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Autore: Crazy_chan    04/01/2015    1 recensioni
[Partecipante contest "Flash contest Children of the nights"]
Introduzione:La luce brillante della luna piena, di quella tranquilla notte d'estate, si faceva largo tra le finestre in vetro della magione, in cui viveva, illuminandole il volto chiaro e mettendo in risalto i suoi lunghi capelli rossi color del sangue e gli occhi color dell'oro, luccicanti come quelli di un gatto nella notte. Se ne stava in piedi, gli arti inferiori appoggiati sul bellissimo tappeto rosso che ricopriva il terreno di quella parte di stanza, quella che usavano per la lettura.
La scrivania, alla sua destra, era sommersa da fogli di ogni genere i dimensione, alla sinistra il caminetto spento e davanti e di dietro di lei un paio di poltrone in pelle scura sulla quale stavano appoggiati un paio di cuscini morbidi.
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Andrà bene


La luce brillante della luna piena, di quella tranquilla notte d'estate, si faceva largo tra le finestre in vetro della magione, in cui viveva, illuminandole il volto chiaro e mettendo in risalto i suoi lunghi capelli rossi color del sangue e gli occhi color dell'oro, luccicanti come quelli di un gatto nella notte.
Se ne stava in piedi, gli arti inferiori appoggiati sul bellissimo tappeto rosso che ricopriva il terreno di quella parte di stanza, quella che usavano per la lettura.
La scrivania, alla sua destra, era sommersa da fogli di ogni genere i dimensione, alla sinistra il caminetto spento e davanti e di dietro di lei un paio di poltrone in pelle scura sulla quale stavano appoggiati un paio di cuscini morbidi.
-E' una nottata tranquilla.- disse, mandando una veloce occhiata al suo compagno, seduto di fronte a lei su uno dei sofà. Lui la guardò solo per un secondo prima di puntare gli occhi rossi verso il bicchiere di vino bianco che si stava rigirando della mano destra.
Annuì leggermente e iniziò a stringere la presa sul poggia mano alla sua sinistra, era nervoso per la conversazione appena iniziata.
Elisella inspirò un po' d'aria, quella proveniente dalla finestra spalancata, e si sedette anche lei sistemando da prima il lungo vestito color argento. Chiuse gli occhi, pensierosa, appoggiando le labbra sopra le mani intersecate tra loro e sospirò leggermente, faceva più male a lei che ad altri, pensò.
Voleva dare una svolta alla sua esistenza, durata troppo a lungo, per i suoi gusti e stava aspettando solo il momento e il modo giusto per chiedere al suo fidanzato di aiutarla. Aveva visto il mondo cambiare radicalmente e lentamente davanti ed intorno a lei, facendola sembrare ogni volta un'estranea e complicandole la vita.
Lei che era nata nel periodo in cui gli uomini vestivano di splendenti armature in acciaio e impugnavano spade prima di buttarsi in battaglia, ora si ritrovava a guardarne degli altri in una moda che comprendeva divise e armi da fuoco.
Aveva vissuto ogni singolo cambiamento in quei, quasi, mille anni che erano trascorsi da quando era venuta al mondo...
Le mode, le arti, le abitazioni, nuove invenzioni, nuove armi...Aveva vissuto guerre, distruzioni, calamità naturali, conosciuto gente e vista morire prima o dopo il tempo a loro dedicato, la morte arrivava puntuale per tutti tranne che per lei...
Solo ieri era andata, di nascosto, al funerale di un caro signore con cui si era divertita per parecchio tempo a bere un goccetto in una qualche taverna da quattro soldi. Lo stesso anziano signore che aveva conosciuto all'età giovane di vent'anni e che aveva visto crescere con il passare del tempo fino a quando la signora in nero non era venuto a prenderselo. L'immortalità era una cosa che in molti bramavano ma che, a parer suo, era meglio non possedere.
Nessuno poteva pensare a quanto fosse orribile essere al centro di quel pianeta e vedere la nascita e la morte di tutte le cose, senza poter fare nulla.
Ma in fondo la vita era da sempre funzionata in quel modo, era un giro che si ripeteva: Nasci, cresci, muori...credeva nella reincarnazione, però. Certe cose, in quei cambiamenti, rimanevano sempre le stesse nonostante l'avanzare degli anni.
Ad esempio c'era ancora chi stava ad un gradino più in alto rispetto a gli altri, chi aveva potere e chi invece faticava per procurarsi un qualcosa per sconfiggere la fame...
-Il mondo è davvero ingiusto...- sussurrò abbassando lo sguardo verso il tappeto, ripensando a quanta fatica avesse fatto lei per arrivare a quel suo quasi perfetto modo di vivere.
Aveva dovuto uccidere gente, guadagnare il suo pane tramite incarichi che le avevano macchiato di rosso non solo gli abiti ma anche l'animo.
Quante volte aveva dovuto spezzare la vita di qualcuno solo per scopi personali? Parecchie... Ma in fondo lei era immortale, non poteva permettersi di vivere la sua lunga esistenza in quel modo, a camminare tra le strade del paese e fare compagnia a qualcuno messo quasi peggio di lei.
Aveva dovuto stringere i denti e gli artigli, andare avanti per quella strada senza fine, per lei, fino a quando non si trovò ad essere sufficientemente sazia.
Adesso non camminava più tra le strade infami del paese con addosso una stoffa logora che doveva farle da abito e con i piedi scalzi...Ora le bastava alzare il volto in aria, inspirare a pieni polmoni, per rendersi conto di quanta ricchezza le avessero portato tutte le notti passate a nascondersi nell'ombra ad aspettare il momento buono per staccare la testa a qualche mal capitato... Doppia ricompensa, si diceva mentre si nutriva nella sostanza rossa che usciva dal corpo esanime della sua vittima e nella sua mente si facevano largo sacchetti rilegati in pelle pieni di monete d'argento.
Nel suo lungo corso, pure, aveva avuto modo di vedere i suoi “padroni” morire in guerra o in malattia e lasciare il trono ad eredi, a volte troppo giovani e stupidi, che non facevano altro che far cadere il regno in un clamoroso caos.
Si era pure innamorata di un umano, pensò ghignando leggermente, mettendo in mostra i canini appuntiti mentre mandava una fugace occhiata al suo fidanzato che si era perso a fissare la grande libreria dall'altra parte della stanza.
Era successo solo una volta, in realtà. Era uscita per un ballo a palazzo a cui era stata invitata e lì aveva decisamente perso la testa per un bellissimo giovane, il figlio di un qualche riccone presente.
Una storia d'amore che non era durata più di un mese poi che la vita ,di lui, gli era stata brutalmente strappata da un qualche ladro che l'aveva trovato a vagare indisturbato per strada e disarmato, stava facendo ritorno alla sua abitazione.
Dopo il funerale del suo uomo si era ripromessa giusto un paio di cose...
Primo: avrebbe ritrovato colui che l'aveva ucciso e glie l'avrebbe fatta pagare a caro prezzo.
Secondo: Non si sarebbe mai e poi mai innamorata di un qualcuno la cui vita era appesa al filo della figura vestita di nero, qualcuno che avrebbe visto morire davanti ai suoi occhi.
-Comunque...- prese parola Elisella facendo sobbalzare il compagno che rischiò di far cadere a terra il bicchiere in vetro.
Lui si voltò verso la donna, aspettava di sentirla parlare -Non perdiamo ulteriore tempo. Ad ognuno i suoi impegni, no?.- chiese prima di alzarsi in piedi, stiracchiare le ossa delle braccia e sistemare in seguito l'abito.
-Esci?- gli chiese lui aspettandosi che la ragazza annuisse o gli rispondesse con un sono “Si”.
Ultimamente era sempre meno raro che lei se ne andasse da qualche parte, durante la notte, e delle volte non gli spiegava nemmeno dove. Rinunciava da subito a chiederle spiegazioni a causa del suo carattere molto più debole e timido diversamente da quello peperino di Elisella.
-No...Stasera non vado da nessuna parte.- gli rispose puntando gli occhi dorati in quelli rubino di lui, lo vide alzare un sopracciglio confuso. Prese un lungo respiro, profondo, prima di fare un paio di passi per avvicinarsi alla poltrona su cui stava seduto il ragazzo, si fermò.
-Vlad...- lo richiamò con tono basso, lo sguardo immerso in quello di lui -Tu mi ami, vero?.-
Vlad spostò la testa di lato, non capiva come mai una domanda del genere in un momento come quello... -Ma certo.- le rispose mentre andava ad appoggiare il bicchiere sul tavolino su cui stava appoggiata anche una piccola lampada ad olio, l'unica cosa che illuminava la grande stanza in compagnia dei raggi della luna piena. Elisella sorrise, si passò una mano tra i capelli in modo di riuscire a portare la frangia sopra la testa e si abbassò con il busto a baciare la fronte di lui.
In seguito appoggiò le mani sul retro della poltrona e andò a sedersi sulla gambe del suo uomo incastrano le ginocchia nel poco spazio rimasto e facendo aderire il seno abbastanza prosperoso con il petto di lui. Gli baciò leggermente le labbra
-E faresti qualsiasi cosa per rendermi felice, giusto?.- Un'altra domanda che il vampiro non riusciva a comprendere tanto era ovvia lei e la risposta che le avrebbe dato -Ovvio, qualsiasi cosa.-
Elisella sorrise nuovamente e andò ad appoggiare le mani bianche sulle spalle di Vlad, lo guardò intensamente e attentamente come a voler scorgere ogni minimo particolare di quel corpo che in realtà già conosceva bene.
Il suo volto era di una dolcezza infinita, proprio come il carattere che possedeva e i capelli di un bellissimo nero come le piume di un corvo. Potevi affogare in quelle pozze rosse che erano i suoi occhi e lasciarti accarezzare dalle mani forti e allo stesso tempo delicate che possedeva. Era rimasto lo stesso ed identico ragazzo, fisicamente e caratterialmente, un po' ingenuo e timido che aveva incontrato e conosciuto solamente cinque anni prima, durante una nottata passata in un qualche squallido locale ad affogare i suoi dispiaceri dietro a litri e litri di wisky.
Vivere da soli poteva essere piacevole, da una parte, e frustante, dall'altra diceva lei prima, ovviamente, che in quell'enorme dimora andasse a vivere pure Vlad. “Ti va bene anche se sono più grande di te?” si ricordava troppo bene quella domanda, la domanda che gli aveva posto quando lui le aveva confessato i suoi sentimenti. L'aveva guardato in volto trovandoci un ragazzo di soli diciotto anni, quelli che dimostrava pure il suo volto che non invecchiava mai rimanendo sempre giovane come quello di una ragazzina.
La verità però era diversa...lei non possedeva davvero diciotto anni a differenza di Vlad che invece li aveva davvero.
Lui era solo un ragazzo che aveva appena iniziato a vivere la sua giovinezza passo dopo passo, vivendo come gli altri della sua età in un tempo che era il suo. Il vampiro non era come lei, non aveva perso la voglia di stare al mondo, non era stanco di vedere cambiare tutto intorno a se e fare parte di quei cambiamenti... Non aveva vissuto guerre, battaglie, non aveva visto la gente a cui teneva morire prima di lui, non aveva vissuto nulla di quello che invece era toccato a lei per tutti quei secoli a venire.
-Ti devo chiedere un favore, quindi.- gli disse con una serietà che Vlad, era sicuro, non aveva mai visto sul volto della scatenata Elisella.
Lui annuì lasciandola continuare, le mani a stringere la pelle della poltrona, nervoso per quella conversazione che non aveva ne capo ne coda.
La vampira sospirò leggermente andando ad appoggiare le mani diafane su quelle di lui, voleva rassicurarlo anche se inutilmente, e lo sapeva. -Non voglio più stare in questo mondo.- sussurrò con il volto basso, non voleva che il ragazzo che amava la vedesse in quello stato -Sono stanca. Ho vissuto troppo a lungo e sentito sulla mia pelle troppe cose...- continuò, Vlad stava in silenzio con gli occhi sgranati a fissare il corpo leggermente tremante della sua donna, sentiva le vibrazioni sulle sue gambe. -Quindi voglio che tu mi renda felice, una volta per tutte.- appoggiò la testa sulla spalla di Vlad, riuscendo a fatica a far passare le braccia tra la schiena di lui e lo schienale della poltrona, per abbracciarlo.
Non si poteva discutere su quello... Vivere per quasi un millennio era diventato un peso troppo enorme da portare ulteriormente sulle spalle. Non aveva più voglia di vivere ancora, di vedere il mondo intorno a lei cambiare e riempirle la mente di altri pesanti ricordi.
Non aveva voglia di vedere quel bimbo che passava insieme ai suoi amici per la strada che portava al cimitero, e che passava di fianco al suo castello, crescere, diventare adulto e morire...
Era stanca di soffrire, interiormente, voleva solo lasciare quel luogo e andare in un altro dove sarebbe stata bene, finalmente.
-Voglio chiederlo a te, Vlad...- gli sussurrò nell'orecchia sentendo le braccia di lui cingerle la vita e ricambiare quell'abbraccio, l'ultimo che avrebbe ricevuto, pensò. -Voglio che tu dia fine alle mie sofferenze...Voglio che sia tu, l'unico uomo che io abbia mai amato, a dare fine alla mia esistenza togliendomi la vita.-
Lo sentì sobbalzare, chiuse gli occhi facendo più salda la presa intorno al suo torace. Vlad l'afferrò per le spalle e l'allontanò da se, voleva guardarla negli occhi per capire, e con la speranza, che quelle parole fossero state dette per fargli uno scherzo di cattivo gusto.
Non trovò però la conferma di quei pensieri, negli occhi di lei, ma solo uno sguardo che gli faceva capire che la sua ragazza aveva davvero intenzione di lasciargli in mano la situazione e la sua vita. -Sicura?.- le chiese. In fondo avrebbe davvero voluto mordersi la lingua, ora, per averle detto che avrebbe fatto qualsiasi cosa per renderla felice. Forse avrebbe dovuto chiarire tutto tranne che quello, e invece no. Lei annuì, sorridendo solare e posandogli un bacio sulle labbra -Andrà bene.- gli disse, felice.
Ne era sicura al cento per cento... Sarebbe andato tutto per il verso giusto, anche per lei, finalmente.
   
 
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