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Autore: Ness    04/01/2015    9 recensioni
Tratto dal Testo
“Sai InuYasha, so cosa si prova” dico a un tratto.
“Di cosa stai parlano?” chiede.
“So cosa si prova a essere chiamata mamma”.
Solleva il mento per voltarsi verso di me, mentre non distolgo lo sguardo dalla neve.
“Come fai a saperlo” chiede curioso.
“Perché una volta ho avuto un figlio”
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Inuyasha, Kagome | Coppie: Inuyasha/Kagome
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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            Neve  

 

Guardo nuovamente quel foglio che ho tra le mani. Per quanto mi sforzi di guardare, il risultato che vi leggo è sempre lo stesso. Negativo. Cosa mi aspetto? Che a rileggerlo quel valore cambi, aumentando quel tanto che basti a far riaccendere le nostre speranze? No. Non accadrà mai.

                Anche questa volta, come tutte le altre, è andata male. Consegno il foglio a InuYasha che non ha bisogno di leggerlo per capire cosa vi sia scritto. Lo vede impresso sul mio volto. Non oso guardalo in volto. Non riesco a sopportare nuovamente quello sguardo di sconfitta. Sospiro e lui mi abbraccia.

                “Non ti preoccupare Kagome, la prossima volta sarà quella giusta, ne sono certo!” dice con quell’entusiasmo di circostanza che usa tutte le volte. Io, però, non ne sono più tanto sicura. Ricambio il suo abbraccio, ringraziandolo, in cuor mio, per gli sforzi che fa che evitare che io mi abbatta. So che il suo cuore è a pezzi quanto il mio.

                Restiamo abbracciati per qualche minuto fino a quando non mi stacco da lui per mettere via tutto. Non voglio vedere nulla di questo per i prossimi mesi. Lui mi guarda raccogliere ogni singolo foglio, riporlo nella cartellina, nasconderlo in fondo al cassetto e chiuderlo con forza. In silenzio. Non parliamo per un po’.

                Vado in cucina e inizio a preparare la cena. In silenzio. Lui accende la tv e guarda il notiziario della sera. E anche questa volta le notizie non sono buone. Un’altra donna si è liberata del suo bene più prezioso. Non ne posso più. Come si può solo pensare di fare una cosa simile? Sbatto con forza il piatto sul ripiano della cucina e ovviamente si rompe.

                “Kagome, tutto bene?” chiede InuYasha correndo a controllare che non mi sia ferita o altro.

                “Spegni quella dannata tv” rispondo senza voltarmi.

                Lui torna in sala e cambia canale, mettendo su un film che so non sta seguendo. So che vorrebbe che io gli parlassi, che iniziassimo a progettare i prossimi mesi, che ci informassimo con chi di dovere, ma io non ne ho voglia. Voglio solo finire questa giornata e svegliarmi domani, con un altro giorno davanti e magari con un altro spirito. Non oggi. Non sono pronta.

                Ci sediamo a tavola e consumiamo la nostra cena, in silenzio. Solo la tv fa rompe il silenzio tra noi. Una commedia. Qualcosa di allegro che ci faccia pensare ad altro. Qualche battuta fa si che un debole sorriso spunti sulle mie labbra ma nulla più.

                “Vuoi che ti prepari un bel bagno caldo? – mi chiede mentre sistemiamo la cucina – Magari ti rilassa e ti aiuta a dormire”. Sorrido annuendo appena. E’ sempre così dolce e carino con me che mi chiedo come faccia a stare ancora con me dopo tutti questi anni. Sono intrattabile, ma lui è ancora qui.

                “Allora va a prepararti, qui ci penso io”.

                Lo osservo riporre le ultime cose e dirigersi in bagno. Vado in camera e mi spoglio, indossando solo la vestaglia. Spengo la luce e mi accorgo che la finestra è ancora aperta. Mi avvicino per chiuderla ma mi accorgo che fuori sta nevicano. Lo spettacolo che vedo è magico. E resto lì a bearmi di ogni singolo fiocco che cade dal cielo, sotto la luce dei lampioni che illuminano la strada.

Sorrido. Sorrido a un dolce ricordo che avevo dimenticato.

                “Kagome la vasca è pronta, dove sei?” chiede comparendo sulla porta della nostra stanza e trovandomi al buio, di spalle a guardare fuori.

                “Guarda InuYasha, la neve!” esclamo con un sussurro.

                Mi si avvicina, passa le mani attorno alla mia vita, appoggia il mento sulla mia spalla destra, e insieme guardiamo fuori.

                “Bella, vero?”.

                “No. – rispondo – E’ magica …”.

                “Sì, forse hai ragione” dice guardano il mio volto sereno.

                Restiamo lì in silenzio ad ammirare lo spettacolo di come tutto attorno a noi cambi colore. Il buio della notte è lentamente inghiottito dal bianco candido della neve. Non sento freddo. Il suo calore lungo la mia schiena mi riscalda.

                “Sai InuYasha, so cosa si prova” dico a un tratto.

                “Di cosa stai parlano?” chiede.

                “So cosa si prova a essere chiamata mamma”.

                Solleva il mento per voltarsi verso di me, mentre non distolgo lo sguardo dalla neve.

                “Come fai a saperlo” chiede curioso.

                “Perché una volta ho avuto un figlio” dico mettendo troppa enfasi sulla parola "figlio" e sorrido alla stupidaggine appena detta.

                “Scusa?” chiede questa volta allarmato. E capisco che teme che io gli abbia nascosto qualcosa d'importante. Sorrido nuovamente.  

                “Quando frequentavo la seconda media, mio nonno si ammalò molto gravemente. All’epoca abitavamo a Sapporo, mentre lui era qui, a Tokyo. Per dargli assistenza, la mamma prese mio fratello Sota e si trasferì dal nonno per un paio di mesi. Io ero nel pieno dell’anno scolastico e non potevo assentarmi. Ero una studentessa modello e troppi mesi di assenza avrebbero pregiudicato il mio rendimento scolastico. Così fui ospitata da mia zia Kikyo e suo marito Naraku. E sai una cosa? Sono stati i mesi più belli della mia adolescenza.

                E’ stato l’anno in cui ho smesso di mangiare le unghie. Sai, da piccolina mangiavo le unghie e quell’anno smisi. E vuoi sapere il motivo? Zia Kikyo usava lo smalto e aveva delle mani bellissime. Ed io volevo le mani come le sue. E ci sono riuscita. – dico sollevando le mani e guardandole con un sorriso – Sì, sono state il mio più grande successo.

                Comunque zia Kikyo aveva due figli, Sayuri, la maggiore e Shippo, il più piccolino. Aveva solo dieci mesi quando io andai a stare da loro. I suoi figli erano bellissimi, ma nessuno era paragonabile a Shippo. Aveva brillanti occhi verdi e folti capelli castani. Ed era così tenero.

                Per tutto il periodo che sono rimasta da loro passavo molto tempo con lui. Gli davo da mangiare, lo cambiavo, giocavamo sempre insieme, gli ho insegnato a camminare e si addormentava sempre e solo con me. Eravamo inseparabili. E alla zia questo faceva comodo, perché così poteva occuparsi della casa e di Sayuri che aveva iniziato l’asilo e stava avendo problemi con i compagni. Faceva fatica ad ambientarsi quella bambina, per questo motivo zia doveva stare con lei a scuola, i pomeriggi. Io, invece, restavo a casa a badare al piccolo Shippo.

                Dopo un mese e mezzo che ero lì, Shippo iniziò a dire le prime parole. Ed era buffo come facesse smorfie con il musetto per cercare di farsi capire. Lo vedevi lì seduto a terra a concentrarsi per chiamare le cose con il loro nome.

                Ma quando chiamò me, non ebbe nessuna esitazione InuYasha. Mi guardò con un sorriso, allargò le sue piccole braccia e disse solo “Mamma Ome”. E in quel momento mi sentii emozionata e fiera di me. Per lui ero importante come la sua mamma, che chiamava Mamma Io. Aveva qualche difficoltà nel pronunciare tutte le sillabe. – sorrisi nuovamente a quel pensiero – Ma era così tenero.

                Ricordo ancora che quando mio nonno fortunatamente guarì e mamma tornò a prendermi, Shippo non voleva lasciarmi andare via da casa sua. Piangeva quel giorno. Ed io con lui. Gli promisi che sarei tornata spesso a giocare con lui. E fin quando siamo rimasti a Sapporo, l’ho fatto. Ho mantenuto la mia promessa. Purtroppo dopo il trasferimento a Tokyo non ho potuto più farlo. – sospiro – Ma fortunatamente è diventato grande e piano si è staccato da me.

                Adesso è diventato un giovane uomo, con una splendida ragazza al suo fianco. E sono tanto orgogliosa di lui. Se ripenso a quel bimbo paffuto che mi chiamava mamma Ome, il cuore mi si riempie di gioia” dico, concludendo il racconto con l’ennesimo sorriso.

                “Non sapevo di questa storia, Kagome” dice dopo qualche attimo di silenzio.

                “Perché lo avevo dimenticato. È stata la neve a farmelo ricordare. – dico sorridendo – C’era la neve anche quella volta”.

                InuYasha mi vede sorridere. E so cosa sta pensando.

                “Beh, allora, sia benvenuta la neve che ti ha riportato alla mente così bei ricordi!” e mi stringe ancora di più a sé.

                “Sì!”.

                “Adesso andiamo, o il bagno che ti ho preparato non farà effetto. – dice allontanandomi dalla finestra – E poi non voglio che tu prenda freddo!”.

                “Agli ordini capo!” e insieme ci dirigiamo in bagno.

                “A proposito, come hai concluso l’anno scolastico?” chiede con una punta di malizia.

                “Sono passata per il rotto della cuffia! – ammetto bofonchiando – Ma non me ne è mai importato nulla!”.

 

***

                “Kentai mi fai male! Stupido! Stupido! Stupido!”

                “Mayu piagnona! Mayu piagnona!”

                “Mamma! Kentai mi tira i capelli!!” urla la piccola.

                “Kentai, lascia stare tua sorella, o vengo lì e sai che poi ti metto in punizione!” dico esasperata da quei due che non accennano a fermarsi. Così disturberanno tutto il vicinato. Entro in casa e chiamo mio marito.

                “InuYasha! Va a separare i tuoi figli! Stanno litigando!”.

                “Ma Kagome, hanno quattro anni, è normale che litighino!”.

                “Ti prego separali! Non voglio metterli in punizione la vigilia di Natale”.

                “E va bene, va bene! Se non ci fossi io, questa casa sarebbe una giungla!” dice andando in giardino.

                “Si certo, come no!” rispondo tra me e me alzando gli occhi al cielo.

 

                Mentre sono lì a preparare la cena mi sento chiamare da InuYasha.

                “Kagome, corri!”.

                “Che cosa succede?” rispondo correndo fuori allarmata. E resto basita da quello che vedo.

                “Guarda Kagome! La neve!” esclama InuYasha allargando le mani per mostrarmi quello che da qualche minuto ha iniziato a cadere dal cielo. Timidi fiocchi si posano attorno a noi. I nostri figli, imitando il padre, allargano le braccia al cielo e urlano per tutto il giardino “La neve! La neve!”.

                Era da quella notte che non nevicava. Nel vedere quello spettacolo, un calore invade il mio cuore e gli occhi pungono per le lacrime che vogliono far capolino. InuYasha corre ad abbracciarmi.

                “Te lo avevo detto io, ricordi? La prossima volta sarà quella giusta. E così è stato!” sussurra al mio orecchio, accarezzando il pancione.

                “Avevi ragione. – dico guardando i nostri figli rincorrere i fiocchi di neve – Tu hai sempre ragione”.

 

 

L’angolino di Ness

Che ne dite, sono riuscita a scrivere qualcosa con un lieto fine? E che “Kakkio”, ci voleva, no? Spero vi sia piaciuta, e mi scuso per eventuali errori che possono esserci. Ma l’ho scritta di getto, senza pensare alla forma, e non ho voglia di rileggerla.

Con questa auguro a tutti voi un felice 2015 e come dice un grande saggio “Mira alla Luna, ma se la manchi non preoccuparti, sarai sempre tra le stelle”.

Ogni riferimento a persone, luoghi o fatti realmente accaduti è puramente voluto.

Un bacio al piccolo Shippo, ovunque tu sia.

  
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