arrivo del piccolo Shippo, Miroku e il suo vortice, la triste storia di Kohaku e Sango, tutti i demoni che avevano incontrato, i figli di Naraku, e di conseguenza ricordò tutte le volte che Kagome era stata rapita, ferita, anche per colpa sua, come quando l’aveva lasciata sola per inseguire il fantasma di Kikyo, quando dopo la permanenza sul Monte Hakurei, l’avevano creduta morta la prima volta.
Quella volta il demone bambino di Naraku, era arrivato incredibilmente vicino a prendere possesso della sua anima e della sua mente.
 
Ogni istante, in ogni singola battaglia, lei gli era sempre stata vicina, persino quando lui aveva pensato a Kikyo.
Avevano litigato chissà quante volte, anche per delle scaramucce, e chissà quante volte lei lo aveva mandato a cuccia, ricorrendo ai poteri del rosario al suo collo.
Ma alla fine, ogni volta, lei lo aveva sempre perdonato e non l’aveva abbandonato mai.
Lui Kikyo l’aveva amata cinquant’anni prima, ed era stato anche ricambiato nonostante lei fosse umana.
L’inganno di Naraku aveva condannato la loro storia, facendo sì che si uccidessero a vicenda, e quando poi nel presente si era reso conto che per Kikyo non provava che affetto sì, ma misto ad un terribile senso di colpa, e che adesso era Kagome che amava, aveva giurato a se stesso che Naraku non avrebbe vinto di nuovo.
E invece ancora una volta la sua donna era stata vittima della sua debolezza.
Nella sua lunga vita, erano state davvero poche le persone che lo avevano accettato e amato per la sua natura di mezzo demone, anzi, una volta Kagome gli aveva chiaramente detto che lo preferiva così.
Per lei non aveva bisogno che diventasse un demone completo.
Era successo quando si erano imbattuti in Kaguya, ma in realtà lei glielo aveva fatto capire anche tante altre volte.
 
“Senti Inuyasha?”
“Hm?”
“Sei ancora deciso a voler diventare un demone completo?”
“Certo che sì, è naturale!”
“Ma sei già abbastanza forte così come sei ora!”
“Ehi, non ci provare! Io diventerò un vero demone, perché è così che ho deciso, e tu sei pregata di non intrometterti!”
Seduti di fronte al fuoco, sotto un cielo stellato, avevano parlato di quell’argomento tanto delicato quanto caro ad entrambi.
Kagome non gli aveva dato retta e aveva ricominciato:
“Ma sai, in fondo… io penso che potresti anche restare così come sei non ti pare? Essere per sempre orgogliosamente un mezzo demone! Perché tu… tu mi piaci così come sei, Inuyasha!”
E da lì, il battibecco che vi era nato era stato interrotto proprio da Kaguya.
Anche a causa sua, che col potere del suo specchio lo aveva poi trasformato in demone, aveva rischiato di uccidere Kagome con i suoi stessi artigli.
Ma ancora una volta lei lo aveva salvato e purificato.
 
Ciò che gli faceva più rabbia della sua natura era proprio il fatto di non riuscire a controllarsi, quando privo di Tessaiga o comunque sottomesso ad un potere più forte, la sua parte demoniaca prendeva il sopravvento su quella umana.
 
“Non dimenticarti mai di me, ti prego…”
Una volta, durante una sosta notturna dovuta alle sue momentanee condizioni di essere umano, per mezzo della luna nuova, Kagome gli aveva detto di aver avuto paura, quando lo aveva visto fuori controllo come demone completo.
La sua paura non era stata tanto per l’aspetto che aveva assunto, o per quello che forse avrebbe potuto farle.
Lei aveva avuto timore per la sua anima.
 
Strinse i denti, sentendo quasi una fitta nel petto.
Tutti quei ricordi facevano troppo male, e il dolore aumentava ogni secondo di più.
Non si sarebbe arreso mai, l’avrebbe trovata e salvata ad ogni costo.
 
“Kagome mi ha insegnato tutto. A sorridere, a credere negli altri. Se ora ho degli amici è grazie a lei. E ora posso contare su di loro e versare lacrime per loro! Ho imparato che la vera forza e la gentilezza, ed è stata lei ad insegnarmelo! Devo portarla indietro … ad ogni costo! Perché io… ho un bisogno disperato di lei…!”
 
Una luce li investì, e quando Inuyasha riaprì gli occhi pensò di trovarsi di fronte una marea di corpi, di anime, e invece stranamente se ne trovò solo due.
La sua Kagome, e Naraku, che ancora la stringeva con quelli che dovevano essere i resti dei sui disgustosi tentacoli.
Si inginocchiò a terra a quella scena, momentaneamente privo di forze.
Non aveva la minima idea di come fare.
Tessaiga forse non gli serviva a niente lì, e non sapeva come usare Tenseiga, la spada che suo padre aveva affidato a Sesshomaru.
Allungò una mano verso di lei, a sfiorarle i capelli.
Riuscì a liberare il suo corpo dai tentacoli di Naraku, e si alzò calciandoli con rabbia e distruggendo con Tessaiga la carcassa rimanente.
Nella luce e nella polvere diradatosi, gli si presentò di nuovo il corpo di Kagome, freddo e cereo.
La sua furia non l’aveva toccata minimamente.
Si accasciò di nuovo a terra e la strinse a sé.
Sentì gli occhi pizzicargli, ma non si sarebbe vergognato delle sue lacrime.
 
“Ti riporterò indietro! Perché se non dovessimo riuscire a salvarti … non avrebbe senso più niente! Io… sono completo solo grazie a te. Sono nato per incontrare te… e tu, sei nata per incontrare me…!”
 
E se nemmeno Tenseiga sarebbe servita a salvarla, lui l’avrebbe seguita.
Era l’unica cosa di cui era certo in quel momento.
 
-Cosa bisogna fare?- disse rivolto a suo fratello, pur non guardandolo.
 
-Alzati. - disse semplicemente lui.
 
Inuyasha obbedì stendendo delicatamente Kagome per terra.
Sesshomaru puntò Tenseiga verso di lei, che subito cominciò a reagire.
Di fronte gli occhi di un Inuyasha sempre più attonito, sul corpo di Kagome comparvero demoni e spiriti servitori dell’aldilà.
Riusciva a vederli anche lui.
Una nuova rabbia lo portò ad impugnare Tessaiga, senza ragionare, ma Sesshomaru lo fermò appena in tempo.
 
-Fermati, stupido! Dimentichi che qui Tessaiga non ti serve veramente. Perché credi che sia venuto con te? Solo Tenseiga può riportare in vita la tua umana.-
 
-Allora aiutami!-
 
Guardò deciso negli occhi di suo fratello.
Occhi ambrati contro occhi ambrati.
Sesshomaru non se lo fece ripetere due volte, e senza proferir parola puntò di nuovo Tenseiga verso Kagome.
I demoni sparirono, distrutti, lasciando il posto ad una luce sfavillante.
Inuyasha si chiese se forse sarebbe stato in grado di usarla, se solo avesse provato ad impugnarla.
Dopo tutto quello che era successo con quelle spade, con quella maledetta eredità di loro padre, con tutto quello che avevano man mano scoperto, forse in fondo entrambi sarebbero stati capaci di usare tranquillamente l’arma dell’altro.
Tessaiga era capace di uccidere anche cento demoni in un colpo solo, e Tenseiga era la spada dal grande potere guaritore, ma allo stesso tempo era la chiave per la via dell’aldilà
L’aldilà.
Quel posto dove si trovavano adesso, cos’era quindi?
Era l’aldilà?
Era un angolo degli inferi?
Lui l’inferno lo stava già vivendo. L’aveva già vissuto, un inferno tutto suo.
La paura di perdere Kagome, l’averla persa veramente.
Da quel punto di vista, chiunque nella sua situazione avrebbe potuto costruirsi un inferno proprio, e per contro, un paradiso proprio.
E il paradiso per lui, sarebbe stato …
I suoi pensieri furono interrotti dal diradarsi della luce, mostrandogli una Kagome viva, sorridente, che lo guardava con i suoi grandi ed adorabili occhi nocciola.
Il suo paradiso.
 
-Ka… Kagome?-
 
L’attirò a sé e la strinse come forse non aveva fatto mai, riscoprendo in quell’abbraccio tutto l’amore che aveva man mano maturato per lei, un amore che andava oltre il tempo, oltre le loro epoche diverse, oltre lo spazio, oltre le battaglie, oltre tutto, tanto forte da andare anche al di là dell’ immaginazione, al di là dei sogni.
Ora potevano ricominciare, insieme.
 
-Kagome… Finalmente …!-
 
-Inuyasha…!-
 
Ce l’aveva fatta.
Ce l’avevano fatta.
 
Incurante del fatto che non fossero soli, si chinò a baciarla, ed aumentò ancora di più la stretta attorno alla sua schiena, quando la sentì ricambiare.
Fu un bacio lungo e dolce, innocente, ma per entrambi fu forse molto di più.
 
-Sei viva…!- disse non appena le loro labbra si separarono.
 
-Sì… ora sì…-
 
Kagome si staccò da lui e lo guardò negli occhi, felice.
Solo in quel momento si rese conto che dietro di Inuyasha, Sesshomaru se ne stava in piedi, con Tenseiga ancora sguainata e lo sguardo annoiato rivolto chissà dove.
Le bastò un’occhiata al suo mezzo demone, e un segno d’assenso da parte di lui, per dar conferma a ciò che i suoi pensieri avevano già intuito.
Sorrise ancora e guardò oltre le spalle di Inuyasha.
Dopo che aveva trafitto Magatsuhi, Sesshomaru l’aveva aiutata ancora una volta.
L’affetto per gli esseri umani, chi più chi meno, era allora caratteristica forte di tutta la famiglia di Inuyasha.
 
-Grazie infinite!-
 
-Tsè!- Sesshomaru fece solo un cenno con la testa, ma loro capirono che quella era la sua risposta mascherata.
 
Ringraziandolo ancora anche solo mentalmente, Kagome si staccò poi da Inuyasha, mostrandogli una mano che teneva chiusa a pugno.
 
-Che cosa c’è?- chiese lui.
 
Kagome aprì la mano, facendo comparire sul suo palmo la Sfera dei Quattro Spiriti, ora luminosa e purificata.
 
-Ma… cosa…?-
 
-La sfera dei Quattro Spiriti? Ma come fai ad averla tu?-
 
Sesshomaru si intromise nella loro discussione, sorpreso quanto Inuyasha.
 
-Non lo so … credo di averla sottratta a Naraku nel momento in cui …- si interruppe perché tanto era inutile rimarcare quello che le era successo, ora che era di nuovo viva,- …e poi l’ho purificata. Non so come, né il perché, ma adesso la sfera è di nuovo limpida, tra le mie dita …- concluse lei, meravigliata forse più di loro due.
 
 -Ora ne sei tu la custode.- disse Inuyasha.
 
La giovane sacerdotessa la guardò attentamente e poi scosse la testa.
Le vennero di nuovo in mente le parole di suo nonno, come la sera in cui lei ed Inuyasha avevano parlato in camera sua, poco prima dei suoi esami d’ammissione al liceo.
Ricordò dei racconti sulla purificazione della sfera, attraverso l’unico desiderio corretto possibile.
Guardò ancora la sua mano e la luce che emanava.
 
-Sì… e so anche cosa farne.-
 
Aprì completamente la mano e da essa la sfera cominciò a levitare.
Sesshomaru ed Inuyasha aspettarono che parlasse ed esprimesse le sue intenzioni.
Kagome fissò determinata la sfera e decise cosa fare:
 
-Sfera dei Quattro Spiriti, ora ti esprimerò il mio desiderio!-
 
La sfera brillò, se possibile, di una luce ancora più accecante, tanto da avvolgerli totalmente.
 
-Sfera dei Quattro Spiriti, voglio che tu sparisca! Sparisci per sempre!-
 
Sotto i loro occhi, la sfera obbedì alla sua nuova protettrice e si
frantumò nuovamente, ma le sue schegge da quel momento in poi, non sarebbero più state ritrovate.
La sfera sarebbe davvero sparita per sempre dal mondo.
 
-È tutto finito …- sussurrò.
 
Inuyasha l’attirò a sé e l’abbraccio, attorniato dai frammenti che continuavano a brillare prima di sparire.
 
-Sì… è tutto finito … - le rispese lui. -Torniamo a casa adesso, e ricominciamo daccapo. Ora abbiamo una vita intera da vivere … Insieme. -
 
Kagome annuì tra le sue braccia, e Sesshomaru, che era stato in silenzio fingendo noia o indifferenza, per tutto il tempo dei loro abbracci, aprì di nuovo il Meido.
Durante il veloce viaggio di ritorno, aggrappata ad Inuyasha, Kagome non poté fare a meno di sorridere, felice.
 
“Finalmente … Ora possiamo ricominciare … perché Inuyasha ed io… siamo legati nel futuro …!”.
 

 
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NdA
 
Ciao a tutti :)
Rieccomi con una nuova One Shot in questo Fandom.
Innanzitutto, grazie a chi ha solo letto o anche recensito la precedente,
Un regalo ai piedi dell'albero“.
Questa volta i toni sono stati più drammatici e meno lievi di un’annunciata gravidanza.
Qualche giorno fa, spinta dalla curiosità, ho visto “Al di là dei sogni”, con Robin Williams.
Ho visto tanti altri film con lui, ma questo non lo conoscevo ancora e lo consiglio vivamente.
Per chi ama il genere, o comunque si identifica con elementi della trama, credo sia fatto bene e personalmente mi ha molto colpita.
Ebbene, dopo averlo visto mi è nata qualche idea, che ho pensato di legare al Meido. Avevo pensato anche ad altri Fandom, di altri Anime, ma per ora l’esperimento è caduto su “Inuyasha” ...
Non so, spero di aver fatto un buon lavoro.
Ci sono molti riferimenti alla storia originale, sia attraverso i flash back, interi episodi di vita scritti in corsivo, sia attraverso i pensieri di Inuyasha, contenuti nelle virgolette alte doppie, e sia nella narrazione.
Come nel film, anche qui Inuyasha si lascia andare ai ricordi durante il suo viaggio nell’aldilà, si parla di personali inferno e paradiso, c’è una guida, qui impersonata da Sesshomaru, e il tentativo di salvataggio dall’oblio.
Ovviamente la trama finale è un po’ cambiata rispetto alla storia dell’Anime e del Manga, non solo per quanto riguarda la sorte di Kagome, ma anche per quello che succede tra i due cari fratellini e le loro spade. :D
Spero di non aver deluso con questo piccolo stravolgimento.
Sia i personaggi che l’immagine non mi appartengono e sono di proprietà dei rispettivi autori.
Spero che questa Shottina vi sia piaciuta, e ringrazio chi si appresterà a leggerla, e magari a commentarla.
Ho in mente qualcos’altro, credo una storia a quattro capitoli forse, ma non so ancora quando mettere nero su bianco le idee che mi vorticano in testa.
L’ispirazione c’è, devo solo trovare il tempo per darvi vita come si deve :D
Per il momento vi saluto!
Alla prossima!
 
Luciadom
 
 
   
 
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