Storie originali > Giallo
Ricorda la storia  |       
Autore: ivomarianini    06/01/2015    0 recensioni
Inizi del 900. Una nobile famiglia si trova alle prese con gravi problemi economici. La società sta cambiando. Da sempre basata sulle risorse agricole, gestite prevalentemente da nobili e signorotti locali, si vede costretta a difendersi dall’assalto di nuovi e giovani imprenditori.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

“Non vi sentite bene mamma? Volete un bicchiere d’acqua?”
L’anziana donna aggrottò le sopracciglia, indispettita da quella domanda. Non le era mai garbato che la nuora la chiamasse in quel modo, non era sua madre in fin dei conti!
“Solo un capogiro, non preoccuparti” rispose acida. “Piuttosto, hai provveduto a tutto per stasera? Sai quanto mio figlio tenga a questa cena”

La giovane donna sorrise.
“Certamente mamma, la servitù è stata istruita a dovere, andrà tutto a meraviglia”
Ludovica Sansovini sospirò. Settantacinque anni portati magnificamente, conservava ancora intatto il fascino di quando, in gioventù, si diceva facesse strage di cuori nei salotti bene della città. I candidi capelli raccolti in una crocchia, così come gli occhiali ormai indispensabili, non avevano affatto sminuito tale fascino. Attrice teatrale di grande talento, aveva saputo fondere le proprie capacità artistiche con una sorta di alone misterioso che ancora la circondava. Considerata una libertina dalla maggior parte delle persone,  il suo matrimonio con il conte Tarcisio Pontevichi Corzani aveva destato grande scalpore. 
Proprietario terriero tra i più facoltosi dell’epoca, era stato anche il suo più accanito sostenitore. Ovunque la sua professione la portasse, lui era sempre presente, rigorosamente in prima fila. La sua, fu una corte serrata e mai doma, sorda ad ogni diceria di popolo. La ricopriva di regali costosi e omaggi floreali, consapevole di quanto lei amasse i fiori. Parecchio infastidita da quell’assedio incessante aveva, col tempo, imparato ad apprezzare tutte quelle attenzioni. 
Sino a quando, al termine di una tournée trionfale a Parigi, non le aveva chiesto espressamente di sposarlo. Pur non amandolo, Ludovica aveva accettato. Gli voleva bene e lo stimava, su questo non aveva dubbi. Forse, col tempo, avrebbe potuto imparare, chissà. Ma le dicerie non cessarono anzi, si intensificarono. Persino Tarcisio, un uomo buono e ben voluto da tutti, ne fu contagiato soffrendone parecchio. Tuttavia, accettò le voci sui presunti tradimenti della moglie con umiltà, troppo angosciato dalla paura di perderla. La nascita di Duccio, un paio d’anni dopo le nozze, parve riportare una parvenza di tranquillità in famiglia anche se, i più maligni, ironizzarono a lungo sulla paternità del primogenito.

Ginevra guardò con affetto e un pizzico d’invidia la suocera. Pur essendo essa stessa una bella donna, aveva sempre pensato che non sarebbe mai stata in grado d’eguagliarne lo charme e il carisma. Persino nel giorno del proprio matrimonio con Duccio, celebrato un quarto di secolo prima nella cappella privata della tenuta, la splendida cinquantenne Ludovica era riuscita ad catturare l’attenzione degli invitati, arrivando ad oscurare la sposa stessa. Negli anni però, Ginevra aveva avuto modo di apprezzarla ed amarla. Aveva capito che, dietro quella scorza apparentemente dura, si celava un animo gentile e altruista. Un cambiamento sostanziale accentuatosi quando il conte, esperto cavallerizzo, era tragicamente mancato per un’accidentale quanto banale caduta. Da allora, le voci su presunti amanti andarono lentamente scemando. Ludovica infatti, si rinchiuse nella tenuta occupandosi esclusivamente dell’educazione di Duccio.

Ginevra si alzò.
“Vado a dare le ultime istruzioni mamma. Se avete bisogno chiamate Elena, sta sistemando alcune cose nella stanza accanto” Come fosse stata evocata, la governante entrò proprio in quel momento.
“Chiedo scusa signora, ma avrei bisogno di parlarvi” disse senza tanti preamboli. Ludovica strinse i braccioli sino a farsi sbiancare le nocche.
“Non perderai mai il vizio di entrare senza bussare vero?” esclamò petulante. Elena guardò Ginevra alzando gli occhi al cielo. Poco meno di un metro e cinquanta, ciò che madre natura le aveva negato in altezza, aveva ben pensato di compensare in larghezza. La divisa le tirava in più parti, portandola in continuazione a sistemarsi gonna e camicetta. Al loro servizio da moltissimo tempo, era considerata come una di famiglia, e come tale si comportava.
“Giornata storta oggi a quanto pare” rispose altrettanto sgarbatamente “Potrebbe lasciarci soli signorina Ginevra?”
La donna sorrise, per nulla irritata da quel nomignolo che la governante si ostinava ad usare nei suoi confronti. Per lei restava sempre e comunque la signorina Ginevra, nonostante il matrimonio e la nascita di due gemelli ormai adulti.
“Stavo giusto andandomene Elena, appena hai terminato con la signora raggiungimi in cucina, dobbiamo verificare gli ultimi dettagli”
Non appena rimasero sole, la governante si avvicinò rapidamente alla poltrona.
“Augusto mi preoccupa Ludovica” solo lei, di tutta la servitù, poteva permettersi di chiamarla per nome.
“Da qualche giorno il nostro maggiordomo è strano. Sembra che abbia sempre la testa tra le nuvole, non è da lui”
Ludovica si alzò. La vecchiaia non aveva per nulla intaccato il suo portamento, elegante ed impostato come fosse perennemente in scena.
“Che diavolo stai dicendo Elena. Spiegati meglio”

   
 
Leggi le 0 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Giallo / Vai alla pagina dell'autore: ivomarianini