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Autore: StillAnotherBrokenDream    06/01/2015    3 recensioni
Non avevano bisogno di viaggiare attraverso il deserto, avevano le ali! Ma lo avevano seguito lo stesso e presto capirono perché.
Gabriel scosse il capo appesantito dal turbante riccamente decorato. “Deve andare così...non può essere altrimenti. E' tutto già scritto. Deve andare così.”
Genere: Commedia, Fantasy, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Balthazar, Castiel, Gabriel
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Forza Minchione, sali sul tuo cammello”

L'interpellato guardò il fratello in modo truce. “Melchiorre” lo corresse, “è Melchiorre”.

Gabriel ghignò. “Ah già scusa, Melchiorre. Sai, hanno suoni simili...ci si può sbagliare.”

Già, come se non sapessi che mi hai appioppato questo nome di proposito” si lamentò issandosi sull'animale.

L'altro si finse offeso. “Ma che dici Cass? Abbiamo tirato a sorte e a te è toccato Min...Melchiorre! Tutto legale e corretto. Vero?” domandò all'altro compagno di viaggio.

Balthazar, che si stava godeva il siparietto comodamente sdraiato tra le gobbe del suo cammello, annuì serio. “Oh sì, tutto regolare. Ti è toccato Melchiorre per puro caso.”

Castiel storse la bocca. “Sì certo, guarda caso a te è toccato Balthazar e...toh! Ti chiami veramente Balthazar!”

Balthy scrollò le spalle. “E che vuoi farci, fratellino? Sono un po' più fortunato di te. E poi a me sta bene solo il mio nome”

Sì, e una bastonata in testa” mugugnò Cass inviperito.

In realtà a Castiel dava fastidio un po' tutto, in quel viaggio. Erano partiti giorni prima da Oriente, per raggiungere un piccolo centro poco lontano da Gerusalemme. Era nato qualcuno di molto speciale, tanto che in alto gli era stato assegnato Gabriel come Angelo Custode, e quest'ultimo aveva organizzato tutta quella messinscena per andare a fargli visita.

Gabriel era elettrizzato dal suo nuovo protettorato, raramente era stato un Custode e quella volta sembrava molto più importante delle altre.

Basta ragazzi, dobbiamo ripartire o arriveremo quando il pupo avrà già la barba” disse Gabriel saltando agilmente sul suo animale. Si erano appropriati dei rispettivi tramiti per quella epoca e nessuno era esattamente un giovincello, dovevano stare attenti a non farsi vedere saltellare e correre o avrebbero spaventato i comuni mortali.

Mi ripeti perché ci siamo infilati in questi tizi goffi e anziani e stiamo viaggiando da giorni, invece di..apparire semplicemente come ogni angelo che si rispetti?” gli domandò Balthazar che, benché più tollerante perché di più larghe vedute, iniziava a stancarsi di quella situazione che avrebbero potuto tranquillamente evitare con un battito d'ali.

Gabe si sistemò il turbante e controllò che il suo scrigno fosse ben chiuso. “Perché” iniziò guardando Balthazar, “stiamo andando a trovare una famigliola umile e devota, con un signore piuttosto anziano e la sua giovane moglie che ha appena partorito un bebè stupendo e che...beh diciamo che non voglio spaventarla di nuovo, ecco. E non voglio che si prostrino a terra, eccetera. Voglio vedere il mio protetto e portargli un regalino, in incognito, tutto qua.”

E perché hai voluto che ti seguissimo?” chiese Cass reggendosi alle redini. Quel cammello lo odiava, era almeno la ventesima volta che tentata di buttarlo giù.

Ve l'ho già detto” protestò Gabriel-Gaspare, “mi serviva una scorta potente. Non sono uno qualunque, io.”

Gli altri due lo fissarono accigliati. “Così non va fratello, ora mi arrabbio pure io” minacciò Balthazar, “se continui con la storia della scorta, io volo via.”

E io ti seguo” gli fece eco Cass.

Gabriel li guardò e sospirò. “E va bene” si arrese, “diciamo che...è una cosa intima e volevo...beh dannazione, volevo i miei migliori amici con me, d'accordo?”

Castiel e Balthazar si guardarono con un sorriso.

Hai visto che è arrossito?” commentò uno.

Sì sì, sembra si sia truccato” fece l'altro.

Gabriel fece schioccare la lingua sul palato. “Bah...siete due idioti, altro che amici. Andiamo bello” e spronò il proprio cammello, seguito dagli altri due che sogghignavano divertiti.

Mancava poco alla meta, l'astro che Gabriel aveva mosso in cielo diventava sempre più grande, segno che erano molto vicini.

Ci siamo quasi fratelli” annunciò Gabriel, “arriveremo all'imbrunire.”

Scese la notte sul deserto e finalmente entrarono nella piccola Betlemme.

La stella luminosa e grandissima si diresse sicura al di sopra di una stalla in rovina, e lì si fermò, rischiarando la struttura povera e malandata. Altri visitatori sostavano al di fuori di essa, ma appena li videro si fecero indietro, come se sapessero chi erano. O meglio, cosa erano.

Eccoci qua” fece Gabriel con un grosso sospiro. “Siamo arrivati.”

Gli altri due guardarono la misera stalla e rimasero perplessi. “A noi soldati tante cose non vengono dette” disse Cass “e quindi magari è normale...ma...lì dentro è nato il tuo protetto?”

Sì sì, è lì il mio pupillo.”

Avevo capito che si trattava di un re” commentò Balthazar, sorpreso come Cass.

Gabriel annuì. “Sì, lo è. Non tutti i re nascono nei palazzi” detto questo, scese - lentamente - dal cammello, prese il suo dono per il bimbo e si avviò verso la stalla.

Gli altri due si guardarono dubbiosi, scollarono le spalle e saltarono giù, scordandosi di farlo piano per non attirare l'attenzione. Balthazar soprattutto si precipitò giù come fosse un acrobata, scioccando una pastorella che lo stava osservando. Lui la guardò e le sorrise. “Latte di cammella” le disse, “è un toccasana per le ossa.” La giovane rise stringendo tra le braccia un agnellino bianco.

Tutti e tre, coi loro doni in mano, arrivarono davanti la stalla. La porta era socchiusa e Gabriel, quasi timidamente, la scostò guardando al suo interno.

Sapeva benissimo cosa avrebbe trovato, era già stato lì in forma invisibile, ma guardarli era sempre un'emozione.

Maria era seduta su uno sgabello a tre piedi, con in braccio il suo bambino di pochi giorni, mentre Giuseppe li guardava sorridendo accanto al loro asinello magro ma ben tenuto, che per l'occasione fungeva, insieme al vitello dietro di loro, da riscaldamento.

Gabriel-Gaspare spinse la porta ed entrò, seguito dai fratelli. Marito e moglie li guardarono sorpresi.

Non temete, non siamo uomini cattivi” lì rassicurò. “Abbiamo fatto un lungo viaggio per conoscere il vostro bambino.”

Maria sorrise. “Siete i benvenuti, signori. Venite vi prego.”

I tre si avvicinarono con in testa Gabriel, arrivarono a poco passi dalla donna col bambino e si fermarono.

Questo è nostro figlio” disse Giuseppe. “Gesù.”

Il Custode del bambino posò a terra lo scrigno che aveva in mano e lo prese dalle braccia della madre. Era un bambino bellissimo, con grandi occhi e già un accenno di sorriso. Nello sguardo c'era già qualcosa di adulto e consapevole e guardava Gabriel dritto negli occhi.

Salute a te, piccolo re” gli disse. Ma nella sua voce non c'era gioia, anzi era quasi incrinata dal pianto. Gli altri due pensarono che fosse emozione, ma cambiarono idea pochi istanti dopo.

Gabriel passò il piccolo a Balthazar e appena lo ebbe tra le braccia, seppe. Guardò Castiel e lasciò che lo prendesse in braccio, e la stessa cosa accadde a lui.

Ora sapevano cosa attendeva quel piccolo neonato appena uscito dal grembo materno. In pochi conoscevano i piani divini e nessuno di loro poteva dirli ad altri. In quel modo Gabriel li aveva fatti partecipi della storia. E del suo dolore.

Chi siete, signori?” domandò ancora Giuseppe, quando Cass restituì il bambino alla madre.

Veniamo da Oriente” spiegò Balthazar, “ci ha guidati una stella.”

Abbiamo saputo della nascita di un re” continuò Cass, “e siamo venuti a visitarlo e adorarlo.”

Gli abbiamo portato dei doni, degni della sua regalità.”

Tutti e tre aprirono i loro scrigni.

Io sono Melchiorre, imperatore dei persiani, e porto in dono l'oro”

Io sono Balthazar, imperatore degli indiani, e porto in dono l'incenso”

E io sono Gaspare” concluse Gabriel, “ imperatore degli arabi, e porto in dono la mirra”

Giuseppe e Maria erano un po' confusi, ma accettarono con gioia e riconoscenza i preziosi doni dei ricchi signori.

Che il Signore vi benedica e vi protegga” li salutarono i due sposi quando i tre re uscirono dalla povera stalla.

Una volta fuori, Gabriel si fermò accanto al proprio animale da soma e sospirò guardando il cielo stellato. La stella cometa che li aveva guidati era ancora lì ma si stava affievolendo.

E' terribile“ disse Castiel dopo un po'. “E' veramente...terribile.”

Non può lasciare che succeda” asserì Balthazar quasi arrabbiato.

Gabriel scosse il capo appesantito dal turbante riccamente decorato. “Deve andare così...non può essere altrimenti. E' tutto già scritto. Deve andare così.”

Ma non è giusto!" proruppe Cass stringendo i pugni. “Gli umani non lo meritano, capisci? Dopo Sodoma e Gomorra l'ho capito, gli umani non lo meritano!”

Gabe lo guardò con severità. “E' per questo che deve accadere” spiegò in tono duro, “l'umanità ha bisogno di essere salvata. Dopo di lui cambieranno molte cose, alcune continueranno ad essere orribili, altre saranno stupende. Continuerà ad esserci odio, ma ci sarà anche tanto amore. Deve andare così.”

Le guance paffute del suo tramite si rigarono di lacrime, distolse lo sguardo dagli occhi increduli del tramite di Cass e guardò nuovamente il cielo.

Gli altri due si guardarono per un momento, poi entrambi poggiarono una mano sulla spalla del fratello in lacrime e alzarono gli occhi al cielo. La stella si stava spegnendo rapidamente, ormai il suo lavoro era terminato.

Bene fratelli, abbiamo finito. Ora possiamo...liberare questi vecchietti dalla nostra presenza e tornare al quartier generale” annunciò Gabriel sforzandosi di essere gioviale.

Se vuoi possiamo rifare il viaggio di ritorno così come siamo arrivati” propose Balthazar.

Sì giusto, possiamo rifarlo. E' stato divertente dopotutto“ convenne Cass volenteroso.

Anche se ti prendevo in giro?” gli domandò Gabe con un sorriso.

L'altro annuì. “Sì, anche se mi torturavi ad ogni passo. Allora, andiamo?”

Gabriel assentì col capo e diede ad entrambi una pacca sulla spalla. “Grazie, fratelli miei. Amici miei.”

Ripartirono quasi subito, nonostante l'oscurità. E nonostante la tristezza che li aveva invasi.

Quella notte avevano conosciuto un re che sarebbe diventato martire.

   
 
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