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Autore: Simonne Lightwood    04/01/2015    4 recensioni
PRESUNTA PRIMA PARTE DI COHF, incentrata sul ritorno dei Malec. Una riappacificazione che però avverrà nel più inatteso dei modi.
Un pericolo incombe sui figli di Lilith, minacciando la vita di Magnus. E se neanche i suoi poteri gli fossero d'aiuto questa volta? E se Alec , il suo ormai ex fidanzato, fosse l'unico in grado di salvarlo dalla crudeltà di Sebastian?
Genere: Azione, Fantasy, Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Alec Lightwood, Magnus Bane, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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«Assolutamente no.»

Il tono di Alec era categorico. Quando Magnus gli aveva finalmente svelato cos'era quel qualcosa di ''talmente pericoloso da poterlo uccidere'', il Nephilim era rimasto shockato e aveva guardato il suo ragazzo come se lo Stregone gli avesse appena rivelato di volersi buttare da un grattacielo, usando come un paracadute un ombrello.

Magnus sospirò, stanco di quella conversazione che stava andando avanti da più di venti minuti. Appoggiò la schiena allo schienale della sedia, con l'impressione che quest'ultima fosse diventata più scomoda, nel corso degli ultimi due quarti d'ora.

Attorno alla coppia, gli ultimi clienti si stavano alzando dal loro tavolo per uscire dal locale, portando via con sé la serenità e il buon umore e lasciandosi dietro un ristorante nel quale l'atmosfera era carica di tensione.

Poco più in là, una giovane cameriera asiatica stava sparecchiando un tavolo, lanciando di tanto in tanto qualche occhiata curiosa a Magnus e Alec, che erano talmente assorti dalla loro discussione da non accorgersi che si era ormai fatto tardi, e che tra non molto il locale avrebbe chiuso.

«Alexander, a volte proprio non ti capisco.» Iniziò lo Stregone, esasperato. «Un mese fa, pur di rimanere con me in eterno, hai cercato di togliermi l'immortalità su consiglio della mia malvagia ex, mentre ora che prendo io stesso la decisione di diventare mortale, tu reagisci in questo modo? Fattelo dire, sei davvero incredibile.»

Alec lo guardò sbalordito.«Co-cosa?! Io sarei incredibile?» sbottò il Nephilim.

Magnus gli diede un calcio sotto il tavolo. «Abbassa la voce, o finiremo per farci cacciare via.»

«No che non la abbasso!» Insistette Alec.

«Alec-»

«No, Magnus. Tu hai già parlato abbastanza, ora stammi a sentire.» Disse Alec in un tono che non ammetteva repliche. «Quando ho preso in considerazione la proposta di Camille ero disperato e geloso. Fin troppo geloso. E mi sono comportato da egoista.» Ammise a malincuore. «Ho sempre messo la salvezza e la felicità delle persone che amo prima della mia, ma quella volta non l'ho fatto. Non riuscivo ad accettare il fatto che col tempo sarei invecchiato e poi morto, mentre tu saresti rimasto per sempre giovane, e che dopo la mia morte mi avresti rimpiazzato con qualcun altro e mi avresti dimenticato.»

«Alec, io non ti avrei mai dimen-» cercò di obiettare Magnus, ma Alec gli fece cenno di fermarsi.

«Ho rischiato la vita per te. Ho rischiato di farmi ammazzare da Sebastian e dal suo esercito di soldatini telecomandati per tirarti fuori da quella dannata configurazione Malachi. E appena torniamo insieme e riusciamo finalmente a mettere da parte i nostri problemi di coppia, tu cosa fai? Decidi di suicidarti con una pozione che hai trovato nel Libro Bianco!»

Magnus alzò gli occhi al cielo. «Alexander, non sto cercando di suicidarmi, voglio solo-»

«Ah no?! L'hai detto tu stesso che c'è il cinquanta percento di probabilità di non sopravvivere alla pozione! Il rischio è troppo alto, Magnus, scordati il mio consenso. È un sacrificio troppo grande e io.. non lo merito.»

Magnus prese uno stuzzicadenti dal tavolo e lo spezzò in due. Questa discussione gli stava facendo venire il mal di testa. Alec gli stava facendo venire il mal di testa.

Magnus conosceva i Lightwood dal 1700. Alcuni di loro erano arroganti, altri presuntuosi, altri ancora erano fin troppo orgogliosi, ma nessun Lightwood era testardo come Alec. Se Magnus fino a quel momento era convinto del fatto che la testardaggine fosse una caratteristica tipica degli Herondale, forse era giunta l'ora di ricredersi.

Sistemandosi meglio sulla sedia, Magnus decise che ci avrebbe riprovato un' ultima volta.

«Alec, ho preso questa decisione il giorno in cui sei venuto a salvarmi, una settimana fa. Dopo che mi hai restituito il Libro Bianco, ho passato ore a cercare un incantesimo, o una pozione, o una qualsiasi stregoneria in grado di rendermi mortale. Sapevo che questa forma di magia nera esisteva, dovevo solo trovarla. E dopo un'intera notte insonne, ce l'ho fatta. L'ho finalmente trovata. Ho subito pensato al nostro futuro insieme. Ero così euforico, così felice all'idea di poter esaudire il tuo più grande desiderio, che ho deciso che avrei corso il rischio e avrei preparato la pozione, costi quel che costi. E lo sai il perché?» chiese il maggiore, cercando lo sguardo del Nephilim.

Alec non rispose. Si limitò a fissare in silenzio il suo tovagliolo di stoffa che giaceva sul tavolo.

«Perchè sei l'unica ragione della mia felicità. Perchè sei entrato senza preavviso nella mia vita triste e monotona e sei stato capace di risvegliare il mio cuore dopo un lungo letargo con i tuoi sorrisi, il tuo affetto, la tua innocenza. Perchè non voglio vederti invecchiare e morire ed essere costretto a continuare la mia miserabile esistenza senza di te. Non avrò la forza di ricominciare tutto da capo, dopo che la morte ci avrà separati.»

Magnus vide le labbra del Cacciatore incurvarsi in un sorriso triste.

«È inutile che cerchi di convincermi, Magnus. Come puoi aspettarti che io approvi la tua decisione dopo che mi hai detto che potresti morire?!»

«Non è detto che morirò» ribattè il maggiore.

«Ma non è detto che sopravviverai» insistette Alec.

Magnus rimase in silenzio per un attimo e Alec, per un istante, sperò che il ragazzo avesse cambiato idea, che avesse capito che stava per commettere un gesto folle, irresponsabile, fin troppo pericoloso e assolutamente-

«Mi dispiace, Alec.» Disse il maggiore, allungando il braccio verso la sua giacca sulla sedia accanto e frugando in una delle tasche.

Il Nephilim lo guardò spaesato. «Aspetta, cosa stai facendo?» Gli chiese, allarmato. «E perché dici che ti dispiace?»

Magnus tirò fuori il portafoglio e appoggiò sul tavolo una banconota.

«Mi dispiace di non essere riuscito a convincerti. Ci ho provato, davvero.» Disse, alzandosi in piedi e rimettendosi la giacca. «Non voglio continuare a discutere con te. In questo modo non faremmo alto che rovinarci ancora di più la serata.»

Alec lo afferrò per il polso prima che iniziasse ad abbottonarsi la giacca.

«Aspetta, te ne stai andando!? Non puoi andartene, non senza avermi promesso che non berrai quella pozione! Promettimi che non lo farai, Magnus. Fallo!»

Magnus si liberò dalla presa del minore.

«Ho già preso la mia decisione, Alec. Mi dispiace.» Detto questo, diede ad Alec un veloce bacio d'arrivederci sulla guancia. Prima di andarsene, però, gli sussurrò un'ultima frase all'orecchio.

«Quando avrò perso la mia immortalità, ti prometto che tornerò da te sano e salvo e tu mi sarai grato per il mio sacrificio.»

Dopo di che, si voltò e si diresse verso l'uscita, senza mai voltarsi indietro.

Ma nonostante apparisse paurosamente sicuro di sé agli occhi di Alec, Magnus, in fondo al cuore, era consapevole del fatto che quella avrebbe potuto essere l'ultima volta che vedeva il Nephilim dagli occhi azzurri.

 



 

Taylor aprì lentamente gli occhi e si guardò attorno. La stanza era buia. Qualcuno aveva abbassato le tapparelle, notò.

Rivolse uno sguardo alla sedia accanto al suo letto e aggrottò la fronte. La sedia, che fino a poche ore prima era occupata da Fratello Zaccaria, era vuota. Lei era di nuovo sola.

O forse il Fratello Silente non era mai andato a farle visita ed era tutto un sogno? ..No, non poteva essere. Sembrava tutto così reale.. La melodiosa voce mentale del ragazzo mentre le parlava della sua vita, i suoi occhi scuri che si accendevano quando nominava il suo parabatai, le sue labbra pallide che si incurvavano timidamente in un sorriso di tanto in tanto.

Era tutto vero, Taylor ne era sicura. Com'era anche vero che si era addormentata mentre il Fratello Silente era nel bel mezzo del suo racconto. Dio mio, che vergogna, pensò la Cacciatrice. Come ho potuto addormentarmi in quel modo?! Zaccaria si sarà sicuramente offeso. Non lo biasimo se non vorrà più rivolgermi la parola. Eppure, un attimo prima lo stavo ascoltando affascinata e un attimo dopo.. stavo dormendo. È successo tutto così in fretta. Strano.

Con il volto rosso per l'imbarazzo, la giovane decise che sarebbe stato meglio scacciare quei pensieri.

Si mise a sedere e il gesto le fece girare la testa. Doveva aver dormito troppo, pensò, facendo una smorfia. A Taylor non piaceva dormire. Non di giorno. Pensava che dormire di giorno fosse un'attività tipica dei mondani pigri e fannulloni, non adatta ai Nephilim come lei. Raziel aveva dato agli Shadowhunters il compito di proteggere i mondani dal male ad ogni ora, non di sonnecchiare mentre la terra veniva invasa dei demoni e gli umani massacrati.

Scese dal letto e la sensazione del cemento freddo sotto i suoi piedi nudi le fece venire i brividi.

Si avviò verso lo specchio dall'altra parte della stanza e si fermò ad osservare il proprio riflesso.

Non fu una sorpresa per lei vedere che aveva il viso giallastro, gli occhi spenti e i capelli che sembravano un nido di uccelli. Wow, sembro proprio uno zombie. Ecco perchè Fratello Zaccaria se n'è andato, pensò amareggiata.

D'un tratto sentì qualcuno bussare piano la porta. Senza nemmeno mettersi qualcosa sopra il pigiama, Taylor disse: «Chi è?»

«Sono Maryse» rispose la persona dall'altra parte.

Taylor corse verso il letto e ci si buttò sopra, poi si tirò su la coperta.

«Entra pure.»

La porta si aprì e la mamma di Alec e Isabelle entrò nella stanza. Indossava un lungo vestito nero che sembrava appartenere ad un'altra epoca.

«Posso sedermi?» Chiese, sfiorando il bordo della sedia accanto al letto.

Taylor annuì.

Ci fu un momento di silenzio imbarazzante, durante il quale la giovane Nephilim notò che la donna stava evitando di guardarla, grattandosi via lo smalto rosso da un'unghia come una scolaretta durante un'interrogazione.

Fu Taylor la prima a parlare. «Io.. mi dispiace» disse.

Sbalordita, Maryse alzò lo sguardo sul suo viso. «Cosa? Ti.. ti dispiace?»

Questa volta toccò alla più giovane abbassare lo sguardo. «Si, insomma.. avrei dovuto iniziare a preparare la valigia e invece me ne sto qui a dormire. Lo so che tra qualche giorno me ne devo andare, mio padre me l'ha detto.»

Maryse la guardò come se avesse appena detto che il cielo è viola e fatto di porcospini.

«Tu.. tu ti stai scusando? Con me

«Credevo che è ciò per cui fossi venuta.» Rispose la bionda in tono neutro.

Maryse aggrottò le sopracciglia. Aveva un'espressione quasi sofferente, notò Taylor con stupore.

«Cosa?! No! No, sciocchina. Se mai quella che si deve scusare sono io.»

La bionda la guardò senza capire.

«Taylor, tu mi hai salvata. Ti sei sacrificata per me. Avresti potuto morire!»

«Sacrificarsi per gli altri è qualcosa che tutti gli Shadowhunters fanno, no?»

Dalle labbra di Maryse uscì una breve risata amara. «Purtroppo, non tutti lo fanno.» Disse la donna e Taylor vide un lampo di rabbia accendersi nei suoi occhi azzurri. Ma esso scomparve così in fretta che Taylor si chiese se non se lo fosse immaginata.

«Mi sono comportata male con te, Taylor. Ti ho praticamente cacciata dall'Istituto e tu, nonostante questo, hai rischiato la vita per me. Non sai quanto ti sono grata. Sono stata ingiusta con te. Mi dispiace davvero tanto.»

Taylor si grattò un braccio. Non si sarebbe mai aspettata dei ringraziamenti e delle scuse da parte di Maryse Lightwood. Faceva uno strano effetto.

«Non c'è di che» ripose semplicemente.

Taylor credeva che dopo averla ringraziata, la Nephilim se ne sarebbe andata, ma non fu così.

«Non credere che io abbia finito qui» disse, sorridendo per la prima volta da quando era entrata nella stanza.

Taylor sollevò un sopracciglio. «Hai qualcos'altro da dirmi?»

«Si, in verità. Per dimostrarti quanto ti sono grata, ti propongo di restare all'Istituto. So che non hai un posto dove andare e non potrei mai costringerti a andartene dopo ciò che hai fatto per me. Sarei un mostro se lo facessi.»

Taylor sgranò gli occhi. Non avrebbe più dovuto andarsene! Avrebbe potuto rimanere con i suoi fratelli!

«Dici davvero? Posso restare per tutto il tempo che voglio?»

Maryse sorrise, divertita dell'espressione incredula della ragazza.

«Per tutto il tempo che vuoi.» Confermò. «E poi Alec, Isabelle e Jace già di adorano. Se ti mandassi via, terrebbero il broncio per giorni.»

«Per l'Angelo! Grazie, Maryse!» Esclamò Taylor e protese un braccio verso la donna, come per abbracciarla, ma lo ritirò indietro. Magari Maryse non avrebbe gradito.

La Nephilim però capì le intenzioni di Taylor e la abbracciò senza esitare. L'abbraccio le ricordò quelli di sua madre, quand'era viva, e Taylor provò un miscuglio di nostalgia e gioia.

«Quando hai voglia, vieni al piano di sotto.» Disse Maryse dopo aver sciolto l'abbraccio. «Izzy e Jace vogliono vederti, ma non sono venuti a trovarti perchè non volevano svegliarti.»

«Va bene, mi vesto e scendo.»

La Nephilim annuì e si avviò verso la porta.

«Ehm.. Maryse?»

«Si?» Disse la donna, girandosi.

Taylor si morse un labbro. «Fratello Zaccaria..»

«Se n'è andato perchè glie l'ho chiesto io. Quando sono venuta per vedere come stavi, ho sentito che ti stava parlando della sua vita: cosa che i Fratelli Silenti non dovrebbero fare. Così gli ho chiesto di addormentarti con una pozione e tornare un'altra volta.»

Taylor si lasciò sfuggire un sorriso. Allora Fratello Zaccaria non se n'era andato perchè era infastidito dal suo aspetto orribile.

 



 

Era quasi mezzanotte e per strada non c'era quasi nessuno, a eccezione di un barbone che dormiva rannicchiato su una panchina e qualche vampiro che si nascondeva nell'oscurità della notte. Le finestre illuminate erano poche, e una di queste era la finestra dell'appartamento di Catarina Loss.

Luke era in piedi di fronte a Sammael. La sua postura era rigida, le mani tremanti nascoste dietro la schiena, ma la sua voce era ferma quando parlò.

«E sentiamo un po', cosa vuoi?»

Sammael sorrise, mostrando i denti appuntiti. Il suo era uno di quei sorrisi che non promettevano niente di buono.

«Mi hai chiesto se voglio la tua vita e io ti ho detto che volevo qualcosa di più.»

«Sono tutto orecchie» disse in Nascosto.

«La tua anima.» Disse il demone. «Dammi la tua anima e la tua cara sorellina tornerà del tutto normale. Ti prometto che continuerà la sua vita come se non fosse successo niente.»

Luke deglutì a fatica. «La mia anima? È questo che vuoi?»

«Il prezzo della salvezza di un'anima è la dannazione di un'altra, mio caro Nascosto. Queste sono le leggi dell'Inferno.» Gracchiò Sammael.

Catarina scattò in piedi. «Luke, ti prego, non farlo!» Gridò. Il suo viso era una maschera di terrore. Quando Luke si voltò verso di lei, la donna vide la disperazione nei suoi occhi.

«Catarina..»

Luke lasciò la frase in sospeso, ma per la Strega non fu difficile completarla. Non ho altra scelta, avrebbe detto.

«Mi dispiace» riuscì soltanto a dire, con gli occhi lucidi e la voce incrinata.

«Allora accetti o no?» chiese Sammael, senza degnare Catarina di uno sguardo.

Luke esitò. «Cosa ne farai della mia anima?»

«La porterò con me all'Inferno, dove verrà rinchiusa nella prigione delle anime.» Spiegò il demone, tutto contento. «La nostra prigione delle anime è come la pyxis dei Nephilim, ma ovviamente, anzi che contenere spiriti demoniaci, contiene le anime dei dannati e di quelli come te, che hanno deciso di sacrificarsi per salvare una persona che amano.»

Luke sentì il suo sangue raggelarsi nelle vene. «Quindi la mia anima rimarrà in una scatoletta per sempre?»

«Si, resterà intrappolata per l'eternità, a meno che..»

«A meno che cosa??» Lo incalzò Luke.

«Non capisco per quale motivo dovrei dirtelo. E, in ogni caso, sono sicuro che i tuoi amici Nephilim lo sappiano. Dovrebbe esserci scritto nel loro prezioso Codice. Se tengono davvero a te, saranno in grado di liberare la tua anima. Nel frattempo te ne starai rinchiuso all'Inferno.» Spiegò Sammael.

Catarina si avvicinò a Luke e gli toccò la spalla. «Sei ancora in tempo a rifiutare.»

L'uomo sospirò. «No. Non sono un codardo, Catarina.»

La Nascosta iniziò a singhiozzare. «Ma Luke, non puoi farlo! Cosa ne sarà di Jocelyn? E di Clary? Cosa faranno quando verranno a sapere della tua morte?»

Lo sguardo di Luke si incupì. Immagini di Clary e Jocelyn apparvero vivide nella sua mente. Rivide sé stesso mentre spingeva sull'altalena una Clary di cinque anni che rideva mentre l'altalena saliva sempre più in alto.

Rivide una Jocelyn tutta macchiata di tempere colorate mentre gli mostrava fiera il suo ultimo dipinto e gli chiedeva se gli piacesse.

Ricacciò indietro le lacrime. Un tempo era stato un Nephilim, e i Nephilim non piangevano.

«Catarina, potresti fare un'ultima cosa per me?»

«Quello che vuoi» disse la Strega con le guance bagnate di lacrime, rassegnata al fatto che Luke aveva preso la sua decisione e lei non sarebbe riuscita a salvarlo.

«Quando tutto sarà finito, riporta Amatis a casa, al sicuro. E dì a Clary e Jocelyn che le amo più di ogni altra cosa al mondo.»

Catarina annuì energicamente. «Lo farò senz'altro.»

Sammael si schiarì la voce. «È tutto molto commovente, ma vi ricordo che non ho tutto il tempo del mondo. Gli inferi ci aspettano.»

Luke incrociò le braccia. «Prima di morire voglio vedere mia sorella tornare normale.»

Sammael alzò gli occhi al cielo. «Come vuoi».

Il demone allargò le braccia e dalle sue mani iniziarono a formarsi scintille rosse che avvolsero il corpo di Amatis, come un ragno avvolge un moscerino nella sua ragnatela. I due Nascosti indietreggiarono.

Il Principe dell'Inferno iniziò a recitare con enfasi un incantesimo in una lingua demoniaca. Alcuni oggetti iniziarono a tremolare: era come se ci fosse un terremoto. Una foto incorniciata e appesa al muro cadde a terra.

Per un istante nella stanza divampò una forte luce rossa.

E poi più nulla.

Luke corse da sua sorella e si inginocchiò accanto a lei. La donna sembrava ancora immersa nel suo lungo sonno.

«Amatis? Amatis, mi senti?» Disse Luke, scuotendo la sorella per le spalle.

«È ora di dire addio a questo mondo, Lucian Graymark.»

Con queste parole, Sammael avvolse Luke nella sua rete di scintille rosse, sotto lo sguardo addolorato di Catarina.

Luke sentì la forza abbandonarlo lentamente e il suo cuore battere sempre più piano.

L'ultima cosa che vide fu il volto di Amatis, mentre la donna apriva gli occhi, neri come il Vuoto. Ma quel nero opaco presto fu sostituito da un azzurro cielo, che sembrò comparire dal nulla e si espanse velocemente nell'iride fino a riempirlo del tutto.

Amatis, cercò di dire Luke, ma era troppo tardi. Le labbra del Nascosto si incurvarono in un debole sorriso, poi Luke sprofondò in un sonno eterno.

 

 

Dopo tre mesi e mezzo ce l'ho fatta ad aggiornare, finalmente!

Credevate che fossi morta, vero? Ahimè, non lo sono.

Mi dispiace tantissimo per l'enorme ritardo, ma nel periodo ottobre-dicembre non avevo mai voglia di scrivere. E poi ho avuto un blocco e non sapevo come risolvere la situazione in cui si trovava un certo personaggio.

Spero di non aver perso le poche recensitrici che avevo, ci tengo tanto a sapere le vostre opinioni :((

 

Se vi interessa, questa è la mia 'nuova' (iniziata a settembre) ff :''Queen of the Night''  http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2813957&i=1  che aggiornerò prima di pubblicare il prossimo capitolo di DYTMN :)

  
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