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Autore: Aries Pevensie    05/01/2015    3 recensioni
Non credo nelle coincidenze, preferisco l'inevitabilità. Ogni evento è inevitabile. Se non lo fosse, non accadrebbe.
Dal prologo:
"Un sentimento a lui sconosciuto cominciò a fargli bruciare lo stomaco, mentre sentiva come una stretta al cuore e il respiro gli divenne doloroso. Era certo di poter resistere a quell’emozione, ma presto dovette ricredersi. Sapeva che doverla vedere tutte le mattine a scuola non avrebbe fatto altro che peggiorare la sua situazione, corrodendolo dall’interno. Sarebbe esploso, prima o poi. E allora si sarebbe messo una mano sul cuore e avrebbe chiesto il perdono di Janis. Ma come?"
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Inevitabile

Epilogue
After the storm

 

 
Janis aprì il grande armadio che occupava praticamente tutta la parete della sua nuova stanza, in quel piccolo bilocale che zia Linette le aveva consigliato di prendere dopo aver venduto la casa di famiglia, e tirò fuori uno scatolone, lo mise a terra e si inginocchiò davanti ad esso, scoperchiandolo lentamente. Sorrise appena quando vide il muso di una simpatica renna fare capolino fra le trame del maglione di lana che le aveva regalato sua madre due anni prima, lo prese fuori dalla scatola con timorosa delicatezza e lo spiegò. Tornò davanti allo specchio a muro e si sfilò la felpa grigia di Zayn, per poi indossare il maglione di lana blu e legarsi i capelli in una coda alta. Era il venti dicembre e le strade della città erano addobbate a festa, in ogni giardino c’erano luci, ghirlande, palline colorate e imbarazzanti pupazzi appesi a balconi e davanzali; una settimana prima insieme a Zayn aveva comprato un piccolo abete finto, rigorosamente con i rami innevati, poi le palline argento e blu e delle enormi candele profumate da mettere sul tavolo da pranzo, con il risultato di occuparne tutta la superficie. Con quel maglione addosso era pronta a decorare il suo piccolo appartamento, non appena Zayn fosse arrivato con la spesa per la cena. Tornò nel soggiorno e rovesciò le sportine con tutto il necessario per decorare casa, ma non appena prese in mano il puntale le si chiuse la gola: era sempre stato Oliver a concludere l’albero e per riuscirci Vivianne lo prendeva su e il piccolo di sporgeva, sotto lo sguardo attento di Janis, che non gli avrebbe perdonato neanche una sola pallina fatta cadere dai rami. D’istinto lanciò un’occhiata alle cornici appese vicino alla porta e si fissò a guardare la foto del fratellino con indosso il suo maglioncino natalizio; la mamma sorrideva felice alle sue spalle, in mano teneva la carta stracciata dei regali appena aperti. Si mordicchiò il labbro inferiore e sospirò silenziosamente, poi si voltò verso la libreria e afferrò il cd di canzoni natalizie, lo mise nello stereo e lo fece partire a volume medio, perché sapeva bene che non c’era niente che facesse più atmosfera delle canzoni di Michael Bublé. Stava per mettersi a ballare in mezzo alla stanza, quando il campanello anticipò qualsiasi suo gesto, così corse al citofono e aprì la porta, uscendo sul pianerottolo ad aspettare Zayn. Non lo vedeva da una settimana e non stava più nella pelle, convinta di essersi dimenticata perfino il suo viso. Quando la figura del ragazzo comparve sulle scale il cuore di Janis prese a battere fortissimo e si dovette trattenere dal corrergli incontro e saltargli in braccio. Invece lo attese pazientemente sull’uscio, poi quando le fu vicino gli allacciò le braccia intorno alla vita e chiuse gli occhi, premendo la guancia sul suo petto. La risata di Zayn gli fece vibrare il petto e lei arrossì, guardandolo poi dal basso.
“Ciao amore” mormorò lui, posandole un leggero bacio a fior di labbra. Janis ridacchiò e sciolse l’abbraccio, per poi correre in casa, subito seguita da lui.
“Bianco, rosso o birra?” chiese subito, aprendo il frigorifero, mentre Zayn ancora si toglieva la giacca e l’appendeva allo schienale della sedia.
“Bianco” rispose, sorridendo apertamente. Non riusciva a credere che a distanza di soli dodici mesi lei avesse cambiato modo di vivere il Natale e quello che lo lasciava senza fiato era sapere di essere lui il motivo di tale trasformazione. Si sentiva inadeguato, soprattutto dopo averle nascosto la verità, ma averla lì e saperla felice gli riempiva il cuore di gioia. Janis si avvicinò a lui e gli scoccò un delicato bacio a fior di labbra, poi gli porse un calice di vino bianco e gli sorrise apertamente.
“Da cosa cominciamo?”, indicò con un cenno del capo le cose che aveva lasciato sul tavolo. Zayn sorrise apertamente e le passò la ghirlanda tonda che avevano scelto insieme.
“Appendi questa, io tiro fuori l’albero” disse, raggiungendo in pochi passi il divano, “Dove lo vuoi mettere?”
 
Zayn crollò sul divano e aprì le braccia, pronto ad accogliere Janis, che non se lo fece ripetere due volte e si accoccolò sulle sue gambe, lasciandosi abbracciare dolcemente.
“Ora è davvero Natale” mormorò, nascondendo il viso nell’incavo del collo del moro, facendolo rabbrividire. Le accarezzò lentamente la schiena e la cullò per farle rilassare i muscoli tesi delle spalle; le baciò la testa una volta, poi un’altra ancora, infine rimase così, con le labbra premute tra i suoi capelli e il naso stimolato da quel profumo delicato e fruttato. Amava tremendamente quella donna e tutto quello che le riguardava, che fosse il profumo, il modo di sistemarsi i capelli, il sorriso dopo aver fatto l’amore o il più insistente dei difetti.
“Ti amo tanto” sussurrò, baciandole ancora la tempia e stringendo la presa sul suo corpo. Sentì Janis sorridere e farsi più piccola contro il suo petto, come faceva tutte le volte che dormivano insieme e lei aveva freddo. Come dopo la peggiore delle tempeste, c’è sempre un rifugio sicuro da cui uscire, ma in cui tornare sempre in qualsiasi momento. Zayn era quel rifugio per Janis, quel porto in cui approdare, l’appiglio al quale aggrapparsi. Zayn non le avrebbe mai negato il suo aiuto, per nessuna ragione al mondo.
“Anche io ti amo, Zayn”, gli accarezzò la mandibola con la punta delle dita, poi furtivamente gli spostò il colletto della maglietta e scoprì il tatuaggio fresco di qualche settimana sulla clavicola. Inevitabile.



Aries' corner
E dopo nove mesi eccomi qua, a partorire questo schifo di epilogo. Ho perso la passione e la voglia di scrivere questa storia e non è che non si noti. Non sono fatta per le cose che hanno una scadenza, gli impegni per cui ho degli obblighi morali e non. Tuttavia non riuscivo proprio a lasciarla incompleta, così ho stiracchiato un epilogo al sapore di lieto fine, anche se confesso che all'inizio pensavo di farla finire male.
Ringrazio infinitamente chi è arrivato fino a qui, chi mi ha sostenuta, chi mi ha detto la sua, chi mi ha mandato a cagare ogni volta che mi lamentavo del capitolo, chi ha aspettato per nove mesi questo capitolo senza nemmeno sapere che sarebbe stato l'epilogo. 
Mi scuso con chi è arrivato fino a qui e si aspettava altri capitoli, con chi è rimasto deluso, con chi mi ha dato fiducia e con chi si è stancato di aspettare.
E' una sofferenza immensa dover dire addio ai propri personaggi e lo è ancora di più se non si riesce più ad amarli e non se ne sa nemmeno il motivo. Chissà magari un giorno ritroverò quella passione che mi aveva fatto cominciare questa avventura e riprenderò quel che ho tirato via, ci sono mille modi per tornare in corsa e riprendersi ciò che si ha abbandonato no?
Chiudo qui, perché fra poco le note diventano più lunghe del capitolo stesso.

A presto, forse
Aries

 
 
 
 
 
   
 
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