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Autore: DeadlyNadder 92    04/01/2015    6 recensioni
Sono passati mesi, ormai Astrid e Bruta sono al corrispettivo del nono e ottavo mese di gravidanza.
Le cose a Berk vanno meravigliosamente, eccetto qualche piccola litigarella tra Moccicoso e Bruta che andava a finire nei migliori dei modi.
Straordinario è l'avvenimento che anche se la ragazza era incinta riuscivano sempre a trovare modi particolari per fare l'amore.
Diciamocela tutta, anche Hiccup e Astrid non si risparmiavano ma tutto quanto in certi parametri. Era quasi arrivata al termine della gestazione e Hiccup voleva evitare qual si voglia danno fisico sia hai figli che alla donna amata.
Cinque anni dopo,Tufo e Hel si frequentano ancora. Sembrano essersi aiutati a vicenda nel migliorarsi.
Pensate che ora Tufo si dimostra per quello che è senza alcun timore!
Gambedipesce e Vör pensano ancora in un futuro insieme. Le loro insicurezze sono molte, ma si aiuteranno a superarle e fortificarsi.
Stoick e Valka? Beh, loro sono ancora a Berk e ci rimarranno per tanto altro tempo.
Skaracchio invece? Forse avrà trovato l'amore, chi lo sa.
Una cosa è certa....Alcuni di loro non si conosceranno mai abbastanza.
Allert: Sporadici spoiler su Dragons: Race to the Edge.
Genere: Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"L'hai vista anche tu?"

Domandò Gambedipesce alzando l'indice in cielo a indicare una scia argentata che attraversava il cielo notturno.
La ragazza non rispose.
I suoi occhi azzurri erano persi in quella distesa blu in cui le stelle sembrarono scendere sulla terra per illuminarla.
Il ragazzo aveva portato lo sguardo verso di lei. Ancora si domandava come mai quella ragazza tanto bella potesse stare al suo fianco. Vero, ormai erano fidanzati da sei mesi e già stavano elaborando un futuro insieme, ma in quei sei mesi; ne Vör e tanto meno Gambedipesce ebbero il coraggio di darsi il primo bacio.
Il ragazzo si avvicinò ulteriormente a lei.
Il posto in cui stavano era perfetto. Infatti i due vichinghi si erano accomodati sul tetto dell'abitazione del biondo e ora guardavano il cielo come se fosse lo spettacolo più bello al mondo.
Quel che Gambedipesce non sapeva è che Vör non era li guardare le stelle, ma per stare con lui. In sua compagnia.

"E' un avvenimento strano, sai?"

Disse la ragazza che portò le mani sulle travi esposte alle intemperie temporali.
Lui la guardò estasiato.
Quando parlava la sua voce era di una dolcezza invero simile, ogni volta gli sembrava d'udire il canto angelico di una dea che l'ammaliava per l'eternità.
Gli occhi del biondo si persero nel profilo dell'amata, ne studiava ogni tratto possibile.
Era perfetto.
Il suo volto tondo offriva una chiara visione di quei grandi occhi azzurri, le labbra erano rosse sempre delineate in un etereo sorriso, il naso era a patatina e donava al suo viso un qualcosa di regale. Le sue gote spaziavano da un delicato rosa baby sino a piombare improvvisamente in un rosso scarlatto.
Lui si perdeva a guardarla. Lui ne era letteralmente cotto.
Chiuse gli occhi. Voleva accettarsi che tutto fosse reale. Li aprì poco dopo. Lei era ancora li. Perfetto, l'esperimento era riuscito. Lei non era il frutto della sua fantasia, lei era reale. Dopo mesi ancora temeva che fosse impazzito. Un accorgimento in più non fa male. Li richiuse anche una volta. Li aprì di nuovo ed eccola li, intenta a guardare il cielo e sorprendersi di quel cambiamento climatico.
Gambedipesce riportò lo sguardo verso il manto oscuro, la sua mano lentamente si accostò a quella della ragazza e delicatamente andò a stringerla.
Lei trasalì.
Aveva il batticuore, qualcosa che aveva sin da subito provato in presenza del biondo che ora era arrossito.
Lo sguardo scese sulle loro dita intrecciate. Si poteva distinguere perfettamente chi era la mano di chi.
Lei aveva da sempre avuto una pelle diafana, quasi come se un sottile e delicato strato di neve la ricoprisse perennemente.
Lui aveva una pelle molto chiara si, ma era di un chiaro più scuro rispetto al suo. Era di un delicato bianco nebbia, ecco.
Avete presente quella nebbia fitta che quando la si vede ci si pone la domanda "Ma di che colore è?" ecco, la nebbia è di un bianco ingrigito, di un panna macchiato di cioccolato al latte. Ma non scuro scuro scuro, no, quando mettete una piccola punta di cioccolato nella panna quella assume un colore molto tenue, delicato, di un bianco sporco.
La pelle di Gambedipesce era di un bianco meno accentuato di quello di Vör.
Lentamente riportò lo sguardo al cielo.
Non gli dispiaceva il fatto che lui si fosse avvicinato a lei cosi tanto, anzi, ora aveva la scusa di poggiarsi delicatamente sul suo braccio e di chinare il capo sulla sua spalla, adagiandola sopra.

"Agosto è passato.
Di solito questo succede un giorno specifico. Questa cosa mi instaura dei dubbi, sai?"

"Gambedipesce tu credi che...."

Disse d'un fiato la ragazza che aveva cambiato sguardo.
Ora nei suoi occhi c'era un velo di timore. Timore di parlare a causa della sua timidezza. Si perché da quando stavano insieme lei, pur avendo un carattere espansivo, aveva faticato a rivelarsi a lui; andandosi a schiudere man mano.
Proprio come l'uovo di un Drago.
Lei era come un Drago. Anzi. Lei era un Drago.
Uno di quei Draghi che sanno essere valorosi e terribili in Guerra, ma che quando gli si va vicino si nota l'estrema docilità e la paura di essere giudicati per come ci si presenta fisicamente.
Uno di quei Draghi che fanno finta di nulla nell'udire le parole degli altri e che continuano a combattere ed amarsi.
Forse aveva paura di parlare perché sapeva che lui pensava la stessa cosa. Forse perché teme di dire qualcosa che avesse potuto mandare a monte la sua relazione con Gambedipesce?
Gambedipesce che ora la guardava con gli stessi occhi di un bambino che pregava la madre di aiutarlo a salvarsi da qualche marachella commessa in giro.

"Cosa?"

"No, nulla."

Disse unicamente lei.
Lei che ora fu stretta dal vichingo che aveva abbandonato, con rammarico, il calore della sua mano.
Lei che in quel momento aveva abbassato lo sguardo maledicendosi sul fatto che non riusciva mai a dire quel che voleva.
Come aveva fatto quel giorno all'Arena quando si lasciò andare e rivelare quella sua parte che probabilmente era segregata da anni?
Come aveva fatto a parlare con lui senza balbettare?
Come aveva fatto ad innamorarsi di lui a prima vista? O meglio a primo racconto?
Racconto.
Racconto che la nonna gli aveva narrato una di quelle volte in cui lei veniva al Villaggio per un giorno soltanto per farle visita e lei gli raccontava che i giovani d'oggi erano straordinari.
Di come c'era Hiccup. Giovane vichingo non tanto vichingo che ha portato la pace tra Draghi e Vichinghi.
Di come c'era Moccicoso. Ragazzo troppo orgoglioso di se ma dal cuore tenero, molto sotto.
Di come c'era Testa di Tufo. Vichingo biondo scalmanato che ne pensava una più del diavolo per divertirsi.
Di come c'era Astrid. La migliore dell'Accademia e la più temibile e letale delle vichinghe.
Di come c'era Testa Bruta. Gemella più intelligente dei due, con un buon cuore ma una carica letale di adrenalina e gioia di vivere.
E infine lui.
Di come c'era Gambedipesce. Massiccio come una roccia e dolce come il carammello. Il più intelligente del gruppo assieme ad Hiccup.
E da li, oh da li Vör sembrò impazzire letteralmente per lui. Questo Gothi l'aveva notato.
Soprattutto aveva notato come i suoi occhi scoppiavano come fuochi d'artificio in cielo non appena lo nominava.

"Con me puoi parlare."

Sussurrò il ragazzo che la strinse ulteriormente a se.
Ora che gli sta più vicino, ora che la sua pelle era in contatto con la sua, ora che poteva stringerla a se e respirare il suo profumo di Salsedine aveva la certezza che quella era la donna per lui.
Vör sospirò. Era difficile dover dire qualcosa che aveva paura di dire, soprattutto ad un ragazzo simile.

".... possa mai esistere un futuro insieme?
Mi piacerebbe molto ma...."

"Certo che si!
Ma....?"

"....ma temo che io, con il tempo, possa rivelarmi una vera delusione per te."

Gambedipesce non poté credere alle sue orecchie.
Si sentì letteralmente morire a quelle parole. Parole che furono dette con una tale tristezza che il vichingo accostò il volto a quello della ragazza sorridendo dolcemente.
Doveva essere il suo scoglio. Dovevano esserlo per entrambi, perché entrambi erano forti e erranti come Draghi, ma proprio come quelle maestose creature, loro avevano uno scudo di cui privarsi quando stavano insieme.

"Io credo solamente che tu sia nata per stare con me, Vör.
E se sei qui, se stiamo insieme è perché tra noi c'è un qualcosa che non potrà mai spezzarsi. Un legame che si è ritrovato dopo anni e anni.
Noi siamo.... siamo come le stelle."

"Come le stelle....
Sai cosa? Io mi vedo come l'Orsa Minore."

"Orsa Minore, perché?"

Vör volse il volto verso di lui.
   
 
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