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Autore: Ikki95    04/01/2015    0 recensioni
Accade tutto in un attimo. Il manto stradale si solleva innaturalmente, portando l'auto a diversi metri d'altezza. Poi si deforma, si contorce come un serpente che sta per morire e infine si schianta al suolo, azzerando la pendenza iniziale e tornando parallelo al terreno. La mia auto rimane sospesa per qualche istante, poi si cappotta, e non ho neppure il tempo di reagire. Compio diversi giri su me stesso assieme alla carcassa della macchina e mi premuro di svegliare Cloe, ma lei non si sveglia. Il mondo si ribalta, e la forza di gravità tenta di trascinarmi verso il tetto dell'auto, che ora è apoggiato alla strada. Batto forte la testa sul volante e perdo conoscenza. L'ultima cosa che mi ricordo prima di sprofonondare nel buio sono gli occhi azzurri di Cloe che mi guardano, spaventati
Genere: Horror, Sovrannaturale, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Le Creature della Notte


La strada, di notte, è come un secondo cielo fatto d'asfalto. Stringo forte il volante e ogni tanto do un'occhiata alla mia destra. Vedo Cloe che dorme beata. E' sempre bellissima, proprio come la prima volta che l'ho incontrata, alla festa di compleanno di Paul. Un camion mi sorpassa passando vicino allo sportello dell'auto. E' la prima cosa vagamente interessante che succede da quando siamo partiti. Non ho mai intrapreso un viaggio così tranquillo. Guido sicuro per la superstrada numero 7, quella che ci porterà dritti a Norwey, e poi a casa. Finalmente. Non ero mai stato in questa zona della nazione se non quando io e Cloe venimmo a trovare i suoi genitori, quell'unica volta prima che loro passassero a miglior vita. Non fu un bel periodo per Cloe. Pianse a dirotto per diverse sere, ed io ero sempre la mano che le accarezzava i dolci riccioli d'oro facendola calmare e poi la baciavo per farle sentire che io c'ero. La casa è il loro ultimo lascito alla figlia, e anche io sono grato ai signori Smith per avercela lasciata. Laggiù io e Cloe potremmo costruire il nostro futuro. Percorro una lunga rotonda e imbocco nuovamente la superstrada. La strada subisce una lieve pendenza, molto probabilmente un dosso. Metto la terza e mi appresto a superarlo. Intorno a me non ci sono segni di vita: nè macchine, nè persone che camminano ai lati della strada, e persino nessuna stella in cielo, ma io non ci do molto peso. Accade tutto in un attimo. Il manto stradale si solleva innaturalmente, portando l'auto a diversi metri d'altezza. Poi si deforma, si contorce come un serpente che sta per morire e infine si schianta al suolo, azzerando la pendenza iniziale e tornando parallelo al terreno. La mia auto rimane sospesa per qualche istante, poi si cappotta, e non ho neppure il tempo di reagire. Compio diversi giri su me stesso assieme alla carcassa della macchina e mi premuro di svegliare Cloe, ma lei non si sveglia. Il mondo si ribalta, e la forza di gravità tenta di trascinarmi verso il tetto dell'auto, che ora è apoggiato alla strada. Batto forte la testa sul volante e perdo conoscenza. L'ultima cosa che mi ricordo prima di sprofonondare nel buio sono gli occhi azzurri di Cloe che mi guardano, spaventati.

Riapro gli occhi, e questo è un buon segno, perchè il mio cervello ci mette solo pochi istanti prima di capire che sono ancora vivo. Per ricordare quello che è accaduto, invece, ci metto un po' di più. Ma poi ricordo. Ricordo le schegge di lamiera che si accartocciavano al suolo dopo l'accaduto, l'asfalto impazzito che diventa imbizzarrito come un cavallo del vecchio west e l'auto che gira su se stessa più e più volte. Il mio pensiero va subito a Cloe. Mi volto, prima a destra poi a sinistra, ma non la trovo. A ben vedere, non ho la più pallida idea del luogo in cui io sia adesso. I muri sono fatti di mattoni. Sembrano antichi, ma alle pareti non sono appesi nè quadri nè ornamenti di alcun genere. Guardo in basso e vedo i miei jeans intatti, così come le mie scarpe. Vorrei gridare il nome di Cloe, ma non credo sia una buona idea. Forse prima di tutto dovrei scoprire cosa diavolo è successo dopo l'incidente. Mi avvio verso una pesante struttura in legno, unica apertura presente, e tiro il pomello. La porta si apre cigolando sonoramente stridendo sul pavimento.
- Degno di un castello delle streghe. -
Mi avvio per il lungo corridoio che si estende davanti a me. Alla mia destra ci sono delle larghe inferiate protette da tre sbarre di metallo ognuna. Mi sporgo leggermente da una di esse. Piove e fa freddo, tanto che il mio respiro produce nuvolette di fumo bianco non appena entra a contatto con l'aria. Guardo di sotto e noto che sono molto in alto. L'edificio sembra essere una specie di castello, forse un capriccio di qualche ricco figlio di papà che vuole giocare a essere tornati nel medioevo. All'improvviso sento un verso agghiacciante, un misto tra l'ululato di un lupo e l'urlo disperato di un uomo agonizzante. Scorgo un'ombra. Mi appiattisco d'istinto contro la parete. Sento il cuore battermi all'impazzata nel petto come se volesse uscire da un momento all'altro. Sto in silenzio per qualche attimo, smettendo perfino di respirare. Sono come paralizzato dalla paura.
- Che cazzo era quello? -
Questa è l'unica frase che mi rimbalza nel cervello.Forse me lo sono soltanto immaginato. Probabilmente mi sto lasciando suggestionare troppo da tutto ciò. E' comprensibile. L'incidente, lo svenimento, questo posto... Devo cercare di stare calmo. Chiudo gli occhi ed inspiro, poi butto fuori l'aria. Ripeto il procedimento. Lentamente, i muscoli delle braccia si rilassano e si staccano dalla fredda pietra della parete e il battito mi si regolarizza. Credo di aver ritrovato un po' di lucidità. Devo solo trovare Cloe e andarmene insieme a lei.
Ricomincio a percorrere il corridoio a piccoli passi, senza fretta. Supero un'altra porta di legno. Un tuono mi fa sobbalzare e il cuore ricomincia a tamburellarmi nel petto. Oramai i miei nervi sono andati a farsi fottere. Arrivo ad una biforcazione. Il corridoio si divide in un bivio: una strada procede verso destra, l'altra continua ad avanzare. Di entrambi non scorgo la fine. Vista l'assenza di indicazione riguardo la planimetria di questo posto, tiro a caso e decido di proseguire dritto. Arrivo in una larga sala dalle pareti completamente spoglie. Su di una, quella alla mia sinistra, campeggia però un enorme arazzo rosso con i contorni gialli, forse i colori della casata alla quale apparteneva il castello. Appena sotto di esso, appoggiate al pavimento, vi sono due armature vuote. Entrambi i cavalieri senz'anima brandiscono un'alabarda. Mi avvicino incuriosito ad uno di essi e lo ispeziono con gli occhi. Non so perchè, ma la perfezione di quell'opera e la cura dei dettagli mi spinge a toccarla. Sfioro uno spallaccio dell'armatura con il mio indice, e all'improvviso avverto una strana sensazione addosso, come se qualcuno mi stesse spiando. Mi volto verso l'altra armatura e punto lo sguardo verso una delle piccole feritoie presenti sull'elmo. E' lì che li vedo: due occhi piccoli e scuri, cattivi e misteriosi, che mi guardano per un fugace attimo, e poi scompaiono. Sobbalzo dallo spavento e inciampo sul basamento dell'armatura che stavo toccando, facendola crollare a terra. Il fragore che provoca il pesante acciaio di cui era fatta quando si schianta al suolo è paragonabile al frastuono di una intera banda di paese che suona ad una fiera. Sono troppo spaventato anche solo per provare a rimettere le cose a posto. Emetto lievi gemiti di paura mentre osservo l'elmo dell'armatura rotolare sul pavimento e fuggo via, imboccando un'altra porta. Adesso non controllo più le mie emozioni. Non faccio neppure caso a dove sto andando, perchè, in fondo, non m'importa. M'importa sola di trovare al più presto la donna che amo e andarmene da questo buco maledetto. Supero un grande salone e due stanze decisamente più piccole. Infine, arrivato nella terza, mi rannicchio in un angolo con la testa tra le braccia. So di non poter riprendere fiato per molto: se c'è qualcuno o qualcosa, in questo posto, adesso sa che ci sono. Mi impongo di rimettermi in piedi e ci riesco, aiutandomi però con le mani.
- Devo trovare Cloe al più presto e uscire da qui. -
 Torno sui miei passi con l'obiettivo di raggiungere il salone principale e vedere se riesco a trovare l'entrata di questo posto. Mi imbatto nella sala grande dopo poco, per fortuna, e capisco di essere effettivamente finito in un castello: mi trovo nella sala del trono. Forse sono in una qualche riproduzione di un antico maniero, ma ancora non mi spiego il come e il perchè di tutto ciò. Ispeziono velocemente la stanza ma non trovo nulla di utile. Il mio unico compagno, da qualche minuto a questa parte, è il silenzio. Qualsiasi suono che non combaci con il tamburellare della pioggia sulle pareti esterne o con quello di un lampo mi fa rabbrividire. A volte odo un plic, probabilmente una goccia che cade sul pavimento, dovuta alle infiltrazioni di umidità causate dalla pioggia. Altre volte ancora mi sembra di sentire delle voci, ma mi costringo a credere che esistano solo nella mia testa e respingo il più possibile quei pensieri. Mi avvio verso il grande portone che da sul salone sperando di trovare l'uscita, e in effetti la trovo. Lo apro spingendo a fatica un'anta, tenendo la testa bassa per evitare di inzupparmi completamente non appena sono fuori. Quando finalmente respiro aria pulita e non viziata dal chiuso vedo anche una cosa che non vorrei vedere. Una creatura, simile ad un gargoyle ma fatta di carne, mi guarda. Ferma, immobile, statuaria, aggrappata alla sbarra di una finestra con una sola delle sue innaturali braccia demoniache. Mi guarda in silenzio. Ora tremo come una foglia, complice anche il vento gelido e la pioggia ghiacciata. Non posso fare a meno di ricambiare il suo sguardo: ne sono come estasiato. Emette un suono simile ad un grugnito, e capisco che parla la mia lingua.
"Presto... Anche tu... Farai com me..." Mi dice. Lo sento appena. "Ancora... Poche ore... E di te... Non rimarrà più nulla..." Continua.
Non voglio ascoltarlo. Non voglio perdere il senno. Tutto ciò che sto vedendo non è reale, forse io sono in coma e sto sognando, forse mi sono ubriacato e non me lo ricordo. Mi inginocchio e mi tappo le orecchie premendo più forte che posso, a costo di fracassarmi i timpani, ma la voce non smette, e anzi si fa più forte.
"Tu... Non puoi... Resistere..."
E' allora che capisco. Capisco che quella creatura non mi sta parlando attraverso un suono. Lo sta facendo telepaticamente. Non posso arrestare le sue parole, sono costretto a sentirle.
"Tu pensi... Che sia tutto un caso..." Continua il mostro penetrandomi sempre più a fondo nella testa. "Ma non è così... Abbiamo grande potere... Sarai uno dei molti... Vieni..."
Grido con quanto fiato ho in corpo nella speranza di oscurare anche solo per un momento quella voce diabolica che sento che sta riuscendo ad allontanarmi da me stesso, ma ovviamente non ci riesco. Chiudo il portone ed inizio di nuovo a correre. Oramai ho la vista appannata dalle lacrime. Tutto attorno a me prende forma: la strada che si alza e si infrange al suolo, la mia separazione da Cloe e il mio risveglio qua... Quella cratura, o forse dovrei dire quelle creature, vogliono un altro soldato nel loro esercito. Loro mi hanno condotto qui, adesso lo so. Di nuovo, mi tuffo senza pensare in un paio di stanze. Non ho avuto il coraggio di uscire per paura che quel demone mi uccidesse o, peggio, mi torturasse. Abbatto una porta con una spallata in corsa e ruzzolo dentro una piccola stanza, stranamente più buia delle altre e illuminata soltanto da una fiaccola attaccata alla parete più lontana dalla porta. Quando mi rialzo mi tocco dietro alla nuca perchè ho preso una brutta botta cadendo. Poi la vedo. Vedo Cloe legata ad un cappio appeso ad un gancio sul soffitto. La vedo oscillare lentamente, oramai priva di vita. E' completamente nuda e le esce molto sangue da in mezzo alle cosce. Probabilmente è stata violentata. I suoi bulbi oculari sono oramai privi della pupilla e hanno ceduto alla morte. Cado in ginocchio con gli occhi sbarrati e le afferro i piedi con le mani che mi tremano. Il sangue gocciola ancora. Se avessi fatto più in fretta forse avrei potuto salvarla. Se non mi fossi perso nelle mie paure, forse adesso avrei potuto riabbracciare Cloe. Invece è qui, davanti a me, impiccata e stuprata, senza che io le abbia potuto dire addio. Sento che sto per impazzire. Mi scoppia la testa, come se il mio cervello mi stesse per colare dalle orecchie. Abbasso lo sguardo e chiudo gli occhi. Quando li riapro, mi ritrovo in una stanza completamente bianca dai colori eterei. Alla mia destra compare Cloe, in intimo bianco e vestaglia trasparente. Mi cinge la testa tra le braccia e mi bacia appassionatamente. Poco prima che io possa chiudere gli occhi e perdermi tra le sue labbra vedo che la sua testa viene mozzata da una lama invisibile e il suo corpo scompare. Il suo volto diventa scuro e la sua lingua si tramuta in quella di un serpente.
"Mi hai lasciato morire!" Mi grida.
Appare un'altra testa.
"Sei solo un bastardo!" Inveisce contro di me.
"Non mi hai mai amato!" Urla un altro volto ancora.
Realizzo che sono tutte allucinazioni e grido di nuovo, proprio come poco fa, nel salone. I volti scompaiono e io mi ritrovo di nuovo solo, al capezzale del cadavere di Cloe. Il mio respiro è affannoso. Sento il senno scivolare via da me.

- D-dove mi trovo...? - Riesco a malapena a pensare.
Guardo in basso e noto che devo essere almeno a dieci metri d'altezza. Quando mi guardo le braccia le vedo innaturalmente lunghe, e le mani si sono trasformate in artigli. Sono appollaiato su una guglia, e le mie ali sono pronte a spiccare il volo. Attorno a me, altre creature. Compagni, mi suggerisce di chiamarli il mio cervello. Non riesco più a ricordare il mio nome. Nè chi fossi prima di stanotte. Nè che cosa ci faccio qui. So solo che ho una gran voglia di spiccare il volo, di vedere persone che soffrono e di uccidere. Non so più chi ero, nè chi sono. Non mi definirei neppure più una persona. Salto nel vuoto e mi libro in aria, lasciandomi alle spalle tutto.  Smetto di pensare.

 
Spazio dell'autore: questa storia non ha nè capo nè coda. Ahahah so che lo avete pensato! E in effetti è vero, ma cosa dire? Mi era venuta in mente una notte e scrivere una fic con un'atmosfera così surreale e un clima così ansiogeno mi affascinava, quindi non ci ho pensato molto a batterla al pc! Se vi va, fatemi sapere cosa ne pensate. Grazie per averla letta e alla prossima!
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